300 Vittorie – Parte Prima

Cy Young, 511 vittorie in carriera

Il 13 giugno 2003 Roger Clemens è entrato in uno dei più esclusivi club del Major League Baseball: il Rocket, infatti, ha conquistato il successo numero 300 della propria carriera, 13 anni dopo Nolan Ryan; un anno piu tardi, esattamente il 7 agosto 2004, l'impresa di Clemens è stata ripetuta da Greg Maddux, che ha raggiunto il prestigioso traguardo, sconfiggendo i San Francisco Giants. Il 5 agosto 2007, è stata la volta di Tommie Glavine, che è diventato il 23esimo lanciatore ad entrare nel prestigioso circolo.

Il primo giocatore che superò l'ambita soglia fu James Francis “Pud” Galvin, pitcher che disputò la propria carriera nel XIX secolo, vestendo le maglie dei Buffalo Bisons (squadra della National League attiva tra il 1879 e il 1885), di Pittsburgh e dei St. Louis Browns.* Galvin, in 14 stagioni nelle majors, collezionò 365 vittorie, con due annate da 40 successi, tre da almeno 30 e dieci sopra quota 20.

*La squadra di Pittsburgh debuttò nel 1882 nella defunta American Association (major league attiva tra il 1882 e il 1891); nel 1887 si trasferì nella National League. Nel 1891 la franchigia utilizzò per la prima volta il nickname Pirates. I St. Louis Browns, all'inizio del XX secolo, cambiarono il nome in Cardinals; quei Browns non vanno confusi con quelli del '900 (ora Baltimore Orioles).

Se consultiamo la lista delle 300 vittorie, notiamo diversi pitcher che giocarono nel XIX secolo: oltre a Galvin, ci sono, infatti, Kid Nichols (361), Tim Keefe (342), John Clarkson (328), Charles Radbourn (309), Mickey Welch (307), che disputarono gran parte della loro carriera nell'800.

Ovviamente quel periodo storico non può essere paragonato con alcuna epoca successiva, quindi i dati statistici devono essere considerati valutando numerosi aspetti, visto che il gioco era molto diverso da quello che conosciamo ed era sicuramente meno faticoso per i pitcher: il monte di lancio era molto più vicino al box di battutta, il concetto di “rotazione dei partenti” (almeno come lo intendiamo noi) era assolutamente inesistente, quindi era normale per un lanciatore essere utilizzato come starter in oltre 50 partite ogni anno (nel 1883 Galvin fu partente in 73 partite).

Charles Radbourn detiene un record assolutamente inavvicinabile, vale a dire 59 vittorie in un'unica stagione (1884), seguito da Clarkson a quota 53 (1885). Inoltre, era molto comune per un lanciatore iniziare e terminare una partita: non sorprendono, ad esempio, i 75 complete game di Will White (229 vittorie) nel 1879 e i 73 di Radbourn nel 1884; per questi motivi, certi primati stagionali non potranno mai essere battuti.

Già  nell'ultimo decennio del XIX secolo, si verificarono alcuni cambiamenti e, sebbene fosse ancora permesso l'utilizzo della saliva (la spit-ball) e altre sostanze per modificare l'effetto dei lanci, i dati statistici calarono dal punto di vista quantitativo.

Per quanto riguarda la ERA, i dati rimasero sempre molto bassi: Tim Keefe, ad esempio, detiene il record stagionale con 0.80, ottenuto nel 1880, seguito da Dutch Leonard con 0.96 del 1914. Fino al 1920, i lanciatori erano davvero dominanti e la media punti per partita era davvero bassissima: era un gioco scientifico, studiato, in cui la potenza dei battitori era ininfluente, tanto che il primo ventennio del XX secolo rimarrà  per sempre noto come la dead ball era; a cavallo tra gli anni '10 e '20 furono proposte nuove regole il cui scopo era limitare il potere dei lanciatori.

Nel 1890, con la maglia dei Cleveland Spiders (squadra della NL estinta nel 1899), fece il debutto un giovanotto di nome Denton True Young, soprannominato Cyclone o più semplicemente Cy, per l'estrema potenza dei suoi lanci: l'anno successivo il promettente pitcher vinse 27 partite, iniziando il proprio mito; Cy Young ebbe il suo momento di massimo splendore con la maglia dei Boston Red Sox nel primo decennio del XX secolo, contribuendo tra l'altro al successo nella prima World Series dell'era moderna (1903).

