Eastern : terra di nessuno

LeBron James non guarda in faccia nessuno, i suoi Cavs ad oggi sono una delle poche certezze ad est

Se da una parte la Western Conference almeno ad inizio stagione viveva di molte certezze, non si può dire altrettanto della Eastern Conference, in fase di involuzione da ormai 3-4 anni, dove le poche certezze della vigilia, si sono spente in quell'assurda rissa del Palace di Detroit. Infatti in fase di pronostici le uniche due squadre che godevano di un minimo di considerazione in previsione di un eventuale titolo erano Indiana e Detroit, ossia le protagoniste del caso dell'anno, uscite entrambe a pezzi, Indiana, con Artest fuori per l'anno, Jermaine O'Neal e Stephen Jackson fuori rispettivamente 15 e 30 partite, e i Pistons che hanno curato oltremisura la faccenda ben oltre le 6 gare inflitte a Ben Wallace, ritrovandosi in una piena involuzione tecnica, che a portato ad un mese di dicembre con molte ombre e poche luci. Per il resto l'est è una specie di terra di nessuno dove basta veramente poco per passare dai bassifondi ai vertici. Analizziamo nel dettaglio le varie protagoniste ben sapendo che da questa parte dell'oceano un mese o poco più può bastare a stravolgere tutti i valori in campo.

Miami Heat : ad oggi sono la grande e forse unica squadra dell'est che può pensare concretamente di vincere il titolo, vuoi perché per ora la concorrenza ad est latita, vuoi perché l'arrivo di Shaquille O'Neal ha avuto un impatto positivo, che è andato ben oltre ogni più rosea previsione, vuoi soprattutto perché Shaq ha visto lungo andando accanto ad un giocatore come Wade che forse oggi è il miglior playmaker (definizione che gli va stretta) della lega. Il resto dello spogliatoio è stretto intorno alla grande coppia, con un ambiente unico nell' NBA a livello umano, infatti nessuno spogliatoio è unito come quello messo insieme da Riley, e qui permettetemi di dire che si vede tutta la grandezza di Shaquille. Potrebbero addirittura rinforzarsi ulteriormente, si parla con insistenza del ritorno di Mourning appena riesce a liberarsi da Toronto, e forse addirittura di Karl Malone, il cui numero è ben memorizzato nel cellulare di Shaq. Comunque vada il mercato, sono già  così da finale, se poi come dicono Shaq si sta risparmiando al massimo, allora ci potrebbe essere da divertirsi.

Cleveland Cavs: il nuovo Re Mida dell' NBA, al secolo LeBron James sembra riesca a trasformare in oro tutto quello che tocca, succede così che una squadra come i Cavs che senza di lui con ogni probabilità  faticherebbe a vincere 20 partite in una stagione, rischia seriamente di fare la sua parte nei playoff. Complici le disavventure delle due reduci della rissa al Palace, si sono issati in vetta alla temibile Central Division con un record ben oltre il 60% che ad est fa di sicuro il suo bell'effetto. Resta da vedere se questo gruppo a febbraio rimarrà  così oppure come si sussurra potrebbe essere soggetto a qualche cambiamento. Intanto però trovarseli davanti sul campo vuol dire passare una serata agitata per gli avversari, il che non è poco. Hanno appena cambiato proprietario, e la nuova dirigenza potrebbe procedere a cambiamenti importanti per il Management con lo stesso GM Jim Paxons in discussione.

Detroit Pistons: rissa o non rissa i Pistons campioni in carica fino ad oggi hanno giocato veramente male, molto al di sotto delle attesa. La solida difesa che aveva portato all'anello non si è ancora vista in due mesi e mezzo di gioco, il solo Prince ha mantenuto quella intensità , il duo Hamilton Billups per ora ha seri problemi di continuità  al tiro, e senza i loro canestri non possono certo pensare di ripetersi. Sotto canestro sono la solita muraglia insuperabile per tutti ad est, ma la sensazione è che l'anello abbia placato quella cattiveria che li ha portati al trionfo. Poi la rissa ha fatto il resto, sono usciti psicologicamente distrutti, imbarcandosi in un mese disastroso fino a fine dicembre, soprattutto Larry Brown dalla panchina sembra aver perso quell'entusiasmo della scorsa stagione. E come affiorano problemi a Detroit riappare lo spettro di Darko Milicic sempre più inutile e inutilizzato, che quest'anno oltre a confrontarsi con il fantasma di Carmelo Anthony deve confrontarsi anche con quelli di Wade Bosh e Hinrich, grandissimi giocatori tutti scelti dopo di lui.

