Amare e le schiacciate. Una continua sfida tra lui e il ferro
Stagione 2002/2003. Palla di Phoenix, ovviamente nelle sapienti mani di Stephon Marbury, che come ama fare, chiama un pick and roll alto d'ingresso nell'azione. In una frazione di secondo schiaccia per terra una palla sinfonica per il rollante, che stacca poco dopo la linea del tiro libero, e vola sopra le teste di compagni e avversari per inchiodare un'affondata a una mano che fa tremare il palazzetto.
Le telecamere inquadrano allora Steph, che con un'espressione a metà tra il pianto e il riso, dimostra di aver abbondantemente gradito. Coney Island's Finest sembra dire:"Questo qui è buono. Ma buono per davvero", e Marbury, si sa, è uno che probabilmente nella culla aveva ciuccio e pallone da basket, e un paio di cosine nella sua carriera, professionistica e non, dovrebbe averle viste.
Beh, ci aveva visto giusto. "Questo qui" si chiama Amare Stoudemire, ed è, a soli 22 anni, uno dei più forti lunghi di questa lega chiamata NBA, che in linea di massima due o tre discreti interpreti dovrebbe averli.
Non pensiate però che fossero in molti quelli che, solo tre anni fa, ci avrebbero scommesso più di un dollaro. Nel pre-draft 2002, questo ragazzino proveniente dalla Cypress Creek High School di Orlando, era l'assoluto terrore di ogni scout NBA. Le sue straripanti doti fisiche erano visibili per lo meno quanto la sua apparente scarsa comprensione del gioco, senza neanche considerare il cosiddetto extra-baggage, che sulle spalle di un ragazzino deve aver pesato non poco.
Per i soli parziali, padre non pervenuto e madre in doppia cifra abbondante per arresti.
Per questo, la scelta numero 9 con cui i Phoenix Suns lo chiamarono, non sembrò assolutamente scandalosa. Anzi, furono in molti a ridacchiare sotto i baffi, convinti che nonostante un fisico scolpito nel marmo, con quella tecnica di strada nell'NBA ne avrebbe fatta davvero pochina.
I primi problemi iniziarono per gli addetti al campo di allenamento Suns, costretti non di rado a raccogliere i pezzi di un canestro mandato in frantumi dal pupo.
Quelli che seguirono, invece, furono solo ed esclusivamente degli avversari, stupiti anche loro, come lo stesso staff di Phoenix, degli incredibili progressi tecnici di Amare, che imparava nuovi movimenti con la stessa facilità con cui Iverson va in palleggio tra le gambe.
Perche "Man-child?" 13,5 punti, 9 rimbalzi e una stoppata ad allacciata di scarpe. Nella stagione da rookie. Meglio di "Da Kid" al suo ingresso nella lega, senza voler assolutamente fare alcun paragone di livello tecnico tra i due.
Credete che nel secondo anno abbia avuto difficoltà a confermarsi, complice anche la partenza di Starbury? Beh, sì. I punti di media sono arrivati a 20, ma i rimbalzi sono sempre solo 9. Lascio a voi il facile compito di immaginare la disperazione in Arizona.
Non c'è da stupirsi quindi, se i nuovi Phoenix Suns di Mike D'Antoni, abbiano proprio in Stoudemire il loro terminale offensivo. Amare infatti, grazie anche all'aiuto di un play dinamico e creativo come Steve Nash ha incrementato ancora le sue statistiche, viaggiando all'invidiabile media di 25 punti a sera, che gli vale il quarto posto nella speciale classifica dei marcatori.
I Suns hanno attualmente il miglior record della lega, con ben 23 vittorie a fronte di tre sole, rocambolesche, sconfitte. Buona parte del merito va ovviamente all'incredibile apporto, su due lati del campo, di un feroce Amare Stoudemire, sacrificatosi praticamente sempre nella posizione di centro, per far quadrare i meccanismi di una squadra che può vantare un backcourt con Nash, Joe Johnson e Q-Rich, oltre all'eclettico Shawn "Matrix" Marion, che per non smettere mai di stupire, ha deciso che catturare undici rimbalzi a sera poteva risultare divertente.
Se la lanciatissima partenza di Phoenix ha lasciato molti senza parole, lo stesso non si può sicuramente dire per il continuo miglioramento del suo numero 32.
Premesso che dal punto di vista mentale le lacune da colmare tendevano allo zero assoluto, vista l'incredibile aggressività e voglia che ci mette per tutti i 48 minuti, da quello prettamente tecnico sono stati fatti notevoli passi in avanti, e numerosi altri se ne posso ancora fare.
Giocando nella Western Conference, Amare è costretto ogni sera a trovarsi di fronte gente come KG, Lamarvellous o Timmy Duncan che costituiscono un costante banco di prova, ma anche una continua possibilità per migliorarsi.
Alla sua terza stagione nella lega la sua difesa ha raggiunto livelli ragguardevoli, complice anche una continua attività che gli permette di reggere senza particolari problemi contro le sopraccitate stelle. Sotto i tabelloni la voglia di andare a rimbalzo non manca, ma potrebbe andarci sicuramente molto meglio, specialmente in difesa, dove cattura poco più di 6 rimbalzi a gara.
Offensivamente ha pochi rivali se parliamo di energia e forza fisica. Assolutamente infermabile quando effettua un movimento di potenza verso il ferro, ha ancora qualche problema se si trova in situazione statica con la palla in mano, specialmente se portato sulla mano sinistra.
Il suo tiro dalla media distanza non è certo la sua qualità migliore, ma è molto meglio di quanto la sua meccanica lascerebbe immaginare, e ha la sinistra tendenza ad entrare quando conta.
La cosa che più spaventa, se si considera che stiamo parlando di un ventiduenne da 25 e 9, sono i notevoli margini di miglioramento che Stoudemire sembra ancora avere, e che, abbinati alla sua inesauribile voglia di lavorare e migliorarsi, fanno brillare gli occhi agli addetti ai lavora in casa Suns.
Dopo aver letteralmente scherzato nel Rookie Challenge dello scorso anno, trascinando la squadra dei Sophomores alla vittoria contro la compagine di matricole guidata da Melo e Lebron, Amare sembra definitivamente pronto per fare il definitivo passo in avanti, e giocare per una volta al fianco degli MVP delle ultime due stagioni.
Non male la front-line dell'Ovest, non trovate?