Lo chiameranno Air Brooklyn

Un annoiato Carter guarda i suoi Raptors battere gli Spurs. In piedi Vince! Ai Nets si corre tanto…

Nel mercato NBA non si può dare nulla per scontato, e l'affare Carter – Nets ne è la definitiva dimostrazione. Ditemi voi quanti avrebbero pensato che Vince Carter sarebbe finito ai Nets fino al giorno prima dello scambio?

Nessuno ovviamente, ma allora viene da chiedersi perché Carter alla fine è finito dalla parte sbagliata di New York, in una squadra che se stavamo a sentire le voci e i rumors era ad un passo da una drastica rifondazione, con tanto di cessione di Jason Kidd ?

La gestazione che ha portato a questo scambio, è stata lunga oltre un mese con diverse opzioni saltate strada facendo.

Partiamo dall'inizio, estate 2004, Vince chiede di essere ceduto, il problema è che in un mondo di scontenti e di lamentoni come quello del mondo dei giocatori NBA nessuno ci ha fatto caso più di tanto, inoltre Carter negli ultimi anni è stato un giocatore molto soggetto a infortuni e ricadute, quindi anche il suo valore di mercato non era alle stelle, insomma non sembrava proprio il momento per i Raptors di andare a mettere sul mercato, l'unico uomo franchigia che hanno avuto nella loro quasi decennale storia.

Ma i “se” e i “ma” nel mercato NBA contano poco per non dire nulla.
Vince inizia la stagione regolare, in sciopero, e lo sciopero continua fino agli ultimi giorni canadesi.

I Raptors reagiscono alla sua assenza come, spesso succede in questi casi, con orgoglio e grinta, come stessero giocando per dimostrare qualcosa al mondo intero, lo specchio di questa situazione è stata la gara vinta contro gli Spurs, dove i Raptors hanno fatto una rimonta clamorosa nel finale con Carter assonnato in panchina (vedi foto).

Lo stesso coach Sam Mitchell in questo mese e mezzo in più di una occasione ha ribadito che chi non era interessato a giocare con il cuore era meglio che si facesse da parte.

Ovviamente con questa situazione la cessione di Carter nonostante il momento non propizio, per i motivi sopraccitati, è apparsa inevitabile sin dai primi di novembre.

La prima destinazione possibile è apparsa Portland, titolare di contratti in scadenza molto onerosi, un mesetto fa era venuto fuori uno scambio di proporzioni mostruose con anche Jalen Rose coinvolto in direzione Portland, in cambio di Abdur Rahim, Stephania e uno tra Van Exel e Derek Anderson, con la differenza sostanziale che Van Exel era in scadenza, mentre Anderson ha ancora due anni e mezzo di contratto. Alla fine pare che i Blazers abbiano imposto Anderson nello scambio, e i Raptors si siano tirati indietro per non prendersi un contratto oneroso come quello di Anderson.

La fase due è stata una lunga trattativa con i Knicks, dove a un certo punto c'erano in ballo mezzo roster da una parte e dall'altra, con il solito Rose insieme a Carter da una parte, e i vari Allan Houston Jamal Crawford Nazr Mohammed e soprattutto Tim Thomas dall'altra a ruotare nelle possibili ipotesi di scambio. I Knicks volevano assolutamente spedire in Canada Tim Thomas, mentre i Raptors volevano assolutamente uno tra Crawford e Mohammed, con cui si sarebbero addirittura presi anche Allan Houston. Come sempre succede in questi caso quando le ipotetiche trade assumono proporzioni così mastodontiche diventa impossibile gestirle nei particolari e l'affare naufraga.

La penultima squadra a trattare Vince sarebbero stati i Celtics, rumors di fatto venuto fuori per bocca del GM dei biancoverdi Danni Ainge che nelle ore seguenti lo scambio ha affermato di essere stato in trattativa fino in fondo, senza specificare con quale contropartita, ma ci vuole poco a capire che la ricetta di Ainge fosse Ricky Davis, un paio di contratti in scadenza tra quelli di Fox Stewart e Payton e un paio di scelte future, nulla di molto dissimile da quello accettato poi dai Nets.

Alla fine Vince finisce ai Nets, prossimi al trasferimento a Brooklyn, dove formerà  un reparto di esterni tutto volante con Kidd e Jefferson, ma dove ad oggi non c'è un reparto lunghi. Ovvio che i Nets da qui in avanti saranno attesi ad una galoppata che li porti ai playoff, ma anche nel derelitto Est presentarsi al Tip off con Collins Scalabrine come coppia di lunghi titolari, non è molto consigliato.

Lo scambio secondo me non convince molto nemmeno in ottica Raptors, dove fatta eccezione per le scelte, arrivano due onesti comprimari come Eric Williams e Aron Williams, che daranno sicuramente una mano, e Alonzo Mourning destinato probabilmente a partire in tempi brevissimi, o sotto forma di trade, oppure in buona uscita con un buyout. Nel presente i Raptors dovranno fare del cuore e della grinta la loro unica arma sperando che nei prossimi draft, non ricommettano errori grossolani come quelli dello scorso giugno dove scegliendo per ruolo, sono andati a prendersi uno come Arujao, che non ha visto campo, perché non è palesemente pronto per l'NBA, e che se non ci fosse stato il gesto caritatevole dei Raptors con ogni probabilità  avrebbe faticato molto ad entrare nelle prime venti scelte.

