Grant Hill, The Brawl e Vince

Semplicemente bentornato !

Siamo reduci da una settimana a dir poco bollente nell' NBA, di quelle che in pochi dimenticheranno, molta la carne al fuoco, innanzitutto la mega rissa tra Pistons e Pacers, che lascerà  strascichi e discussioni lunghissime, poi l'ormai quasi certa partenza di Vince Carter dai Raptors, notizia che in un altro momento avrebbe fatto scrivere di tutto, ma che è passata in secondo se non in terzo o quarto piano rispetto ai fatti del Palace.

Ma l'argomento da cui voglio partire è un'altro, quello che in molti attendeva dall'ormai lontano maggio 2000…

Nell'ultima settimana ha condotto i Magic a due vittorie e nessuna sconfitta segnando 30 punti di media con il 67.6% dal campo, 6.5 rimbalzi e 5.5 assist, vincendo ovviamente il premio di miglior giocatore della settimana per l'est. Non stiamo parlando di McGrady che è andato via o di Francis che è arrivato al suo posto, e che sta tenendo medie molti simili, ma bensì niente di meno che di Grant Hill. Avete capito bene ! Attualmente, Grant Hill guida i Magic in punti segnati ed è secondo in assist, recuperi e minuti giocati con 41 di media.

Devo essere sincero prima di scrivere queste righe, ho avuto un gran timore perché quando si deve parlare di Grant c'è sempre il timore di ricadute, come successo due anni fa, però davanti a queste cifre e soprattutto ai risultati degli Orlando Magic non si può rimanere a mani ferme.

Gli Orlando Magic nella loro poco più che decennale storia nell' NBA sono stati sempre abituati ad alti e bassi, passando da una lotteria vinta nel 92 ad una finale tre anni dopo, oppure passando dal quasi miracolo del 3-1 contro Pistons che dodici mesi dopo avrebbero vinto l'anello, di due anni fa, ad una stagione disastrosa con quello dello scorso anno culminata però con una nuova vittoria della lotteria, che ha regalato il nuovo prodigio Dwight Howard.

Per la stagione in corso, dopo la partenza di McGrady, non c'erano grandi aspettative perché c'era da capire cosa poteva dare nell'immediato Howard, c'era da vedere con che approccio avrebbero affrontato il campo Francis e Mobley usciti molto male dall'esperienza di Houston, soprattutto da quando è arrivato Yao Ming. Tanti punti interrogativi dunque, c'era anche Grant Hill, ma ormai era un qualcosa su cui nessuno ormai contava più, e anche quando Grant ad inizio pre season ha dato chiare dimostrazione del suo recupero, nessuno ha fatto i conti anche con lui, anche perché in estate in definitiva, quando era ormai dato come un ex giocatore era stato firmato Hedo Turkoglu.

Poi il destino ha finalmente girato dalla parte di Grant, che in fin dei conti da sano è uno dei primissimi giocatori di questo sport. Hill sta producendo una stagione da sogno, nonostante il suo gioco per forza di cose si sia dovuto adattare al suo nuovo fisico, che dato il passato della sua caviglia sconsiglia vivamente le escursioni sopra il ferro, dunque come Grant ha ammesso sta imparando ha giocare con il suo nuovo fisico.

Il resto poi è facile da coniugarsi con il resto, Grant è un ragazzo di buona famiglia, con dei valori sani, distante anni luce dai protagonisti del Palace, sa benissimo che le sue immense qualità  cestistiche servono di più se messe a disposizione della squadra che se fini a se stesse. Ha immediatamente preso sotto la sua ala protettiva Dwight Howard, altro ragazzo atipico (distante anni luce dai vari Chandlere e Kwane Brown), testa veramente a posto, molto cattolico, molto desideroso di imparare i trucchi del mestiere, ben sapendo che il suo momento arriverà  tra poco tempo, ma anche l'altro rookie Jameer Nelson, e questo per il futuro dei Magic è senz'altro una gran cosa. In tutto questo ambiente molto positivo, ha finito per rendere al meglio di se anche Steve Francis, che dopo i mille problemi dei Rockets, ha trovato nei Magic del nuovo corso un ambiente ideale, dove può fare la prima stella, ma non deve esserlo per forza di cose, perché ci sono alternative valide.

