Van Gundy si fa sentire

Wade schiaccia nel canestro di Utah le ultime polemiche: il suo contributo non è in discussione

Alla fine Stan Van Gundy è esploso: negli spogliatoi di Denver, subito dopo la sconfitta 104-95, non le ha mandate a dire. Pochi minuti dopo, con i giornalisti si è espresso con insolita durezza: "Sono stufo - ha detto l'allenatore dei Miami Heat - di chiedere ai miei giocatori di giocare con intensità . Con una rotazione di 10 giocatori, non sono più di quattro quelli che tutte le sere giocano come si deve. Questa sera abbiamo giocato un basket mediocre."

"Era molto arrabbiato - ha commentato qualche minuto dopo Shaquille O'Neal - e ne ha tutte le ragioni. Io penso che dovremmo essere 15-3. Se non è successo è solo per il modo in cui abbiamo giocato sinora."

Non è la prima volta che coach Van Gundy censura pesantemente l'approccio dei suoi: era già  successo dopo la sconfitta casalinga, 94-92, contro i Raptors. Il giorno dopo si era rimangiato parte delle critiche, affermando che, se non altro, la squadra aveva difeso in una serata di scarsa vena al tiro. Miami ha vinto la partita successiva a quella di Denver, 100-80 sugli Utah Jazz. Non sappiamo ancora quanto la sfuriata sia entrata nelle menti dei giocatori.

Di certo gli Heat sono 12-7; non considerando le 4 vittorie consecutive in apertura di stagione, il record è 8-7. "Aver giocato la sera prima - ha spiegato il coach - i ritardi degli aerei sono solo scusanti che cerchiamo quando non giochiamo bene. Per il problema è uno solo: giocare duramente 82 partite. Questo è quello che fanno le grandi squadre."

In queste parole sta forse l'essenza della crisi di crescita del supportin cast. Quando sei a Miami, hai Wade, Butler e Lamar Odom, ritieni fisiologiche certe sconfitte, magari sui campi dell'ovest, gli Heat hanno già  giocato a San Antonio, Minneapolis e Denver e Detroit. E come giocatore, tendi a scegliere sulla carta le partite da giocare al 90%, quelle da giocare al 60%. Quando in squadra con te c'è Shaq tutte le partite devono essere giocate perché hai sempre una consistente chance di vincere. Perché non ti puoi adagiare sulla prospettiva che, comunque, sei nel ritmo per vincere 50 partite.

Questo è il grande salto di qualità  oppure, se preferite, un piccolo segnale di crisi di crescita. Contro Denver, Miami ha sicuramente giocato al 60%, forse anche meno: i Nuggets hanno segnato 35 punti, a 22, nel primo quarto. L'approccio difensivo degli Heat è fotografato dal 12 su 16, "compilato" da Martin e compagni, e dagli 11 punti in contropiede.
Denver è arrivata a + 20, prima che un parziale di 12-0 innescato dall'ingresso di Christian Laettner, riportasse il punteggio sul 54-46 all'inizio del secondo tempo. Tutto qui.

O'Neal ha avuto problemi di falli. Wade ha segnato 26 punti, Haslem ne ha aggiunti 14, Eddie Jones 13.

Contro i Chicago Bulls lo United Center ha tributato una grande ovazione per Dwayne Wade, nativo di Chicago che avrebbe apprezzato la possibilità  di giocare sul campo che fu di Michael Jordan: "So che erano interessati a scegliermi - ha detto il secondo anno da Marquette - ma Miami aveva la quinta scelta, i Bulls solo la settima." Gli Heat hanno vinto 105-81, spinti dai 23 punti di Laettner, forse stimolato dalla presenza di Mike Krzyzewsky: decisivo il suo ingresso nel secondo quarto e 10 punti in 8 minuti.

Wade ha realizzato 15 punti, O'Neal ne ha aggiunti 18.
La gara di Chicago è stata l'ultima in cui Wesley Person è partito titolare. L'ex Cleveland era stato promosso al posto di Rasual Butler, secondo le parole di Van Gundy "per tamponare il brutto momento offensivo di Eddie Jones con un altro tiratore perimetrale." Non è andata bene. Le percentuali di Person, unite a quelle degli altri esterni sono ancora motivo di discussione.

"Nella mia vita - ha commentato Butler - non ho mai avuto tutto questo spazio per tirare. Questo a volte ti può mandare fuori ritmo." "Quando hai molto spazio - dice Eddie Jones - inconsciamente provi ad aggiustare il tiro, la posizione dei piedi, oppure di andare più vicino. Così finisci per non tirare con lo stesso ritmo degli allenamenti."

Sull'argomento ha voluto dire la sua Steve Smith, grande tiratore, ex Heat, Portland e San Antonio: "un vero tiratore - è stata l'impietosa disamina – vive per un po' di spazio in più, non ci si può lamentare per il troppo spazio." Più importanti ancora, le parole di Bob Mc Adoo, assistente allenatore: "Un tiro con spazio per me - ha detto il grande Bob - è come un tiro libero; ti devi concentrare e segnarlo. Non ci sono scuse. Ti devi allenare e poi segnare in partita."

Fatto sta che gli Heat sono quarti nella Nba per percentuale dal campo con il 46.7%. Ma se togliamo il 59% abbondante di Shaq, si cade alla 44% scarso. "So che è un fatto mentale - ha ripetuto Butler - ma quando hai molto spazio sei tentato di palleggiare per avvicinarti." Altro piccolo segnale di crisi di crescita: giocatori che faticano a calarsi nel loro ruolo per fare quello che serve.

"Credo di tratti solo - ha detto Van Gundy prima della partita di Denver - di tenere le giuste posizioni in campo." Il commento, sussurrato da Pat Riley, e riportato dal suo entourage è: "il basket non è una gara di Horse (il tipico gioco da playground in cui a turno di deve segnare rifacendo il tiro dell'avversario ndr)."

Di certo non aiuta l'incertezza dei giocatori di complemento sul loro ruolo nel gruppo. Al momento 4 giocatori, Butler, Person, Dooling e Shandon Anderson sono in lizza per un posto da titolare. Contro Utah Person non è entrato per scelta tecnica. Shandon Anderson è considerato uno specialista difensivo. Contro Utah è partito titolare Damon Jones, sostanzialmente un tiratore dalla lunga distanza, come testimoniato dai suoi 21 punti, 7 su 11 da 3 su 12 tiri totali. "Al momento - ha detto dopo la gara Van Gundy - non penso di aver trovato una rotazione definitiva. Per ora andremo avanti adattandoci alle caratteristiche degli avversari."

Terzo piccolo segnale di crisi di crescita. Quindi un indizio: non si ricorda, fra le squadre da titolo degli ultimi anni, un gruppo con una rotazione "appesa per aria". Il calendario da qui a Natale è intenso, 10 gare in 18 giorni, ma abbordabile: 6 partite contro squadre dell'est, un andata-ritorno contro gli Wizards, la rivincita con Toronto e puntate a Boston e Milwakee. Partite, sulla carta, da vincere per ritrovarsi alla sfide del 23, Arco Arena di Sacramento, e del 25, allo Staples Center contro Los Angeles, con un record riabilitato. E per mostrare un po' della durezza predicata all'allenatore.

Non basta agli Heat, sapere che, secondo gli ultimi rilevamenti della Nba, la canottiera di Shaquille O'Neal è la più venduta nel negozio Nba nel centro di New York.

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