Marbury sovrasta Kidd: vincerà lo scontro diretto ma non la partita
New York si è fermata per l'ennesima volta ad un passo dal salto di qualità . Dopo due clamorose scoppole seguite da una striscia vincente di tre gare tra cui una vittoria casalinga contro Minnesota ed una esterna ad Orlando, è arrivata una clamorosa sconfitta con New Jersey tra le mura amiche, inaspettata e demoralizzante.
Avevamo lasciato i Knicks vincenti contro i Jazz e con un bilancio di 13-11 al 20 dicembre. Riprendiamo questo report dal giorno dopo, ossia dall'umiliante sconfitta interna contro Dallas per 123-94. I Mavs fanno 75 punti nel solo primo tempo, doppiando gli avversari fermi a 36. Puntuali i "boooh" del pubblico di casa dopo un airball di Tim Thomas che chiude i primi 24 minuti. Il resto è un'enorme garbage time che culmina con il +41 degli ospiti nel terzo quarto.
Don Nelson, ex-coach dei Knicks, piazza i suoi a zona ed il duo Marbury-Crawford si mette a sparecchiare a salve, chiudendo rispettivamente con 3/13 e 2/11. Solo Nazr Mohammed si salva mettendo insieme l'ennesima doppia-doppia. Addirittura, nella disperazione più totale, ci sono 8 minuti per Bruno Sundov che mette 7 punti nell'indifferenza di un Garden tra l'allibito ed il rabbioso.
Il trend negativo non cambia nella successiva gara a Boston: con gli avversari che ne mettono tranquillamente 114, sono inutili 109 punti. A fronte dell'ennesimo grande Mohammed (22 punti più 18 rimbalzi di cui 8 offensivi) e di un Tim Thomas finalmente all'altezza (7/12 per 19 punti), fanno male al tiro sia Allan Houston che Stephon Marbury (anche se Steph smazerà 10 assists).
New York va avanti a +14 nel primo quarto e mantiene il vantaggio in doppia cifra nel terzo, poi però i Celtics aumentano il tenore difensivo e le palle perse per gli uomini di Lenny Wilkens si sprecano. Proprio il vecchio coach, con i suoi sotto di quattro a 30 secondi dalla fine, non chiama fallo. Di sua iniziativa, ci pensa Marbury in ritardo, dato che comunque aspettava un segnale dall'allenatore. Alla fine Wilkens dichiarerà : "Stavo litigando con un arbitro". Pazzesco.
Come se non bastasse, Jamal Crawford si rompe un dito del piede dopo un contatto con Jiri Welch e dovrà star fermo dalle 3 alle 6 settimane. Houston quindi tornerà in quintetto, anche se a Boston non ha di certo brillato: "Ho disputato una pessima gara (ha sbagliato gli ultimi 6 tiri, ndr). E' ora di smettere di usare l'infortunio come una scusa e devo iniziare a giocare come so".
". E meno male che ci sono i Bobcats a ritirare su le quotazioni dei Knicks! Al Garden finisce 91-82 per i locali, con tutto il quintetto in doppia cifra, tra cui spicca Tim Thomas con 20 punti e 7/11 dal campo. Houston risponde alla grande da nuovo starter e ne mette 16. Knicks avanti anche a +16, poi Charlotte rientra a -2 quando Mookie Norris è in campo. New York tiene comunque botta nonostante il rookie Emeka Okafor smonti i lunghi di casa per lunghi tratti.
La sensazione è che senza Crawford l'attacco sia più bilanciato, ma è presto per affermare cose univoche. Marbury sulla chimica di squadra in contumacia-JC: "Chiedetemelo ad aprile. Stiamo avendo alti e bassi dall'inizio della stagione e temo che potremmo averli fino alla fine".
Con l'assenza dell'ex-Bull, anche Trevor Ariza dispone di più minuti e Wilkens lo utilizza pure nello spot di guardia: "Mi sento a mio agio in qualsiasi posizione, basta essere in campo ed in preseason ho giocato parecchio da guardia".
Ma è il risveglio di Tim Thomas a tenere banco in questi giorni. Wilkens: "Tim sta iniziando a mostrare più consistenza. Noi dobbiamo solo incoraggiarlo. E' un grande rimbalzista per il ruolo ed un buon difensore. Se fa bene queste due cose, allora è il giocatore che ci serve e che vogliamo. Pare che il passo più grande verso la giusta direzione è stato fatto". Pare infatti che Thomas abbia risolto le sue grane personali, con la madre e la moglie finalmente di nuovo in salute.
Segno di grande solidità la vittoria ad Orlando (100-87), forse fin qui la più bella dell'anno, tanto che alla fine Steve Francis ammetterà che gli avversari sono stati perfetti ed impossibili da battere.
Il vantaggio è costruito tutto nel primo tempo, quando New York va a riposo con il 61% dal campo e 41 punti messi a referto, cosa che non succedeva da 1991. I soliti patemi finali sono chiusi da uno sfondamento preso ad arte da Kurt Thomas su Grant Hill, il quale aveva la palla per portare i suoi a -4 con due minuti più spiccioli di giocare.
