Alonzo Mourning, un atleta dal cuore grande…
Non c'è nulla di peggio che essere buttati giù quando la vita ti ha messo sul piedistallo, insegnandoti che sei onnipotente, e ti ha viziato, ponendoti al di sopra delle regole che valgono per tutti i comuni mortali. Kobe Bryant l'estate scorsa ha capito di non essere al di sopra delle leggi, e delle piccinerie, dello stato del Colorado.
Nell'autunno del 2001 Alonzo Mourning scoprì di essere soggetto alle leggi della natura. Al ritorno dalla "dorata" spedizione australiana di Team USA, durante un normale controllo pre-campionato, gli fu diagnosticata una comune malattia dei reni: la glomeruloslerosi focale colpisce prevalentemente gli uomini, con una predilezione per quelli di pelle nera, il tuo sangue non si depura più come dovrebbe, mentre le proteine si disperdono nelle urine. Una storia comune ad altri sportivi come Sean Elliot, campione Nba nel 1999 con gli Spurs, e Jonah Lomu, stella degli All Blacks della nazionale neozelandese di rugby.
Quel giorno è cominciato the "tunnel of Zo", fatto di ritiri, cure mediche, un primo rientro con i Miami Heat e il successivo trasferimento nel New Jersey, un trapianto di rene e l'ulteriore rientro di questa stagione. Proprio di recente Mourning ha spiegato di doversi prendere qualche giorno di riposo perché il suo fisico ha chiesto il conto: "Ho troppi dolori - ha detto in conferenza stampa - mi devo fermare per tornare a posto. Nel frattempo qualcuno al mio posto potrà essere più utile alla squadra di quanto possa fare io."
E' una storia molto triste che serve a mostrare un lato oscuro della Nba; Alonzo tornò solo per le ultime 13 partite della stagione 2000-2001. Chi lo vide all'All Star Game di Washinghton quasi non riconobbe il carattere sprezzante che, quasi da solo, qualche anno prima tenne in scacco, durante l'ultima serrata, l'Associazione Giocatori e quindi l'intera lega. Zo faceva parte degli irriducibili, quei giocatori che, alla Spreewell, ritenevano i loro "osceni lussi" "dar da mangiare alla famiglia."
L'uomo in pochi mesi era cambiato, appariva quasi dimesso, di sicuro messo a dura prova dalla serie di cure e medicazioni cui veniva sottoposto. "Credo che tutto succeda per qualche ragione - disse in un'intervista - che risiede fra i disegni divini. Penso che il mio ruolo sia quello di far capire a chi si trova nella mia stessa situazione che non ci si deve dare per vinti. La vita non finisce nel momento in cui scopri di essere malato."
Sul campo Mourning tornò come il lontano parente del giocatore sinonimo di etica del lavoro, sforzo, "intangibles", che magari tendeva a nascondersi nei finali delle partite importanti ma non lasciava mai il campo senza aver dato fino all'ultima goccia di sudore. L'ex Charlotte decise di rientrare solo dopo un colloquio a porte chiuse e microfoni spenti con Sean Elliot, il giocatore cui Mourning si è fortemente ispirato. Mourning giocò 75 partite nella stagione 2001-2002, 15 punti e 8 rimbalzi di media, in una stagione deludente per Miami. Negli anni, dopo l'esperienza agli Hornets, si era trasformato in un giocatore di pura forza a discapito della tecnica individuale. Tutta quella forza se n'era andata.
Nel corso dell'estate il giocatore firmò un contratto da free agent con i New Jersey Nets del suo grande amico Jason Kidd. Colpì la fiducia che Rod Thorn dimostrò in un giocatore in una situazione precaria. Per lui si scatenò un'asta, Dallas rimase delusa. "Credo che anche in queste condizioni - disse Jerry West, passato alla guida dei Mempis Grizzlies - il giocatore valga molto. Io sarei arrivato a offrirgli 20 milioni di dollari per due stagioni. La stessa cifra la prenderà dai Nets per quattro campionati. Se giocherà due anni sarà stato un investimento oculato." Cinico, un distillato di realtà Nba.
Mourning comunque durò solo 12 partite. L'ultimo atto fu una sconfitta casalinga 81-80 in casa contro Toronto in cui il giocatore fu in campo per 16 minuti, finendo del tutto esausto. I numeri sulla sua attività renale erano scesi bruscamente, l'anemia lo aveva colpito. "Quando i medici mi fecero vedere - dice oggi il coach di quel periodo, Byron Scott - in che condizioni era mi preoccupai molto. Cominciai a ridurre il suo minutaggio tenendomi costantemente aggiornato sulle sue condizioni ma, come uomo, non ero esattamente sicuro di fare la cosa giusta quando lo mandavo in campo." "Le funzioni renali di Mourning - disse Gerald Appel, medico alla Columbia University – sono drasticamente diminuite nelle ultime settimane. Non credo sia in pericolo di vita ma non è più sicuro giocare a basket. Serve un trapianto."
