Corey Maggette porterà i Clippers ai Playoff?
Le sorprese vengono ritenute tali quando arrivano inaspettate e improvvise sebbene compaia qualche segnale di cambiamento senza accorgersene.
Ecco perché l'avvio di stagione di questi buoni Clippers può essere considerato inatteso ma vediamo perché è possibile supporre il contrario.
Alcuni sospetti nutrirono la mente di appassionati e tifosi di speranza; l'arrivo sulla panchina bianco rossa di un allenatore serio e stimato quale Michael Dunleavy Sr aveva sorpreso in positivo, tanto per la scelta rischiosa dello stesso, quanto per la rotta diversa seguita rispetto al passato. Tanti carneadi, coach alle prime armi si erano alternati alla guida della squadra, il solo Alvin Gentry aveva resistito per qualche stagione portando questi Clips a un passo dai playoff.
Un altro elemento che faceva ben sperare si chiamava "contratto a lunga scadenza", da queste parti un oggetto misterioso. E' vero che molti free-agents se ne sono andati in cambio di nulla, iniziando da Olowokandi, passando poi per Andrè Miller e Lamar Odom e finendo con Quentin Richardson.
Il nigeriano non ha mai convinto fino in fondo, ha giocato ad alti livelli per due mesi prima della fine del contratto da rookie; Drè è stato una perdita importante se pensiamo che per lui è stato sacrificato il promettente Darius Miles; Lamar è spesso stato un giocatore problematico, ha avuto infortuni lunghi e fastidiosi, grane con la legge e passaggi a vuoto prolungati. Il proprietario Donald Sterling gli aveva giurato amore eterno salvo poi ricordarsi che per lui l'NBA è prima di tutto uno strumento per guadagnare dei soldi.
Veniamo ora all'ultimo importante sacrificio, questa volta motivato da un segnale di cambiamento. The Q sarebbe probabilmente rimasto se Sterling non si fosse fatto cullare da un sogno… chiamato Kobe Bryant. Appena è stato possibile trattare col giocatore una telefonata è pervenuta all'agente. Kobe pareva interessato ed il proprietario dei Clips non ci ha visto più, ha invitato a cena Kobe chiedendogli quali fossero le sue intenzioni e il giocatore inaspettatamente si è rivelato disponibile ad un dialogo.
Successivamente i Lakers si sono messi a riparo accettando tutte le pretese avanzate dal principino, la scelta di un allenatore di suo gradimento, la cessione di Shaq e il massimo salariale consentito. I Clips hanno perso il derby ma qualcosa è notevolmente mutato se quella cena è stata realmente possibile.
Le premesse di un cambiamento erano state deliniate giusto un anno prima quando i Clips hanno pareggiato l'offerta di Miami per Elton Brand e quella di Utah per Corey Maggette. Contratti onerosi e a lunga scadenza perché per quanto riguarda il primo si parla di massimo salariale mentre per lo swingman è stato trovato un accordo di entità minore. Un affare a posteriori se paragonato alle cifre che girano attualmente e all'effettivo rendimento del giocatore.
Veniamo ad oggi e alle brillanti e sorprendenti prove di una franchigia che sta' veleggiando attorno al il par, lesinando ottime prestazioni e gioco divertente.
La squadra è spettacolare grazie alla regia che vede un nuovo interprete passato da comparsa ad attore protagonista. Il serbo Marko Jaric è una delle tante novità in termini di rendimento, sembra pervaso dal sacro fuoco e ha una missione, dimostrare di valere una grande squadra come sesto uomo di lusso o come titolare in una compagine da playoff. Da un punto di vista tecnico Jaric ha un ottimo trattamento di palla, un tiro piazzato dalla media-lunga distanza e una partenza in palleggio efficace.
E' una guida sicura per la squadra anche se a volte sembra avere il freno a mano tirato, ha una visione di gioco incredibile, è un buon difensore sull'uomo e sulle linee di passaggio cosa che gli garantisce due recuperi di media a incontro. E' la stagione della vita, dovrà monetizzare al meglio gli 11 punti di media e i quasi 7 assist perché a fine anno è free-agent e probabilmente chiederà un bel aumento.
I Clips dovrebbero puntare forte sulla matricola Shaun Livingston e difficilmente elargiranno un contrattone a un giocatore ritenuto di secondo piano. Mettiamo le cose in chiaro, Marko è eccezionale ma quello fatto vedere da Shaun è bastato per avanzare paragoni scomodi, addirittura si è parlato di Magic Johnson. In molti giurano che il livello raggiunto dal play è simile a quello dell'Earvin diciottenne e i margini di miglioramento lasciano ben presagire. Vedremo.
