Willie Green, una bella sopresa per i Sixers…
La nuova hit single di Gwen Stefani, cantante dei No Doubt, band che già è stata in passato testimonial di alcuni spot della Nba con alcuni loro brani, sembra ancora una volta calzare a pennello alla situazione cestistica attuale della Città dell' Amore Fraterno, in questo periodo immersa anima e corpo nel football, e che sta febbrilmente aspettando la partita di domenica prossima a Jacksonville.
Philadelphia 76ers, stagione 2004/2005, siamo alle solite.
Dicevamo, “What you waiting for?!?”
Cari bianco-rosso-blu, cosa state aspettando? Siete nella Division più debole della storia, nessuno supera più il cinquanta per cento di vittorie da tempo immemore, i vostri avversari diretti sono eufemisticamente alla vostra portata, la situazione è matura per una svolta, e la svolta ancora una volta tarda ad arrivare.
I Sixers, a livello di post season (veramente scandaloso parlare di playoffs, per di più da potenziale vincitrice di una Division, per una squadra con un record di 465) potrebbero benissimo essere il classico stereotipo della squadra-mina-vagante, molto difficile da battere e allo stesso tempo facilissima da stra-battere. Philadelphia ha talento, chilogrammi, centimetri, atleticità , e quando vuole ha anche difesa dura e mentalità vincente, ma molto spesso si ritrova sconfitta a causa di black out temporanei, di concentrazione e di attitudine, black out che talvolta fanno pensare ad un approccio alle gare sbagliato da parte del coach, o comunque a problemi di comunicazione o di ricettività da parte delle due parti in causa (coaching staff e giocatori).
Siamo a febbraio, l' All Star Game è oramai alle porte, e un minimo di sunto stagionale si potrebbe già stilare. I Sixers sono mediocri, al momento non si riesce a dire altro di diverso, ma sono dei mediocri capaci di brillare, di esaltare e di esaltarsi, soprattutto nei momenti difficili e di destino apparentemente avverso.
Il cammino in questa stagione è stato senza infamia e senza lode. Philadelphia ha avuto anche una striscia negativa di sei sconfitte consecutive (a cavallo di fine novembre ed inizio dicembre), striscia comunque venuta con cinque delle sei partite perse giocate in trasferta, mentre a livello di vittorie, i Sixers non sono mai andati oltre le tre doppie vù consecutive, emblematico segnale di discontinuità e di alterna fiducia nei propri mezzi.
A parte comunque la striscia perdente di sei, la stagione di Philly è stata in ogni caso un continuo e mesto saliscendi, mai una svolta, nè in negativo (che avrebbe potuto dare una sferzata all' ambiente, ma che probabilmente avrebbe anche portato ad una ennesima ingestibile esplosione di Allen Iverson) nè in positivo (che avrebbe dato una allucinogena ma effimera iniezione di fiducia e di esaltazione), tutto sembra continuare a procedere aspettando qualcosa.
Parlando di avvenimenti accaduti recentemente, le ultime dieci partite dei Sixers sono la perfetta fotografia della stagione, cinque vinte e cinque perse, suddivise in persa-vinta-persa-vinta-vinta-persa-vinta-persa-persa-vinta, un andamento stancamente ripetitivo che di certo non giova al tanto sbandierato New Spirit New Attitude professato dalla dirigenza. Sia chiaro, i 76ers sono una squadra combattiva e che vende cara la pelle, a parte forse la sconfitta casalinga con Minnesota (84-119, una delle sei sconfitte consecutive citate prima, l' unica al Wachovia Center) dell' otto dicembre scorso, i Sixers non sono mai stati battuti nettamente da nessuno, dimostrando che il potenziale c' è e che Philly se la può giocare alla pari con tutti.
Le ultime tre partite giocate dai Sixers hanno visto la squadra scendere in campo senza Allen Iverson, che dopo i 45 punti rifilati ai Miami Heat il 24 gennaio, in una esaltante vittoria 106 a 98, si è fermato ai box per malanni vari, spalla, influenza e polso. Senza The Answer i Sixers hanno ovviamente fatto una gran fatica, venendo sconfitti all' MCI Center dai Wizards per 107 a 117, con la ennesima grande prova di Gilbert Arenas (33 punti, 9 assists e 6 rimbalzi, Arenas che sembra essere abbonato a prove superlative ai danni dei Sixers), Antawn Jamison (23 punti e 7 rimbalzi) e Juan Dixon dalla panchina (22 punti). Per Philadelphia 32 atipici punti per Willie Green, 17 punti di Kenny Thomas e 15 di Kyle Korver, in una stranissima partita dove i Sixers hanno tirato con il 50 per cento dal campo e con l' 80 (8 su 10) da tre, mentre i Wizards hanno portato a casa la vittoria con il 46 per cento dal campo e il 40 per cento da tre, in virtù di un 14-14 come saldo palle recuperate-palle perse, al contrario dei Sixers che hanno chiuso con un 7-20.
Si cerca un pò di respiro nella Big Easy, ma anche qui vita grama contro gli Hornets (senza Baron Davis), vincenti sui Sixers al supplementare per 99 a 95, con una grande partita di Dan Dickau (19 punti e 16 assists) e di P. J. Brown (20 punti e 10 rimbalzi), mentre per i Sixers sei giocatori in doppia cifra (Iguodala 12, Green 18, Korver 16, Dalembert 10, Williamson 10 e Jackson 10) non sono bastati a portare a casa una vittoria francamente accessibile.
Con il morale sotto le scarpe si va alla American Airlines Center di Dallas in back to back, pronti a tornarsene in Pennsylvania con un' altra sconfitta, ed invece, come troppo spesso capita, la imprevedibilità dei Sixers ha fatto in modo che il pronostico non venisse rispettato. Vittoria per Philadelphia 93 a 89, con un parziale di 13 a 5 in rimonta nel finale. Un decisivo John Salmons dalla panchina è stato il top scorer dei Sixers (19 punti e 6 assists), seguito da un Kyle Korver in crescita (16 punti, 10 rimbalzi e 2 stoppate), da Kenny Thomas (12 punti e 9 rimbalzi) e da Corliss Williamson (13 punti, anche lui dalla panchina), mentre per i Mavs è da segnalare una serataccia al tiro generale (37 per cento dal campo e 27 per cento da tre), e una grande prova a rimbalzo di Dampier, addirittura 26 rimbalzi.
Che dire?
Aspettiamo…