̉ۡ inarrestabile la crescita di Al Jefferson, per lui si stanno aprendo le porte del quintetto
Cambia la testa dell'Atlantic Division, ma la questione al momento non riguarda i Celtics. Una vittoria contro New Jersey sarebbe stato decisamente positivo per la classifica, l'ambiente, la dirigenza, anche se in questo periodo è meglio non vantarsi se si raggiungerà quest'obiettivo, pena mettersi in ridicolo. Attualmente la Division non ha nessuna squadra sopra il 50% di vittorie, solo il superamento di questa soglia può essere un obiettivo raggiunto il quale si potrà rialzare la testa. Altro no.
Risultati
Chicago Bulls @ Boston Celtics 83-92
Boston Celtics @ New Jersey Nets 98-104
Commento
Abbiamo già detto di come l'Atlantic Division si sta rendendo ridicola agli occhi della Lega, quindi evitiamo commenti tra il sarcastico ed il penoso e focalizziamoci sulla squadra con i colori che a noi sono familiari, il bianco ed il verde.
Purtroppo se andiamo a vedere questa squadra, non ci capacitiamo come ci siano tante, troppe difficoltà che nascono e crescono, cose che non ci dovrebbero essere, o perlomeno essere ridimensionate, perché il potenziale nei Celtics c'è.
Il fatto è che il basket, come molte cose nella vita, non è una scienza esatta, quindi avere risultati inferiori rispetto al proprio potenziale fa parte della normalità delle cose. La bravura è capire cosa e come fare per sbloccare la situazione. Il compito è onere della dirigenza, il general manager Danny Ainge in primis, e subito a ruota il capo allenatore Doc Rivers.
Molte cose si potrebbero fare, più minuti ai giovani col rischio di perdere più partite del dovuto ma nel contempo il fattore positivo è di farli crescere più velocemente, più minuti ai veterani con rischi e positività invertiti. Poi cambi di quintetto e chi più ne ha, più ne metta. Rivers questo lo sta facendo, chi dice troppo lentamente, chi troppo velocemente, forse la verità , come si dice, sta nel mezzo.
La nostra impressione però è che il fattore dominante è un altro, già dibattuto su queste colonne, ovvero lo o gli scambi che Ainge sta cercando d'intavolare in questi giorni, in questi minuti, anche adesso, quando voi state leggendo queste righe.
Questo non vuol dire che arriveranno con certezza variazioni di roster, però questo è il lavoro di Ainge, si è preparato per quest'appuntamento della trading deadline del 24 febbraio con buone carte da giocare (18 milioni di dollari di contratti in scadenza e due scelte, la propria e quella dei Lakers, oltre a giocatori più o meno appetibili), ma anche con la consapevolezza che altre squadre hanno carte altrettanto buone, forse migliori.
A noi in queste colonne non piace seguire i rumors, che spesso e volentieri durano il tempo di un battito di ciglia, ma questa volta l'obiettivo neanche tanto segreto è riuscire ad aggiungere al roster dei Celtics quel Baron Davis che potrebbe (infortuni a parte) mettere a posto per un decennio lo spot di playmaker che attualmente è in bilico tra il presente che non avrà futuro (Payton) ed un presente che non si sa ancora se sarà un buon futuro (West e Banks).
Peccato che per quel giocatore altre squadre sono molto interessate e forse con argomenti più interessanti di quelli che possono offrire i Celtics. Vietato quindi farsi facili illusioni e rimaniamo in attesa di quella data, passata la quale sapremo se la semina di Ainge, che ha già iniziato a dare dei frutti che sembrano di qualità ottima (Jefferson) e buona/discreta (West, Allen, Banks), riuscirà a concludersi con un raccolto degno delle migliori annate.
Se così non fosse potrebbero comunque arrivare frutti di media qualità (vedasi altri giocatori buoni o discreti). Noi saremo consapevoli che, in ogni caso, il nostro campo (da gioco) ha già visto dei buoni primi frutti, vedremo se potremo passare il giudizio complessivo da buono ad ottimo oppure ci dovremo accontentare del buono.
Come è normale quest'attesa si riflette sul campo di gioco, quindi alla domanda iniziale: "cos'hanno i Celtics?" si potrebbe rispondere con un lapidario "stanno attendendo la fine del raccolto, entro e non oltre il 24 di febbraio".
Passiamo a vedere le prestazioni dei singoli e salta subito all'occhio un'altra doppia doppia di Al Jefferson contro Chicago. Come da previsione l'ex liceale sta aumentando le proprie doppie doppie, ora siamo a tre ma non è sicuramente finita qua. La novità rispetto al passato è che non ci è arrivato con cifre al limite, come un 10+10. Questa volta è arrivato a 17 punti, record stagionale e 10 rimbalzi. Altro record per Al i 29 minuti a lui riservati in quella partita.
Ora non solo Pierce, ma anche Payton e Davis, quando vedono Al messo bene, non esitano a passargliela, e lui ripaga la loro fiducia con prestazioni sempre migliori. Nella partita contro Chicago è stato lui a giocare per tutto il decisivo quarto, relegando a Blount la mesta panchina.
Non che Blount stesso abbia dato molti motivi di pentimento a Rivers d'averlo lasciato in panchina, anzi, zero motivi, proprio come zero sono stati i punti ed i rimbalzi messi a referto dal giocatore. Sarebbe curioso scovare il motivo per cui Blount in 22 minuti in campo non è andato in collisione, anche casuale, con un pallone che solcava il cielo, ma non pretendiamo d'essere dei tuttologi, quindi a questa domanda ci arrendiamo.