In ottica mercato, l'arrivo di Vince Carter ai Nets, di fatto toglie dal mercato l'altro ipotetico pezzo da novanta, ossia Jason Kidd. Di fatto tutto il mercato che ci potrà  essere da qui alla tradeline di febbraio sarà  incentrato sulla scelta di Karl Malone e sui Free Agents dell'estate prossima, e dell'interesse che c'è intorno ai loro contratti in scadenza. I nomi più gettonati sono quelli di Redd, Ray Allen, Ilgauskas, Antoine Walker, Abdur Rahim e di tutti i giocatori scelti al draft del 2001. Come si nota, fatta eccezione per Ray Allen, non c'è nessun giocatore potenzialmente tra i primi 10 della lega.

Dunque può anche darsi che nei prossimi mesi potrebbe essserci un periodo di relativa bonaccia e tranquillità  nei vari roster. Nel dettaglio i rumors attuali (quindi con ogni probabilità  soggetti a cambiare nelle prossime ore), darebbero Michael Redd verso Cleveland, con gli stessi Cavs molto interessati anche ad Eddy Curry, per il resto calma piatta, con molti occhi puntati su Ray Allen autore di una stagione da primo quintetto NBA, che ancora non ha rinnovato con Seattle e che quindi potrebbe anche andare sul mercato visto che ad ottobre le due parti erano molto distanti, e per Allen con ogni probabilità  ci sarà  chi potrebbe fare follie.

Se il mercato dei giocatori potrebbe vivere un momento di calma relativa (ma ovviamente succederà  il contrario), qualcosa di importante potrebbe muoversi in quello degli allenatori. La sensazione che tutti hanno è che ci si potrebbe ritrovare davanti ad una situazione molto simile a quella del maggio 2003, dove un cambio di una panchina potrebbe creare un effetto domino di proporzioni enormi. Le situazioni in ballo sono molte.

Partiamo dai Lakers, dove tutti sanno che la soluzione Tomjanovic potrebbe essere provvisoria, gradita a Kobe, ma non per questa soggetta a eventuali cambiamenti, e qui si aspettano notizie da Detroit dove la conferma di Larry Brown non è affatto scontata, anzi i ben informati dicono che Brown sarebbe già  annoiato (a Phila lo dicevano una volta al giorno) e pronto a cambiare squadra, e ovviamente la panchina gialloviola sarebbe il primo obbiettivo per ogni coach e anche per lui.

Situazione simile a Cleveland, dove coach Silas è ben conscio di essere un traghettatore, solo che prima di andare a rifilare un contratto principesco a qualcuno bisogna fargli una squadra da mettere intorno a Lebron e per questo la prossima estate sarà  cruciale.

Terza panchina in dubbio è ovviamente quella dei Knicks, dove i giorni di Wilkens non dipendono assolutamente dal suo lavoro, ma bensì dalla disponibilità  di qualche coach dal nome importante (in primis Phil Jackson), dunque può darsi che Wilkens chiuda presto la sua esperienza, o che vada anche a fine stagione.

L'elemento che potrebbe destabilizzare il mercato, però potrebbe essere un nome a sorpresa, Jerry Sloan, ormai da tempo immemorabile sulla panchina dei Jazz, che potrebbe chiudere il suo rapporto con la franchigia di Salt Lake City a fine anno, per una serie infinita di motivi, primo tra tutti il fatto che non ha approvato in pieno la campagna estiva dei Jazz, non tanto nella conferma di Kirilenko, quando nei due contratti di Okur e Boozer, che avevano fatto parlare di Utah come della trionfatrice del mercato estivo, ma che a conti fatti assume una prospettiva diversa, con Okur spesso incapace di difendere e di intimidire, e Boozer che statistiche a parte è un giocatore che in difesa subisce molto, vuoi per carenze tecniche vuoi perché è due metri regalati, e questo quando affronti i padroni del ruolo come Duncan, Garnett e Nowitzki pesa e pesa tanto, e se vuoi vincere l'Ovest sopra a questi tre in un modo o nell'altro ci devi passare. E a questo punto della sua carriera a Sloan di allenare una squadra senza prospettive concrete di titolo, non interessa più. Dietro però ci sarebbero anche contrasti con la dirigenza più vasti.

Scontento di questa situazione Sloan starebbe concordando il termine del suo rapporto ventennale con i Jazz, e ovviamente uno come lui farebbe gola a tutti dai Knicks, ai Lakers, ai Cavs, ai Celtics dove per Ainge era uno degli obbiettivi per la panchina prima della nomina di Rivers, ma dove lo stesso Rivers pare riscuotere ad oggi molto credito e quindi non dovrebbe essere in discussione.

Le voci più fondate lo darebbero intenzionato a tornare a Chicago dove per anni ha giocato, e dove c'è un gruppo giovanissimo che attende solo un coach come lui per crescere davvero. E non c'è cosa che affascina un coach più di quella di creare un gruppo da zero e crescerlo sotto la propria guida.

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