L’impero colpisce ancora

Sarà  veramente quello il pensiero di Randy Johnson mentre attraversa il tunnel dello Yankee Stadium?

No, non siamo di fronte ad un remake del famoso film della saga di Star Wars.
Semplicemente la franchigia MLB dei New York Yankees, anche nota come “L'Impero del Male”, ha concluso l'ennesimo affare di mercato che entrerà  nella storia del gioco.

In data 12 gennaio 2005 è stata infatti ufficializzata la trade che permetterà  ai tifosi dello Yankee Stadium di ammirare le gesta di uno dei pitcher che hanno segnato un'epoca nelle majors: Randy Johnson.

Dopo la stagione 2004 passata a predicare invano nel deserto (non solo figurato) dell'Arizona, “The Big Unit” aveva neanche troppo velatamente lasciato intendere che l'ipotesi di una sua cessione ad una squadra pronta a lottare per il titolo sin dal 2005 non gli sarebbe dispiaciuta.

Il contratto che lo legava ai D-Backs in realtà  prevedeva una “no-trade clause” che quindi non avrebbe permesso ad Arizona uno scambio che coinvolgesse il lanciatore senza l'espresso consenso del giocatore.

Ma le strategie di mercato dei Bronx Bombers difficilmente in questi ultimi anni si sono piegate di fronte a cavilli giuridici o veti societari, e dove gli avvocati non sono potuti arrivare ci hanno pensato i dollari a mettere a posto le cose.

L'estensione contrattuale di 2 anni ottenuta da Johnson a circa 16 milioni di dollari a stagione ha definitivamente convinto il 5 volte vincitore del Cy Young Award a rinunciare alla sua clausola no-trade e a dare il proprio consenso per lo scambio.

Scambio che dunque è andato in porto, dopo una lunga attesa per l'approvazione del commissioner Bud Selig ed il passaggio delle visite mediche di tutti i giocatori interessati.

Se infatti un altro futuro membro della Hall of Fame raggiungerà  la Grande Mela, quali saranno i giocatori dei quali Joe Torre dovrà  fare a meno nel 2005?

Si tratta del pitcher partente Javier Vazquez, del giovane prospetto Brad Halsey e del catcher del futuro, come veniva chiamato nel mondo delle minors, Dioner Navarro.

Analizzando attentamente la trade dunque si può notare come la franchigia più vincente della storia della MLB si sia assicurata per tre stagioni uno dei lanciatori più efficaci e vincenti degli ultimi 20 anni, in età  avanzata ma ancora in grado di lanciare 245 inning nella passata stagione con 290 strikeout ed un perfect game già  entrato nella storia, rinunciando sostanzialmente a due giocatori delle minors e ad un partente di medio livello.

Brad Halsey e Dioner Navarro sono infatti due giovani promesse ma concretamente non hanno ancora dimostrato di valere un posto in una franchigia ricca di blasone come New York.

Halsey ha in verità  avuto qualche occasione di mettersi in mostra nel 2004 visti i tanti infortuni che hanno falcidiato la rotazione degli Yanks, ma la pazienza di aspettare gli esordienti in una piazza ansiosa di vincere ogni anno come New York non è certo molta.

E' facile intuire quindi che in una squadra ricca di talento e dove i giocatori super-pagati abbondano, i due giovani provenienti dalle minors non avrebbero trovato il giusto spazio per esprimersi e maturare.

D'altronde è noto che la politica della franchigia del Bronx in questi ultimi anni sia quella di costruire il team su veterani collaudati e su stelle dal rendimento già  consolidato da anni di esperienza MLB.

E poco importa se questi sono stati le bandiere ed i simboli di altre squadre nella loro carriera: i casi Jason Giambi, Gary Sheffield ed Alex Rodriguez ne sono un perfetto esempio; è una politica che potrà  non piacere, che potrà  rendere ancora più antipatici i giocatori con la divisa pinstripes, ma è un dato di fatto ed i tifosi avversari dovranno imparare ad accettarla.

Non meravigliamoci dunque se la scelta di puntare su un altro futuro membro di Cooperstown abbia significato perdere due possibili (ma non sicuri) ottimi giocatori ed un lanciatore acquisito l'anno precedente con importanti aspettative.