Lapidario Rivers: "ovviamente abbiamo bisogno del meglio (sotto canestro) e penso che ce l'abbiamo". Chiaro il riferimento a Kendrick Perkins e soprattutto Jefferson. Che anche Rivers si sia convinto che sia ora di metter Jefferson in quintetto, come da noi pronosticato nel pre-season report? "Non siamo bravi abbastanza per stabilire ancora un quintetto fisso. Un giorno. Un giorno. Quello sarà veramente bello". Traduzione: mi serve la scusa buona per metterlo in quintetto.
Lo stesso Rivers si è distinto questa settimana per una curiosa dichiarazione. Parafrasando la squadra bostoniana dei New England Patriots, anche quest'anno in corsa per il titolo NFL, riconoscendo il loro valore, dimostrato nei titoli vinti degli ultimi anni: "i campioni si mettono in luce e vincono, i perdenti parlano. Sono felice quando riusciamo a stare in silenzio". Chiaro il riferimento ai due chiacchieroni della squadra: Davis e Payton.
Infortuni
Dopo due infortuni, finalmente è tornato in campo Delonte West. Nei giorni scorsi ha partecipato a quattro sedute consecutive d'allenamento e Rivers lo vedeva giocare molto bene, tenendo conto di quello che ha passato. Ha giocato con un guanto che gli copriva tutta la mano eccezion fatta per una parte del palmo.
È entrato in campo per soli cinque minuti, ma è riuscito a scagliare tre tiri segnandone due, di cui uno da tre. Un buon inizio. "È stato bello tornare a competere, non ho nessun problema alla mano infortunata, ma mi sarei sentito meglio se avessimo vinto". Parole che rivelano uno spirito di competizione non molto diffuso nell'NBA attuale.
Al posto di West è stato messo in lista infortunati Tom Gugliotta. Casualmente l'italo-americano (molto più americano che italo) si è slogato la caviglia proprio quando West è potuto tornare a giocare. È auspicabile che la dirigenza NBA metta mano alla questione per evitare alle franchigie l'obbligo a ricorrere a questi siparietti comici. Solo qualche giorno prima Rivers ha detto che "abbiamo bisogno di lui (Gugliotta), è una certezza". Forse poteva risparmiarselo, perché l'unica cosa certa riguardo Googs era che sarebbe stato lui a far posto in roster a West quando sarebbe stato in grado di tornare in campo.
Qualche problema per Raef LaFrentz, alle prese con un ginocchio dolorante. Il timore di uno stop per tutta la stagione ha aleggiato sull'infermeria dei Boston Celtics per un paio di giorni, ma per fortuna l'allarme è rientrato.
Qualche timore anche per Al Jefferson, alle prese con una fascite plantare. La sua partecipazione alla gara contro New Jersey era in forse fino all'ultimo, ma per fortuna il problema non era così grave. La fascite plantare ha il brutto difetto che i problemi si possono protrarre per molto tempo e non é di facile cura. Il fatto che abbia giocato è un ottimo segnale.
Curiosità
Gary Payton ha approfittato della sosta di 4 giorni per andare a San Diego, in California, per assistere la madre malata di cancro. "Gli ho detto di prendersi tutto il tempo di cui ha bisogno" gli ha detto Rivers. La madre si stava preparando per la chemioterapia. L'allenatore temeva anche che il giocatore saltasse qualche partita, ma mercoledì scorso era regolarmente in campo. In ogni caso Payton non ha mai lasciato la California, sia con la testa che con il cuore, per questo non rifirmerà mai con Boston altri contratti.
Maretta in casa Celtics. Durante una sessione di allenamento in settimana, Rivers ha spedito a casa Ricky Davis. Si dice che si sia lamentato in modo troppo plateale e con voce troppo alta delle chiamate dell'allenatore. In realtà sembra che si sia lamentato di uno degli assistenti, ma Rivers ha detto che ha esagerato. "Cose che capitano in allenamento" sentenzia. Poiché Davis è un giocatore a rischio, la prima gliela passiamo, ma monitoriamo la situazione per non trovarci impreparati se dovesse succedere qualcosa di più grosso.
Appuntamenti e classifiche
Ritornano le settimane piene con ben quattro appuntamenti:
sabato ad Atlanta
martedì a Charlotte
mercoledì in casa contro Indiana
venerdì in casa contro Phoenix
Due incontri abbordabili seguiti da due al contrario molto difficili. In condizioni normali prevedere una settimana con un bilancio in pareggio sarebbe un lavoro facile, ma questo momento è particolare, quindi anche le certezze possono venire meno.
È fuori di dubbio però che l'inconsistenza delle prime due squadre è un'occasione troppo ghiotta per non approfittarne, purtroppo i Celtics fino a questo momento non hanno brillato per aver approfittato delle occasioni favorevoli.
Di contro è più che plausibile che Boston possa vincere una delle due partite della seconda coppia di avversari. Tutte e due soffrono la mancanza di un giocatore chiave (Nash la prima, Artest la seconda) quindi Boston può anche riuscire a portare a casa un risultato utile.
Passando alla classifica, Boston è rimasta sostanzialmente stabile, ma ha visto le sue avversarie dirette scambiarsi di posto. New York sta sempre più sprofondando in classifica (le ultimissime notizie danno l'allenatore di New York Lenny Wilkens dimissionario), mentre Phila ha approfittato di due risultati utili per balzare al comando. La distanza di Boston nei suoi confronti è di mezza lunghezza (ricordiamo che una lunghezza sono due risultati utili), mentre New York dista di una sola lunghezza. Il miraggio del 50% di vittorie rimane ancora distante per tutte le squadre della Division.
I giochi sono ancora tutti da fare.
A risentirci.