Leggero calo per Chris Bosh e compagni: playoff sempre più lontani
Essere ultimi nella propria division a fine gennaio vuol dire molto spesso dover rinunciare ai sogni di gloria per l'annata in corso e cominciare a pensare a lottery ed off-season.
Con la trade dead-line che si avvicina poi le attenzioni di una squadra con un record negativo si dovrebbero concentrare principalmente sugli scambi e sulla prospettiva di creare spazio salariale per una rifondazione.
La situazione attuale dei Toronto Raptors è un insolito ibrido tra queste ipotesi.
Se infatti il record di metà stagione è abbondantemente sotto il 50% di vittorie (18-26) e la posizione di classifica è l'ultima nell'Atlantic Division, gli obbiettivi della franchigia canadese non sono solo rivolti al 2006.
In verità dopo un periodo di parziale risveglio i Dynos sono ripiombati in una settimana negativa, infilando 3 sconfitte in 4 partite (l'unica vittoria contro i Bobcats poi vendicatisi nel return-match di venerdì) e sono tornati ad occupare la non invidiabile ultima piazza della division.
Anche i rumors e lo possibili operazioni di mercato sembrano essere quelli di una squadra con la testa al futuro e con la convinzione che la stagione attuale sia già diventata storia.
Molte sono infatti le fonti che danno per prossima la trade che porterebbe Kurt Thomas ed Anfernee Hardaway a Toronto in cambio di Jalen Rose e Donyell Marshall.
Se però nei giorni successivi all'operazione Carter la cessione di Rose e Marshall sembrava imminente, nelle ultime ore il GM Rob Babcock è apparso molto meno convinto dello scambio.
Le prestazioni (forse dimostrative) di Rose e Marshall nei nuovi ruoli di sesto e settimo uomo di lusso e le prospettive tecnico-salariali dell'operazione hanno fatto tornare sui propri passi la dirigenza dei Raptors portando Babcock a dichiarare al Toronto Sun che “Thomas e Hardaway non interessano ai Raptors”.
In realtà sembrano essere la confusione e l'indecisione i veri motivi del tentennamento del GM, dovute anche alla situazione poco chiara seguita all'arrivo di Alonzo Mourning ed allo scarso appoggio che il coach Sam Mitchell sta offrendo in fase gestionale.
L'ex centro dei New Jersey Nets è infatti ancora in lista infortunati e dalla sua residenza nel sud della Florida avrebbe lasciato intendere che un suo ritorno in campo sarebbe molto difficile visto il protrarsi dei suoi problemi fisici.
Mourning avrebbe a disposizione un buyout ma Babcock ritiene che un suo rientro sul parquet sia da escludere.
Con il lungo di maggior peso sostanzialmente perso il roster di Toronto si ritrova ricco di ali forti di vario genere (da quelle rapide come Chris Bosh a quelle tecniche e perimetrali come Donyell Marshall per finire con quelle fisiche come Aaron Williams e Matt Bonner) ma senza un centro vero e proprio, se si escludono gli esperimenti ancora in fieri di Rafael Araujo e Loren Woods.
L'arrivo dunque di Kurt Thomas da New York porterebbe con sé innanzitutto una situazione caratteriale del giocatore non tra le più gestibili, e comunque non colmerebbe le lacune tecniche della rosa a disposizione di Mitchell nella cui rotazione faticano ultimamente ad entrare anche Aaron Williams e Loren Woods.
Anche l'ingaggio di Penny Hardaway presenterebbe delle notevoli incognite, a partire da quella economica.
Il salario dell'ex compagno di Shaq ad Orlando è infatti dello stesso tenore di quello di Rose (circa 14 milioni di dollari all'anno), ma a differenza di quello di Marshall non è in scadenza e vincolerebbe la franchigia dell'Ontario fino al 2006/2007.
Tecnicamente poi non si vedono quali potrebbero essere i vantaggi di una cessione di Rose, assolutamente umorale ma ancora mortifero se in palla ed immarcabile se impiegato come prima opzione e con un minutaggio ridotto, e di una contemporanea acquisizione di Hardaway, fisicamente sicuramente più logoro e difensivamente anche meno efficace (se possibile) dell'ex Michigan.
Tutte queste considerazioni, unite alla persistente assenza per infortunio di un uomo squadra come Alvin Williams, hanno contribuito a creare una situazione di stallo nelle strategie di Toronto, che sembrerebbe più orientata ad ottenere da un'eventuale cessione dei due giocatori a lungo citati un playmaker d'ordine con attitudini difensive.
Se infatti in mancanza di Vince Carter (reduce da due gare da 30 punti con i suoi Nets) una delle principali bocche da fuoco è stata Rafer Alston, dal punto di vista difensivo “Skip” ha sofferto tremendamente i pari ruolo avversari.
L'apporto di Milt Palacio non è certo determinante e l'assenza di Williams si sta facendo sentire soprattutto nei quarti periodi, in cui le penetrazioni delle point guard avversarie stanno spesso creando il panico nella difesa dei Dynos, generando superiorità numerica e facili scarichi per comodi tiri da sotto; se aggiungiamo poi che il tempismo negli aiuti di Araujo e Woods è ancora da perfezionare il numero dei punti in area subiti continua ad essere elevatissimo.
Nonostante tutto però la situazione dei Raptors, come si diceva sopra, non è ancora definitivamente compromessa perché in una delle Division peggiori di sempre (a detta dello stesso Paul Pierce) il ritardo dei Raptors dalla vetta, occupata proprio dai Boston Celtics di Pierce recentemente battutti da Bosh e compagni, è di soli 3 incontri.
Il calendario che attende Toronto prima della trade deadline prevede 6 partite su 8 all'Air Canada Centre e probabilmente saranno proprio queste le gare che stabiliranno se Babcock dovrà smantellare la squadra o cominciare a pensare all'eventualità di una clamorosa qualificazione alla post-season.