La partenza dei Magic, in concomitanza con i fatti di Detroit fa si che un pensiero più che concreto ai playoff va fatto, anche perché se i Magic delle passate stagioni, erano TMac totalmente dipendenti, quelli di questa stagione sono invece una squadra, ragionano come squadra, e impostano la partita come squadra, e se poi a roster ci sono giocatori con tutto quel talento che accettano questo concetto di squadra, non c'è da stupirsi che da queste parti nessuno rimpianga la partenza di uno dei primi cinque giocatori della lega come è attualmente McGrady, e chissà  come si vedrebbe lo stesso Tracy in squadra con questo Hill da mille e una notte e a quel Howard che è stato poi il motivo per cui lui ha voluto andar via, in un momento in cui lo stesso McGrady sta annaspando coi suoi Rockets al limite della sufficienza, sempre più imbrigliato dalle dottrine difensive di Van Gundy che lo fanno giocare si e no in terza marcia.

Dunque in una NBA che ormai fa parlare di se solo per eroi nati più per caso che altro, il ritorno di Hill ad un ruolo che gli spetta è senza dubbio una delle più belle favole da raccontare per uno come me che ha visto tanti di quei grandi giocatori arrivati nell' NBA a metà  anni 90, tecnicamente ormai di altri tempi, come Grant, Penny Hardaway, Antonio McDyess e come Bobby Hurley spesso perdersi in problemi fisici giunti anzitempo, dunque B E N T O R N A T O Grant Hill.

Passiamo dunque all'Evento che potrebbe aver dato un serio scossone ai già  precari equilibri della Eastern Conference, ossia “The Brawl” tra i Pistons e i Pacers venerdì notte. Veloce cronaca per i pochi che non hanno visto le immagini: che quella tra Pistons e Pacers non sia una partita come tutte le altre si sapeva, troppi gli strascichi e i malumori lasciati da una serie tra le più intense di sempre come quella degli scorsi playoff, ma nessuno pensava a nulla di simile. I Pacers vincono di forza una gara vera come poche se ne vedono in stagione regolare, poco meno di un minuto alla fine di una gara ormai chiusa, chiusa per tutti, ma non per Artest, che pensa bene di rinforzare la sua fama di “Hard” facendo un fallo stupido e inutile su Ben Wallace, che reagisce probabilmente oltremisura, fino a qui nulla di eccezionale, i due vengono divisi, si va avanti a discutere come succede in questi tempi.

Per una volta Artest non ha reagito tirandosi indietro davanti ad un Ben Wallace inferocito, intervengono i compagni, i due vengono separati, Artest si “rilassa” su un tavolo a bordo campo, e quando tutto appare finito, ecco l'imprevisto, ad Artest sdraiato piove addosso un bicchiere di birra, un secondo e si scatena il finimondo, Artest si fionda sulle tribune, prendendo a pugni un tifoso, che probabilmente non era nemmeno quello che gli ha tirato la birra addosso, dal momento che ha una birra in mano, Stephen Jackson lo imita alla grande con un altro tifoso, Fred Jones insegue i compagni per fermarli e si vede aggredito a calci e pugni da diversi tifosi, la cosa prosegue per quasi un minuto, poi l'intervento della security (c'erano anche loro, non ce ne eravamo accorti fino ad adesso) riconduce i giocatori in campo, la situazione appare più serena, Austin Croshere abbraccia Artest gli parla lo calma, lo stesso fa Reggie Miller con Jackson, ma non finisce qui, appena Artest rimane senza scorta, ecco che un [I]tifoso[/I] in maglia Pistons si fa avanti per aggredirlo, con fare minaccioso, Ron non si tira indietro, parte un dritto poi un'altro poi arriva anche Jermaine O'Neal che per colpirlo con un pugno lo travolge, intervengono di nuovo Security ed altri giocatori, in campo piove di tutto, Artest viene
portato fuori, prendendosi in testa tutta l'inciviltà  che i tifosi di Detroit possono produrre.

