Rookie Report

I Bobcats sono entusiasti del loro giovane lungo…

A fine Novembre ci eravamo lasciati con un triumvirato in testa alle nostre personalissime classifiche di rendimento: Howard, Deng e Okafor. Dopo un altro mese di NBA, la classifica si allunga e si delinea un chiaro favorito per la vittoria del titolo di Rookie of the Year.

Emeka Okafor ha infatti strabiliato tutti con un Dicembre da vero e proprio dominatore del pitturato NBA: ha messo a segno ben 19 doppie doppie consecutive, il massimo per una matricola dai tempi di Elvin Hayes nel 1969; tanto per fare un confronto, nella sua stagione d'esordio Shaq ne mise a referto 15 in fila. 'Mek guida tutte le matricole in punti e rimbalzi, è terzo assoluto nella lega nei rimbalzi a partita (superato solo da due mostri sacri come Garnett e Duncan) e addirittura secondo nei rimbalzi offensivi (4.1 a gara). Grazie al suo contributo sotto i tabelloni, i Bobcats stanno tenendo un ruolino di marcia di tutto rispetto per un expansion team. Se la stagione finisse adesso, la votazione per assegnare il titolo di miglior rookie sarebbe un plebiscito incontestato.

Si potrebbero citare innumerevoli opinioni che concordano con questa linea di pensiero, ma la migliore è quella di Kevin Garnett: nella inusitata vittoria dei Wolves contro i Bobcats, Bernie Bickerstaff ha specificamente ordinato ai suoi di non raddoppiare l'MVP quando era marcato da Okafor… e i risultati sono stati sorprendenti.

“He's strong, a very good rebounder and he's going to block some shots. He's developed a nice turnaround. If he continues to work and become more polished, he can become really special. He's playing like an animal right now. I patted him on the butt after the game and told him 'Good game'. And I told him I'd see him up in the frozen tundra.”

Alle spalle di Okafor continua il suo sorprendente anno Dwight Howard, che lo tallona da vicino nelle classifiche per punti e rimbalzi dei rookies, ed è saldamente in testa a quella delle stoppate. Il diciottenne dalla Christian Academy di Atlanta è però sensibilmente calato nel suo rendimento a Dicembre, dopo aver concluso il mese di Novembre con prestazioni eccezionali (24+9 contro gli Hawks, 15+20 contro i Raptors): rispetto al suo primo mese di NBA, Dwight ha preso più tiri e aumentato leggermente la media punti, ma al prezzo di un calo sensibile nei rimbalzi e soprattutto nella percentuale dal campo (è stato scavalcato in questa speciale classifica da Bonner, Harrison e Jefferson).

Una leggera flessione, dovuta al logorio della stagione che avanza, resta comunque più che comprensibile per il più giovane dei rookies di alto livello.

Una simile flessione è stata accusata anche dall'altro giovane prodigio, Luol Deng: proprio nel momento migliore vissuto dai Bulls negli ultimi anni, l'ex Blue Devil ha accusato un inatteso calo di rendimento, che ha inficiato anche il minutaggio concessogli da Skiles. Particolarmente significative le sue difficoltà  al tiro (per quasi tutto il mese ha viaggiato sotto al 40% dal campo e il 20% da tre, assestandosi poi a 40.4% e 21%): un inatteso passo indietro dopo le sue eccellenti prove in attacco nelle prime settimane di regular season. Va detto che il suo contributo come giocatore all-around non ne ha risentito, anche se l'impressione è che renda meglio partendo dalla panchina (15 punti e 6 rimbalzi col 44% dal campo) piuttosto che come titolare dal primo minuto (11 + 5, 40%).

I Bulls non hanno però risentito di questo slump offensivo da parte di chi era stato il loro miglior giocatore nelle prime settimane, grazie alla contemporanea esplosione di Ben Gordon: l'ex compagno di Okafor, che era stata la più grossa delusione fra i rookies nel primo mese di NBA, ha finalmente mostrato di che pasta è fatto.

Le sue raffiche di punti venendo dalla panchina sono state determinanti per le W contro Cavs (23 punti in 31'), Wolves (31 in 31'), Blazers (23 in 27'), Pistons (19 in 24'). Nelle ultime 6 partite giocate “Mr. Instant Offense” non è mai sceso sotto ai 19 punti a partita (in 25' di media) e ha tirato un clamoroso 15/24 complessivo dalla lunga distanza. Il suo contributo nelle altre aree del gioco (rimbalzi, assist, difesa) resta molto deficitario, e il fatto di servire un assist ogni due palle perse non è proprio una statistica accettabile per una “combo guard” NBA: comunque si sta dimostrando un finalizzatore letale, perfettamente complementare al compagno Deng, che ha difficoltà  a trovare il canestro con continuità  ma contribuisce solidamente negli altri aspetti del gioco.

Fra i rookies che stanno facendo faville non si può però tralasciare Andre' Iguodala, che al momento meriterebbe sicuramente un posto sul podio dei migliori esordienti stagionali. Il versatile esterno da Arizona richiama su di sè meno luci della ribalta rispetto ai quattro teste' nominati, ma si sta dimostrando in assoluto il rookie più completo e costante.

