Toronto saluta Air Canada: grazie di tutto Vinsanity
Come molte storie d'amore reali o cinematografiche anche quella tra Vince Carter ed i Toronto Raptors è giunta al capolinea.
Nella giornata di ieri, un 18 dicembre 2004 che in Canada ricorderanno a lungo, Vinsanity è infatti stato ceduto ai New Jersey Nets in cambio di Alonzo Mourning, Aaron Williams ed Eric Williams più due future scelte al draft.
Non siamo alla crisi del settimo anno dei matrimoni ma poco ci manca.
Carter infatti era stato scelto al draft del 1998 dai Golden State Warriors con la quinta chiamata assoluta, ma poi i suoi diritti vennero ceduti ai Raptors in cambio di quelli di Antawn Jamison, e da quel momento Vincredible è stato Toronto.
Una storia fatta di alti e bassi, di totale devozione e di assoluto affidamento nella mani di un giocatore che tra i tanti eredi annunciati di Michael Jordan sembrava a molti il più vicino al più grande di sempre.
Anche la dirigenza si è spesso inchinata alle volontà della propria superstar, la cessione di Charles Oakley ed il rinnovo del contratto di Antonio Davis per fare due esempi.
Stessa università , stessa tremenda propensione al “volo” del 23 dei Bulls; purtroppo però, dopo i primi 2/3 anni di mirabilie atletiche e scenografiche, sono cominciati i problemi per l'ex Tar Heel.
Nei suoi anni migliori ci sono state però delle perle che rimarranno a lungo nella memoria di tifosi dell'NBA e non, con la speranza che queste gesta possano essere ripetute.
Come dimenticare la gara delle schiacciate dell'All Star Game del 2000, probabilmente la più bella di sempre, quando Air Canada fece vedere a “The Arena in Oakland” ed al mondo intero cose che non si sono più ammirate in nessuna parte parte del globo.
Come dimenticare lo show in campo aperto dei Raptors di quell'anno, con il “cuginetto” Tracy McGrady a far da complice nelle scorribande sopra il ferro di Vinsanity.
Come dimenticare quella che per molti resta la miglior schiacciata della storia del basket, quella che un Carter con i capelli inchiodò in quel di Sydney sulla testa del 2 metri e 17 Freddy Weis.
Come dimenticare i playoff del 2001, quando Invinceble, dopo una stagione da 27 di media, guidò i suoi Dynos fino alla semifinale di Conference contro i Philadelphia 76ers (futuri finalisti NBA) dell'MVP Allen Iverson, dando vita con il piccolo grande uomo un duello a colpi di cinquantelli, portando i suoi ad un tiro, purtroppo per lui sbagliato, dalla finale dell'Est.
Poi però, proprio a partire dal quel maledetto buzzer-beater mancato, sono cominciati i guai per il numero 15 dei Raptors.
Un infortunio al ginocchio gestito male che ha portato a diverse ricadute, i primi problemi con la stampa locale e con i coach, infine anche le critiche dei columnist più accreditati.
Si è infatti cominciato a dubitare delle sue doti di trascinatore, della possibile ma ormai non più probabile eredità di MJ da raccogliere, proprio mentre Kobe Bryant vinceva tre titoli e Tracy McGrady si affermava come miglior realizzatore del campionato.
“Più bello che utile”, si diceva, proprio come l'Avvocato Agnelli definiva Zinedine Zidane ai tempi della sua permanenza in bianconero.
Peccato però che “il gatto nero” Zizou vinse poi da protagonista scudetti, una coppa interconinentale, un europeo ed un mondiale con la Francia ed una Champions League con il Real Madrid, realizzando probabilmente il gol più spettacolare ed allo stesso tempo più decisivo di una finale.
Carter invece, se si eccettua la medaglia d'oro con Team USA alle Olimpiadi australiane, non ha ancora vinto nulla, e quella Gara-7 contro i Sixers rischia di essere un peso troppo grande anche per Invinceble.
Ora il rapporto di odio-amore con i tifosi dell'Ontario è giunto al termine e comincia quello di solo amore, almeno iniziale, con quelli del New Jersey.