Tim Thomas elogia il suo omonimo: "Kurt è un grande. Quando ci giocavo contro, sapevo che mi sarebbe toccato sudarmi ogni singolo tiro e posizione in post. Usa benissimo il corpo, ha forzato Garnett a tiri difficili ed in fade-aways".
Dirty Kurty, dal canto suo, centra un altro bersaglio quando dice: "Non dobbiamo solo pensare a segnare, ma imparare che si vince con la difesa".
Strepitoso Marbury con 34 punti ed ottimo Jerome Williams con 15 punti dalla panchina più quelle tante piccole cose da Cagnaccio che solo lui nel roster bluarancio può dare.
Per la seconda volta consecutiva la fluidità dell'attacco fa la differenza, "casualmente" ancora in assenza di Crawford. Houston non lesina una stilettata: "Abbiamo fatto un buon lavoro, mixando tutti i tipi di attacco: Tim dal post, catch-and-shoot, pick-and-roll" è una delle cose che servono per fare il salto di qualità . Fino ad ora non avevamo mai usato tante opzioni come stasera e questa varietà è un'arma fondamentale per tenere sotto pressione la difesa rivale".
Sorprendente pure la vittoria contro Minnesota (100-87). Ancora Marbury a guidare tutto e tutti con 32 punti, 11 assists 7 rimbalzi e 15 punti nell'ultimo quarto. Kurt Thomas limita Kevin Garnett a 17 punti in una gara molto fisica, quasi da playoffs.
Quando Michael Sweetney rompe l'equilibrio dando l'85-83 ai padroni di casa, Marbury piazza un 9-2 da solo che chiude virtualmente i giochi. Male Houston che sbaglia i suoi primi 7 tiri, ma è ancora notevole l'equidistribuzione di punti nel roster newyorkese.
Marbury, autore dell'ennesima strepitosa gara stagionale, ammette che Isaiah Thomas ha parlato con lui, chiedendogli di essere più aggressivo sia in attacco, sia in difesa: "non mi ha chiesto di mettere 30 o 40 punti, ma di essere più aggressivo su ambo i lati del campo. In pratica mi ha suggerito di non togliere le mani dal volante mentre sto guidando".
Impietose contro Crawford due statistiche: con lui in campo, la percentuale al tiro è del 43% e 20 assists. Senza, dal campo si tira con il 52% e le assistenze si alzano a 22.3. Precoce tirare queste somme dopo solo tre gare, ma la speranza è che il buon Jamal rifletta sui precedenti numeri.
Il personaggio Starbury esplode per l'ennesima volta alla vigilia della gara contro i Nets di Jason Kidd. Fuoco alle polveri: "Sono io il più forte playmaker. Non fraintendetemi, io amo Kidd, ma come posso paragonarmi a lui quando penso di essere il miglior play? Non ha senso. Non posso paragonare me stesso a qualcuno quando penso già di essere il migliore".
Kidd l'ha presa da gentleman, con ironia: "Non massacratelo, dai" siamo solo ad inizio stagione. Eppoi è vero, io sono il terzo PM più forte, dopo Steph e T.J. (figlio di Kidd dell'età di sei anni)".
Stephon domina lo scontro diretto con 31 punti e 8 assists, ma alla fine vince New Jersey per 93-97. Incredibile perdere con una delle poche squadre con cui non si hanno debiti già in partenza nella zona pitturata. Torna a tiracchiare male Tim Thomas (5/14) e neppure Houston incide. Torna Penny Hardaway dopo un mese di stop, ma il suo ingresso in campo coincide con il momento migliore dei Nets: un caso?
E' comunque il primo tempo a tagliare le gambe ai Knicks, con una panchina che definire inutile è poco. Marbury, come detto, chiude ad oltre 30 punti per la terza volta di fila: non succedeva dai tempi di Patrick Ewing.
Il giorno dopo "The Coney Island Finest" aggiusta il tiro ma senza smentire le sue precedenti dichiarazioni, dopo che un cronista riapre l'argomento: "Ho solo risposto ad una domanda che mi hanno posto, dicendo quello che penso. Posso solo aggiungere che comunque Kidd ed io siamo dei perdenti. Non abbiamo mai vinto un Anello. Magic, Jordan, Isaiah Thomas sono dei vincenti" noi e Barkley, Kevin Garnett, siamo tutti perdenti".
Inutile e noioso entrare nella diatriba sul miglior play attualmente in circolazione, ma obiettivamente è facile far notare come il nativo della Grande Mela stia disputando la miglior stagione in carriera.
Tornando al basket giocato (o, meglio, da giocare), la settimana entrante sarà quella dell'attesissima prima sfida con gli odiati Heat, in Florida, dopo una serata casalinga contro Sacramento. Poi ancora un back-to-back tra Cleveland e Garden contro Portland.