Kenny Thomas è il ritratto della stagione dei Sixers: acciaccato e discontinuo
E' sempre più difficile essere innovativi o raccontare delle cose nuove a riguardo dei Sixers e della loro stagione. La storia è sempre, sempre, sempre quella: DISCONTINUITA'.
Dopo la quasi trionfale trasferta ad ovest, la trasferta più lunga della stagione, due settimane lontano dal Wachovia Center per di più sotto le feste natalizie, con conseguente “stress” per tutti i giocatori e tutto lo staff sixersiano, trasferta che si è conclusa con un confortante 5-3, i Sixers sono ritornati nella Città dell' Amore Fraterno con la prospettiva di un calendario di partite apparentemente facile.
Invece, come molto spesso capita, una volta tra le mura amiche, i Sixers si sono ancora una volta dimostrati inaffidabili. Per l' ennesima volta, chi ha sbagliato? Pagliuca?
Il 10 gennaio al Wachovia Center si sono presentati i Portland Trail Blazers, reduci dall' aver risollevato le sorti e le statistiche dei New York Knicks la sera precedente. I presupposti c' erano tutti per la consacrazione e la conferma del buon momento passato ad ovest del Mississippi, ed invece al palazzo si sono presentati i Sixers delle “grandi” occasioni, quelli delle occasioni perse e dell' approccio molliccio. 100-109 per i rosso-bianco-neri dell' Oregon, con un reparto dietro inarrestabile, Nick Van Exel con 28 punti e con un 8 su 13 da tre, Damon Stoudamire con 22 punti, 5 su 10 da tre e 7 assists, più altri quattro giocatori in doppia cifra, Zach Randolph, Ruben Patterson, Derek Anderson e Przybilla.
Per i 76ers non bastano Allen Iverson al limite della tripla doppia, 21 punti, 9 rimbalzi e 9 assists, e Andre Iguodala con 22 punti, 8 su 14, e 7 rimbalzi. Non deve fare ingannare il risultato finale con un passivo di soli 9 punti, perchè i Blazers si sono presentati all' inizio dell' ultimo quarto con 21 punti di vantaggio, dopo aver raggiunto anche i 26 punti di distacco sui Sixers, in una partita sostanzialmente dominata.
Ok, una battuta d' arresto può capitare, l' importante è non confermare il trend, a partire già dalla partita successiva.
Si va allo United Center di Chicago, contro dei Bulls super-caldi e in striscia vincente, e i Sixers affondano definitivamente. 78-110 per i tori rossoneri, in un vero e proprio massacro philadelphiano. I Bulls hanno letteralmente asfaltato i Sixers, dominando a rimbalzo (50 a 30, un divario allucinante) e in zona pitturata (44 punti contro 30), con un Ben Gordon fuori dalla panchina con 31 punti, un Eddie Curry da 24 punti e con un Kirk Hinrich da 16 punti e 9 assists. Poca roba per Philly, 21 e 8 assists per Allen Iverson, ma con 8 su 21 dal campo, 17 di Marc Jackson e 14 di Corliss Williamson.
Tre sconfitte consecutive (compresa la ultima della trasferta all' ovest contro Minnesota), aria di crisi e malumori malcelati. Per fortuna arrivano i disastrati Toronto Raptors, di cui i Sixers abusano in vernice (50 a 30, gli stessi numeri subìti a rimbalzo due sere prima a Chicago), per una vittoria finale 106-96, con 32 punti e 10 assists di Allen Iverson, 20 punti e 14 rimbalzi di Kenny Thomas, 15 punti, 12 rimbalzi e 5 assists di Andre Iguodala, 15 punti di Kyle Korver e 14 punti di Corliss Williamson, in una ottima prova corale, facilitata anche dalla poca consistenza dell' avversario.
Palace di Auburn Hills, Detroit, Michigan. 1.58 dalla fine, i Sixers sono in vantaggio di cinque punti sui campioni in carica, poi, il buio. 11-2 di parziale per i Pistons, e partita vinta da Detroit 99 a 95. Anche qui chi ha sbagliato? Cosa è accaduto? Che cosa manca a questi Sixers? Nelle ultime tre partite è mancato Samuel Dalembert per un dolore all' anca, ma per il resto è sempre la stessa squadra che ha fatto faville nel wild wild west. Manca proprio quel centesimo per fare un dollaro, talvolta il dollaro si racimola, talvolta no.
La banda di Jim O' Brien ha la fortuna di essere nella Atlantic Division, dove tutte le avversarie navigano in mediocri acque e si arrabattano intorno alla non esattamente onorevole media di 450, quindi il coach ha ancora un pò di tempo per trovare soluzioni agli apparentemente inspiegabili black-out dei Sixers. La cosa positiva è che Allen Iverson continua a rimanere tranquillo e dedito, The Answer sembra credere in questa squadra e nel suo coach.
Ma se i risultati dei Sixers continueranno ad essere così altalenanti e il record continuerà ad essere sempre al di sotto del 50 per cento, per quanto tempo il numero tre dei Sixers se ne starà buono a vedere andarsene un' altra stagione mediocre? Le potenzialità di Philadelphia sono in teoria infinite, sono veloci, sono grossi, sono talentuosi, segnano tanto e difendono. Sta in Jim O' Brien creare la alchimìa chimica giusta, il gruppo c' è e le individualità anche, apparentemente non manca niente ai Sixers per avere un ruolo importante nella storia della Eastern Conference 2005, ma prima o poi bisogna trovare continuità .
As usual la parola d' ordine è aspettare, anche se non si può aspettare in eterno, manca poco all' All Star Game, e manca poco anche alla dead-line per i trasferimenti, dove i Sixers potrebbero (dovrebbero) essere attivi, anche perchè prima o poi bisogna risolvere la assurda e pantomimica situazione di Glenn Big Dog Robinson, in borghese a causa dei “corpi celesti” nelle caviglie.