Antawn Jamison è uno dei segreti della bella stagione dei Maghi…
Piazza pulita. Veterani, basta. Giocatori di esperienza grazie di tutto, ora però togliete il disturbo. Giovani, voi no. Voi prego, venite pure avanti.
Così è stato deciso. Così è stato fatto.
Diciannove vinte, tredici perse. Sesto record nella costa Est. Washington Wizards, stagione in corso. Mantenere la rotta, questa rotta. E la navigazione sarà sicura. Sicura come i playoff.
Playoff che sono mancati, l'anno scorso. Poche cose buone viste e tanta amarezza in corpo e nell'animo. Addetti ai lavori, mass media: "I Wizards? Sì certo, bravi, belli e talentuosi. Ma dov'è il gioco di squadra? Dov'è il carattere? E la grinta? ".
Ci sono. Ci sono tutti. Ecccoli qui. E chi vuole, può anche strabuzzare gli occhi.
Minnesota, Seattle, Orlando. Tre fra le migliori e più sorprendenti squadre di questo inizio-metà stagione. La prima non è certo una novità . Le altre, decisamente sì. Ma tutte e tre hanno qualcosa in comune. Tutte e tre hanno subito l'incantesimo dei maghi di Eddie Jordan.
Sotterrati dai canestri di Arenas, dall'atletismo di Hughes, dalla grinta di Jamison. Che a inizio stagione hanno detto basta. Basta coi capricci, basta fare gli egoisti e "aspetta prima faccio 20 che poi magari la passo anche a te".
O beh, in realtà Jamison qui non centra niente. Jamison è arrivato quest'estate. Ciao ciao Laettner, Stackhouse, Butler e Whitney. Quattro giocatori sì validi (chi più chi meno) ma dal contratto pesante e dall'età ingombrante. Una bella spazzata senza tanto olio di gomito per far spazio alle cifre di sei zeri per il miglior sesto uomo del 2004. Ingolosito dai dollaroni sì d'accordo, ma anche dagli spazi di cui avrebbe goduto in una squadra come Washington.
"Ehi Antawn, guarda che non vai mica nella capitale dell'assist -diceva qualcuno- Sai da chi è composto il backourt? Hai presente Arenas e Hughes? ".
Tre talenti. Un potenziale spaventoso, da 60 punti, 20 rimbalzi e 10 assist a gara. Sì vabeh, esagerato. Semmai in teoria, si diceva quest'estate. Più che mai in pratica, si dice quest'anno. Jamison ne ficca 20.7. Gilbertone 23.1. E Hughes, 21. I rimbalzi: 9 Antawn, 5 a testa per le due guardie, altrettanti gli assist.
Cosa è successo? Come mai Arenas ne fa 40 in faccia a Garnett, perde un pallone in meno e ne recupera uno in più rispetto all'anno scorso? E che cosa è successo a Hughes, alla miglior stagione della sua carriera, candidato a essere il difensore dell'anno? E Jamison? Che segna 10 punti in più dell'anno scorso?
Il preview 2005 di Play.it USA sui Wizards recita così: "Se non fosse per il reparto lunghi tutto da verificare e un'attitudine da migliorare, Washington farebbe paura a chiunque. Si attende il responso del campo". Legittimo, ai tempi della pre-season. Errato adesso. I maghi fanno paura comunque.
In campo hanno tre autentici leader. Se c'è bisogno di un canestro, stai sicuro che Arenas lo farà . Se c'è bisogno di un difensore, prova a superare Hughes, se ci riesci. Ocorre un rimbalzo. Allora ecco Jamison. Basta giocare per se stessi. Prima la squadra. Riuscire a metterlo in pratica, lasciando sostanzialmente inalterate le cifre (da all-star) dell'anno passato, significa solo una cosa. Che questa, forse, è la stagione della consacrazione, per lui, l'altro, e l'altro ancora. Bravo Eddie Jordan, che li ha messi in riga. Ma bravissimi loro.
"Se non fosse per il reparto lunghi" si diceva. Ahi ahi. Forse le tredici sconfitte vanno lette soprattutto qui. In posizione di centro gioca Brendan Haywood. Colossone grande e grosso dal talento mai messo in discussione, al contrario dell'impegno e della personalità . 10 punti e 7 rimbalzi di media. Buono. Molto buono per gli standard attuali di pivot (dominanti, ormai una rarità ). L'anno scorso i suoi numeri erano 7+5. Però si può dare di più. Ah, Morandi-Ruggeri-Tozzi, quanto c'avete ragione. Serve un esempio? 14+14 contro i Sixers, 26 novembre. 22+10 contro i Raptors, 28 novembre. 17+14 contro i Knicks, 10 dicembre. Eccoli, i numeri. Ci sono. Il resto? Eh. Sta uscendo. Deve uscire. Prima o poi. Forse.
Sì perché se gioca male è irritante. Se gioca male il suo sostituto si chiama Michael Ruffin. Giocatore dall'umiltà enciclopedica che s'impegna come un matto ma che cattura 4.5 rimbalzi di media, difende stoppa e stop. Se gli va bene. Se ha davanti James dei Sonics. Oppure Borchardt dei Jazz. Ma con Duncan? Garnett? Shaq? Eh già .
Alternative poi mica ce ne sono. Kwame Brown oramai preferisce la naftalina al parquet. E Etan Thomas è ancora fermo ai box. Dovrebbe tornare. Forse è già tornato. Forse contro Portland stasera (12 gennaio) ci sarà . Thomas, che l'anno scorso sotto i tabelloni predicava nel deserto. Un brutto infortunio non gli ha ancora fatto iniziare la stagione. Ma se davvero il suo rientro è questione di giorni, Thomas, in mezzo in aiuto a Haywood, allora aspettiamoci incantesimi ancora più potenti, dai maghi di Washington.
D'altra parte si può sempre migliorare. Si deve migliorare. Perché il resto non è che sia granché. Grandi cose ci si aspettava da Jared Jeffries, Jarvis Hayes e Juan Dixon. Una combo che si potrebbe ribattezzare Triple J per le iniziali dei loro nomi. Si puntava sui loro miglioramenti. Sul loro apporto dalla panchina. Scarsino, fino ad ora. Un po' perché i tiri se li prendono tutti il trio delle stelle di cui parlato sopra. Un po' perché questi miglioramenti non sono arrivati, per infortuni o quant'altro. Cifre uguali o inferiori al 2004. Serve una marcia in più.
Marcia che nemmeno l'arrivo di un veterano come Anthony Peeler è riuscito a ingranare. Unico ultratrentenne della squadra (tra le più giovani in assoluto). Anche per lui tanta sfortuna. Un infortunio e piccoli acciacchi ne hanno limitato l'efficacia. Tiro da fuori non se n'è visto tanto (33%, tira meglio Arenas, 38%). A dire il vero lo si vede anche poco in campo. Non pervenuti Profit e Blake. Così come Ramos e Samaki Walker.
Poco male. Avanti tutta Washington. Chicago, dal lontano addio di Michael Jordan, non ha più visto i playoff. Tu invece, due anni e già ne senti di nuovo il profumo. Ok, non è la stessa cosa. Sacrosanto. Ma a volte, anche l'Nba è fatta di piccole soddisfazioni.
[NDR: a rompere le uova nel paniere ci si è messo l'infortunio ad Hughes, fuori per 4 settimane. Riusciranno i compagni a salire ulteriormente di livello?]