L'alba dei morti viventi

Allan Houston sta lentamente entrando in forma…

I Knicks hanno pensato bene di tornare indietro sui loro passi e riportare il bilancio tra vittorie e sconfitte perfettamente in parità , tanto per ribadire a quei due, tre stolti che ancora sperano in un salto di qualità  definitivo dei propri beniamini che non c'è trippa per gatti.

Per rafforzare meglio il concetto di squadra né carne né pesce, infatti, Marbury e compagni si sono fatti umiliare in diretta nazionale come culmine di una striscia di quattro sconfitte" peggio di così, verrebbe da dire" se non che nel disastro della eastern conference New York resta in prima posizione.

Questa settimana da incubo, in cui i bluarancio entrano dopo la debacle interna contro i Nets, inizia con un'altra disfatta casalinga ad opera Kings. 105-98 il finale di una gara che Sacramento fa sua grazie soprattutto all'eroe che non ti aspetti, Reggie Evans. I Knicks, infatti, rientrano in partita solamente nel terzo quarto, dopo un primo tempo abulico, quando Stephon Marbury ne mette 17 dei suoi 26 in maniera quasi consecutiva portando New York avanti di uno. Ma negli ultimi 12 minuti viene tenuto proprio da Evans a uno solo punto, mentre i vari Tim Thomas non la mettono mai.

Proprio Evans, poi, chiude i giochi anche offensivamente parlando, raggiungendo il career-high in punti: 16 con 7/9 dal campo. Sacramento torna così corsara al cospetto della statua della libertà  dopo 16 anni.

L'ormai solita confusione di Lenny Wilkens si estrinseca benissimo nel finale, quando ancora in partita riesce a schierare un quintetto che recita così: Sundov, Williams, Ariza, Hardaway, Norris. Cinque go-to-guy, insomma! I più ottimisti vedono nella discesa in campo di Brunone Sundov un tentativo di "defrost" da parte del coach per averlo un po' più sciolto contro Shaq nella successiva partita: peccato che poi il buon Lenny gli preferisca Baker contro Shaqzilla!

Arriva infatti il momento di volare in Florida la notte seguente. Miami si impone in scioltezza 102-94. Heat avanti a +11 alla fine del primo tempo, poi anche a +16 e i Knicks non riescono a ricucire se non a -8. In pratica, non c'è mai partita, con O'Neal che fa 33 punti più 18 rimbalzi in soli 36 minuti di impiego, mentre Wilkens decide di non raddoppiarlo mai. Bene Kurt Thomas con 11/15 dal campo per 23 punti e 12 rimbalzi, mentre Nazr Mohammed, reduce da tre gare da quasi 20 punti di media e 11 rimbalzi, sembra un centro di liceo a cospetto del “Most Dominant Ever”.

Oltre al danno, la classica beffa: Shandon Anderson, l'uomo del buyout di Zeke, ne mette 12 in faccia ai suoi ex-compagni, ossia tanti punti quanti quelli messi a segno IN TOTALE nelle sue 11 partite da Heat.

Ma l'apoteosi delle schifezze newyorkesi arriva sabato mattina quando -come detto- in diretta nazionale, finisce 104-79 per i Cavs alla Gund Arena. La partita dura un niente, dato che LeBron James la fa sua in pochissimi istanti, tanto che già  nel secondo quarto coach Silas schiera la panchina che umilia i titolari dei Knicks con un parziale di 30-10 che chiude il primo tempo sul 67-36 per i locali.

Marbury sbaglia completamente la partita e chiude con soli 7 punti (e 13 assists), proprio il giorno in cui aveva promesso 1000 dollari all'UNICEF per ogni punto messo a segno in favore dei bambini colpiti dal disastro dello Tsunami (in totale, con Houston, Mohammed e Baker, metterà  assieme 35000 dollari).

Come Steph dirà  alla fine: "Non oso immaginare cosa stia pensando Isaiah". Ebbene, neppure noi, anche se per ora i toni del GM, come vedremo in seguito, sono sul consapevole/rassegnato andante. "Una sconfitta così, in diretta nazionale, è intollerabile. Non ci sono giustificazioni. Semplicemente non abbiamo giocato". Conclude il playmaker di Coney Island.

Negli ultimi 192 minuti giocati, i Knicks sono stati avanti solo per 9:53. Senza parole. Vin Baker, memore dei suoi trascorsi di alcoolista, indice una riunione di spogliatoio con tutti i circolo, seduti su una sedia. Lo fa lui e non i capitani, Houston e Marbury? Si dice anche che a Cleveland siano volate parole grosse nella locker room, addirittura che si siano usate le mani"

La situazione, insomma, è incandescente e Marbury trova modo pure di litigare tramite mezzo stampa con Peter Vecsey, reporter del NY Post, considerato da Steph troppo negativo e disfattista verso i Knicks.

