Jerome Williams è l'idolo dei tifosi come lo fu Marcus Camby. Ma la panchina deve incidere di più
Settimana all'insegna dell'equilibrio nel bilancio vittorie-sconfitte. Un 2-2 che tranquillamente poteva essere un 1-3 come un 3-1, visto come alcuni risultati sono arrivati in maniera rocambolesca" ma buttiamoci subito nel resoconto delle gare.
New York vola in Georgia per sfidare gli Hawks e dopo un supplementare la spunta per 110-109 grazie anche ad un Antoine Walker stellare in quanto a" psichiatria. Eh sì, perché dopo una bomba di Jamal Crawford che porta a +2 i suoi a 3.2 secondi dalla fine, il buon 'Toine si presenta in lunetta per prolungare ulteriormente la partita.
L'ex-Celtic, però, dall'alto del suo 42% stagionale dalla linea della carità , sbaglia il primo libero. Time-out Atlanta e al giocatore viene chiesto di sbagliare il secondo tiro per sperare in un rimbalzo offensivo" ma Walker realizza! Punteggio fissato su quello finale con i Knicks che portano il cronometro alla fine.
Ottimo Stephon Marbury che ne mette 32 con 12/12 dalla lunetta e sei palle rubate, oltre ad aver portato la gara all'overtime con i due liberi del pareggio a 2.4 secondi dalla sirena dei regolamentari. Ancora bene Nazr Mohammed, 22+15 e 9/13 dal campo, male Crawford che, a parte la bomba del vantaggio decisivo, fa 7/28 dal campo e 2/12 da tre.
I Knicks arrivano poi a due vittorie oltre al 50% con il successo su Memphis al Garden. 90-82 alla fine, con New York che prende il controllo della gara prima dell'intervallo per merito di un parziale di 19-8 propiziato da 17 punti di Marbury: quattro triple in due minuti spaccano la gara in due, tanto che Jerome Williams alla fine dirà : "Ci ha gasato tutti: giocatori, pubblico" anche noi facciamo il salto di qualità se vedi il tuo leader farlo!". Anche il NY Post ha parole d'elogio per Starbury: "Steph prende fuoco come può fare solo un all-star ed un leader".
Lo stesso Junk Yard Dog si scatena nel quarto periodo, quando i Grizzlies tentano di rientrare in partita: l'ex-Bull li ricaccia indietro con una striscia di sette punti consecutivi. Ancora "tiro al piccione" per Tim Thomas e Crawford: 2/14 e 4/14 rispettivamente dal campo. Bene invece Michael Sweetney dal pino con un 11+9. Partita da all-around per Trevor Ariza con 8 punti, 5 assists e 3 palle rubate in 26 minuti, anche lui partendo dalla panchina.
Il successo contro Pau Gasol e compagni è il sesto consecutivo in casa in questa stagione: non succedeva dal febbraio del 2001 e di quella squadra sono rimasti i soli Kurt Thomas ed Allan Houston.
Purtroppo questa è l'ultima gara settimanale in cui i rincalzi fanno bene. Contro Orlando, infatti, si ferma la striscia vincente casalinga (98-104). Ottimo tutto il quintetto, meno un Mohammed controllato bene da Kevin Cato, ma è proprio la panchina dei Magic che fa la differenza con 29 punti contro i solo 10 dei padroni di casa.
La gara è equilibrata, con New York che va anche avanti a +10 ma che subisce un 16-1 all'inizio della ripresa; poi però nel finale decide Cuttino Mobley, al rientro da un infortunio. Oltre a 34 punti in 36 minuti uscendo dalla panchina, ruba la palla che poteva dare il pareggio a New York, complice una rimessa maldestra di Crawford che alla fine, davanti ai microfoni, si prende la responsabilità della sconfitta.
La debacle è anche figlia di due errori di Marbury dalla lunetta a 47 secondi dalla fine: potevano essere i due punti del vantaggio, invece dopo una striscia di 52 liberi realizzati sugli ultimi 54 tentati, Steph li sbaglia entrambi.