Se infatti l'occasione ai due ventenni sopra citati non è stata data, la possibiltà  di dimostrare il proprio valore anche nella città  che non dorme mai Javier Vazquez l'ha avuta.

Arrivato agli Yankees dopo 6 stagioni nei Montreal Expos, il pitcher destro ha dovuto ben presto rendersi conto di essere giunto in una franchigia nella quale il ricordo (ed il rimpianto) di giocatori del calibro di Roger Clemens ed Andy Pettitte era ancora molto forte, e la pressione per un lanciatore partente non era certo paragonabile a quella del Canada.

In 32 partite disputate l'ex-Expos ha chiuso con 14 vittorie e 10 sconfitte ma la sua media ERA (4.91) e le disastrose prestazioni nei playoff, soprattutto nella finale di AL contro i Boston Red Sox, hanno convinto la dirigenza di NY che il giocatore non poteva definirsi “da Yankees”.

Fatte queste considerazioni lo scambio con Arizona appare dunque, per una franchigia che non ha nel bilancio un significativo problema, un clamoroso affare.

Tecnicamente, ed è questo l'unico aspetto che interessa agli Yankees, la trade è un autentico furto ai danni dei D-Backs; economicamente e dal punto di vista meramente gestionale Arizona ha ottenuto quello che voleva, cioè il considerevole alleggerimento del monte salari, la possibilità  di reinvestire i dollari risparmiati per ritoccare il roster (Russ Ortiz, Shawn Estes, Troy Glaus, Shawn Green alcuni esempi) ed il ringiovanimento di un gruppo che dopo il titolo del 2001 aveva perso smalto e motivazioni.

Ovviamente in questo modo i New York Yankees vengono ulteriormente rafforzati proprio nel reparto, quello lanciatori, in cui avevano mostrato le maggiori lacune nel 2004, e le altre formazioni della lega non possono che preoccuparsi.

Gli ingaggi di Jaret Wright e di Carl Pavano avevano già  fornito a Joe Torre un ricambio generazionale qualitativamente molto interessante, ma l'arrivo di Johnson rende la rotazione dei Bombers quasi illegale.

Se gli acciacchi non tormenteranno anche nella prossima stagione i pitcher partenti degli Yankees la rotation di New York dovrebbe essere questa: Randy Johnson, Mike Mussina, Carl Pavano, Kevin Brown, Jaret Wright.

Se l'anno scorso definivamo “truly scary” il line-up di Torre dopo gli arrivi di Gary Sheffield ed Alex Rodriguez, ora non possiamo che descrivere almeno come “quite scary” la rotazione a disposizione del manager italo-americano.

“The Big Unit” avrà  il numero 41 ed è già  stato presentato alla temibile stampa newyorchese, proprio nel giorno dell'arrivo del salvatore della patria Mets Carlos Beltran, altro obbiettivo di George Steinbrenner poi abbandonato proprio per concentrarsi sull'affare Johnson.

E lo stesso Johnson ha già  avuto modo di fare conoscenza con l'aggressività  dei reporter della Grande Mela, che a suo dire lo avrebbero infastidito all'uscita di un albergo provocando una reazione non proprio educata e composta del nuovo idolo della città .

Tutto questo, sommato ad alcune dichiarazioni non proprio benevole nei confronti della sua attuale franchigia da parte di Randy esternate nel corso della sua lunga carriera, hanno portato ad un'atmosfera abbastanza imbarazzante nella prima conferenza stampa del giocatore.

Giocatore che però, probabilmente consigliato dagli scaltri addetti alle relazioni con i media degli Yankees, ha esordito scusandosi per il proprio comportamento ed ammettendo che a tutta questa pressione metropolitana lui, a 41 anni, non è ancora abituato.

Ci si abiturà  presto, il buon Randy, perché è un grande campione ed ama le sfide, ed in carriera le sfide le ha quasi tutte vinte.

Infine un ultimo consiglio: se vi capitasse di parlare con George Steinbrenner non ditegli che David Beckham è un maestro dei lanci, rischiereste di ritrovarvelo sul monte allo Yankee Stadium nell'Opening Day 2005…l'Impero del Male non ha limiti.

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