Bastano pochi minuti per capire che l' NBA potrebbe non essere più la stessa, ma non c'è molto tempo per stare a pensare perché i Pacers meno di 24 ore dopo sono in campo ad Orlando, e ovviamente l' NBA dovrà  produrre delle sanzioni, ma il rischio di fare pasticci con tutta la pressione del mondo addosso si fa sentire eccome. NBA.com tace clamorosamente l'accaduto per quasi 24 ore, intanto i Pacers si trasferiscono in Florida, dove nel primo pomeriggio arrivano le prime comunicazioni ufficiali della lega. Jermaine O'Neal, Ron Artest, Stephen Jackson e Ben Wallace sono sospesi a tempo indeterminato, l' NBA comunica che comunque nella giornata di domenica saranno commissionate tutte le sanzioni del caso, tenendosi 24 ore per valutare accuratamente tutti i filmati in possesso.

Intanto, scatta il toto squalifiche, con paragoni supposizioni e quanto di giornalistico può servire, da Miami Shaquille O'Neal, si schiera apertamente dalla parte di Ron Artest, affermando che lui al suo posto avrebbe fatto altrettanto (non riesco ad immaginare cosa sarebbe successo al malcapitato), che i tifosi devono smetterla di provocare e di avere carta bianca su ogni tipo di insulto e di offesa contro i giocatori.

E' un segnale forte, forse inatteso, che precede di poco il fatto che attraverso il proprio leader l'associazione giocatori si schiera apertamente dalla parte dei giocatori, minacciando di ricorrere in caso di sanzioni troppo pesanti. Passano le ore i Pacers in sei privi anche di Foster e Bender, sfiorano l'impresa ad Orlando. La domenica scorre lenta, la sera i Pistons ricevono Charlotte, ma l'attenzione è ormai verso il Madison Square Garden di NY da dove Stern comunicherà  le decisioni che arrivano in serata, eccole nel dettaglio : Artest fuori per tutta la stagione, Stephen Jackson per 30 partite, Jermaine O'Neal per 25, Anthony Johnson per 5 partite, Detroit ha perso Ben Wallace per 6, inoltre Billups, Coleman Campbell e Reggie Miller sconteranno una giornata per essersi alzati dalla panchina al momento dell'inizio di rissa, cosa assolutamente vietata da alcuni anni dall' NBA.

Chiaramente ci troviamo di fronte a qualcosa di epocale, in totale le gare di sospensione sono quasi 150, le ripercussioni sulla stagione di Indiana sono facili da prevedere, ma anche i Pistons potrebbero avere dei risvolti negativi da questa faccenda soprattutto dipenderà  da come reagirà  un ambiente molto unito e compatto, ma anche potenzialmente molto fragile. Ovviamente le sanzioni commisionate da Stern sono state analizzate in ogni minimo dettaglio, criticate, vagliate, apprezzate, ma come è ovvio che sia hanno lasciato molto da discutere.

La prima cosa che salta agli occhi è la disparità  di trattamento tra Artest e Jackson, ma c'è anche dell'atro perché i Pistons paradossalmente escono da quella rissa con un diretta concorrente in meno al trono dell'est. Partiamo però dalle sanzioni verso i tre giocatori dei Pacers, diamo per giuste queste, ok molto severe ma bisogna capire che eravamo di fronte ad un fatto che non poteva essere tollerato.

I Pacers di fatto hanno compromesso molte possibilità  di giocare i playoff (dove comunque non avrebbero Artest), resta da capire come affronteranno quello che resta della stagione, e questo è un particolare di grande importanza. Nella giornata di domenica dalle colonne del NY Times si chiedeva a gran voce che sia ai Pistons che ai Pacers fosse tolta la scelta al prossimo draft (evidentemente ai Knicks sono interessati), e se quella dei Pistons sarà  come previsto alla fine del primo giro, cosa potrebbe succedere se i Pacers, perso per perso puntassero dritti alla lotteria ? Cosa succederebbe se la fortuna come è successo in passato a squadre di buon livello che per motivi vari hanno sbagliato stagione, vedi San Antonio nel 97 e Houston nel 2002, si ricorda di loro e regala una delle primissime scelte?

