Un momento “storico”: Allan Houston si toglie la tuta e scende sul parquet
I Knicks hanno di nuovo l'acqua. Quella nello spogliatoio? No, in campo. Ebbene sì, perché è tornato H20 che letto con il "2" come pedice non è altro che la formula chimica dell'acqua. H20, ossia Allan Houston, ha fatto il suo rientro a fine settimana.
Molti gli attestati di stima arrivati al rientrante capitano. Marbury non ha mai fatto segreto del suo amore per lui, avendolo sempre considerato il miglior tiratore che abbia mai visto. I due hanno giocato insieme solo 21 gare, con un bilancio di 12-9, ma erano altri Knicks, quelli appena rifondati dopo i disastri di Layden in cui la chimica di squadra era lungi dall'essere almeno accettabile.
"E' fuori discussione che Allan non giochi 40 minuti a gara quando potrà farlo. Ed onestamente non capisco chi possa pensare il contrario". Ha dichiarato recentemente Steph. Kurt Thomas è sulla stessa linea: "E' fantastico averlo di nuovo. E' un grande tiratore e ci aprirà il campo rendendo le cose più facili a tutti noi". Crawford si è invece detto stufo delle continue domande sui minuti che perderà in favore del rientrante compagno.
Wilkens in allenamento ha provato lungamente insieme Marbury, Crawford e Houston, con Tim Thomas relegato a sesto uomo. I Knicks sarebbero però troppo piccoli, ma in situazioni tattiche particolari potrebbe essere una soluzione adottabile.
La prima partita di cui ci occupiamo è la disfatta di Memphis in cui i Knicks perdono 96-88, ma la sconfitta è molto più netta di quanto il risultato non dica. Ai padroni di casa mancava Jason Williams, ma il suo cambio Earl Watson ha distrutto il backcourt newyorkese siglando il suo career-high (22 punti). I Grizzlies vanno subito avanti, gli ospiti rientrano grazie ad un buon Tim Thomas ma nel terzo quarto i locali si portano a +15 e controllano fino alla fine.
New York mostra la peggiore circolazione di palla della stagione, così come la difesa è parsa spesso in bambola, come se dopo la sconfitta con Charlotte si fosse insinuata nella mente dei giocatori l'idea di essere una pessima squadra quando invece così non è. Si è tornati a vecchi errori e ad errori tattici di Lenny Wilkens.
Tim Thomas a tal proposito: "Jamal (Crawford) dava sempre palla indietro a Steph, declinando la partecipazione all'azione ed ovviamente il nostro gioco ne ha risentito".
Solo Nazr Mohammed si salva tra i Knickerbockers (16 punti, 12 rimbalzi, 4 stoppate), mentre Marbury ha problemi di falli che gli impediscono di trovare il ritmo. La squadra tira con il 34% contro il 49% degli avversari: basta questo dato statistico per fotografare la gara.
Si viaggia poi a New Orleans e qui, onestamente, perdere era davvero difficile ed infatti arriva un successo per 86-79. Stephon Marbury è il maggior artefice della vittoria, con 22 punti e 9 rimbalzi. Inizia con un 1/6 al tiro, poi però mette sei canestri consecutivi comprese quattro bombe. Inutile rimarcare ancora la solidità di Mohammed, assistito là sotto da un Kurt Thomas da 15+15.
New York si concentra sull'unico avversario pericoloso rimasto agli Hornets dopo i troppi infortuni, David Wesley. Smontato lui, il più è fatto. Knicks avanti 64-42 nel terzo quarto e remi in barca pensando già al prossimo incontro. Male Crawford con 2/10 e Sweetney con cinque falli in 13 minuti.
A Washington invece arriva un'altra sconfitta (104-106), maturata nel finale in un modo in cui Knicks non digeriscono affatto. A 41 secondi dalla fine, avanti di uno, Marbury tenta un jump-shoot sottomisura ma Brendan Haywood lo stoppa. Proteste di Starbury che ritiene la stoppata irregolare: "La palla stava già scendendo", dirà alla fine cercando di contenere al massimo il suo disappunto verso i "grigi". Qualcuno però insinua che se fosse stato Trevor Ariza a dare quella stoppata, sarebbe stato fischiato immediatamente goaltending.
Dall'altra parte, invece, lo stesso Haywood cattura il ventisettesimo (27!!!) rimbalzo offensivo dei Wizards e con un'azione da tre punti regala il +2 ai suoi. Inutile poi il tentativo finale di Mohammed, nel traffico, che non trova il canestro così come Kurt Thomas sul successivo rimbalzo. Per Nazr è l'unico errore al tiro di una gara altrimenti perfetta (20+11). Bene Michael Sweetney dalla panchina con 14 punti.
E' la partita del rientro di Houston: 4/8 e 8 punti per lui in 19 minuti di qualità in cui ha sofferto meno del previsto in difesa
New York, nei primi tre quarti, tira con il 61% ma nell'ultimo mette insieme solo il 32%: solito campanello d'allarme di un jump-shooting team che soffre quando nel finale, in regular season, le difese NBA difendono davvero. Houston è rimasto in panchina per tutti gli ultimi 12 minuti, segno diciamo importante se partiamo dalla presunzione che il capitano possa innalzare questa statistica, da sesto uomo, nel caso i compagni sbaglino troppi tiri.
Ultima partita analizzata in questo report è la vittoria casalinga contro i Nuggets (107-96). I padroni di casa non partono benissimo, ma poi prendono il controllo della gara fino e mantengono un vantaggio che resta sempre sulla decina fino alla fine.
