Kyle Korver sta provando a togliere un po' di pressione da Allen I …
Dopo un’astinenza durata diversi mesi, ha avuto inizio una nuova stagione NBA che ci ha permesso di tornare a vedere le star e i giocatori più talentuosi e più amati, esprimere le proprie doti e trascinare le loro franchigie, ma ci ha permesso di evidenziare anche giocatori poco conosciuti che fino all’anno scorso marcivano sulla panchina e trovavano spazio solo a risultato definito nel “garbage” time e che in questo scorcio di stagione stanno fornendo un rendimento inaspettato e insperato.
La domanda che può sorgere spontanea, parlando di costoro, è: si tratta di prestazioni sporadiche o di giocatori in grado di fornire un rendimento importante per tutto l’arco della stagione, e chissà anche nei playoff?
Solo il tempo ci dirà se si tratta di nuove stelle o di meteore di inizio novembre. Comunque bando alle chiacchere e avanti con l’elenco:
Keith Mcleod (Utah Jazz): Nella terra dei mormoni in panchina non siede un coach ma un mago, Jerry Sloan, che con la bacchetta magica tramuta signori nessuno in giocatori Nba a 360°. Dopo aver plasmato Carlos Arroyo e averne fatto un playmaker da oltre 12 punti e 5 assist e capace di annichilire la (non proprio impermeabile) difesa del team USA lo scorso agosto ad Atene. Ad inizio stagione senza il sopraccitato play portoricano e lo spagnolo Raul Lopez pone in cabina di regia questo “journeyman” che fino allo scorso anno calcava i parquet del campionato italiano. Risultato: in poco più di 21 minuti quasi 7.5 punti di media, 5 assist, il 45% dal campo e l’80% dalla lunetta e una sicurezza nel guidare la squadra davvero misteriosa. Ennesima dimostrazione che il caro vecchio Jerry il premio di coach of the year lo meriterebbe, eccome se lo meriterebbe!
Maurice Williams (Milwaukee Bucks): Playmaker proveniente da Alabama al secondo anno, chiamato dai cerbiatti quest’estate per sostituire l’infortunato TJ Ford, si sta esprimendo su livelli impensabili ad inizio stagione (in 33 minuti 10.5 p e 4.5 r) . Letale quando riesce ad andare in campo aperto, dotato di una visione periferica che gli permette di offrire assist al bacio per Redd e compagni (oltre 8 assist di media, 3° nella classfica degli assistman), è, inoltre, capace di andare fino in fondo a canestro grazie anche ad un fisico massiccio. Data la giovane età (22 anni) ha notevoli margini di miglioramento soprattutto in difesa, al tiro, sia dalla lunga distanza sia dal perimetro, e nelle palle perse.
Luke Ridnour (Seattle Supersonics): Dietro all’inizio mirabolante dei ragazzi di coach McMillan non c’è solo lo splendido tandem Allen – Lewis ma anche questo piccolo playmaker con la faccia da bambino, i riccioli biondi e gli occhi vispi da monello. Proveniente da Oregon, dopo una stagione piena di noie muscolari sta giocando sontuosamente guidando con grande disinvoltura i Supersonics. Dotato di un buon ballhandling, da via l’arancia in modo incantevole trovando l’uomo giusto al posto giusto sia in campo aperto sia nell’attacco a metà campo (6.3 assist, 15° nella classifica degli assistman), dotato di una mano vellutata (tira i liberi con il 95% 4° nella classifica di specialità ), è inoltre velenoso e rapido nel borseggiare il pallone agli avversari. La sua difesa in “single coverage” è tutt’altro che perfetta ma il ragazzo ha voglia di imparare e ha un atteggiamento positivo e talento per emergere e diventare un uomo chiave dei Sonics del presente e del futuro.
Willie Green e Kyle Korver (Philadelphia 76’ers). Nel nuovo corso di Philadelphia guidato, in panchina, da coach Jim O’Brien e, sul parquet, da Allen Iverson stanno trovando molto spazio questi due giocatori dotati di talento, punti nelle mani, sfrontatezza e, il che non guasta, voglia di emergere. Play – guardia rapido e con punti nelle mani il primo, tiratore micidiale il secondo vengono impiegati da coach O’Brien per molti minuti e ripagano la sua fiducia con canestri nel traffico e tiri dal perimetro, il primo, e triple come se piovesse, il secondo. Non si conclude qua però il loro compito infatti i due baldi giovani si impegnano molto anche nella loro metacampo rubando diversi palloni, non lesinando testosterone e mostrando sempre un atteggiamento positivo. The Answer ha ricevuto finalmente una insperata risposta: non è solo nella battaglia per un posto al sole nei playoff.
