Più Kobers che Lakers

Eppure Chucky Atkins si sta facendo valere con 10.7 punti e quasi 4 assist per partita

Ormai è chiaro. Il motivo principale di questa stagione in casa dei Los Angeles Lakers, sarà  uno soltanto. Un coretto che sembra echeggiare da mille parti nella lega e che dice pressappoco: Kobe, hai voluto la bicicletta? Adesso pedala!

L.A. Lakers 95 @Milwaukee Bucks 90
L.A. Lakers 84 @ Chicago Bulls 92
Golden State Warriors 88 @ L.A. Lakers 97
Phoenix Suns 113 @ L.A. Lakers 110

Le ultime due settimane di attività  della premiata società  Lakers hanno fatto registrare tante parole, ma non sempre i fatti hanno poi sorriso agli atleti guidati da Rudy Tomjanovic.

La polemica del periodo riguarda, come probabilmente la maggior parte degli appassionati sa bene, i rapporti fra l'attuale capitano Lakers, al secolo Kobe Bryant e il grande desaparecido della lega, l'ex componente dei Fab Four 2003-04, Karl Malone.

Fino al termine della scorsa stagione, l'ex alfiere degli Utah Jazz, sembrava il grande alleato di Bryant negli equilibri dello spogliatoio più turbolento quanto meno della West Coast.

Poi è arrivato l'infortunio, la sconfitta nelle finali, un'estate di domande, dubbi e promesse al vento, infine la fondata ipotesi di un ritiro da parte della più prolifica ala grande della storia della lega.

Da qualche settimana però, i gossip sportivi avevano ricominciato il loro tam tam, indicando il buon Karl come pronto al rientro. In quale realtà ?

Le ipotesi si sono sprecate: chi lo voleva come uomo dei sogni per la franchigia decisamente rimaneggiata di Indianapolis, chi lo avrebbe già  visto al fianco di Shaq alla guida di una versione dei Miami Heat già  da titolo, altri davano per certo il suo ritorno ad L.A. per completare moralmente, una missione abortita non certo per demeriti del postino.

Quest'ultima ipotesi sarebbe stata suffragata da continue e cordialissime telefonate intercorse proprio fra Malone e Bryant. Peccato però che questa settimana, proprio a seguito di una di queste conversazioni, il postino abbia ascoltato parole a suo dire denigratorie e abbia, per bocca del suo agente, chiuso definitivamente i rapporti con i Lakers.

Causa della lite? Il fatto che Bryant abbia dichiarato ad una radio di non voler calcare la mano su di un ritorno di Malone, anche per rispetto ai compagni che in allenamento starebbero dando il 100% per sostituirlo.

Come sempre le smentite sono fioccate, soprattutto dalla sponda numero 8, ma il fatto resta. Da un lato Bryant vorrebbe il rientro di un grande veterano come il numero 32 (ai Jazz n.d.r.) ma lo vorrebbe alle sue condizioni, ovvero al suo servizio nel ruolo al massimo di spalla o grande vecchio, quello cioè che pare già  ricopra l'altro matusa, Vlade Divac.

Dal canto suo, Malone deve per forza tenere alto il suo valore di mercato ed una bella polemica non può che riaccendere l'interesse dei possibili datori di lavoro, visto poi che nelle scorse settimane l'eco di un suo possibile ritorno era sembrato calare di tono fra gli addetti ai lavori.

Ora mezza lega parla di questa querelle, il che ha fatto passare in secondo piano le prestazioni sul campo degli accoliti di mastro Kobe.

Per carità , nulla di disastroso, le due vittorie ottenute hanno messo in luce delle buone prestazioni individuali: i vari Butler, Cook e Atkins stanno decisamente trovando il modo di mettersi in luce, ma le altre due sconfitte lasciano più di un rimpianto per una striscia di vittorie che poteva decisamente cominciare ad essere consistente.

Se infatti la sconfitta patita in casa contro i Suns ci sta, ad oggi la squadra dell'Arizona corre senza mezzi termini più di L.A. ed è in piena fiducia dei propri mezzi, il che permette loro di risolvere le gare anche con prodezze individuali da copertina come in questo caso, è la precedente battuta d'arresto contro i Bulls a preoccupare.

