Il meglio e il peggio dell’NBA

La trade di Nash ha cambiato gli equilibri della lega.

PROMOSSI

STEVE NASH
I Suns sono un cocktail meraviglioso preparato dal barman D'Antoni, e Nash ne è l'ingrediente (relativamente) segreto. Sta giocando la miglior pallacanestro della sua carriera, guida la lega in assist, segna una quindicina di punti a partita apparentemente senza forzare, ed è l'unica guardia nell'elìte della lega per percentuale dal campo.
Il tutto giocando una pallacanestro semplicemente Stocktonesca (e non vediamo quale possa essere un complimento maggiore per un giocatore di basket), alla guida della più “calda” squadra del momento: i Suns hanno chiuso il 2004 con 12 W su 13 gare (di cui 11 consecutive), e non casualmente questa striscia vincente è stata segnata da 11 gare consecutive in cui Nash non è mai sceso sotto ai 10 assist a partita.
Non è casuale che la ex-squadra del canadese, i Mavs, sia diventata, dopo la sua dipartita, la peggior squadra della lega per quanto riguarda le assistenze: al momento nessuno fa peggio dei 17 assist a partita dei texani, che sono crollati di 8 punti pieni rispetto alla stagione scorsa in questa voce statistica.

ORLANDO MAGIC
I Magic hanno iniziato questa stagione con la seguente situazione: un GM appena insediatosi, criticatissimo per aver scambiato il giocatore franchigia; un allenatore giovane ed inesperto, con un record in carriera di 42W e 111L (27%); un roster completamente rivoluzionato, con nove giocatori nuovi, pieno di incognite.
Da Grant Hill e i suoi problemi cronici alla caviglia a Francis e Mobley, sempre capaci di metter punti a tabellone ma mai in grado di guidare una squadra con criterio ed intelligenza tattica, dall'incostanza di Turkoglu alle incertezze che circondavano Dwight Howard e Jameer Nelson, tutto sembrava puntare in direzione di una ennesima annata di delusioni per una franchigia totalmente rivoluzionata, molto simile ad un expansion team.
Invece questo expansion team si sta rivelando una vera potenza nella Eastern Conference: Hill gioca come l'All-Star che un tempo era, come se in questi anni il tempo si fosse fermato; Howard si sta dimostrando una affidabile presenza sotto i canestri, mostra lampi di potenziale Duncanesco e soprattutto fa vedere di avere veramente la testa a posto, di essere concentrato e disciplinato come altri lunghi liceali non sono mai stati; Turkoglu ha trovato continuità  di rendimento e la definitiva consacrazione; Mobley e Francis hanno migliorato le percentuali e i punti segnati diminuendo le palle perse, e più in generale sembrano perfettamente a loro agio in una squadra che corre e si diverte.
In tutto questo non si possono tributare tutti gli elogi del caso a coach Davis che, nonostante un atteggiamento di basso profilo e quasi in punta di piedi, è riuscito in brevissimo tempo a costruire una vera squadra mettendo assieme gente che gioca insieme solo da qualche mese.

ALLEN IVERSON
La seconda metà  del mese di Dicembre di “The Answer” è stata semplicemente strepitosa: a partire dal 12 Dicembre ha viaggiato a 33.8 punti di media, inanellando tre prestazioni mostruose in cinque giorni, “back to back to back”: 54 contro i Bucks, 51 contro i Jazz, 40 contro i Pacers. In tutto questo periodo non è mai sceso sotto ai 5 assist, ma quel che più conta è che i Sixers, che venivano da 6 sconfitte consecutive, hanno messo assieme 6 W in 8 gare, riportandosi a contatto nella lotta per l'ottavo posto ad Est.

