JC è capace di qualsiasi soluzione balistica, dalla più sconcertante a quella più eccitante
Se nella NBA esistesse una sorta di "Contro-MVP" come ad Hollywood esistono i "Contro-Oscar", allora Jamal Crawford vincerebbe a mani basse il premio come peggior selezionatore di tiri della Lega.
Per l'ennesima volta in stagione, lo sparecchiare scellerato verso il canestro degli avversari ha creato a volte più danni che benefici, salvo ribaltare le cose nella successiva gara o all'interno della stessa. Tra una striscia di tiri inguardabili ed un clutch-shot di tabella o cinque canestri di fila in un batter di ciglia, alla fine si parla sempre e comunque di lui.
Vediamo comunque come sono andate le gare per i Knicks, in modo da mettere altra carne al fuoco per un discorso più ampio, arrivando poi ala questione Crawford in occasione della gara contro Detroit.
I Knicks finalmente ribattono i Nets nelle Meadowlands, dopo sette sconfitte consecutive al di là del fiume Hudson. 87-79 alla fine, con Crawford che ne mette 30 ma con 8/21 ed errori in tutti i suoi ultimi sette tiri tentati a cui vanno aggiunte sei palle perse.
Le chiave di svolta della partita è la difesa che Nazr Mohammed ma soprattutto Jerome Williams regalano nei dintorni delle plance. Williams cancella letteralmente Richard Jefferson dal campo, ossia il miglior realizzatore dei padroni di casa, costringendolo a sbagliare gli ultimi sette tiri. New Jersey, complessivamente, non segna per 15 minuti a cavallo del terzo e quarto periodo, ma i Knicks tentano di non essere da meno non mettendola dal campo negli ultimi 10 minuti finali. Contro i Nets odierni, bastano quindi 10 punti dalla lunetta in 10 minuti per portare a casa una "doppia vu".
Le percentuali al tiro delle due squadre ci fanno capire a che razza di partita abbiamo assistito i poveri spettatori presenti: 30% per i Knicks, 34% per i Nets. In più, questi poveretti hanno dovuto sorbirsi pure 20 minuti di Mookie Norris, roba da fine del mondo, ma l'assenza di Penny Hardaway ed i pochi minuti di Houston in attesa della successiva gara contro i Campioni del Mondo hanno giocoforza favorito l'ex-Rocket.
E' ha dir poco scandalosa la sconfitta del giorno dopo contro i Pistons (93-94). Ad un primo tempo chiuso a +16 con lezioni di leadership dispensate da Marbury, bombe e fuochi d'artificio di Crawford manco fossimo a Napoli a Capodanno ed una difesa finalmente all'altezza, fa da controaltare una seconda frazione da incubo.
Sia chiaro: che i Pistons di un certo Larry Brown possano tirare qualche vite in difesa e tornare sotto ci sta tutta la vita, ma il modo in cui i Knicks dilapidano il vantaggio acquisito è orripilante ed alla fine, con la partita risolta al fotofinish, non si può che colpevolizzare chi ha avuto gli ultimi due possessi nelle mani.
Knicks avanti di quattro a un minuto dalla fine. Crawford tenta un tiro impossibile, fuori equilibrio e stra-marcato dal suo avversario diretto, quando invece c'è tutto il tempo di cercare una soluzione migliore. Rimbalzo ospite e due punti dall'altra parte. Fallo su Kurt Thomas: 1 su 2. Rimbalzo Pistons e due punti. 29 secondi alla fine. Palla a Crawford (e non a Marbury?!??!?!?!?!?), inizia a spararsi dei crossover fini a se stessi, poi quando mancano 10 secondi (dieci secondi!??!?!?!?!?!??!?!?!) spara a salve sul ferro, anche qui da distanza ragguardevole. Rimbalzo Billups che vola in contropiede, Marbury non può fare altro che commetere fallo ed il PM degli ospiti porta i suoi sul +1 a 2.6'' dalla fine. Inutile l'ultima azione in cui FINALMENTE riceve Marbury che però non riesce a crearsi un tiro decente.
Brucia, brucia, brucia questa sconfitta, tanto che ci sono problemi a tenere in mano i quotidiani del giorno dopo nelle strade della Grande Mela, anche se il freddo invernale è ormai pungente.