E' secondo fra i rookies per minuti giocati, secondo negli assist, terzo nei rimbalzi totali, primo nelle palle rubate. Quello che le cifre non dicono è che è l'unico intoccabile fra i Sixers accanto a un mostro sacro come Iverson, che in difesa è tignosissimo e che quindi ad ogni partita, a soli vent'anni, gli tocca costantemente l'avversario più pericoloso: insomma un vero e proprio clone del giovane Scottie Pippen, il sogno proibito di ogni GM. Il tutto giocando per un allenatore che non è noto per essere di manica larga con i giovani, e che sta relegando in panchina per intere partite esterni molto più esperti e titolati di Andre'.

Parlando di note meno liete, Josh Childress continua a deludere pesantemente, senza mostrare nemmeno qualche barlume del talento mostrato al college, tanto più che nel nulla tecnico e tattico di Atlanta mettersi in mostra non dovrebbe essere così difficile. Il confronto con il rendimento di Josh Smith, che ha due anni meno di lui ed è stato scelto 11 posizioni più in basso, è duro; quello con Iguodala e Deng, anch'essi più giovani e scelti immediatamente dopo Childress, addirittura imbarazzante.

Anche Nocioni, Harris e Duhon hanno vissuto un mese di Dicembre difficile: Harris e Nocioni hanno visto diminuire drasticamente il minutaggio, perdendo il posto da titolare, mentre Duhon non ha subito la stessa sorte. Per tutti e tre però il problema è lo stesso, ovvero una inaccettabile incapacità  a mettere la palla nel cesto: nel mese di Dicembre Nocioni ha viaggiato col 39% dal campo e il 13% da tre, Harris 38% e 20%, Duhon 28% e 28%. Con queste percentuali è difficile fare strada nella Lega.

Il mese di Dicembre ha visto anche numerose conferme, e qualche sorpresa.
Al Jefferson e Beno Udrih continuano a fornire un solido e continuo contributo. Non possono più considerarsi delle sorprese, vista la loro continuità , sono ormai delle certezze. In pochi l'avrebbero detto ad inizio stagione, vista la giovane età  del primo e la scarsa considerazione di cui godeva il secondo.

Josh Smith e Matt Bonner si sono guadagnati minuti importanti nelle loro squadre. Il primo gioca da point-forward alla Pippen, dimostrando più comprensione del gioco di compagni ben più rinomati di lui, e contemporaneamente è 19esimo assoluto nelle stoppate a partite (è l'unico non-lungo nei primi 25 assieme a Kirilenko). Il secondo sta tirando con uno straordinario 56% dal campo, che lo colloca al terzo posto assoluto nella lega.

Nenad Krstic ha saputo sfruttare al meglio l'opportunità  concessagli dalla partenza di Aaron Williams e Mourning, che ha lasciato lui e Collins come unici legittimi lunghi dei Nets. “The next Vlade Divac” era presentato come molto rozzo e ancora tutto da costruire come giocatore NBA, e qualcuno aveva paragonato il suo attuale livello di sviluppo a quello di Tskitishvili. In verità  Nenad è effettivamente ancora molto acerbo, ma ha più volte dimostrato di poter tenere alla grande il campo. La sua miglior partita statisticamente parlando è stata la sudata vittoria dei Nets sui Bobcats, in cui lo slavo ha messo a referto 13 punti, 12 rimbalzi e 3 stoppate in 28'.

Scavando più a fondo nel sommerso NBA, due rookies accomunati dal fatto di avere grandissimo talento ma un fisico molto lontano dall'“nba-body” ideale hanno mostrato lampi del loro potenziale. Kevin Martin (2 metri e 80 chili di peso) ha dato il suo contributo in due importanti vittorie dei Kings a cavallo dell'anno nuovo. Il 31 Dicembre ha messo 6 punti in 19' contro i Jazz, due giorni dopo 9 punti e 6 rimbalzi in 22' contro gli Spurs e la loro tremenda difesa. Un Richard Hamilton in divenire?
Sebastian “Bassy” Telfair (1.80 per 70 chili) ha entusiasmato i suoi tifosi a Capodanno, con 14 punti, 5 assist e 5 rimbalzi (tutti career-highs) contro i Warriors. Sembra che il giovane idolo dei playground della grande mela sia al centro di una diatriba fra il GM Nash (che vorrebbe vederlo più spesso in campo) e coach Cheeks, diatriba che potrebbe portare addirittura al licenziamento di quest'ultimo.

In conclusione, ecco il nostro attuale power ranking dei favoriti per il titolo di Rookie of the Year, al termine del mese di Dicembre:

1. EMEKA OKAFOR
2. ANDRE IGUODALA
3. DWIGHT HOWARD
4. LUOL DENG
5. BEN GORDON
6. JOSH SMITH
7. AL JEFFERSON
8. MATT BONNER
9. NENAD KRSTIC
10. BENO UDRIH

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