La speranza però è che Vinsanity possa tornare a volare, che il suo hang-time torni ad essere irreale come un tempo, che il suo ginocchio (ed il suo atteggiamento) gli permettamo di nuovo
di attaccare il canestro e non di doversi (o volersi) accontentare dei tiri in fade away dai 6/7 metri.
E questo non solo per fare contenti i milioni di tifosi in giro per gli States che adorano i suoi show e da anni lo consacrano come il giocatore più votato per l'All Star Game, ma anche perché la qualità e l'efficacia del suo gioco ne guadagnerebbe non poco.
I raddoppi che attirerebbe, gli scarichi e la superiorità numerica sul lato debole che potrebbe generare, i tiri liberi nei momenti decisivi delle partite che potrebbe ottenere.
Tutte cose che la sua nuova squadra, i Nets, sperano di poter ritrovare dopo lo scambio che nei progetti dei due team coinvolti dovrebbe risolvere i problemi di due formazioni decisamente in crisi.
Toronto era ormai arrivata ad un punto di non ritorno nella vicenda Carter, la sua partenza era scontata ma si trattava solo di ottenere il massimo dalla sua cessione.
L'offerta più plausibile sembrava quella dei Portland TrailBlazers, ma il mancato accordo tra le due dirigenze sull'inserimento o meno nelle trattative di Nick Van Exel aveva fatto saltare un affare che appariva già concluso.
Poi sono arrivati i Nets ed il loro desiderio di affiancare un'altra opzione al contropiede volante di Jason Kidd, decisamente scontento del roster dei due volte finalisti NBA.
Certo il reparto dietro è da playoff, ma la front-line non è molto competitiva, soprattutto se si considera che da quest'anno ad Est è arrivato “The Big One”, che non è il catastrofico terremoto che potrebbe un giorno inghiottire la California ma un signore chiamato Shaquille O'Neal.
La contropartita per Toronto è stata di tre giocatori e due scelte future, con la prospettiva di altre cessioni nell'immediato e tanta voglia di ricostruire la franchigia intorno a Chris Bosh.
Tra i giocatori arrivati alla corte di Sam Mitchell ci sono due lunghi come Alonzo Mourning ed Aaron Williams, che se non verranno ceduti potrebbero fornire quei centimetri a centro area per impedire ai Dynos di subire in media 50/60 punti in vernice per partita.
La dimensione sotto canestro che potrebbe acquisire il gioco di Toronto andrebbe ad aggiungersi ad una migliore attitudine difensiva data dall'altro nuovo arrivo Eric Williams e dallo spazio che dovrebbe avere con la partenza dell'ormai svogliato Carter l'ex-sesto uomo Morris Peterson, probabilmente alla vera grande occasione della carriera.
E' però ancora presto per fare previsioni su un ipotetico quintetto dei Raptors (che al momento dovrebbe essere Alston-Peterson-Rose-Bosh-Mourning), perché nuove trade sono pronte ad accadere ed il GM Rob Babcock potrebbe aggiungere altre pietre miliari alla sterminata serie di errori che la dirigenza di Toronto ha commesso in questi anni (Damon Stoudamire, Marcus Camby, Tracy McGrady per fare alcuni nomi di ex lasciati andar via).
Ora il numero di giocatori a disposizione del curioso allenatore Sam Mitchell è veramente elevato, quasi perfetto per la singolare rotazione continua a 10/12 uomini dei Raptors di inizio campionato, una squadra che però “vanta” un record di 8-17.
Certo in questo Est molto livellato verso il basso un posto ai playoff, come lo stesso coach afferma di continuo, si può sempre trovare, ma già dalla prossima partita la vittoria dovrà essere un must per “the Canada's team”.
La sorte ha voluto poi che il primo incontro post-trade fosse proprio Toronto-New Jersey, che però il grande protagonista Vince Carter sarà costretto a saltare per un problema al tendine d'achille che lo tiene fermo da una settimana.
L'appuntamento è all'Air Canada Centre di Toronto, l'ultimo “Air Canada” rimasto ai tifosi dell'Ontario, ed anche quello sembra seriamente a rischio: Las Vegas chiama…