Non arriva purtroppo la riscossa la sera dopo, quando i Knicks volano a Charlotte contro una squadra dal monte salari di $21M (contro gli $82M di New York) e priva di Gerald Wallace. I Bobcats vincono 107-101, nonostante 41 punti di Crawford (season-high, 17/21 dal campo). E' ancora la panchina a fare la differenza con i locali che surclassano gli ospiti, soprattutto il vecchio Steve Smith che ne mette 20.
Chi vede il bicchiere mezzo vuoto, dirà che Crawford ha "sbarellato" nel finale con qualche scelta non azzeccata, ma senza i suoi 41 punti è più che probabile che la gara si sarebbe risolta a favore dei padroni di casa già prima dei 48 minuti regolamentari. Mohammed fa 15+17, Marbury 10+11, nessuno sfigura più di tanto in fase offensiva ma quest'ultima sconfitta ha riportato il bilancio al 50% e riproposto degli interrogativi abbastanza inquietanti.
Concedere 107 punti ai Bobcats è davvero un brutto segnale, così come 109 agli Hawks. La difesa è da registrare al più presto, ma per Lenny Wilkens questo è sempre stato un tallone d'achille non di poco conto.
Proprio nell'ultima gara si è visto come può un buon sesto uomo cambiare il volto di una partita. E' stato Steve Smith, un veterano paragonabile per stile di gioco proprio ad Allan Houston, ovvero il desaparecidos bluarancio. Doveva rientrare proprio in North Carolina, ma alla fine è rimasto ancora in borghese.
Come non citare ancora il NY Post? Marc Berman ha fotografato bene l'irritazione che sta montando al tifoso newyorkese quando si parla di H20. Il giornalista ha definito la situazione "ridicola", perché il giocatore non può dire che sta aspettando di tornare il "vecchio Allan", perché probabilmente quello non lo diventerà mai più.
Con i compagni impegnati a vincere l'Atlantic Division, che regalerebbe la terza testa di serie in post season e primo turno con il favore del campo amico, il capitano non può più esimersi dal tentare il rientro, anche per dare una dimostrazione, un scossa, all'ambiente. Tra l'altro, non si chiede un rientro da 20 punti o chissà cosa, ma graduale e indolore" ma se questo ritorno non avviene mai, come si potrà trovare la forma in tempi medio-brevi?
Si sperava che fosse riesumato dall'injury list sabato, ma ciò non è avvenuto e Houston ha addirittura parlato di due settimane ancora di attesa, ossia altre dieci partite circa. Onestamente un'eternità anche in ottica del lungo calendario NBA.
Il risultato è che la panchina, riallacciandoci al titolo di questo report, ha stentato a portare punti in cascina, con Penny Hardaway che dopo buone prove è tornato nell'oblio, un Ariza che da rookie mostra la normale incostanza di una scelta numero 44 ed uno Sweetney che pare sempre sull'orlo di esplodere ma che sul più bello o viene sostituito o va in amnesia cestistica.
Tornando al quintetto, fatta salva la costanza di Mohammed intaccata solo da uno specialista difensivo come Cato, Tim Thomas ha mostrato incoraggianti segni di risveglio, anche se pare che in spogliatoio qualche problema ci sia, se è vero che Marbury ha chiesto la sua sostituzione dopo due palle perse consecutivamente nel terzo quarto della gara contro i Magic" ma come al solito qui siamo ai "si dice", ovvero ad un presunto labbiale di Steph verso la sua panchina.
La gara contro i Bobcats è stata la prima di quattro trasferte consecutive che aspettano i Knicks: dopo Charlotte, infatti, si volerà a Memphis, New Orleans e Washington, per chiudere poi la settimana in casa contro Denver. Visto il risultato della prima, questo road trip può essere devastante, ma almeno la partita contro gli Hornets privi di Baron Davis, Jamal Magloire ed ovviamente di Jamal Mashburn, è più che abbordabile.
Già più problematiche le gare nella Capitale e contro i Nuggets, mentre pare davvero difficile un successo contro i Grizzlies che hanno ritrovato serenità con il nuovo coach Mike Fratello dopo il ritiro di Hubie Brown per problemi di salute.