Meno male (per lui, ndr) che a salvare la panchina di Wilkens arriva una squadra in difficoltà  come Portland, reduce da cinque sconfitte nelle ultime sei: 113-105 per i Knicks che schierano per la prima volta Jerome Williams titolare. Tim Thomas, infatti, è out per acciacchi vari, principalmente ad una caviglia.

Nonostante l'ottima prova del Cagnaccio in 44 minuti, tutta cuore e grinta, New York riesce lo stesso, per l'ennesima volta, a subire più di 100 punti, segno che è tutto l'impianto difensivo a fare acqua e l'inserimento di un singolo giocatore, sotto questo punto di vista, non serve a nulla.

Allan Houston, dal canto suo, sfodera la sua migliore prestazione stagionale facendo 8/12 per 25 punti, Marbury fa 20 più 12 e Trevor Ariza piazza il suo career-high a quota 14. Complessivamente sono sette i giocatori del roster ad andare in doppia cifra, roster ridotto a soli 10 giocatori per le assenze di Thomas, Hardaway e Sweetney (quest'ultimo infortunatosi un paio di giorni prima ad una caviglia e dato per rientrante questa settimana).

Isaiah Thomas dopo la gara precisa: "So che squadra abbiamo e so che non siamo di certo tra le più forti della Lega. Dobbiamo fare ancora molta strada e provare a migliorare costantemente. Il nostro record è indicativo e parla da solo, dicendoci esattamente cosa e chi siamo. Il coach? Tutte le volte che si perde una partita, non è che debba essere per forza colpa dell'allenatore". Sarà , ma l'impressione generale è che il posto di Wilkens sia traballante e una sconfitta contro Portland avrebbe potuto farne rotolare la testa.

Zeke è pure tornato sulla faccenda del miglior playmaker dell'NBA avviata da Marbury: "Steph sta giocando il suo miglior basket nel posto in cui è più difficile farlo, a New York". Appoggio dunque incondizionato al suo giocatore.

La settimana appena trascorsa ha pure acceso un'altra polemica, legata ad Hardaway. Pare che Penny abbia chiesto la cessione, così come che abbia discusso con Wilkens sul minutaggio, affermando che gli pare esagerato quello riservato ad Ariza rispetto al suo.

I diretti interessati, ovviamente, hanno smentito (agente del giocatore ed allenatore in primis), ma voci vicine a Penny dicono che l'ex-Magic voglia trasferirsi vicino casa, a Memphis, dove tra l'altro è volato per recuperare dal nuovo infortunio. Una pensione anticipata, insomma.

Sempre acciaccato ed oscillante tra la lista infortunati e la panchina, quando è chiamato in campo si dimentica di difendere le linee di fondo e l'atletismo è un lontano ricordo: cosa può pretendere, dunque? Facile: un buy-out alla Anderson, così da accasarsi dove gli aggradi. Chi lo voglia, poi, è un mistero. Ancor più sorprendente è chiedere la cessione con l'oneroso e completamente fuori mercato contratto che si ritrova, mascherando la sua reale intenzione, il benservito retribuito e pagato da James Dolan.

Chiudiamo con la voce di mercato che vorrebbe Kurt Thomas a Minneapolis per Wally Szczerbiak, ossia la cessione dell'unico difensore rimasto in squadra per un'ala piccola che non conosce la parola difesa. Tra l'altro, New York si ritroverebbe con una front line ridotta all'osso ed un settore ali forti sottodimensionata, se pensiamo che rimarrebbe il solo Sweetney, escludendo dal discorso Baker che ad oggi pare non più competitivo neppure da backup.

Se lo scambio andasse in porto, ne arriverebbe presumibilmente subito un altro per coprire il buco di cui sopra, magari con l'acquisizione di un big man in modo da spostare Mohammed all'ala. Ma chi? In giro non c'è nessuno sul mercato. Più realisticamente, i ragionamenti di questo tipo sono un po' prematuri, dato che in contratti importanti in scadenza dei Knicks sono nel 2006, quindi dall'estate si potranno fare questi conti.

A meno che non si trovi il fesso di turno (ed attualmente non esisite) la sensazione è che si andrà  avanti con questo roster.

Con un bilancio di 17-17, le prossime gare in programma per la settimana ventura sono solamente due: in casa con gli Hornets e a Chicago. Visto il solito rollecoaster nelle prestazioni, ci esimiamo da qualsiasi pronostico.

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