La squadra di Scott Skiles sta gareggiando per essere una delle peggiori edizioni dei tori ma viste. Nonostante un buon parco giovani, la franchigia dell'Illinois non è nemmeno una lontana parente di una squadra da play off, eppure i Lakers hanno permesso loro di sopravanzarli proprio nel momento di massimo sforzo, negli ultimi 6 minuti quando le palle vanno in mano agli uomini di talento.

E' stato decisamente il black out di Bryant a favorire il parziale con il quale i rossi hanno preso la testa nel finale di gara e nonostante i 28 punti e 10 assist, sono state ancora le 6 palle perse a fare la differenza nelle statistiche del capitano giallo viola.

A consolare la guardia angelina resta il computo generale dell'ultimo periodo. A fronte di un deciso calo nei punti segnati infatti (media di ppg passata da quasi 29 a poco più di 26), Kobe ha cominciato un trend di uomo a tutto tondo. In serate di pessima vena, come contro Golden State, ha avuto la pazienza e l'intelligenza di limitare il proprio raggio d'azione ed ha collezionato 2 triple doppie in una settimana.

Con tante carte sul panno è poi passato in netto secondo piano l'addio di Kareem Rush ai Lakers. La guardia proveniente da Missouri, ha lasciato L.A. con una media di 1.7 punti per gara e un rimbalzo in 6.5 minuti per sera ed è volato a Charlotte alla ricerca di spazio e possibilità .
Detto che nella sua prima partita il numero 21 ha messo 14 punti con 5 rimbalzi, (auguri Kareem!) c'è da ricordare che i Bobcats hanno ceduto ai Lakers le seconde scelte del 2005 e 2008 e che al posto di Rush è stato rifirmato a roster Tony Bobbitt.

Il meglio della settimana: Come già  accennato, sono state le prestazioni di tre uomini in particolare a far respirare i fans di Hollywood: Brian Cook, sta avanzando nella sua maturazione e grazie ad un raggio di tiro decisamente più ampio e a qualche (finalmente) sportellata di più in difesa ha portato i suoi numeri ad un buon 9 punti di media con 3.8 rimbalzi con 4 su 10 dalla linea da tre.

Dal canto suo Caron Butler è qualche cosa più di una speranza. Il modo nel quale si è preso le responsabilità  giuste in attacco contro Golden State è piaciuto molto a coach Rudy T, mentre con Chucky Atkins i Lakers paiono aver trovato un affidabile play. In particolare su quest'ultimo, questa settimana ha speso parole d'elogio l'ex compagno Darrell Armstrong, che ne ha tessuto le lodi dopo la sconfitta patita a fine novembre e che si è detto felice della maturazione compiuta dal numero 9, a suo dire Finalmente in una franchigia che gli permetterà  di cominciare e finire una gara con le giuste motivazioni e lo spazio adeguato.

Il peggio della settimana: E' inutile dire che le sconfitte come quella dell'United Center fanno male. I Lakers quest'anno vivono del vantaggio di potersi definire un progetto futuribile, ma questo non sembra poterli esentare dal prestare attenzione ai fondamentali.
Le palle perse ed i rimbalzi sono sempre il tallone d'achille di L.A.

Se per il lavoro sotto le plance la costanza di Lamar Odom sta portando un miglioramento, in attesa del miglior Divac e di qualche scampolo di Grant, per le palle perse si dovrà  per forza trovare una soluzione. Un dato dovrebbe convincere su tutti: in 6 casi 8, nelle sconfitte di quest'anno le palle perse hanno contribuito a creare il parziale vincente per gli avversari dei Lakers. Qualcuno si accorgerà  prima o poi di questo elementare dato?

E adesso?
Da questo week end fino a Natale i Lakers potrebbero già  giocarsi una bella fetta d'annata. In sequenza arriveranno infatti i Clippers, ad oggi la miglior squadra di L.A. [NDR Vittoria ieri notte 89-87, con 37p e 10r di Kobe], Orlando, i viaggi a Seattle e Sacramento e di seguito 5 partite in casa, fra cui le sfide con Memphis e Miami.

Adrenalina e orgoglio dovranno farla per forza da padroni.

Alla prossima"

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