Una delle ultime immagini di Carter in maglia Raptors
Inutile negarlo, era nell'aria"
Non si possono tenere le persone dove non vogliono stare, benché legate da ricchi contratti.
E probabilmente non conviene nemmeno, deve aver pensato il management dei Raptors, il coach Sam Mitchell e il GM Rob Babcock constatando, cifre alla mano, il rendimento di Vince Carter in questa prima parte della regular season 2004-2005.
Il talento di North Carolina è infatti passato dai beh oltre 20 punti per gara fino ai 15,9 delle ultime due stagioni in sordina, risultando al momento solo 42esimo nella speciale graduatoria dei migliori realizzatori di questa stagione ; numeri decisamente deficitari per un talento offensivo e atletico come questo Tar Heel trapiantato in Canada, peraltro non uno stacanovista del parquet, poiché oltre a numerosi allenamenti, ha saltato come minimo 10 gare a stagione, sei solo in questo scorcio iniziale.
Ma che Carter avrebbe "scioperato" questa stagione era chiaro fin dalla scorsa estate, quando i movimenti del front office canadese avevano fatto presagire una stagione decisamente critica, con poche risorse, il desiderio di ringiovanire e il malcelato desiderio farlo senza la propria, problematica, costosa stella .
L'allievo di Dean Smith aveva esternato tutta la sua frustrazione nel far parte di una franchigia non all'altezza delle migliori e non aveva nemmeno nascosto il desiderio di giocare per vincere in un contesto più ambizioso di quello della capitale dell'Ontario.
In estate la ventottenne ala dei Raptors aveva poi rifiutato la convocazione della USA Basketball per il Dream Team, adducendo impegni di carattere matrimoniale, certamente anche per restare in zona e curare i propri interessi, qualora qualche franchigia, desiderosa di aggiungere un esterno da 20-25 punti e 5-10 rimbalzi di media al proprio roster, lo avesse contattato si fosse fatta sentire.
Invece nulla di definito e la nuova stagione è così iniziata, col buon Vince ad evoluire nelle varie arene d'America, ombra del giocatore devastante di appena due anni fa, tutto preso dal tentativo di risparmiarsi il più possibile : apatico, scontento, polemico, distante dalla squadra, sulle orme di un altro scontento illustre, accasatosi in estate in quel di Houston (al secolo T-Mac), aveva iniziato a far sorgere seri dubbi sulla propria serietà quale professionista, corroborati certamente da cifre individuali sottomedia, quali quelle dette prima : mai mvp di una partita, mai miglior realizzatore, assistman o rimbalzista ; con la sua stella volutamente a marce ridotte, Toronto ha cercato di sopravvivere ma al momento dello scambio il bilancio era un laconico 9-17.
Ed ecco che alla porta di Toronto bussano i Nets.
L'offerta per avere Vince Carter è la seguente : il vecchio Zo Mourning, a far da chioccia ai giovani lunghi canadesi (in primis il promettente Chris Bosh) ; un mastino difensivo come Eric Williams, che ha vissuto le sue migliori stagioni a Boston sotto coach O'Brien ; Aaron Williams, muscolare ala forte con ruolo da gregario, e soprattutto due future prime scelte per una franchigia, quella canadese, che vuole costruire per il domani.
I Nets, invece, hanno propeso per cercare di vincere oggi, e c'è da giurarci che le pressioni più forti siano venute da Kidd e dal suo entourage, per nulla felici del bilancio ultranegativo che New Jersey presenta al momento. Oltre a Carter, le manovre prevedrebbero un lungo d'esperienza, possibilmente di vaglia e, dopo un primo rifiuto incassato da Karl Malone, al momento ancora fuori dai giochi, i Nets si starebbero orientando su Donyell Marshall, anche lui in forza ai canadesi, e come alternativa sull'esperto centro di Golden State Dale Davis.
Se son rose fioriranno, per intanto c'è un duo Kidd-Carter, con l'aggiunta di Jefferson, a fronte di una front line abbastanza debole così com'è, non certo in grado di competere per un posto di preminenza nella Eastern Conference, ma di sicuro in grado di regalare agli spettatori giocate sopra il ferro a ripetizione.
Certo che se dovessero far quadrare il cerchio, con un centro non di primissima scelta (non ci sono), ma almeno in grado di tener botta a rimbalzo e far buoni blocchi, oltre che difendere discretamente, in una parola quello che Wennington e poi Longley erano per Chicago dei tempi d'oro, il discorso cambierebbe in senso positivo ed alcuni traguardi diventerebbero possibili, benché difficili visto il ritardo che New Jersey ha ora sulle prime della Eastern.
Diverso il discorso per Toronto che fa sapere di non voler arrestare la campagna cessioni, cedendo altri due senatori, lo stesso Mourning e Jalen Rose a Miami (che diverrebbe davvero uno squadrone da titolo".), in cambio di una contropartita identificabile al momento nel solo Eddie Jones (ma si tratta di sole voci") .
Se poi partisse pure l'ex Bull Donyell Marshall, non si potrebbe parlare più di ringiovanimento, ma di vera e propria smobilitazione e diverrebbero allora plausibili le voci che vorrebbero la proprietà dei Raptors in procinto di trasferirsi armi e bagagli dal Canada agli Usa nel giro di due anni.
In conclusione, si può dire che questa trade e soprattutto i suoi sviluppi, tra Toronto e New Jersey, avvantaggerebbe soprattutto Miami, se dovesse riuscire a mettere le mani su Mourning e Rose. In tal caso la squadra di Shaq risulterebbe notevolmente favorita per la conquista del titolo di Conference e, secondo me, per la vittoria finale"
Toronto non mi pare che ci guadagni granchè, se non un robusto alleggerimento del proprio salary cap, specie se alla cessione di Carter dovessero aggiungersi quelle di Rose e Mourning e dei loro contratti.
New Jersey è apparentemente la franchigia che esce vincente dallo scambio, ma giova considerare che, dati il ritardo accumulato, una squadra che con Carter è più forte ma non certo completa e pronta a vincere e soprattutto la presenza nella Eastern Conference di teams davvero ragguardevoli, Miami su tutti, questo sforzo economico per vincere subito potrebbe alla fine rivelarsi vano e pregiudicare anche il futuro di questa franchigia : il gioco vale la candela?.
"Que serà , serà "!"