Indiana Pacers: che piaccia o meno la rissa di Detroit li ha tolti dal gioco che conta, perché obbiettivamente senza Artest non possono ambire al titolo. Il resto della stagione però ha dato tante buone notizie, che magari torneranno utili in futuro. Nei giorni immediatamente seguenti alla rissa, quando oltre agli squalificati c'erano anche molti infortunati, tanti giocatori che dovevano essere ai margini del roster si sono eletti a protagonisti, come i due James ma soprattutto David Harrison, che poi si è ritagliato il suo spazio anche in seguito. Inoltre Jamaal Tinsley sembra finalmente aver fatto il passo decisivo verso l'eccellenza, mettendo in bagaglio anche un tiro dalla distanza molto affidabile. Tutte buone notizie, che torneranno utili magari per la prossima stagione, quando ripartirà  la carica all'anello. Per quest'anno reciteranno il ruolo di scheggia impazzita, ossia quello della squadra che non ha nulla da perdere, nonostante tutto trovarsela davanti ai playoff anche senza Artest non sarà  uno scherzo.

Orlando Magic: una cosa è sicura ai Magic una stagione tranquilla a gustarsi il basket non ci sanno proprio stare, soprattutto quelli della dirigenza, che dopo i disastri degli ultimi anni della gestione di Gabriel, si mettono di nuovo in evidenza per uno scambio al limite della follia, spedendo via Cuttino Mobley a Sacramento in cambio di Christie e relativa signora, scambio che oltretutto ha scontentato tutto lo spogliatoio con ovviamente Steve Francis in testa. Tutto questo proprio mentre i Magic sembravano aver superato in un attimo la partenza di McGrady, fatto dimenticare in pochi attimi dal ritorno a livelli che gli competono di Grant Hill, dalle magie di un Francis motivatissimo e soprattutto dalla luce portata sotto canestro dalla primissima scelta al draft Dwight Howard, molto più pronto di quanto si credeva. Rimangono una squadra molto futuribile, sempre che lo spogliatoio riesca a superare in fretta l'affare Mobley, cosa non semplice se adesso a capo c'è un caratterino come Francis. Abbondantemente in corsa per i playoff, con ottime chance di successo.

Washington Wizard: alla fine per Washington è stato l'anno della svolta, squadra giovane con margini impressionanti di crescita, completa in tutti i reparti, e finalmente con un allenatore vero come Eddie Jordan che sa far crescere il gruppo senza creare problemi tra i singoli. Il risultato è un record ottimo prossimo al 60% di vittorie, e il ritorno ai playoff cha ad oggi non pare minimamente in dubbio. Molte le note liete su tutti sicuramente Larry Hughes che dopo anni di difficoltà , una volta messo a giocare nel suo ruolo naturale di guardia, sfodera numeri di assoluto riguardo, con oltre venti punti di media. Poi c'è Jamison, sballottato tra i due ruoli di ala, molto efficace in entrambi, un back up per gli esterni di tutto riguardo con Dixon Hayes spesso autori di grandi cifra quando hanno avuto spazio. Reparto lunghi abbastanza solido con Haywood e Thomas da centri il ritrovato Jared Jeffries che si divide con Jamison lo spot di ala grande. Poi ci sarebbe la croce e delizia della squadra ossia Gilbert Arenas, giocatore che se registrato potrebbe essere l'arma definitiva di Washington. Il tutto ormai facendo a meno di Kwane Brown primissima scelta del draft 2004, ormai perso tra infortuni e prestazioni opache, il cui futuro a Washington potrebbe anche finire molto presto. Bravi davvero.

New York Knicks: i soliti Knicks talento assoluto da vendere, assenza totale di gioco, difesa inesistente, critiche a montagne da parte di tutto il circondario e tifosi che si lamentano. Insomma nulla di nuovo nella squadra più pressata del mondo. Il record ondeggia vicino al 50%, solo perché molte partite sono state vinte grazie a grandi prestazioni dei singoli. Come sempre la stragrande maggioranza dei giocatori di New York sa di essere sul mercato e questo non aiuta di certo a trovare una chimica di squadra. Per di più anche la panchina di Wilkens traballa, ma ormai il suo futuro più che dipendere da lui dipende dall'eventuale disponibilità  di chi lo dovrà  sostituire. E dare per scontata la vittoria nell'Atlantic Division è ormai uno sbaglio, perché Sixers e Boston sono li ad un soffio.