La decisione dolorosa fu una diretta conseguenza: "Mi ha telefonato - dichiarò Kidd - dicendomi che era molto deluso di non poter dare contributo alla squadra. Gli ho spiegato che non mi interessava, che il basket è solo una parte della vita e che per me era più importante la salute del mio amico. Doveva farlo per lui, per la moglie e per i figli."
Pochi giorni prima, nel corso di un odioso litigio con Kenion Martin, l'ala lo aveva preso in giro per le sue condizioni di salute. "In certi momenti - disse l'ex Cincinnati University - dici cose che non vorresti mai dire. Gli ho chiesto scusa. Spero abbia dimenticato."
Gli Stati Uniti rimasero colpiti per la sua storia. Da ogni stato giunsero le offerte di chi era pronto a donare un rene perché la malattia della persona famosa ha sempre diverso impatto sulla gente. "Non ho nemmeno parlato con i medici - disse Patrick Ewing - ma se c'è compatibilità sono pronto a fare quello che è giusto." In quei giorni la Fondazione Americana di Nefrologia e Urologia fu sommersa dalle richieste di informazioni sulla malattia di Mourning. "Questa è la prova - disse la moglie Tracy prima del trapianto - di quanto Alonzo sia amato dalla gente. Sentiamo tanta gente vicina a noi." Il rene gli fu donato da un parente non identificato.
Esattamente un anno fa ci fu il trapianto. Eravamo solo all'inizio di un altro periodo difficile. "Ho trovato la forza di andare avanti nella fede in Dio, nell'amore della mia famiglia - disse Mourning - mi ritengo comunque fortunato perché molta gente sta peggio di me." Per questo motivo l'ex Georgetown ha dato vita ad una Fondazione che aiuta i bambini con particolari problemi di salute ed è molto attivo con la "National Kidney Fundation,
Giorno dopo giorno la sua vita si è normalizzata. Sino alla decisione, fortemente osteggiata dalla moglie e da tutti i suoi parenti, di tornare al basket giocato. Sarebbe interessante sapere in che percentuale il fuoco della competizione che brucia, la necessità della franchigia di rientrare di un investimento fatto su un giocatore che ha giocato sette All Star Game, hanno influito.
"E' necessario - ha detto Zo pochi giorni prima di fermarsi - fare attenzione a quello che si mangia, ai ritmi di vita e al riposo. Il tuo corpo in una condizione come la mia diventa molto più sensibile. Non so se sto giocando a alto livello. Al momento non importa." I suoi numeri parlano di 10 punti e 7 rimbalzi in 25 minuti. L'inizio della squadra, senza Jason Kidd, senza Kerry Kittles e Lucious Harris, volati altrove, è stato stentato. Mourning ha chiesto di essere ceduto più o meno negli stessi giorni in cui lo ha fatto anche Jason Kidd.
"La pausa che sono costretto a prendere (ufficialmente dovuta a una tendinite rotulea ndr) - ha spiegato il giocatore - non è connessa in alcun modo con il mio problema al rene." La connessione in realtà , sebbene indiretta, c'è: nel suo particolare status, Mourning non può assumere quegli antinfiammatori che sono gli abituali amici dei giocatori Nba, salvo in qualche caso trasformarsi in un boomerang. "Quando rientrai - ha detto Sean Elliot, che dopo il trapianto riuscì a giocare 71 gare in due stagioni per gli Spurs - mi dissero che potevo prendere solo il Tylenoll (fra i farmaci più blandi ndr). Credo sia così anche per Zo e, di sicuro, nel suo caso, con i contatti che si verificano nelle aree della Lega, non è assolutamente sufficiente."
Ecco perché il suo corpo "sta andando in pezzi." Lawrence Frank è fra l'incudine e il martello. E' un allenatore che dovrebbe poter contare sui propri uomini, che deve misurare il minutaggio del suo giocatore più importante appena rientrato da un delicato infortunio al ginocchio. Frank ha promesso di contenere anche i minuti di Mourning. "Non voglio far sprecare il tempo di nessuno - ha spiegato il centro - in allenamento ho visto molto bene Aaron Williams. Mi fermo sapendo che potrà fare bene."Qualcuno, maliziosamente, si è chiesto se Zo avrebbe tenuto lo stesso comportamento agli Heat, riproponendo il tema della sua "battaglia" per una trade col front office dei Nets.
Probabilmente ci proverà ancora in nome di quell'ostinazione che, anni fa, non lo faceva vivere, tanto da non riuscire a rilassarsi nemmeno nelle off season, col perenne pensiero dell'ultima serie di playoffs contro New York. Il secondo figlio di Alonzo nacque nel 2001, costringendo il padre a una trasvolata nella pausa fra due partite del girone eliminatorio dell'Olimpiade. Per lui, e per tutta la sua famiglia, Mourning dovrebbe chiedersi, a questo punto della vita, che cosa è veramente importante.