Tutti sono concordi nell'accusare Crawford, così come Wilkens: uno, ovviamente, per le selezioni di tiro, l'altro perché gli costruisce sempre l'ultimo tiro, come se il canestro di tabella (di tabella??!?!??!?!?!??!) che aveva realizzato a Houston fosse la regola e non l'eccezione. Soprattutto con un Marbury che poteva andare dentro, magari subire fallo o trovare l'uomo libero sul raddoppio, che bisogno c'era di mettere ancora la palla nelle mani di Jamal per una ventina di secondi di stallo completo?
Come suggerito in vari forum dai tifosi, se JC avesse gettato la palla verso il cielo del Garden allo scadere del 24mo secondo, Billups non avrebbe poi avuto il tempo del coast-to-coast e forse neppure del time-out! Possibile che i tifosi debbano essere cestiticamente più intelligenti di un giocatore NBA professionista (con tutto il rispetto per i tifosi, ma con tutto il demerito dalla parte di Crawford, of course!)?
Che l'ex-Bulls avesse problemi nelle scelte di tiro era palese fin dal suo arrivo tra i pro, così come la speranza che l'esperienza lo porti a migliorare in questo senso è tanta visto la giovane età , ma oggi si sta passando il livello di guardia e pure Allan Houston, uno che prima di rilasciare una dichiarazione contro compagni o allenatore ci pensa non due volte ma dieci o undici, ha pubblicamente condannato il numero 11 in un discorso che comunque ha abbracciato i vari problemi che attanagliano la squadra.
"Sono davvero deluso perché giochiamo delle buone partite come stasera, ma non siamo abbastanza maturi da capitalizzare quanto fatto prima, commettendo troppi errori nel finale. Quando le cose stanno girando per il verso giusto, non abbiamo la disciplina tecnico/tattica per continuare ad attaccare coscientemente o difendere nel modo corretto. In questo senso, ne sono sicuro, miglioreremo, ma dobbiamo farlo in fretta prima di compromettere la stagione".
Tocca poi a Knicks piazzare una rimonta ai limiti dell'impossibile dopo aver subito quella dai Pistoni e sono i 76ers la vittima sacrificale: 113-107 dopo un tempo supplementare. I padroni di casa sono avanti a +19 nelle prime battute dell'ultima frazione, quando un parziale di 10 punti consecutivi propiziati da un assatanato Williams riportano in partita New York: nell'ultimo minuto, su un airball di Houston, l'ex-Bull recupera la palla, la serve a Kurt Thomas che sbaglia a sua volta" ma il cagnaccio è ancora lì, a sporcare la spicchia, veemente. La rimonta continua fino al -3 con 2 secondi più spiccioli dalla sirena.
Rimessa di JYD, Blocco di Steph per" Allan Houston che infila la tripla del pareggio. Il "Mr. Clutch" bluarancio è definitivamente tornato. Nell'overtime è Kurt Thomas a raffigurare la parte del mattatore, mentre Phila va in bambola e Williams firma una schiacciata più fallo che chiude virtualmente i giochi.
Per un H20 da 15 punti dal pino (panchina che per una volta è stata più che all'altezza della situazione) ed un Marbury da 27, fanno da controaltare i numeri di Crawford dal campo: 4/17 con 0/8 da oltre l'arco. Houston sta lentamente riguadagandosi il posto in quintetto? Inutile sparare sulla crocerossa (a.k.a. Tim Thomas), mentre anche Mohammed stecca la partita.
Il matinè contro i Jazz al Garden è al solito una gara strana. Alla fine arriva la vittoria (94-93), ma che fatica contro i mormoni privi di Kirilenko! I Knicks prendono subito il controllo delle ostilità , portando agevolmente il proprio vantaggio in doppia cifra in un primo tempo inguardabile: 24 minuti dove entrambe le squadre non arrivano neppure a quota 40. Crawford sbaglia i suoi primi sei tiri, inutile dire presi in condizioni precarie o con Raja Bell cucitogli addosso neppure fosse la sua ombra.
Dopo l'intervallo, Utah torna presto in partita con un parziale di 14-2. Si va avanti in equilibrio fino a quando il cronometro non ci dice che mancano meno di cinque minuti alla conclusione. Qui il buon Jamal prende fuoco e mette 11 punti in un amen. Nessuna soluzione al tiro diversa dalle sei che aveva sbagliato all'inizio, ma solo una piccola differenza: ora la palla entra, che sia da tre con fallo di Bell annesso o un running-jumper da centro area in contropiede.