Bobby Simmons (Los Angeles Clippers): La perdita estiva di Q.Richardson sembra meno sanguinosa di quanto si pensasse grazie all’inaspettata esplosione di questa guardia – ala proveniente da De Paul. Alla quarta stagione nella NBA, dopo una preseason con cifre altisonanti ha continuato il trend positivo anche in questo inizio di stagione esordendo con un trentello contro i Sonics con un assurdo 13/15 dal campo. Miglior realizzatore dei Clippers in ben tre occasioni, sta viaggiando a 15.5 punti di media con un sontuoso 55.2% dal campo e un notevole 44.4% da 3 punti. A questo Simmons aggiunge 5.3 rodman, 3.4 assist e 1.44 steals. Le cifre mostrano un giocatore estramamente completo che si sta esaltando nel gioco in transizione di coach Dunleavy e formando un backourt interessante con il talentuoso Corey Maggette.
Tutti contenti a L.A. tranne Kerry Kittles (attualmente infortunato) che se il buon Bobby continua così il campo lo vedrà con il binocolo…
Mike Sweetney (New York Knicks). Nel deludente inizio di stagione degli uomini di coach Wilkens c’è una nota lieta, il buon impatto della nona scelta dello scorso draft. Ala grande “undersize” proveniente da Georgetown dopo una summer league da protagonista e una preseason dignitosa sta fornendo minuti di qualità e punti istantanei come cambio di Kurt Thomas. 10 punti in solo 21 minuti di utilizzo tirando con un buonissimo 51% dal campo Sweetney è in possesso di un buon jump dai 3 – 5 metri accompagnati da più che discreti movimenti fronte a canestro e una buona propensione ad andare in lunetta. In difesa urgono miglioramenti ma il tempo (23 anni) gioca sicuramente a sua favore
Chris Mihm (Los Angeles Lakers): Al quinto anno l’ala – pivot arrivata da Boston, nell’ambito dell’affare Payton, sembra aver trovato l’ambiente giusto nel quale emergere definitivamente. Considerato da tutti dotato di buoni mezzi atletici e tecnici ma senza quella cattiveria e personalità indispensabile per ritagliarsi un posto importante nella Lega per eccellenza, l’ex Cavs dopo una preseason incoraggiante è stato tra i più positivi nell’inizio di stagione balbettante di L.A. Il suo fatturato per ora è di 11 punti, 6 rimbalzi e quasi 2 stoppate ad allacciata di scarpa tirando con percentuali ragguardevoli dal campo (53.7% 13° in questa speciale classifica). Ciò che più colpisce di lui è l’abilità nel farsi trovare al posto giusto nel momento giusto , pronto a ricevere il pallone da Kobe quando egli è raddoppiato o triplicato. Il passaggio da Big Daddy a Mihm è come dal giorno alla notte però questa notte è meno buia e tenebrosa di come ce la si aspettava.
Primoz Brezec (Charlotte Bobcats): Nell’inizio di stagione per la nuova franchigia dal roster molto più simile a quello di una squadra di Nbdl o CBA rispetto che a quello di una squadra NBA, si sta imponendo un lungo sloveno alla quarta stagione nei pro arrivato nell’expansion draft dai Pacers di nome Primoz Brezec. Autentico oggetto misterioso fino ad ora e in procinto, più e più volte, di tornare a calcare i parquet del vecchio continente, ha trovato a Charlotte l’ambiente giusto per emergere. Dopo una summer league da dominatore e una preseason da protagonista, (tanto da meritarsi l’estensione contrattuale da 8.5 mln di dollari in tre anni), ha iniziato ottimamente questa stagione stillando numeri davvero interessanti: 14.3 p, 7.2 r, 1,3 stoppate, 54.8% dal campo (9° in questa speciale classifica) e il 75% dalla lunetta. Dotato di mani educate può sia segnare dal perimetro sia stazionare in vernice ha una buona propensione al rimbalzo offensivo e già adesso è un centro d’impatto nella eastern conference. Deve migliorare la sua fase difensiva che è ancora ricca di imperfezioni.
Chris Wilcox (Los Angeles Clippers): Giunto alla terza stagione nei pro (e con il contratto in scadenza) l’ex ottava scelta del draft 2002 ha deciso che è giunto il momento di alzare il volume della radio e si è posto l’obiettivo, la prossima estate, di rimpolpare il conto in banca, ai Clippers o altrove, con un contratto pluriennale da svariati milioni di dollari. In un ruolo non suo (quello di pivot) sta giocando in maniera egregia risultando un fattore importante nella partenza lanciata dei Clippers e compilando numeri davvero interessanti 16.8 punti, 7.8 rimbalzi tirando con un magnifico 56.7% dal campo. Dotato di movimenti felini, buona esplosività e mano vellutata, anche dal perimetro, può migliorare nella fase difensiva e nella gestione del pallone (oltre 3 palle perse per lui). Sarà lui il prossimo free agent di lusso ad abbandonare i Clippers?