Odartey Blankson è una delle stelline dell'attuale formazione di UNLV
E' solo un ricordo sbiadito, come una poesia trascritta in un foglietto, volato via dalla tasca e terminato in un marciapiede, dove tutti i passanti lo calpestano senza accorgersene. Eppure chi ha buona memoria e passione per il college basketball non ha certo dimenticato la grande Unlv dei primissimi anni '90, guidata dallo squalo Jerry Tarkanian in panchina.
Jerry arrivò nel 1973 a Las Vegas, portandosi dietro un record inequivocabile di 116-17 accumulato in cinque anni a Long Beach State e trovando un college con reputazione tutt'altro che eccelsa. Ebbene lo squalo rivoltò il programma dei Running Rebels, come si girerebbe la più normale delle trapunte.
Raggiunse due final four, nel 1977 e dieci anni dopo, nell'87. Prima che arrivassero i fatidici novanta.
Stagione 1989-90: i Rebels hanno problemi all'interno del roster, alcuni giocatori (David Butler e Moses Scurry) vengono sospesi per motivi accademici.
Le premesse non sono le migliori, ma la squadra, guidata da un favoloso Larry Johnson, Greg Anthony, Anderson Hunt, lo stesso Butler, Stacey Augmon, cavalcherà una stagione fantastica, arrivando prima alle final four, dove inizierà battendo Georgia Tech con la sua “letal weapon 3” e finirà sotterrando Duke in finale con un divario di trenta punti.
L'anno seguente UNLV si presenta ai blocchi di partenza senza più Butler e Moses Scurry, che avevano esaurito il quadriennio, ma con un nucleo solidissimo, che vanta sei senior, sei junior, soli due sophomore ed un freshman – cosa impossibile da vedere oggidì – e soprattutto ci sono ancora le stelle più importanti, dal point-man Anthony, a Plastic Man Augmon, dal bombardiere Hunt, alla stella assoluta, quel Larry Johnson che a fine stagione sarà prima scelta assoluta nel draft Nba.
Tarkanian utilizzerà queste armi nella miglior maniera possibile, ottenendo una delle più grandi stagioni degli anni '90, se non di sempre: 34 vittorie filate, con 97 punti di media realizzati e soli 71 subiti, prima di subire la vendetta di Duke nella semifinale nazionale, proprio quei Blue Devils che l'anno prima avevano spazzato via in scioltezza.
L'anno dopo, il gruppo si smantellò in quanto molti dei suoi componenti avevano concluso i quattro anni di eleggibilità . Al termine di quella annata, trascorsa in maniera anonima, Tarkanian abbandonò UNLV.
Da allora le fortune dell'ateneo sono state molto alterne, anzi, si sono incanalate procedendo verso il lato negativo. Mai più una partecipazione alle final four, solo la continua battaglia interna con Utah per il dominio della Mountain West Conference.
Al momento UNLV non è nemmeno nelle zone alte della MWC, viaggia con un record di 6-4, ancorata alla quarta posizione, dietro Mexico State, Utah e Colorado State. Ma la cosa che preoccupa maggiormente è il fatto che le sconfitte, eccezion fatta per quella contro Oklahoma State, sono arrivate contro team non proprio annoverati nella lista delle portaerei del college basketball.
St.Mary's, Pepperdine e persino i dirimpettai (fino ad un certo punto, visto che il college è situato a Reno) di Nevada. E pare cinico, ma al contempo realistico iniziare ad aggiungere un altra L al calendario, in vista del confronto con Texas.
Il motivo di tale crollo non è certo nascosto chissa dove: UNLV semplicemente manca del materiale umano per tornare ad essere una grande.
La squadra è fondamentalmente costruita su tre elementi: la stella Odartey Blankson, Romel Black e il point man Jerel Blessingame. Blankson è il magnete che attrae verso di se la maggior parte dei palloni. Dotato di ottimo atletismo, è molto buono nelle fasi dinamiche del gioco, le stesse nelle quali raccoglie la maggior parte dei suoi punti, tuttavia non è un attaccante naturale ed in una squadra di grido probabilmente sarebbe un uomo di panchina o comunque uno specialista, non certo la prima opzione offensiva.
Ruolo che per talento calzerebbe meglio a Romel Beck, esterno vicino ai due metri, molto fluido nei movimenti e dotato di ottimo tiro dal palleggio, tuttavia poco aggressivo, caratteristica che ne limita pure le potenzialità difensive.
Infine Blessingame: piccolo, anzi piccolissimo (spacciato per 1,77, fatichiamo a crederci), è una sorta di Dee Brown dei poveri, vista la rapidità e la propensione per il gioco rapido, nonchè per la particolare struttura fisica. Tuttavia non è un grande attaccante ed il suo tiro da fuori è particolarmente discontinuo, caratteristiche che potrebbero sopperire alle mancanze anatomiche.
Dietro si muove poco, al massimo il rimbalzista Louis Amundson. Pochino onestamente, anche per il morente college basketball con il suo livello sempre più mediocre, nel quale la presenza di due giocatori di spessore basta per avere grandi ambizioni.
E qui si potrebbe iniziare con un discorso inerente i problemi del reclutamento: vero che è difficile attrarre i prospetti in una zona abbastanza isolata, anche se l'idea di vivere costantemente a contatto con Las Vegas ed i suoi divertimenti notturni è certo una tentazione non da poco, ma onestamente in un ambiente nel quale anche per un Mike Krzyzewsky diventa complicato reclutare e trattenere giocatori sempre più frettolosi di lasciare gli studi per il professionismo, vien difficile credere che molto possa fare un Lon Kruger, bravo coach che aveva già fatto bene in Ncaa, prima di prendere un pugno nello stomaco nel passaggio al piano di sopra.
Ed onestamente qualche prospetto interessante negli ultimi anni si è pure visto dalle parti di Las Vegas (dicono niente i nomi di Marcus Banks e JR Rider, giusto per citarne due?) ed anche se potrebbe sembrare singolare che talaltri abbiano preferito altre strade (vedere Kirk Snyder a Nevada) non credo che il problema principale dei Rebels stia nel reclutamento e tanto meno, come qualche sempliciotto pensa, nell'attesa di un nuovo “messia” che sostituisca Tarkanian.
Più probabile, questo si, che Tarkanian se ne sia andato proprio nel momento più critico, quando si era sciolto il gruppo delle due Final Four consecutive e sia venuto a mancare un ricambio. In seguito il buio caduto su UNLV è cresciuto, perchè si sa che i liceali li si porta a casa anche con i risultati e quindi è mancata una continuità nelle stagioni.
Che poi il gruppo attuale sia più che sufficiente a vincere la propria conference e guadagnarsi così il posto nel tabellone del torneo di marzo pare scontato, in attesa che il regime di Kruger diventi stabile e che l'ex coach degli Hawks mostri la medesima abilità messa in luce nella gestione di Kansas State, Florida ed Illinois, la stessa che gli consentì l'ingresso nel dorato mondo Nba. La scommessa è lanciata e mai frase fu più appropriata"