La leggenda di Cy Young si chiuse nel 1911, dopo che aveva stabilito dei record impressionanti: 815 partenze, 7354 inning giocati, 316 sconfitte, ma soprattutto 511 vittorie; il mitico pitcher confessò che non aveva il minimo problema a lanciare ogni due giorni e che il vero motivo del suo ritiro fu la sua obesità , che gli impediva di reagire ai bunt con efficacia. Nel 1956 fu istituito il premio dedicato al miglior pitcher stagionale e non a caso fu intitolato alla memoria di Denton True Young.

Un altro splendido lanciatore dei primi anni del XX secolo fu Christy Mathewson, amatissimo campione dei New York Giants; eppure quando Mathewson arrivò nella Grande Mela, dopo uno scambio con i Reds, molti osservatori criticarono quella scelta: perché rinunciare ad un ottimo pitcher come Amos Rusie (246 vittorie) per un giovincello inesperto? Alla fine i fatti diedero ragione alla dirigenza di New York: Rusie terminò la propria carriera senza altri successi, mentre Mathewson iniziò la propria leggenda.

Mathewson era dotato di un incredibile repertorio di lanci, tra cui spiccava la celeberrima fade-away ball, paragonabile alla moderna screwball. Con Matty sul monte, i Giants vinsero 5 pennant, conquistando il titolo mondiale nel 1905: in quelle World Series New York sconfisse 4-1 i Philadelphia Athletics, ma gran merito fu proprio del fantastico lanciatore, che collezionò ben tre shutout. Mathewson vinse la propria 300esima partita a soli 31 anni e 328 giorni, stabilendo un record ancora imbattuto; nel 1916, dopo aver raggiunto quota 373, Matty si ritirò, anche se purtroppo morì nel 1925 a soli 45 anni, a causa di una tubercolosi.

In quei Philadelphia Athletics, allenati da Connie Mack, militava Eddie Plank, che risultò determinante nei sei titoli della American League vinti dalla squadra della Pennsylvania tra il 1902 e il 1914; Plank giocò una stagione anche nei St. Louis Terriers della Federal League, una lega considerata major che, tra il 1914 e il 1915, cercò di contrastare la potenza di National e American League: la diatriba finì in tribunale, in cui però la Federal League fu schiacciata e costretta allo scioglimento. Anche Plank fa parte del prestigioso club delle 300 vittorie, infatti quando si ritirò ne aveva collezionate 326.

Sebbene soltanto Cy Young sia riuscito a superare quota 500, c'è tuttavia un altro pitcher ad aver raggiunto la 400esima vittoria, Walter Johnson: “The Big Train” non solo era dotato di una palla veloce impressionante (che gli permise di guidare la classifica degli strikeout per 12 volte), ma anche di un ottimo controllo, alquanto raro per i pitcher di potenza, tanto che mai fu il peggiore in quella delle basi su ball. Johnson rimase sempre fedele ai Washington Senators, una squadra di estrema mediocrità , e rifiutò tutte le offerte provenienti dalle altre franchigie, anche se questo rovinò le sue statistiche personali: 417 vittorie, 279 sconfitte (di cui 27 per 1-0), 110 shutout (MLB Record); se fosse stato ceduto a formazioni migliori, Johnson avrebbe potuto raggiungere il muro dei 500 successi. L'unica soddisfazione personale avvenne nel 1924, quando i Washington Senators sconfissero 4-3 i New York Giants; inoltre, Walter Johnson era molto apprezzato anche per la sua estrema classe e gentilezza.

Se Johnson dominava la American League, il pitcher #1 della National League in quello stesso periodo fu Grover Cleveland Pete Alexander; Alexander giocò con la maglia dei Phillies, dei Cubs e dei Cardinals, ottenendo numeri spaventosi, soprattutto se si considera che militò in stadi favorevoli ai battitori: 373 vittorie, 3 stagioni consecutive sopra quota 30 (1915-16-17, in cui si aggiudicò la prestigiosta Pitching Triple Crown), 90 shutout. Tuttavia, Alexander era l'antitesi dello sportivo: bevitore accanito, passava gran parte delle serate (anche quelle precedenti alle partite) ad ubriacarsi nei locali; inoltre, soffriva di epilessia e, dopo aver partecipato alla Prima Guerra Mondiale, era rimasto sordo ad un orecchio.

Ultimo lanciatore a raggiungere quota 300 prima del secondo conflitto mondiale fu Lefty Grove, eroe dei Philadelphia Athletics vincitori di 3 pennant e 2 World Series tra il 1929 e il 1931; Grove, il cui vero nome era Robert Moses, finì la carriera nei Boston Red Sox nel 1941 dopo aver vinto esattamente 300 partite; le sue 31 vittorie del 1931 (pareggiate da Jim Bagby nel 1920 e da Denny McLain nel 1968) sono il massimo per un lanciatore dalla fine della dead-ball era (1920).

(continua)

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