Al Jefferson si trova a marcare Sebastian Terfair nella sfortunata partita contro Portland
Perdere per demeriti propri è un conto, sai che non ce la puoi fare ed allora ti metti il cuore in pace; se invece perdi perché non dai quel di più che serve per vincere, allora è meglio che ti siedi e fai giocare altri che hanno più voglia di te, anche se hanno minore esperienza - è questo il ragionamento che sta prevalendo a Boston?
Risultati
Boston Celtics @ Sacramento Kings 105-119
Boston Celtics @ Golden State Warriors 106-110
Boston Celtics @ Portland Trail Blazers 87-89
Commento
Perché non si va coi giovani?
È una domanda che ci hanno fatto spesso anche privatamente in questi ultimi mesi, aggiungiamo giustamente, e sempre siamo stati costretti a rispondere in modo complesso, perché complesse sono le problematiche che ci sono dietro.
Una prima risposta, cruda, onesta e che deve far riflettere è: altrimenti facciamo la fine di Chicago. Conoscete tutti la loro storia, vero? Il dopo-Jordan è stato caratterizzato da uno smantellamento generale della squadra ed uno sposalizio radicale della linea giovane al 100%.
I giovani sono il futuro e ti danno la possibilità di sperare, il problema è che si sacrifica il presente. Su questo aspetto non c'è nessun dramma, molte squadre lo hanno fatto ed altre lo faranno, il problema è che se hai solo giovani come possono crescere senza punti di riferimento? Come possono migliorare senza qualcuno che gli spieghi come devono comportarsi nelle varie situazioni con l'insegnamento e l'esempio sul campo?
Inoltre le numerose sconfitte non possono che creare sconforto ed una pericolosa spirale di negatività che è molto difficile da togliere.
Se Boston va coi giovani si condanna ad anni di mediocrità dopo un recente passato non certamente brillante. Va bene quindi prendere giovani promettenti, ed il general manager Danny Ainge è stato bravo in questo, ma devono essere introdotti in modo controllato per fargli fare esperienza, ma anche ricevere giusti insegnamenti dai veterani.
Per questo sono arrivati quest'anno Gary Payton e Tom Gugliotta, ma mentre il primo ha rispettato le attese di Ainge prodigandosi in insegnamenti sia in allenamento che in partita, il secondo non è stato altrettanto efficace. Purtroppo non tutti i buoni propositi riescono nel loro intento.
Dopo aver preso dei buoni giovani, bisogna poi fargli fare esperienza senza bruciarli, per questo vengono introdotti in modo controllato e poi viene aumentato il loro minutaggio a seconda della loro bravura e del loro più o meno veloce apprendimento delle varie problematiche collegate al mondo NBA.
Tutto questo è produttivo e positivo per i giovani se i giocatori che hanno più esperienza (Pierce, Davis, Payton, Blount, LaFrentz, Gugliotta) riescono a produrre buon gioco e risultati positivi per la squadra. Se invece, come sta succedendo a Boston in questo scorcio di stagione, le sconfitte risultano troppo numerose, allora il gioco (far giocare i veterani ed in modo controllato i giovani) non vale la candela (troppe sconfitte).
Di questo se ne sta accorgendo anche l'allenatore Doc Rivers, a giudicare da recenti affermazioni, come "mi piace dove stiamo andando (a sviluppare giovani), ma non mi piace dove siamo ora (poche vittorie). Dovremo essere migliori". La giustificazione dei numerosi cambiamenti del roster per la mancanza di risultati positivi è valida, ma non dev'essere un'ancora di salvezza per motivare tutte le sconfitte.
Cresce quindi la voce che vuole operare un taglio radicale e gettare nella mischia i giovani per forzare il loro apprendistato. Personalmente saremo anche d'accordo, ma domandiamoci se vogliamo rischiare di finire come Chicago, con anni ed anni di oblio senza una luce all'orizzonte.
Ovviamente l'esempio di Chicago è lo scenario peggiore ed anche il meno probabile, ma se verrà operato un radicale cambiamento come quello ipotizzato il rischio di non giocare i play-off è reale, e si sa che giocare una o due serie di play-off è esperienza purissima per i giovani.