In questo periodo ha il ginocchio destro fuori uso e rimarrà lontano dai campi fino al termine di Gennaio, più probabilmente dovrebbe rientrare nei ranghi prima della pausa per l'All Star Game. Nelle gare disputate aveva mostrato lampi di genio, una regia invidiabile, creatività , tuttavia dal punto di vista mentale si trovava a proprio agio sembrando un veterano.
Altre due matricole sono riuscite a "fare la squadra" e se l'una, Lionel Chalmers, non ha in pratica visto il campo, l'altra si è dimostrata interessante. Parliamo della guardia Quinton Ross ritagliatasi lo spazio necessario per fare bella figura, dare qualche punto quando serve.
Dalla panchina esce un vero e proprio "uomo con la valigia", tale Rick Brunson che annovera tra le proprie squadre 8 maglie NBA. Con l'infortunio di Livingston è tornato utile perché unico altro play da rotazione e sta' piacevolmente sorprendendo per l'intensità che mette in così pochi minuti, alzando il ritmo, smazzando assist spettacolari e sicuri, confermandosi buon passatore.
Al momento si toglie la tuta a partita in corso anche la guardia Kerry Kittles, arrivato in estate principalmente perché dotato di sostanzioso contratto da scaricare a fine stagione. In questa operazione di carattere economico ci si è scordati però che Kerry è un buon giocatore in tutte le fasi del gioco, in grado di giocare in una squadra di alto livello da titolare come ha dimostrato in passato. La buona notizia è che il giocatore è da poco rientrato, la cattiva che problemi al ginocchio destro gli hanno concesso di disputare solamente una partita delle prime diciotto in programma. Attualmente accusa ancora fastidi e non è chiaro quando sarà in piena forma.
Il suo rientro metterà in difficoltà Dunleavy che dovrà decidere se farlo partire titolare o continuare con la strada fin qui percorsa. Pescato dal nulla o quasi Bobby Simmons potrebbe concorrere per il premio di Most Improved Player; se la stagione si concludesse sarebbe passato da 8 a 16 punti di media, con 6 rimbalzi e 3 assist. Alcune avvisaglie erano arrivate già nel finire dello scorso campionato quando i Clips, in pieno "garbage period" con la post-season lontana, ideavano esperimenti per questa stagione.
La cavia Bobby ha superato l'esame dimostrandosi letale come tiratore dalla media (55% al tiro) e in entrata verso canestro. Dalla lunga distanza è incredibile perché ha il 52% e segna in qualsiasi momento senza soffrire apparentemente la pressione. Porta bene palla, è capace di costruirsi un buon tiro anche da solo e in fase difensiva è attento utilizzando appieno un fisico compatto e forte.
Compagno intercambiabile di Simmons, Corey Maggette è diventato la bandiera nonché giocatore guida della squadra. Ormai da molto tempo non è più quel ragazzino buono solo per la gara delle schiacciate. L'ala si conferma ad alti livelli mostrandosi giocatore affidabile e guida spirituale con gli oltre 20 punti a referto ogni sera. Cosa dire di lui che già non si conosca? Di nuovo c'è che il tiro da lontano che si è costruito col tempo è ormai una sicurezza. A volte porta palla ma per sporadiche azioni mentre come al solito è devastante in campo aperto e in entrata.
Viaggia a ritmi forsennati anche da un punto di vista mentale senza cali prolungati di tensione, come accadeva invece in passato. Nota di merito il rendimento in linea con quello della scorsa stagione, a fronte dell'aumentato livello dei propri compagni con quindi meno palloni a propria disposizione. Pochi giorni fa' ha perso la possibilità di restituire la vittoria contro i cugini, infatti nel finale di gara coi Lakers ha fallito sullo scadere un canestro sputato dal ferro.
Le conferme continuano con Elton Brand, una sicurezza, un leader silenzioso, maratoneta dei 20 punti e 10 rimbalzi. Fin dal suo primo anno a Los Angeles ha dimostrato tutto il proprio valore poiché in area può segnare in qualsiasi momento, a una mano, spalle a canestro con giro e tiro, dopo un rimbalzo offensivo e con un tiro dalla media affidabile.