Nel finale, comunque, a fare la differenza sono pure le penetrazioni in vernice di Marbury che gioca per tre quarti di gara per i compagni ed infatti mette insieme 12 assists, ma un paio di giochi da tre punti sono oro colato per la causa newyorkese. Le noti dolenti arrivano al solito da Tim Thomas, che dopo un inizio in cui attacca bene il canestro ed in cui fa intravedere le sue ottime qualità , si eclissa abulicamente con il passare dei minuti. Dalla panchina bene come ormai da consuetudine Houston; pure Sweetney, dopo aver trovato le misure, mette qualche canestro dal post di ottima fattura. Esce invece dalla rotazione Trevor Ariza, così come Mookie Norris.
Dal rientro di Houston, New York è 3-2 ma francamente poteva pure essere un tranquillo 5-0 vedendo come le due sconfitte sono arrivate. Più che positivo fin qui dunque il ritorno più atteso dell'anno sotto la Statua della Libertà . Dopo il tiro da tre che ha portato la gara di Philadelphia al supplementare, ha dichiarato: "E' il tipo di situazioni che amo. Consideratelo il mio regalo di bentornato".
I concetti espressi dal Capitano nelle interviste settimanali vanno a colpire non solo Crawford, ma pure Lenny Wilkens. Se si legge tra le righe, si imputa al coach di non riuscire a dare serenità ma pure un gioco ed un identità ben precisa alla squadra, men che meno dopo una settimana in cui gente come Sweetney ed Ariza hanno collezionato rispettivamente uno e due DNP.
In più la difesa va e viene, ad intermittenza. D'accordo, siamo a Natale e gli abeti sono pieni di lucine che si accendono e spengono, ma non deve essere questo il caso di una squadra di basket. Il problema più vistoso è ancora una volta in small forward, dove gli avversari pasteggiano a piacimento contro Tim Thomas. Wilkens è così costretto a mandare in campo Junk Yard Dog, ossia l'unico difensore che ha a disposizione. Ha funzionato contro Jefferson, ma non può essere una soluzione a lungo periodo se poi te lo devi portare dietro in attacco. Prova ne è la gara contro Utah, in cui è stato pressoché nullo e la sua presenza in rotazione va a discapito dello sviluppo di Ariza.
La cosa più positiva della settimana è aver visto H20 mostrare ottima fluidità offensiva, con il suo jump-shot che non ha perso in elevazione, oltre ovviamente al clutch-shot di Phila. Pure in difesa non è parso indietro come si poteva pensare. Sperando in nessuna ricaduta, il suo minutaggio è destinato a crescere e forse a trovare spazio nello starting five, anche perché visto in panchina dopo essere stato sostituito, la sua espressione non era di certo delle più felici. Appariva contrariato e se pure un tipo come lui mostra i denti, vuol dire che c'è la giusta cattiveria agonistica e voglia di far bene.
Parlando di possibili trades, si sono chiusi i giochi per Vince Carter, approdato ai Nets. La "merce" in cambio è stata, secondo la nostra personalissima opinione, inferiore a quella che Thomas ha sempre offerto ai canadesi. Dello scambio leggerete altrove, inutile tediarvi qui con cose che ormai ai Knicks non interessano più. Una domanda, però, sorge spontanea: quanto Zeke ha davvero voluto Carter, visto cosa hanno accettato i Raptors?
Attualmente sull'argomento mercato non ci sono voci fondate. Eddie Curry sarebbe sempre appetito dalla dirigenza newyorkese, ma a Chicago è tornato titolare ed è stato uno degli artefici della striscia di quattro vittorie (attualmente ancora aperta) che ai Bulls non si verificava da tempo immemore.
Con l'avvicinarsi dell'anniversario della cacciata di Scott Layden (tre giorni prima di Natale), i Knicks sono 13-11, ossia due vittorie oltre il 50%: non succedeva dall'8 dicembre del 2001.
Da qui al primo gennaio i Knicks disputeranno sei partite: in casa con Dallas, poi a Boston, di nuovo al Garden contro Charlotte, viaggio ad Orlando e Minnesota ed inizio 2005 in casa contro i cugini del New Jersey. Appuntamento quindi a dopo le feste.