Kevin Garnett è sempre il centro di un sistema che per i T-Wolves funziona meno del solito
A spasso sulla sottile linea che divide un andamento comunque negativo dal disastro, i Minnesota Timberwolves stanno recitando una parte relativamente nuova: questa è una squadra al di sotto delle aspettative, in cui dalla somma dei fattori, per la prima volta non si ottiene quello che sarebbe lecito aspettarsi.
Dall'arrivo di Kevin Mc Hale come general manager e dalla consacrazione di Kevin Garnett nell'Olimpo della lega, siamo abituati a considerare il Minnesota una landa di grandi laghi e di giocatori che riescono a dare più del 100%. Non sta accadendo quest'anno.
Persino l'anno scorso, con l'arrivo di Latrell Spreewell e Sam Cassell, ci eravamo stupiti di quanto il gruppo avesse trovato in fretta la giusta chimica per ottenere il miglior record della stagione regolare e l'accesso alla finale di conference. Quest'anno, allo scoccare della trenteseiesima partita, la situazione è differente: Minnesota è al centro di una crisi difficile dai diversi motivi e dagli orizzonti difficilmente prevedibili.
Dall'inizio del mese di gennaio sono già arrivate 6 sconfitte, a fronte di una sola vittoria casalinga contro Philadelphia priva di Iverson. Le ultime due vittorie contro i deludenti Nuggets e contro una Portland priva di Rahim e Randolph cambiano di poco le variabili di un bilancio a 19-17. Il punto più basso si è toccato contro gli Charlotte Bobcats, sconfitta 102-82, dopo un parziale di 22-4 subito negli ultimi minuti della gara.
Non è il solo esempio: contro New York sull'83-81 è arrivato un altro parziale di 19-2 che ha deciso la gara. Due indizi non fanno una prova: Minnesota è entrata nel quarto periodo della casalinga contro i Lakers sul 76-67. Dopo 7' Los Angeles era in vantaggio 91-83. Solo in quel momento Bryant è entrato per segnare i 9 punti che hanno definitivamente affossato Garnett e soci.
Coach Saunders ha pesantemente censurato l'accaduto: "In questi momenti - ha detto dopo la partita con i Lakers - non reagiamo. Subentra una sensazione di immanenza che non ci fa fare la cosa giusta. La barca si avvia verso le rapide senza che proviamo a invertire la rotta." Gli osservatori hanno pescato il coach che, durante il quarto periodo, a più riprese ha chiesto ai suoi di non avere fretta, non cercare solo il tiro da tre e eseguire per una conclusione da due punti.
Al di là della confusione offensiva, sono questi i momenti in cui viene in mente che, dall'inizio della stagione, la difesa è stata lontana parente di quella vista lo scorso anno. Specie quella sul perimetro. Ed ancora meno è stata una difesa in grado di ottenere giocate importanti nei momenti chiava. Per risolvere il problema Flip Saunders ha spesso fatto giocare Troy Hudson al posto di Sam Cassell nelle fasi calde della partita, salvo poi criticare l'assenza di un "play-makin'" di livello dopo la gara con Los Angeles.
Di certo Cassell è stato un buco difensivo fin dalla prima gara in novembre. Con lui, Latrell Sprewell non ha fatto certo di meglio. Diverse le possibili spiegazioni: Cassell ha 35 anni, Spree 34. La sola squadra che, in era recente, ha vinto con un back-court così "anziano" aveva Michael Jordan e Ron Harper. In più, entrambi hanno sofferto per infortuni assortiti, nel caso di Cassell eredità dell'ultima stagione.
La versione maliziosa è un'altra: i due giocatori per tutta l'estate hanno "chiesto" a pieni polmoni un'estensione contrattuale. Nel caso di Sprewell, la sua infelice uscita sulla necessità di "provvedere alla famiglia", viene continuamente ricordata. Di recente i due giocatori, almeno a parole, si sono detti tranquilli. Ma sul campo si vede ben altro. Un numero per tutti: Sprewell spende una media di 1 fallo a partita.
Fino a prova contraria un giocatore in difficoltà che ci prova sul serio, per lo meno tenta di "mettere le mani addosso" ai suoi avversari. Molti osservatori hanno avuto la sensazione che i due esterni non fossero nemmeno troppo interessati alla pratica difensiva.