Si procura molti tiri liberi ed è dominante, addirittura immarcabile se l'avversario diretto non si chiama Tim o Kevin. Per essere un lungo tratta bene la palla ma quello che stupisce di più è l'energia che mette in ogni singola gara anche quando ha qualche piccolo acciacco come in questo momento. Di recente ha saltato una partita per squalifica per aver dato una spinta a Emeka Okafor contro i Bobcats.
Il collega di reparto dell'ex-Bull è stato fino alla settimana passata il giovane Chris Wilcox. Ala forte naturale ha dovuto sacrificarsi come centro per esigenze di squadra e l'impatto è stato terrificante. 12 punti di media con 6 rimbalzi e il 50% al tiro per un giocatore in rampa di lancio che fa' dell'atletismo il suo marchio di fabbrica. Le doti fisiche sono visibili a tutti, come è semplice notare con che smania attacchi il canestro ogni volta sia possibile.
A rimbalzo è energico e il tiretto dalla media è buono, salvo qualche mattone di troppo, ma le note dolenti sono l'inesperienza e la fase difensiva nella quale ci è capitato di vederlo spesso fuori posizione. I margini di miglioramento sono incredibili ma il giocatore è vicino alla scadenza di contratto e probabilmente resterebbe volentieri. Purtroppo non dipende solo da lui.
Chi invece continua ogni giorno a dimostrare coi fatti che avevano tutti torto è Mikki Moore, conosciuto fino all'inizio di questa stagione solo per i suoi pitoni, sua insolita passione. Non si capisce perché fino a due anni fa' l'NBA non si fosse accorta di lui. Super tatuato e troppo magro per essere un centro dominante, non più giovanissimo, costruirà il proprio futuro sotto i tabelloni come ala o pivot all'occorrenza della squadra.
E' un vero e proprio indemoniato, prende rimbalzi, salta in continuazione, sa palleggiare bene, meglio se spalle a canestro; in questa posizione si trova a proprio agio ruotando sul piede perno e facendo partire un tiro o un gancetto che va a sempre segno. Tutti questi mezzi lo tengono in linea di galleggiamento perché con il ritorno di Chris Kaman avrà la vita meno semplice.
Il centro mancino è rientrato da poco per un infortunio ma continua ad avere problemi legati ad una appendicite. Giocatore d'altri tempi, è un lungo che non si trova facilmente oltre che essere un ragazzo d'oro. Durante una recente gara contro i Nets ha subito fallo da Eric Williams che ha avuto la peggio nel contrasto. Successivamente Kaman è andato verso l'avversario e l'ha aiutato a rialzarsi mentre Eric si lamentava con l'arbitro.
E' in grado di fare di tutto, ha un ottimo tiro e in particolare un gancetto interessante, sa passare la palla, partire in palleggio e possiede movimenti invidiabili. Usa il taglia fuori da manuale, fa' i blocchi giusti, ha senso della posizione e a rimbalzo si sa farsi valere. Nel corso dell ultime gare è partito titolare al posto di Wilcox. Sfortuna permettendo, ci resterà .
Nessun reale impatto e poco spazio ha avuto il centro Zeljko Rebraca sul quale è stato investito molto, 4 milioni in due anni.
Tutto rose e fiori quindi? Da un punto di vista del gioco nella metà campo offensiva nulla da eccepire anche se riteniamo che un improvviso calo della squadra potrebbe arrivare quando le percentuali al tiro caleranno. E' una questione fisiologica e starà a Dunleavy inventarsi qualcosa per limitare i danni. La difesa non è sempre impeccabile ed è necessario migliorare l'approccio a rimbalzo. Altri antidoti sono pronti in casa come il completo recupero nell'immediato di Kaman e Kittles, Livingston tra un paio di mesi. Qualche sconfitta di troppo nelle ultime partite inizia a preoccupare.
Qualcosa sembra però minare la tranquillità dell'ambiente, non ultima l'idea di uno scambio a tre squadre con Simmons e Wilcox in partenza verso Chicago che darebbe Eddy Curry a Golden State, dirottando così Dunleavy a "casa". Il giocatore degli Warriors, figlio del coach dei Clips, sarebbe il benvenuto ma sacrificare le due sorprese dell'anno nonché due titolari sembra veramente troppo. Esiste la possibilità di perdere entrambi nell'immediato futuro ma il problema si riproporrebbe con Mike Junior.
Se i soldi non vengono investiti adeguatamente i giocatori se ne vanno altrove. Ma chi lo spiega a Sterling?