JOSH SMITH
Al momento del draft è stato da tutti presentato come un atleta mostruoso, VinceCarteresco (parlando del Carter dei tempi buoni, ovviamente), ma ancora molto rozzo tecnicamente e tatticamente. Quello che i derelitti tifosi dei derelittissimi Hawks (ne parleremo più avanti) stanno scoprendo in queste settimane è invece una gemma preziosa e incredibilmente splendente in questo diciannovenne proveniente dalla Oak Hill Academy (che dite, l'avete già  sentita nominare? ah si, anche noi).
Nonostante i suoi 205 centimetri d'altezza viene usato come portatore di palla, point forward alla Scottie Pippen, roba mai vista per un liceale che non si chiami LeBron. Eppure i risultati sono stati semplicemente strepitosi: in Dicembre ha viaggiato a 10 punti, 6 rimbalzi, 2 assist e 2 stoppate di media in 25', col 51% dal campo. Quello che le cifre non dicono è che quando è in campo la sua energia pervade l'intera squadra, scuotendola dalla sua insipienza, e che le sue incredibili schiacciate sono sostanzialmente l'unica ragione che spinge i tifosi degli Hawks a tirar fuori i dollari dal borsellino.
Quello che le statistiche invece rimarcano è l'eccezionalità  di alcune sue prestazioni, come i 10 rimbalzi in 19' contro i Sixers, il fatto che solo una volta nelle ultime 11 partite abbia messo a referto più palle perse che assist (cosa tutt'altro che scontata negli Hawks di Walker e Harrington), e soprattutto le dieci (DIECI) stoppate rifilate ai Mavericks in 37', insieme a 9 punti, 7 rimbalzi e 4 assist.

CHICAGO BULLS
Incredibile dictu! Finalmente, dopo anni e anni di delusioni, vacche magre e disorganizzazione, i Bulls hanno messo assieme una striscia vincente seria e credibile: 5 W consecutive contro squadre tutto sommato oneste (Grizzlies, Bucks, Pacers, Blazers, Pistons), oltre a svariate sconfitte arrivate sul filo di lana o comunque senza i massacri a cui i tifosi erano abituati.
Il tutto grazie ad un contributo finalmente degno di nota da parte di Curry (nelle ultime 10 partite 17+7 col 58% dal campo in 30' di utilizzo), ad un Ben Gordon che mostra lampi Iversoneschi (23 punti in 27' contro i Blazers, 31 in 31' contro i Wolves), ad un Hinrich sempre più leader e padrone di questa squadra (fantastica la sua costanza di rendimento). Il tutto grazie al lavoro di Skiles, che adotta una rotazione “scientifica” alla Hubie Brown (9 giocatori hanno almeno 23' di utilizzo medio) e attua un gioco semplice, funzionale, in cui ci si concentra sulle basi: Stoudamire, dopo averli affrontati, ha affermato che nessuna squadra da lui affrontata è messa in campo con spaziature altrettanto impeccabili. L'ideale per far rendere al meglio una squadra a cui da anni non manca il talento, ma cui mancano purtroppo l'intelligenza tattica, l'abnegazione, la compattezza.
Ovviamente può darsi che sia il solito fuoco di paglia, che forse è semplicemente più fiammeggiante del solito… ma in fondo, dopo anni di delusione, sperare non costa niente, tenendo conto che la squadra è solida in difesa (nessuno segna 100 punti in faccia ai Bulls dal 3 Dicembre, e solo Rockets e Spurs costringono gli avversari a percentuali più basse) e che l'ottavo posto è solo a due/tre partite di distanza. Sognare non è vietato.

TROY MURPHY
Finalmente sano dopo lunghi travagli fisici, la scopa di saggina da Notre Dame ha potuto in queste settimane dimostrare il suo indiscusso talento. A Dicembre è andato in doppia-doppia 11 volte su 15 partite, viaggiando a 17 e 12 di media. Certo, resta il fatto che è un clamoroso “buco nero” in attacco e che la prossima volta che lo si vedrà  difendere con efficacia sarà  la prima… ma per i bistrattati Warriors la sua energia è un vero toccasana, e da quando il suo minutaggio è tornato congruo si sono anche tolti qualche soddisfazione (7-7 di record nelle ultime settimane).