Quando non c'è pressione sul perimetro l'intera squadra ne risente. Solo Garnett è una presenza consistente a centro area: Olowokandi, un tarlo oramai profondo nelle menti dell'interra organizzazione, ha numeri risibili, 5 punti e 4 rimbalzi in 18 minuti, ed è apparso molto più determinato contro la polizia di Indianapolis che contro i suoi pariruolo Nba. Eddie Griffin ha avuto un buon periodo ma non è certo un mastino di centro area. Mark Madsen ci ha sempre messo il corpo ma è il giocatore più orizzontale della lega, peraltro, al momento, fuori squadra con una mano fratturata.
"Siamo passivi e poco aggressivi", è stata l'uscita del secolo di coach Saunders, apparso più rilassato dopo un recente colloquio con Mc Hale. "Dovremmo aver vinto molte più partite - continua il proprietario Glen Taylor, che si è palesemente legato al dito il comportamento dei suoi due scontenti del contratto - Siamo una squadra troppo forte per essere dove siamo ora." Il risultato è che si è passati dai 90.3 punti concessi dello scorso anno ai 97 abbondanti di questa stagione. La squadra dello scorso anno concesse 100 punti in 11 partite su 82; quest'anno è già successo 12 volte.
La situazione si ripercuote in una qual certa mancanza di chimica che, peraltro, si era già riscontrata nella scorsa stagione con il rientro di Szczerbiak e Olowokandi. Da più parti si fa notare come il quintetto con Hassell e Ervin Johnson, l'anno scorso abbia fatto segnare un record di 37-10. Quest'anno l'ex Chicago è stato spesso inguardabile, fuori ritmo in un ruolo dalla panchina che non lo valorizza. Il quasi omonimo di Magic giace in fondo alla rotazione.
"Siamo come una famiglia - dice Kevin Garnett, negando problemi di rapporti - e fra noi c'è sempre stato un rapporto sincero: ci diciamo quello che c'è da dire." Di certo qualcosa non funziona più nemmeno in attacco. Garnett continua a segnare 23 punti con 6 assist; il suo gioco è diventato leggermente più perimetrale ma il suo rendimento è comunque mostruoso. Sprewell sta segnando 12 punti col 42% dal campo, la peggiore della carriera.
La presenza di Troy Hudson nel quarto periodo è spesso deleteria perché tenta troppi tiri, 1 ogni 2 minuti, squilibrando l'attacco e la transizione difensiva. Spesso le sue conclusioni vengono da iniziative personali. Lo stesso Sam Cassell tende a diventare protagonista offensivo nel quarto periodo, ma con modalità diverse e ben altro senso di leadership.
Se, numericamente parlando, l'attacco è cresciuto, 99.6 contro 95.8, la squadra non ne ha tratto beneficio. Anche perché quella fame e quella determinazione che sono state il denominatore comune dei giocatori artefici dell'ultima stagione si sono viste raramente.
Per questo motivo da diverse parti si è invocato un cambio nel roster per pungolare il gruppo e aggiustare quello che sembra essersi rotto. Proprio negli ultimi giorni si è parlato di uno scambio a quattro che coinvolgerebbe anche Toronto, Miami e New York per portare nel Minnesota Eddie Jones in cambio di Latrell Sprewell.
Una follia, scambiare un giocatore con un contratto da 14 milioni di dollari che scade pur sempre quest'anno, Spree, per un pariruolo che non offre maggiori garanzie a alto livello con tre anni di contratto alle stesse cifre. Altri hanno parlato della possibilità di allettare i New Orleans Hornets con qualche contratto in scadenza a fine anno, per avere Baron Davis, scontento e in possesso di un contratto da 11 milioni che andrà in progressione fino ai 15 milioni del 2008-09. In questo caso Troy Hudson e Ervin Johnson da soli comandano quasi 10 milioni di dollari.
Anche questa mossa appare improbabile per il semplice fatto che ogni franchigia Nba sta aspettando i chiari di luna della negoziazione fra David Stern e Associazione Giocatori per il nuovo contratto collettivo. E' ovvio che, se davvero a Minneapolis decidessero di fare qualcosa, Szczerbiak sarebbe il "pezzo pregiato" da offrire insieme al suo contratto che oggi gli frutta 9 milioni e che crescerà sino ai 13 della stagione 08-09. Tanto, troppo rispetto al suo reale peso all'interno della squadra.
Tutti discorsi che nascondono la verità : questo gruppo ha dimostrato d'avere il talento per giocarsi il titolo. La finale di conference, persa contro O'Neal, Bryant e Malone, non contro il Roccacannuccia, fu pesantemente condizionata dall'uscita di scena di Cassell e Hudson. Se quest'anno il gruppo è rimasto al di sotto di quel rendimento e al di sotto delle aspettative volontà di lottare e unità di intenti centreranno pur qualcosa.