Poi ovviamente dipende anche dai giovani in roster. A parte Jiri Welsch, il più vecchio tra i giovanissimi ed ora in (momentanea?) crisi dopo una promettente stagione passata, il più pronto per essere gettato nella mischia è Tony Allen. Nonostante abbia giocato solo poche partite, sembra già a suo agio in campo e non manca di mostrare prodezze che dimostrano un'assoluta mancanza di timore reverenziale.
Come Allen, e forse più di lui, sarebbe stato pronto Delonte West, ma purtroppo la sfortuna si è accanita ferocemente nei suoi confronti e per il momento è costretto a guardare il campo dalle tribune in compagnia di gessi, garze e fasciature degne di Bibendum (l'omino della Michelin, per chi non lo sapesse).
Molto vicino ad Allen è Marcus Banks, play sballottato a destra ed a manca, ma ancora in roster attivo, ha bisogno di fare ulteriore esperienza, ma già ora riesce a condurre egregiamente la regia. Promette bene anche Al Jefferson, ma per lui i tempi rischiano di allungarsi più del previsto. La classe c'è ed è cristallina, ma è ancora trattenuta dalla carta d'identità del giocatore. Qualche mese di attesa è ancora necessario. Chi è più indietro di tutti è Kendrick Perkins, già al secondo anno, ma ancora acerbo.
Si potrebbe ipotizzare un quintetto con Banks, Pierce, Allen, Jefferson, Perkins? Certamente farebbe molta esperienza in breve tempo, ma l'ambiente potrebbe sopportare lunghe serie di sconfitte, più delle attuali? E se qualcuno di loro si "bruciasse"?
In settimana sia Gary Payton che Pierce hanno fatto sentire la loro voce. Mentre il primo ha cercato di smuovere le acque invitando la squadra a svegliarsi, parole lodevoli ma ha aggiunto "finchè io starò qui, cioè per questa stagione" che ha macchiato il suo intervento, Paul Pierce ha pubblicamente dichiarato la sua frustrazione per le sconfitte arrivate in partite dove sarebbe stata la vittoria la naturale conclusione per quello che si è visto durante l'incontro.
Purtroppo per lui questa squadra ha bisogno proprio di una sua impronta in campo e fuori che attualmente manca. Se in spogliatoio ha sempre difettato di leadership, questa mancanza è stata sempre compensata da ottime prestazioni sul parquet, ma quest'inizio di stagione non è stata per lui la migliore. Sia chiaro, i Celtics sono sempre invidiati per la sua presenza a Boston, ma lui attualmente è l'unica stella della squadra ed i Celtics arriveranno dove lui riuscirà a portarli.
Proprio dopo la rocambolesca sconfitta contro Portland, Pierce ha rilasciato una giusta intervista: "se riusciamo a continuare a crescere possiamo andare lontano, se tutti continuano a sentirsi frustrati e decidono di rimanere delusi ci saranno solo brutti momenti. La soluzione per noi è di stare insieme, nonostante quello che succederà ".
Vedremo gli sviluppi, ma Rivers ha già individuato dove bisogna lavorare "il nostro attacco è abbastanza buono, la nostra difesa meno". Ha poi aggiunto che bisogna difendere bene soprattutto nell'ultimo quarto, che ha fatto spesso brutte sorprese ai Celtics.
Infortuni
È brutto il tabellino di Pierce nella gara contro Portland, ma anche il suo viso durante la gara è inequivocabile: Pierce sta male. È stato a letto negli ultimi due giorni senza possibilità di allenarsi per problemi influenzali, con febbre alta.
La sua presenza in campo era incerta fino a 45 minuti prima dell'inizio della partita. Davis era pronto per partire in quintetto, ma poi Pierce ha stretto i denti e si è fatto trovare in campo dopo aver preso dei decongestionanti nasali. Purtroppo il suo rendimento è stato deficitario e forse poteva anche prendersi una giornata di riposo, ma lui vuole giocare sempre, in qualunque condizione sia. Questo è sicuramente lodevole, ma può risultare deleterio se il suo rendimento produce una sconfitta.