DREW GOODEN
Nel mese di Dicembre la sua cronica, devastante mancanza di continuità  sembra aver lasciato il posto ad una inusitata costanza di rendimento: 16+11 col 53% dal campo in questo periodo, in cui anche lui come Murphy ha messo assieme 11 doppie-doppie in 15 gare. Certo, giocare accanto al Prescelto facilita la vita, ma non erano in molti a confidare in una breakout season per questo giocatore che finora è stato totalmente deludente. E' stato chiamato al compito non facile di non far rimpiangere il fedifrago Boozer, che resta un giocatore più continuo, più affidabile e complessivamente migliore di lui. Però il confronto fra i due non è più umiliante per Drew, e questa è già  una grandissima vittoria per lui e i Cavs.

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RIMANDATI

DARKO e NIKOLOZ
Sono due delle prime scelte più criticate della storia del gioco, e in questi anni hanno dato poco filo da torcere ai loro detrattori. Negli ultimi tempi però qualcosa sembra muoversi, lentamente, molto lentamente.
“Donnie Darko” per la prima volta ha ricevuto attestati di stima da parte di coach Brown, che ha affermato che lo slavo è “almost there“. Magari vi sembrerà  poco e niente, però tenendo conto del fatto che usualmente Larry Brown è durissimo col ragazzo, vi assicuriamo che si tratta di qualcosa di più che un buffetto sulla guancia.
Per parte sua Nikoloz sta lentamente (mooolto lentamente) iniziando a giocare qualche spicciolo di partita in più rispetto ai classici 2' di garbage time, che hanno fino ad ora caratterizzato la sua carriera in questa lega. Il 27 Dicembre ha messo assieme la miglior partita della sua carriera, segnando a referto 12 punti in 13 minuti, conditi da 4 rimbalzi e 2 stoppate.
Non succederà  niente di trascendentale quest'anno, e forse nemmeno il prossimo… ma qualcosa inizia a muoversi sotto la superficie.

ALONZO MOURNING
Dopo un promettente inizio di stagione, il vecchio guerriero ha visto calare inesorabilmente il suo rendimento, ed è stato alla fine costretto a prendersi qualche settimana di riposo, perchè il suo corpo “is breaking down“, per dirla con le sue parole. Paradossalmente non è il rene trapiantato a creargli direttamente dei problemi, ma tutto il resto: ginocchia, polpacci, caviglie, la mano. In aggiunta a tutto questo è arrivato il trasferimento ai Raptors, una squadra che lui non gradisce (lo scopo del suo rientro era tentare un ultimo assalto al titolo NBA) e che peraltro non ha moltissima voglia di impiegarlo: preferirebbe concordare con lui o un buyout per liberarsi del suo contratto o spingerlo al ritiro definitivo.
Al momento quindi c'è la seria possibilità  che la gara del 7 Dicembre contro LeBron sia stata l'ultima apparizione del grande 'Zo sui parquet NBA, un triste epilogo dopo una carriera fantastica e l'ultimo grande rientro.

DA TRADE
E così Air Canada ha chiuso i battenti, in quella che a molti è sembrata una delle trade più strambe degli ultimi anni: generalmente quando avviene una trade si cerca quale parte ci ha perso e quale ci ha guadagnato, a volte si scopre che in realtà  ci guadagnano entrambe… per una volta sembra una trade perdente sotto tutti i punti di vista.
I Nets si portano a casa un grande attaccante, che è ancora in grado di mettere a ferro e fuoco una difesa, se è motivato e sano. Però non hanno più uno straccio di lungo (anche se Krstic sta sorprendendo tutti) e si trovano legati fino al 2008 a due giocatori rispettivamente di 31 e 28 anni, in condizioni fisiche preoccupanti, che sembrano avere imboccato la fase calante della loro carriera… e che in questi anni bloccheranno il cap della squadra da soli (36 milioni in due nel 2008). Inoltre, avendo ceduto due delle scelte ricevute per Martin, si trovano praticamente ad aver scambiato Air Canada per Grand Kenyon, non il massimo della vita.
Per parte loro i Raptors hanno ottenuto apparentemente pochissimo (due prime scelte, due onesti gregari e Mourning). Il fatto è che non potevano ragionevolmente ottenere di più per il Carter attuale (gli Heat hanno rifiutato uno scambio alla pari con Eddie Jones!), e quindi il problema non è tanto attuale, bensì affonda le sue radici nel passato: una decisione del genere andava forse presa prima, questa trade non ha fatto che chiudere la stalla quando i buoi erano scappati già  da un pezzo. Ora i Raptors sono una squadra più compatta e meno dilaniata da fronde interne (in attesa che anche Jaleno si diriga verso altri lidi), ma meno appetibile per un pubblico canadese in continuo calo.

