Un Okafor in crescita lancia la sfida a Howard e Deng.
La seconda metà di Novembre ha registrato la prepotente ascesa di due autorevoli sfidanti per il titolo di Rookie of the Year: Emeka Okafor e Dwight Howard, i due “pezzi da novanta” dell'ultimo draft.
Non si può negare che Luol Deng sia partito benissimo, e che vada considerato, per quanto visto finora, il miglior rookie del lotto, in particolare dopo una straordinaria prestazione contro Kobe Bryant: in un quarto periodo di fuoco, momento in cui in genere il numero 8 non ha rivali, Deng ha risposto a Kobe canestro su canestro, regalando ai suoi la seconda vittoria stagionale.
Accanto a lui sono però in prepotente ascesa i due lunghi che hanno monopolizzato le attenzioni di tutti prima del draft.
Di Howard si parla molto, e con pieno merito. Clamorose le sue cifre a rimbalzo offensivo (3.8 a partita, fanno meglio di lui solo Mohammed, Shaq e Randolph), ottima la percentuale al tiro (54.3%, settimo assoluto). Al momento le sue cifre sono migliori quasi in tutto a quelle del primo anno di Amare Stoudemire: l'unica voce statistica in cui deve cedere il passo sono i punti i segnati, ma è notevolmente superiore quanto a rimbalzi, stoppate e percentuale dal campo. Oltre alle statistiche, è però importante far notare che le sta ottenendo giocando moltissimi minuti (31.4, meglio di lui solo Okafor) in quella che al momento è la miglior squadra dell'Est. Insomma, qualcosa di diverso rispetto a tutti gli altri rookies che si sono messi in evidenza in questo primo mese di NBA (Okafor, Deng, Nocioni, Iguodala) che giocano in alcune delle peggiori squadre della lega.
Il triumvirato dei migliori rookies di questa prima parte della lega è completato da Emeka Okafor. Dei tre è il prospetto meno “intrigante”, meno “futuribile”, nonchè quello che ha iniziato la stagione più in sordina: tutti fattori che sconta nella critica nei suoi confronti, sempre piuttosto severa.
In verità , a partire dalla seconda metà di Novembre sta vivendo un momento di forma straordinario: nelle prime 8 partite stagionali era andato in doppia-doppia solo 2 volte, mentre a partire dal 21 Novembre ne ha infilate ben 7 consecutive. Ancor più importante è il fatto che in queste gare i Bobcats sono rimasti quasi sempre in partita, e hanno messo assieme ben 3 vittorie, un risultato eccellente per un expansion team.
Ciliegina sulla torta di questo suo momento di grazia è stata la sfida con i Nets, che lo ha visto confrontarsi con Alonzo Mourning: una sfida particolarmente significativa per 'Mek, visto che 'Zo è proprio il giocatore cui più spesso è stato paragonato.
La sfida non ha tradito le attese: i due si sono dati splendidamente battaglia sotto ai tabelloni, lottando come leoni per ogni singolo rimbalzo. Nei primi due quarti, chiusi con 18 punti a tabellino, l'ex stella di UConn è stato strepitoso, un vero e proprio clone del Mourning d'annata. L'orgoglio del vecchio campione però non accettava un simile risultato, e nel secondo tempo spesso e volentieri Okafor ha visto i suoi tiri venire smanacciati in tribuna.
Il match si è concluso in sostanziale parità (26+12+3 per 'Mek, 18+11+3 e vittoria dei Nets per 'Zo), ed è stato un gran bel vedere.
Dopo aver ottenuto il career-high di punti contro i Nets, Okafor ha poi pensato bene di togliersi anche lo sfizio del career-high di rimbalzi nella gara successiva, un bel 20+18 che ha contribuito alla vittoria dei suoi contro New York.
Insomma, dopo questo primo assaggio di regular season NBA sembra già chiaro il triumvirato che appare destinato a giocarsi il titolo di Rookie of the Year. Alle spalle dei tre super-favoriti, si distinguono i versatili e grintosi Iguodala e Nocioni, che continuano a fornire un contributo costante anche senza godere delle luci della ribalta.
Dopo di loro, c'è un gran numero di giocatori caratterizzati da vistosi alti e bassi, e qualche delusione.
