Luke Walton al tiro. Riuscirà a farsi spazio anche in Nba?
Luke Theodore Walton, conosciuto più semplicemente come Luke, nasce a San Diego, in California, il 28 Marzo del 1980.
Il cognome ci dice già qualcosina, e in effetti Luke non è altro che il figlio del mitico Bill, il grandissimo centro che ha giocato a cavallo degli anni '70-'80 nei Blazers, nei Clippers e nei Celtics. Quindi i geni cestistici ci sono (e piuttosto nobili, anche) per il nostro, che infatti dimostra subito di avere una certa propensione verso la palla a spicchi.
Già dai tempi della High School si fa notare come ottimo studente, oltre che gran giocatore di basket: con la University High School di Poway, farà incetta di riconoscimenti dopo una favolosa stagione da senior, in cui metterà a referto 20 punti, 11 rimbalzi e 6 assist ad uscita, giocando un basket totale e intelligente, come fanno in pochi a quell'età .
La lotta per il recruiting è serrata, e alla fine Lute Olson riesce a farlo diventare un Wildcats per la sua Arizona. Poteva andare a UCLA come il padre, ma, sconsigliato anche dal noto Bill, non l'ha fatto per evitare troppe pressioni che sicuramente non gli avrebbero fatto bene. Decisone sicuramente giusta, segno della sua grande maturità ed intelligenza anche fuori dal parquet di gioco.
Perché anche dentro si va forte, eccome. Ma il destino lo attende dietro l'angolo del campus dei Wildcats: una frattura al piede destro lo costringe a saltare tutta la stagione da freshman, che poi non sarà presa in considerazione dalla Ncaa. Quindi Luke resterà ad Arizona per ben cinque anni, e nell'anno cestistico 1999-2000, ecco il suo esordio collegiale.
L'annata si trascina senza troppi sussulti, ma il figliolo d'arte mostra al mondo la completezza del suo gioco: in 25.5 minuti di media, scriverà 5.7 alla voci punti a partita, 4.1 a quella rimbalzi, 3.9 agli assist. Memorabile la prima doppia-doppia della sua carriera, il 9 Marzo del 2000 contro l'allora numero 2 del ranking nazionale, Stanford: finirà con 15 punti e 12 (?!?) assist.
L'anno dopo, da sophomore, la crescita pare arrestarsi, le cifre rimangono quasi immutate, si fa notare soprattutto per il titolo di giocatore della settimana nella Pac-10 dopo due partite da 13.3 punti, 10 rimbalzi, 5.5 assist e 4.5 recuperi (re-?!?) di media contro Gonzaga e Saint Mary's. Arizona arriverà alle final-four, che perderà in finale contro Duke a causa di un Mike Dunleavy jr. in trance cestistica, ma Walton (anche qui jr.) giocherà l'appuntamento più importante limitato da una frattura al pollice.
Da junior arriva la consacrazione: tantissimi riconoscimenti, viene considerato tra i migliori 20 collegiali d'America ormai, dopo una stagione stratosferica da 15.7 punti, 7.3 rimbalzi, 6.2 assist e 1.6 recuperi a partita"cifre straordinarie. L'unico giocatore della Pac-10 tra i primi 15 in punti e tra i primo 10 in rimbalzi, assist e recuperi. Fenomenale.
L'anno seguente, quello appena finito, lo ha visto crescere ancora, e ha guidato, stavolta da protagonista, Arizona ad un passo dalle final-four, bloccata stavolta da un Kirk Hinrich fuori controllo. I Wildcats di Walton, comunque, hanno anche avuto la palla del pareggio allo scadere, "bruciata" per ben due volte dal piccoletto Jason Gardner. Ma la reputazione di Luke è salita di livello, è parso un giocatore da tripla doppia praticamente ogni sera. Adesso è pronto per la Nba, ma la Nba è pronta per lui? Apparentemente non ci sarebbe alcun dubbio, ma quello che frena gli scout delle 29 franchigie pro, è la non eccessiva esplosività e velocità di base.
Walton è alto 202 cm e pesa circa 110 Kg. E' un'ala piccola naturale, che fa dell'intelligenza la sua arma principale. Pulito, molto pulito e bello da vedere in campo. Si muove benissimo anche senza palla, praticamente fa sempre la cosa giusta ai fini della buona riuscita dello schema offensivo della propria squadra. Non è un tiratore naturale da 3 punti, ma nemmeno uno che puoi battezzare tanto facilmente: diciamo che la verità sta nel mezzo.
Il suo punto di forza è il tiro dalla media, la sua mattonella è posizionata a circa 5 metri dal canestro. Passatore eccezionale, vede quello che altri non vedono, tanto che a volte tende a forzare per l'eccessiva fiducia nei suoi (ottimi, per altro) mezzi. Dispone infatti di un ball-handling eccezionale, che gli permette di penetrare anche a difesa schierata. A questo punto difficilmente riesce a concludere personalmente per via della scarsa esplosività , ma punisce gli aiuti a centro-area con degli scarichi al bacio per i compagni. Rimbalzista eccezionale, almeno a livello Ncaa, merito di un gran senso e di una grande tecnica per catturare quelli difensivi: diciamo pure che il padre Bill qui ci ha messo del suo.
In difesa risente passivamente del fisico non statuario, comunque può difendere sia sui piccoli che sui lunghi, i quali lo mettono in difficoltà portandolo in post-basso. D'altra parte fatica a tenere le guardie per la rapidità non eccelsa di piedi. Le sue statistiche alla voce recuperi sono entusiasmanti, merito dell'intelligenze con la quale si inserisce nelle linee di passaggio e della grande velocità di mani. Comunque, nonostante i limiti fisici, in difesa si sbatte, va in aiuto per chiudere le corsie di penetrazione avversarie e non è mai deconcentrato.
In definitiva, solo lo scarso atletismo potrebbe impedirgli di sfondare.
Ma è un ragazzo troppo intelligente, Luke Walton, per fallire, e ci sentiamo di scommettere su di lui. Conosce troppo bene il basket, certamente meglio di un comune ragazzo a quell'età .
E' pronto a far ricredere tutti gli scettici sul suo conto. Il cognome illustre all'inizio lo potrà aiutare, poi dovrà fare da solo.
Forza Luke!