JIM O'BRIEN
Quando è arrivato ai Sixers ha scelto di mettere da parte alcuni giocatori che avevano fatto bene l'anno scorso (su tutti Samuel Dalembert) per affidarsi a suoi favoriti come Marc Jackson, Williamson e Korver. Dopo un inizio di stagione disastroso non ha potuto che tornare sui suoi passi, restituendo i minuti che spettano a Dalembert, Kenny Thomas, Willie Green e McKie. Come per magia i Sixers, sfruttando questo nuovo corso e basandosi sempre sull'affidabilissimo duo “A-I double“, Allen Iverson e Andre Iguodala, hanno dato confortanti segnali di ripresa.
Ammettere i propri errori e rimediarvi è sempre apprezzabile, ma sarebbe meglio per i Sixers che O'Brien mettesse definitivamente da parte le velleità  di sperimentazione, perchè una squadra come Phila non se le può permettere.

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BOCCIATI

CARMELO ANTHONY
Dopo un inizio di stagione stentato, 'Melo ha rimesso un po' in sesto le sue cifre (a Dicembre solo due volte sotto ai 23 punti): il suo rendimento resta però deludente rispetto alle aspettative, in campo ma soprattutto fuori.
Tutte le sue cifre sono inferiori alla stagione scorsa, comprese (ed è la mancanza più grave) le percentuali dal campo, che già  erano insufficienti.
Fuori dal campo sembra aver perso l'aria MagicJohnsonesca che lo contraddistingueva, quell'allegria e quel buonumore che erano assolutamente contagiosi per compagni, media, addetti ai lavori. Un atteggiamento piuttosto strafottente sta invece allontanando da lui anche i suoi più fedeli sostenitori, e un paio di bravate hanno dato parecchio fastidio a chi sta nella stanza dei bottoni della lega, intaccando la sua immagine di bravo ragazzo. In rapida successione è stato coinvolto in una classica rissa nel solito night alla moda, poi ha avuto qualche frequentazione pericolosa con la signorina Maria, quindi ha subito un tentativo di estorsione da parte di persone coinvolte nella rissa di cui sopra, per non spifferare certe cose ai giornali. Infine è arrivata, come ciliegina sulla torta, la sua partecipazione ad un DVD underground molto discusso negli States: si intitola “Stop Snitching”, e racconta le esperienze di alcuni spacciatori di Baltimora e la fine che fanno gli informatori e gli “infami” in quell'ambiente. 'Melo compare a fianco di uno spacciatore che magnifica la vita nelle strade, le sparatorie e le esecuzioni, e discutendo amabilmente con lui Anthony si vanta di aver buttato la sua medaglia di bronzo olimpica in un lago. Tante piccole cose, che stanno macchiando la sua immagine ormai non più immacolata, mentre il Prescelto veleggia a vele spiegate, in campo e fuori.

