Miami non deve lasciare Shaq troppo solo…
Derek Fisher lo sa bene. L'ex Laker, ora back up di Speedy Claxton gli Warriors, sta tirando col 39% dal campo. Nel 2002-2003, l'ultima da titolare in gialloviola, segnò con il 43.7%complessivo.
Avere Shaquille O'Neal, per l'attacco della tua squadra, significa molto di più che 20 punti e 4 assist.
Hudonis Haslem sta tirando col 51% dal campo. Fino alla scorsa settimana era attestato sul 56. L'anno scorso eravamo al 46% scarso. Dwayne Wade, con tanti saluti al "sophmore slump", il calo dei secondo anno, è pure lui sopra il 50%. L'anno scorso si parlava del 45.6%.
"Di certo - ha detto l'assistente allenatore di Detroit Pat O'Connor, in occasione dell'ultimo incontro fra Pistons e Heat - contro Shaq non puoi scegliere di lasciargli spazio. Se aiuti col suo uomo la schiacciata è sicura." Eppure queste medie stanno scendendo, di partita in partita. Non per Wade. Per il cast di supporto che paradossalmente è quello che fa realmente la differenza.
Nella sconfitta casalinga contro Portland, 99-87, questo concetto ha avuto una chiara esemplificazione: Maurice Cheeks ha chiesto di lasciare Udonis Haslem libero di tirare dalla media distanza. Il giocatore ha compilato un misero 3-17. "Noi volevamo - ha commentato impietosamente l'ex Sixers a fine gara - che Haslem tirasse. La nostra scelta è stata premiata dagli esiti." "Sapevo che non avrei tirato col 60% per tutto l'anno - ha detto Haslem, che assieme a Butler ha segnato solo 10 punti - ma spero di non ripetere una serata di questo tipo."
"Di certo - dice Mike Woodson, allenatore capo di Atlanta e assistente di Brown alle ultime finali - non puoi sperare che Shaq non faccia il suo. Devi solo sperare che gli altri non ti battano."
E questo sta puntualmente succedendo.
Contro Toronto, sconfitta in casa 94-92 contro una squadra che aveva perso le ultime 6 trasferte, Shaq ha segnato 34 punti con 12-15 al tiro, aggiungendo 17 rimbalzi. Wade ha fatto il suo con 22 punti. Ma il resto è stato notte fonda: Wesley Person, promosso titolare, ha fatto 1 su 7, Butler 0 su 2, Eddie Jones, la cui importanza è già stata analizzata, 0 su 4.
"Penso che - ha commentato duramente Stan Van Gundy alla fine - che si debba essere più duri di quello che abbiamo dimostrato nelle ultime partite per essere una buona squadra Nba. Sappiamo che ci possono essere serate in cui i tiri non entrano. Ma ultimamente accade troppo spesso." Ed ancora più duro: "Eddie Jones non ha fatto nulla questa sera, non capisco cosa stia succedendo."
Parole che non ti aspetteresti da un allenatore che ha un record di 10-6, a fronte bilancio pesantemente in deficit dello stesso periodo dell'ultimo campionato. Il riferimento alla durezza è fondamentale: contro i Celtics, quando sono cominciati i problemi al tiro, è calata paurosamente l'intensità difensiva, soprattutto la velocità di transizione. Il peggior segnale possibile.
Eddie Jones sta tirando con il 34.7% totale. Contro Boston, faticosa vittoria 106-102, ha fatto 5 su 15. Damon Jones è stato decisivo con 16 dei 40 punti che la panchina ha segnato contro i Celtics. Il problema del calo al tiro non è di poco conto. Ed è un nodo fondamentale della stagione della squadra della Florida.
Contro Detroit, i due Jones, nei momenti decisivi sono stati sanzionati due falli molto dubbi nei confronti di Billups e Hamilton. E' chiaro che gli arbitri, nel dubbio, hanno premiato i giocatori che stavano giocando meglio ed hanno maggior status Nba. "Si è trattato due chiamate in cui gli arbitri avevano possibilità di valutare", ha detto l'ex Lakers alla fine. "Sono stati contatti irrilevanti", ha rincarato Rasual Butler. Quei due falli, in una sconfitta 78-77 hanno avuto un peso decisivo. In aprile, quando le partite contano davvero, i finali come quello di Detroit sono il pane e burro.
Se Shaq la prende con filosofia, "stiamo semplicemente cercando la nostra dimensione", Van Gundy si sta facendo domande sostanziose: "Non so se in questo momento - ha detto dopo la vittoria su Boston - la nostra rotazione è la migliore. Non la ritengo definitiva. Dobbiamo vedere in che modo siamo più produttivi." L'attivazione dalla injured list di Christian Laettner e la firma di un giocatore esperto come Shandon Anderson, offre possibilità diverse all'allenatore degli Heat.
Difficile ci si fermi al Person visto contro Toronto. L'obiettivo rimane sfruttare appieno l'effetto Shaq che è tangibile. Lo sa bene Kobe Bryant che nel 2002, in totale amicizia col centro di Newark, tirava il 47%, per poi veder calare le sue percentuali, anno dopo anni, in misura indirettamente proporzionale alle sue forzature.