Philadelphia Sixers: diverse note positive per i Sixers, intanto si è trovato un coach come O'Brien che ricopre alla perfezione tutte le caratteristiche gradite sia alla dirigenza che ad Iverson, e che potrebbe finalmente voler dire aver trovato una guida per il lungo periodo. Poi finalmente con Andre Igoudala i Sixers hanno trovato un compagno che i integra alla perfezione con il basket di Iverson, esperimento già  fallito in passato con molti giocatori anche di grande valore come Hughes; Stackhouse, Tim Thomas, Van Horn e Glenn Robinson, solo per nominarne alcuni. Infine è stato sfatato anche il tabù che Iverson non sappia fare il playmaker, visto che Allen riportato nel ruolo originario di regista sta disputando la sua miglior stagione da dopo l'anno in cui vince l'MVP. Ad oggi sembrano i candidati a vincere l'Atlantic.

Boston Celtics: se c'è una squadra in grado di vincere con tutti e perdere con tutti ecco a voi i Celtics, squadra atipica se ce ne è una, con tanti giovanissimi, ma con poca sostanza sotto canestro e un leader in cerca del suo miglior basket come Pierce. Andando per ordine, con ogni probabilità  hanno trovato nel diciottenne Al Jefferson la possibile cura a tutti i loro mali, talento tecnico incredibile, fisico piazzato, rimbalzista eccellente, e gioco in post basso che forse nessun Under 22 ha nell' NBA, ad oggi. resta un mistero come mai dopo due mesi di gioco non riesca a trovare oltre 20 minuti a sera in una rotazione di lunghi penosa come quella dei biancoverdi. Altra nota lieta in arrivo sempre via draft Tony Allen, super difensore, che però il canestro lo trova. Poi c'è la grande stagione di Ricky Davis retrocesso a sesto uomo, ma spesso molto determinante nei finali brucianti. Però nell' NBA si vince con reparti lunghi adeguati è qui dopo Jefferson e un discreto LaFrentz siamo al nulla. Il tutto in attesa che un titubante Pierce faccia vedere il suo miglior basket. Possibile crack ma anche possibile delusione. Sicuramente in attesa di fare mercato entro febbraio.

Toronto Raptors: dopo una penosa vicenda durata dall'estate a fine anno o quasi, i Raptors si sono privati del loro uomo franchigia Vince Carter nel peggiore dei modi, ossia regalandolo, ricevendo in cambio un paio di comprimari come Eric e Aron Williams, un Mourning che non giocherà  mai a Toronto e due scelte dai Nets che a quanto sembra saranno super protette. Se non si tratta di svendita poco ci manca. Per il resto si inizia a vedere un Bosh dominante in diverse occasioni, Rose altro scomodo personaggio è addirittura stato retrocesso in panchina per far posto a chi comunque sarà  parte integrante del futuro dei Raptors, come Mo Peterson. Inoltre sono alle prese con una scelta alta come Arujao, che per ora sta dimostrando che forse quando tutti lo prevedevano a fine primo giro avevano i loro motivi. Ultima cosa, l'attuale Location in Canada potrebbe durare poco oltre, ormai l'esperimento di esportare il Basket NBA nel paese dei salmoni è palesemente fallito, e all'interno degli States ci sono realtà  economicamente fortissime come Las Vegas, Louisville che attendo una franchigia NBA a braccia e portafogli aperti.

New Jersey Nets : idee poche e poco chiare, in un periodo in cui nell' NBA i lunghi buoni davvero valgono oro quanto pesano questi prima hanno lasciato partire Kenyon Martin, giustificando un riassetto salariale, e poi a stagione in corso, abbondantemente compromessa sono andati a prendere Carter che guadagna quanto Martin. Va detto che Carter di fatto è stato preso in cambio di poco o nulla, i due Williams, Mounrning che comunque voleva andar via, e due scelte per di più protette. Adesso i Nets sono titolari di un terzetto di esterni da meraviglia Kidd Carter e Jefferson, circondati da un nulla assoluto sotto le plance che comunque non da di certo speranze di ritornare in finale anche per il futuro. Per il presente è ancora più buia, Jefferson è fuori per il resto della stagione, Kidd è appena rientrato dall'infortunio, e per ora stenta, lo stesso Carter è alle prese con qualche problema fisico di troppo. Dopo l'infortunio di Jefferson si punta dritti alla lotteria.