PAUL PIERCE
Qualcosa non va nei Celtics, ma sorprendentemente per una volta l'obiettivo della critica non è la dirigenza, l'allenatore, i giovani in via di sviluppo o i giocatori di contorno, bensì la superstar della squadra (nonchè una delle stelle della lega), Paul Pierce.
Il suo rendimento nelle ultime settimane è stato insufficiente (21 punti, 4.9 rimbalzi, 3.2 assist, 3.1 palle perse, cifre nettamente inferiori alle sue medie nelle ultime stagioni), è andato 5 volte sotto i 20, solo tre volte sopra i 30, e nelle ultime tre gare ha messo a segno rispettivamente 16, 17 e 18 punti: uno “slump” offensivo del tutto inusuale per un campione che ci ha abituati a veleggiare comodamente al di sopra della soglia dei 20 punti a partita. Cosa c'è che non va, Double P?

JEFF BZDELIK
Quando Kiki Vandeweghe si rifiutò la scorsa estate di prolungare il contratto a Bzdelik, tutti sapevamo che prima o poi sarebbe arrivato l'esonero dell'ormai ex coach dei Nuggets.
Da un certo punto di vista è curioso parlare dell'esonero di un allenatore che l'anno scorso ha portato la sua squadra a 43W dopo le 17 dell'anno prima (il quinto maggior “ribaltone” della storia dell'NBA), ma la verità  è che i dissidi fra GM e coach sono profondi, e non dettati soltanto dalla attuale situazione della squadra.
Bzdelik, da buon seguace di mastro Riley, predica un basket prettamente difensivo, concreto, con un attacco ragionato a metà  campo. VW ritiene che questa sia una concezione di basket superata dall'evoluzione attuale del gioco, che predilige le squadre da corsa; inoltre, e qui è difficile dargli torto, Kiki sostiene da tempo che una squadra con gente come Dre Miller, Anthony, Camby e soprattutto Kenyon Martin sia più adatta al “running game” piuttosto che ad un attacco statico a metà  campo.
Il GM dei Nuggets aveva anche provato a “stimolare” Bzdelik ad un atteggiamento diverso (attualmente i Nuggets sono 17esimi per punti segnati) assumendo Doug Moe, uno dei profeti del basket da corsa (e alle cui dipendenze Vandeweghe aveva militato da giocatore). Neanche questo è bastato, Bzdelik non è riuscito a tradire la sua forma mentis, e di conseguenza l'esonero è stato inevitabile.
Al momento il suo successore è stato identificato in Michael Cooper, vecchia gloria dei Lakers che da giocatore era un mastino insuperabile, ma da coach (alle LA Sparks) pare essere un guru del gioco che piace al suo GM. Di lui si parla un gran bene (se le cose fossero andate diversamente avrebbe potuto essere l'erede designato di PJax ai Lakers), ma per ora il suo posto è provvisorio, e grava su di lui la spada di Damocle di George Karl.
Staremo a vedere chi avrà  avuto ragione in questa disputa “filosofica”, il visionario Vandeweghe o il tradizionalista Bzdelik.

ATLANTA HAWKS
Lo stato di Rhett e Rossella è in fibrillazione per una squadra della capitale, in vista dei playoffs prossimi venturi: una squadra giovane e talentuosa, elettrizzante e spettacolare, guidata da una giovane superstar che vale da sola il prezzo del biglietto.
Quella squadra non sono gli Hawks.
I rossoneri (che peraltro recentemente sfoderano sempre più spesso la loro agghiacciante tenuta gialla da commessi di McDonald's) sono incappati in 8 sconfitte nelle ultime 9 gare… il che non sarebbe nemmeno così grave, visto che si tratta di una squadra in ricostruzione, che guarda al futuro. Il problema vero è che questo nucleo di giocatori sembra non avere un futuro. Si tratta verosimilmente della squadra più disfunzionale della lega, senza nessun play e nessun vero lungo, ma in compenso sovrappopolata di giocatori che stanno fra i 195 e i 205 cm, che non sono dei 3 nè dei 4, che sanno correre ma non la sanno mettere nemmeno nel Mississippi, non difendono nemmeno se ne dovesse dipendere la loro vita e più in generale con la palla in mano non sanno fare alcunchè, se non schiacciare o sparacchiare dalla distanza (a salve).
L'unico giocatore che sembra al momento avere un brillante futuro davanti a se' è il già  citato Josh Smith, che pur essendo il più giovane del gruppo è l'unico che dimostra un minimo di intelligenza cestistica, ed infatti sta vedendo sempre più minuti come portatore di palla, a volte “point forward” a volte direttamente playmaker (si sono visti certi quintetti agghiaccianti con Smith-Diaw-Walker-Harrington contemporaneamente in campo)… quando il giocatore con più altruismo e visione di gioco che hai in squadra è un 19enne di 2.05 che al draft era presentato come “talentuoso ma tatticamente molto acerbo” capisci che c'è qualcosa che non va.
Se amate il trash, i film di Thomas Millian e le registrazioni degli scherzi a Magnotta, non perdetevi le evoluzioni della coppia più trash dell'NBA: Antoine Walker e Al Harrington! Sommati assieme fanno 7 palle perse a partita (i Wolves, tanto per fare un confronto, ne perdono 12 in tutto), 56% ai tiri liberi, pochi neuroni e tanto divertimento… per gli avversari!