Doveva essere la partita in cui Tim Thomas avrebbe dovuto spaccare il mondo (ma soprattutto Kenyon "Fugazi" Martin dopo gli screzi dello scorso anno), ed invece "Tiny" Tim è stato" Tiny come al solito. Nel finale, infatti, è Ariza a restare in campo. E' così il "Deadly Backcourt" dei Knicks a fare la differenza: insieme, Marbury e Crawford mettono insieme 56 punti; il primo aggiunge pure 11 assists, mentre il secondo mette 17 dei suoi 31 punti nel terzo quarto.
Houston ha tirato male (3/11 in 17 minuti), ma per ora ci sta che non abbia né il fondo né il ritmo per incidere. Wilkens lo ha pure utilizzato da ala piccola, quando Marbury era in panchina e con Mookie Norris nello spot di playmaker. Un quintetto davvero piccolo se consideriamo che a chiuderlo sono Kurt Thomas e Sweetney, utilizzato giocoforza per problemi di falli di Mohammed.
Un successo maturo che stride con la sconfitta contro Charlotte di otto giorni prima e che deve per forza convincere il team della consapevolezza dei propri mezzi.
Il capitolo mercato a New York tiene come al solito banco ed è legato ad un solo nome: Vince Carter.
Fonti vicine ai vari general manager della Eastern Conference hanno fatto trapelare che già in estate i Knicks hanno provato a prendere il giocatore, dopo che aveva pubblicamente chiesto la cessione, offrendo ai Raptors Tim Thomas e Penny Hardaway. In Canada hanno risposto "no, grazie", convinti di poter ottenere molto di più e speranzosi di inserire nello scambio anche il contratto di Jalen Rose.
Proprio su Rose si sono arenate molte trattative, in special modo quella con Portland per Shareef Abdur-Rahim. Ma Isaiah Thomas sta ormai caricando a testa bassa, rendendosi conto che a Toronto lo spogliatoio sta per scoppiare ed il GM Rob Babcock potrebbe aver fretta di concludere prima che si arrivi ad un punto di non ritorno (Rose tra l'altro ha detto pochi giorni fa che è convinto di essere scambiato a breve). In Canada, quindi, potrebbero tra non molto abbassare le pretese.
Così Thomas ha proposto un altro pacchettino natalizio alla dirigenza dei dinosauri: Tim Thomas, Allan Houston e Jerome Williams per Carter e Rose (più eventuali aggiustamenti assortiti per far combaciare i bilanci). A Toronto non appaiono convinti, ma forse ci stanno pensando, soprattutto dopo che Vincredible si è infortunato ad un tendine e qualcuno ha messo in giro la voce che questo imprevisto lo terrà fuori tutta la stagione (infortunio politico? Il giocatore è stato comunque messo in lista infortunati).
L'ingaggio di Houston andrebbe però a cozzare contro la ferrea intenzione di tagliare i costi che già da qualche tempo assilla i Raptors. Proprio per questo Zeke sta forse cercando in giro per la Lega un'altra franchigia per uno scambio a tre.
Potrebbe però scoppiare una guerra interna tra l'owner James Dolan e Thomas. Dolan apprezza Houston come giocatore ma soprattutto come uomo, ritenendolo (giustamente) un impeccabile cittadino-modello con una reputazione di ferro. I due hanno in passato giocato a golf insieme.
Thomas invece ama le forti personalità anche se problematiche fuori dal campo. Si era velatamente lamentato della cessione di Latrell Sprewell (avvenuta prima del suo arrivo a New York) ed aveva provato a prendere Rasheed Wallace ed Eddie Griffin, non certo due role-model. Se da una parte è vero che Dolan ha dal principio dato carta bianca a Thomas, è possibile che questa volta qualche screzio ci possa essere.
Zeke però può portare sul piatto della bilancia il supporto del pubblico, se è vero che il Garden ha fischiato Houston in occasione dell'allenamento pre-stagionale aperto ai fans. Forse è per questo che il rientro del giocatore è avvenuto lontano dalle mura amiche, per evitargli ulteriori fischi che, almeno secondo chi scrive, suonano abbastanza irriconoscenti. H20, agli occhi dei tifosi più miopi, paga colpe altrui, perché non è a lui imputabile se un giorno Layden, con il benestare di Dolan, gli ha fatto firmare un contratto da $100M, ossia da superstar e uomo franchigia" che avrebbe dovuto fare, rifiutare?
Houston, 33 anni, resta comunque il giocatore con il palmares più importante tra tutti i knickerbockers, anche presi congiuntamente: una finale NBA, due di Conference, "Big Shots" a iosa (con il culmine rappresentato dal tiro sulla sirena che eliminò Miami al primo turno, inizio della cavalcata verso la Finale del 1999), 63 partite di Playoffs, medaglia d'oro alle olimpiadi di Sydney, oltre a 582 partite giocate da starter con la maglia bluarancio fino al rientro di Washington della scorsa settimana.
Non è detto che alla fine possa partire Crawford. Pare che i Raptors abbiano espresso interesse nell'ex-Bulls, ma Thomas lo ha da sempre definito intoccabile, insieme a Marbury e Sweetney. Però è pure il suo contratto che lo ha reso intoccabile, dato che fino al 15 dicembre un free-agent non può essere scambiato" ed il 15 dicembre è alle porte.
Dando uno sguardo alla prossima settimana, New York "attraverserà il tunnel" per giocare contro i Nets, poi gara casalinga sul proibitivo andante contro i campioni del mondo Pistons (che però hanno dei problemi pure loro). A seguire ancora una corta trasferta a Philadelphia per finire la settimana al Garden contro i Jazz. Tre vittorie ed una sconfitta è un bilancio auspicabile e raggiungibile per tornare di nuovo sopra al 50%.