Chicago Bulls: ecco una realtà  in mostruosa crescita. A Chicago dopo anni di scelte altissime al draft, è il momento di raccogliere i frutti, senza pensare alle scelte di giugno, visto che la loro andrà  a Phoenix. tolto dunque il blocco psicologico di andare al draft, ecco che tutti stanno dando il massimo. Nell'ultimo mese hanno uno dei migliori record dell'est, ma soprattutto un gruppo giovanissimo di 6-7 atleti su cui si può lavorare benissimo. Partiamo da Eddy Curry, discusso quanto si vuole però adesso soft o non soft, comincia ad occupare tanto spazio sotto le plance, e dare un ottimo contributo, previsto per lui un sontuoso e ricco rinnovo. Altra certezza Kirk Hinrich, l'ex Kansas ha delle mani magiche, solido giocatore, è destinato con ogni probabilità  a diventare uno dei primi cinque play della lega entro brevi tempi. Altra certezza Loul Deng, che magari fatica a trovare ritmo in attacco, ma che anche dei margini di progresso enormi. Ben Gordon dopo un primo mese stentato ha trovato il feeling con il canestro e sono dolori per tutti, altro buon rookie Chris Duhon, play vecchia maniera, magari inconsistente in attacco ma capace di far girare la squadra come pochi. Nocioni dopo una partenza stellare ha abbassato le marce, ma dalla panchina la sua esperienza da sempre buoni frutti. l'ultimo della lista è Chandler che forse è l'unico che rischia la cessione, ma sul mercato ha molto valore e in cambio potrebbe arrivare qualcosa di veramente buono. Una base così solida e giovane nell' NBA non ce l'ha nessuno. Per il presente squadra in forte ascesa che alla fine potrebbe centrare un posto ai playoff.

Milwuakee Bucks: dopo il miracolo dello scorso anno, ci si aspettava qualcosa di più da loro, ben sapendo che ripetere la stagione passata era praticamente impossibile. Invece quest'anno proprio non ingranano, anche perché sotto canestro non c'è veramente nulla, TJ Ford ancora deve giocare un minuto, Redd per ora sembra l'ombra di quello della passata stagione, anche se le cifre non sono molto diverse, e qualche lampo lo ha avuto, ma quella continuità  nel martellare le difese quest'anno non è un fattore così dominante. Per il resto c'è poco da aggiungere, se non che Michael Redd potrebbe finire sul mercato entro febbraio, perché ormai è evidente che lui non vuole restare, che ci sono offerte allettante per lui, bisognerà  vedere se i Bucks vorranno rischiare andando in estate con lui da Restricted Free Agents oppure lo cederanno prima.

Atlanta Hawks: solita stagione a rimessa di Atlanta, senza un minimo do obbiettivi, se non quello di andare al draft con tante palline da ping pong, fattore che però si sa ha talmente tante variabili che non ci si può programmare il futuro di una franchigia. Due le note liete per non perdere la speranza, la prima era la più attesa, Al Harrington alla sua prima stagione da titolare mette insieme numeri di tutto riguardo, 17 punti 7 rimbalzi e 4 assist, sono cifre tra le migliori nel ruolo di ala piccola nell' NBA, che assumono maggior rispetto se si considera che si pesta i piedi con Antoine Walker, giocatore molto simile, che però è molto più individualista. L'altra si chiama Josh Smith ex liceale, uomo volante, preso inaspettatamente a metà  primo giro, che ha sorpreso veramente tutti, non tanto per l'atletismo e l'attacco, pur ottimi, ma per delle capacità  difensive fuori dal comune per gli ex liceali. Per una scelta che va, ce ne è una che non va, ossia Josh Childress, molto deludente per ora, e caduto come sempre succede quando un rookie non ingrana nell'assurdo meccanismo stritolatutto dei paragoni che gli altri scelti dopo.

Charlotte Bobcats: Sicuramente meglio di ogni previsione perché i BobCats erano pronosticati come seri attentatori al peggior record di sempre. Invece si può tranquillamente pensare ad un record sulle 20 vittorie, visto che ad oggi siamo vicini alle 10, con tante gare perse per un soffio. in quello che doveva essere un mezzo deserto tecnico, invece ci sono diversi motivi per cui sorridere. innanzitutto Emeka Okafor, autore di una serie impressionante di doppie doppie, fattore ultra determinante a rimbalzo e in difesa, che anche in attacco trova i suoi canestri, ma la notizia più bella è che la schiena che aveva post tanti dubbi in sede di draft pare guarita. Altra nota lieta, l'aver trovato in Brevin Knight un solido playmaker da quintetto, con quasi dieci assist di media. A stagione in corsa è arrivato Kareem Rush dai Lakers, mano dolcissima, l'ex Missouri si è subito integrato bene nel quintetto trovando molto spazio in attacco. In definitiva 3/5 di starting five, per i prossimi anni ci sono già , e averli trovati in poco più di due mesi è un risultato eccellente. C'è anche una grande delusione che risponde al nome di Gerald Wallace, uomo pronosticato da tutti tranquillamente sui 20 punti abbondanti di media, attestatosi a cifre dimezzate, con percentuali al tiro deficitarie, ma soprattutto senza far vedere quella maturazione tecnica che tutti speravano con un minutaggio maggiore a disposizione. Rimane però tanto da lavorare ancora.

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