KWAME BROWN
Nell'ultima parte della scorsa stagione era stato straordinario, giocando con una grinta ed una efficacia sconosciute, e facendo intravvedere lampi di dominanza assoluta. In questa stagione nessuno faceva mistero di attendersi una ulteriore conferma dei suoi miglioramenti, soprattutto dal punto di vista della stabilità  caratteriale e della continuità . Purtroppo le cose non sono andate così, e ci troviamo di fronte ad una nuova stagione schizofrenica del virgulto voluto da MJ.
Dopo aver iniziato la stagione in ritardo, a causa di un infortunio, ha pensato bene di rifiutarsi di partecipare ad un huddle, beccandosi una meritata sospensione. Due gare dopo ha messo a referto la miglior prestazione stagionale (16+4 in 22'), per poi ricadere nell'apatia e nella mediocrità . Nelle ultime 5 gare 4 punti e 4 rimbalzi di media in 20', con 5/18 complessivo dal campo, e i suoi minuti sono costantemente in calo (anche perchè i Wizards viaggiano col vento in poppa, e non hanno troppi minuti a disposizione per fare sperimentazione).
Non stupitevi se continuasse così per ancora qualche tempo, salvo poi esplodere con un mese da 15+12 in 30' o roba del genere… prevedere le fluttuazioni emotive di questo ragazzo sembra davvero impossibile.

ZACH RANDOLPH
Il giocatore-rivelazione dello scorso anno sta prendendo una bruttissima piega. Già  nella stagione scorsa ci si è resi conto che il suo più grande difetto era quello di essere il classico “buco nero” che pretende di essere servito ad ogni azione senza mai restituire il favore, ma la situazione sta peggiorando a vista d'occhio, deteriorando il rapporto con il coach e i compagni, e facendo tornare l'atmosfera di Portland ai tempi in cui lo spogliatoio era noto come “The Asylum”, il manicomio.
Questa situazione è esplosa nella sfida con i Cavaliers: nelle prime 16 volte in cui ha ricevuto il pallone, ha passato ad un compagno una sola volta; ciononostante si è lamentato di toccare pochi palloni, e Van Exel lo ha apostrofato con un secco “Where's your head, man? Damn, we go to you every time”.
Nel successivo timeout chiamato da Cheeks, Randolph non ha prestato attenzione a quello che il suo allenatore stava dicendo, ed è quindi stato rimproverato e poi messo in ghiacciaia fino al termine della partita.
Cheeks non è stato diplomatico nei suoi commenti alla vicenda, affermando: “He was bad tonight. He's got to learn that this game is not just about scoring”. L'allenatore ha detto anche di più, asserendo di essere totalmente in sintonia con Van Exel e la sua reprimenda nei confronti del compagno, e anzi aggiungendo che ci sarebbe bisogno che anche gli altri compagni gli facessero capire che se continua con questo atteggiamento fa un brutta fine.

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