Curiosità
Uno su mille ce la fa, diceva Morandi, ed aveva perfettamente ragione. In queste colonne parliamo sempre di persone che rappresentano quello che ce l'ha fatta, ma per chi non ce la fa cosa gli aspetta la vita? La stragrande maggioranza si adatta a vivere in modo anonimo, ma una piccola minoranza getta la sua vita sul trono e preme il pulsante dello sciacquone.
Uno di questi è Chris Herren, 29enne di Portsmouth che vanta una piccola apparizione nell'NBA. Scelto da Denver al draft del 1999 col numero 33, dall'ottobre 2000 ha militato per un anno nei Celtics. A quel tempo si dichiarava felicissimo di poter giocare per la squadra vicino a dove viveva fin da giovane, ma non è riuscito a mantenere il posto. Successivamente ha militato presso i Dakota Wizards della CBA, ma dopo poco tempo ha perso il posto in squadra anche da loro.
Herren è stato arrestato lo scorso venerdì 3 dicembre per uso e possesso di droghe. Ha rifiutato di sottoporsi ad un esame del sangue per accertarne la presenza nel suo corpo, ma la polizia di Portsmouth ha trovato nella sua auto dei pacchetti contenenti residui di eroina. Inoltre è stato trovato alla guida della sua auto nonostante gli sia stata revocata la licenza.
È un episodio spiacevole per lui che pensava di poter indirizzare la propria vita in una carriera sportiva, purtroppo non ce l'ha fatta e ha avuto la debolezza mentale di non reagire per trovare altre strade.
Appuntamenti e classifiche
Con la prossima settimana termina la prima e più lunga trasferta ad ovest della stagione. Poi si ritorna a casa per incontrare altre due squadre dell'ovest. Ma andiamo nel dettaglio:
sabato a Seattle
lunedì a Los Angeles contro i Clippers
martedì in casa contro Denver
venerdì in casa contro Utah
In una trasferta di cinque partite e nel momento attuale dei Celtics sarebbe stato un obiettivo non negativo ottenere due vittorie. Purtroppo al momento non ne è arrivata nessuna, quindi per raggiungere quest'obiettivo dovrebbero vincere tutte e due le prossime partite. Cosa tutt'altro che impossibile in un'altra situazione, ma attualmente la curva dei Celtics è al ribasso ed il calendario non facilita un'inversione di rotta.
I Celtics però ci hanno abituato a stupirci, sia in senso positivo che negativo, speriamo che anche questa volta lo facciano. Tra l'altro Seattle è già stata sconfitta qualche settimana fa ed i Clippers sono tutt'altro che una bestia nera per Boston.
Le successive due partite vedono arrivare al Fleet Center due formazioni giovani, simili quindi a Boston. L'imprevedibilità giovanile è cosa nota, quindi risulta difficile ipotizzare qualche previsione. Una cosa è certa: non bisogna meravigliarsi se i Celtics chiudessero la settimana in positivo.
La scorsa ottava abbiamo accennato al fatto che non c'è una sola buona occasione, ma ce ne possono essere tante, come nessuna. Quest'anno sembra che si debba andare con la prima ipotesi, infatti le altre squadre dell'Atlantic Division non vogliono, loro malgrado, permettere a Boston di perdere posizioni, né di perdere contatto dalla vetta. Rimane quindi invariata la seconda posizione, come rimane sostanzialmente costante a 1,5 lunghezze lo svantaggio da New York.
Come si sa le occasioni non sono infinite, quindi sarebbe opportuno evitare di sfidare ulteriormente la fortuna. Il fatto è che Boston necessita di altro tempo per proseguire il processo d'integrazione del roster, questo però non preclude la possibilità di incamerare qualche vittoria in più rispetto a quello che si sta facendo adesso.
I tifosi in biancoverde hanno atteso molti anni per vedere una squadra competitiva e futuribile, sarà difficile attendere ancora qualche settimana? Cambi di rotta puntando sui giovani permettendo.
A risentirci.