Fra i giocatori sorprendenti in positivo va sicuramente menzionato Chris Duhon, terzo assoluto nella lega per rapporto fra assists e turnovers, ed ottimo come sempre in difesa… purtroppo però non è al momento un giocatore da NBA quanto ad abilità offensive, e stando così le cose è impossibile dipingergli un futuro da titolare fra i professionisti. Sta però dimostrando di meritarsi un posto in questa lega, alla faccia di chi lo inquadrava nel solito stereotipo secondo cui le stelle dei Blue Devils poi non mantengono le promesse al piano di sopra.
Beno Udrih si sta dimostrando un ottimo affare per gli Spurs: non è scintillante o spettacolare, ma la sua freddezza e concretezza sono ideali per tamponare i momenti in cui viene fuori il lato peggiore di Tonino Parker.
Anche Al Jefferson non è spettacolare, ma tremendamente solido e continuo: gioca poco ma quando gioca si fa sempre trovare pronto. Si sta confermando uno dei migliori rookies nell'ultimo metro e mezzo, quando riceve in posizione profonda sa sempre cosa fare del pallone, anche partendo staticamente spalle a canestro (cosa che non si può dire praticamente di nessun giovane alle prime armi degli ultimi anni).
Per gli amanti dei carneadi e i giocatori più lontani dalle luci della ribalta, non si può non fare riferimento anche a Royal Ivey, che nel deserto tecnico e tattico degli Hawks si è fatto notare con una prestazione decisiva contro Houston, in una delle rarissime occasioni in cui i tifosi di Atlanta segneranno la W sul calendario in questa stagione: 10 punti, 4 rimbalzi e 2 assists senza palle perse in 26'. Alla peggio sarà qualcosa da raccontare ai suoi futuri compagni in Europa o nelle leghe minori, ma potrebbe anche essere l'inizio di una onesta carriera da role-player.
Devin Harris dopo una partenza spumeggiante, in grado di non far rimpiangere nientemeno che Steve Nash, si è invece imbattuto in un rookie wall alquanto prematuro. I suoi minuti sono costantemente in calo ed è arrivato un giocatore di grande esperienza e cuore come Darrell Armstrong, quindi la situazione non si prospetta rosea.
Parlando delle note meno liete, non si può purtroppo non menzionare Delonte' West: dopo aver passato tutta la prima parte della stagione in infermeria, ha finalmente fatto il suo esordio nella lega guadagnandosi immediatamente il posto da primo cambio di GP, soppiantando Banks, scoppiettante ma tatticamente indisciplinato. Purtroppo però nella sua seconda partita fra i pro si è rotto la mano, e dovrà quindi saltare almeno un paio di mesi… difficile non provare simpatia per lui. Simile sorte è toccata Shaun Livingston, che comunque stava vedendo diminuire costantemente i propri minuti.
Ben Gordon al contrario non ha le medesime scusanti: seppur giocando in una squadra tatticamente allo sbando, teoricamente ideale per una “combo guard” con le sue caratteristiche, continua a fornire un rendimento altalenante ed inaccettabile per un giocatore così apprezzato al piano di sotto. 22 punti, poi 5, poi 17, poi 8… più in generale una costante non proprio apprezzabile, il fatto di mettere assieme più palle perse che assist.
Discorso analogo per Josh Childress: dopo un inizio incerto ha messo assieme una striscia da 5 gare consecutive con 13 punti, 6 rimbalzi, 3 assist e 3 palle rubate di media, ma è rapidamente tornato nella mediocrità . Insomma, non riuscire a guadagnare spazio nemmeno in una squadra ridicola come gli Hawks è segno che qualcosa non va con The Afroman.
Non si può non annoverare fra le delusioni anche David Harrison. Il gigante da Colorado si è visto recapitare su un piatto d'argento la possibilità di giocare moltissimi minuti da titolare, dopo il fattaccio di Detroit che ha tolto di mezzo Jermaine O'Neal per un congruo numero di partite. La prima gara è stata incoraggiante (19+8+3 stoppate), ma purtroppo è rimasta un fatto isolato (da allora 7+5 di media in poco meno di 30').
Tutto considerato, vediamo di stilare un primo, personalissimo power ranking dei favoriti per il titolo di Rookie of the Year dopo il primo mese di regular season:
1. LUOL DENG
2. DWIGHT HOWARD
3. EMEKA OKAFOR
4. ANDRE IGUODALA
5. ANDRES NOCIONI
6. AL JEFFERSON
7. BENO UDRIH
8. DEVIN HARRIS
9. MATT BONNER
10. TREVOR ARIZA