Perché parliamoci chiaro questo rischio c'è e se Indiana magari vanno al draft e si scelgono uno come Chris Paul il prossimo anno sono dunque paradossalmente molto più forti ! Ok hanno buttato via un anno, ma alla fine ci sarebbe di che rallegrarsi. Forse dunque le richieste ovviamente di parte che arrivavano dalle colonne del Times, avevano un mino di fondamento, anche perché già  in passato per punire le franchigie si era ricorso alle revoca delle scelte, in fin dei conti a Minnesota ne sono state tolte 4 in 5 draft per una cosa che poi fanno tutti, come quella di trattare dei giocatori fuori dalle date previste.

Altra cosa fondamentale e vergognosa secondo me è il fatto che i Pistons a parte la squalifica di Wallace (secondo me eccessiva) non hanno avuto ulteriori danni da una situazione in cui erano dentro fino al collo, perché l'atteggiamento dei tifosi dei Pistons è stato vergognoso, anche perché essendo Indiana un diretta rivale addirittura di Division, alla fine per loro tutto quello che è successo si è trasformato in un affare clamoroso e questo non va bene, anche se obbiettivamente sarebbe stato difficile trovare un'adeguata punizione per i Pistons, dal momento che i giocatori da tutto quel caos sono stati bravissimi a starne fuori, e qui va sottolineato che Rasheed Wallace, addirittura era a fare da pacere, in mezzo a quel parapiglia, di questo passo tra due anni ce lo troviamo su NBA Action a dire Messa.

Tornando ai Pacers, resta da capire cosa sarà  di Artest, perché nonostante sia ai suoi minimi, se i Pacers fanno un fischio e dicono che è cedibile, arriva mezzo mondo, i Knicks lo sognano da tempo soprattutto nella persona del suo GM Thomas che lo ha allenato, Sacramento ha un'altro
scontento come Stojakovic da sistemare, insomma se venisse fuori la volontà  di privarsene, i clienti non mancherebbero di certo.

Travolta da questo caos mondiale è passata in secondo piano una notizia, che in tempi normali avrebbe sconvolto mezza NBA, ossia il fatto che ormai Vince Carter è ad un passo dalla cessione che lui chiede ai Raptors dalla scorsa estate. Il Carter visto su Sky lunedì è qualcosa di irritante, ma è l'ennesima dimostrazione che tenere un giocatore svogliato, alla fine è un danno per tutti. Carter nell'ultima settima è dato molto vicino a Portland, in uno scambio molto complesso, che alcuni ben informati danno ormai in dirittura d'arrivo e di cui ci sarebbero da mettere a punto solo alcuni dettagli tecnici.

Lo scambio prevede Carter e Jalen Rose più due giocatori da identificare (per far quadrare i conti) a Portland in cambio di Shareef Abdur Rahim, Derek Anderson o Nick Van Exel e Vladimir Stephania a Toronto.

Il nocciolo della questione starebbe tutto in Nick Van Exel, perché i Raptors a questo punto realizzato che Carter è ormai un separato in casa, cercano in tutti modi di snellire innanzitutto la situazione salariale. Lo sceicco è in scadenza, ma potrebbe essere anche confermato per il futuro, anche Van Exel è nell'ultimo anno di contratto quindi in definitiva, togliendosi di torno sia Rose che Carter, in cambio di due contratti in scadenza, la prossima estate avrebbero una situazione salariale molto competitiva, resta da vedere poi con quali argomenti si convinceranno eventuali free agents a trasferirsi in Canada.

Dietro a tutto ciò però potrebbe anche nascondersi un rientro dei Raptors all'interno degli States, più precisamente a Las Vegas, dove ci sarebbe una cordata di imprenditori, molto ben dotati economicamente pronti a far follie per averli, e forse a Las Vegas qualcuno potrebbe anche andarci volentieri, ma per questa soluzione ci vorranno comunque almeno un paio di anni ammesso vada in porto.

Le alternative a Portland per la cessione di Carter, teoricamente ci sarebbero, ma i Raptors a mio parere giustamente, vogliono scaricarci anche Jales Rose, Memphis si sarebbe fatta avanti con la coppia Mike Miller Bonzi Wells, i Knicks sono sempre sul mercato e resta da vedere la stessa Indiana cosa potrebbe fare. Di sicuro i giorni in cui Vince Carter sarà  soprannominato Air Canada stanno volgendo al termine.

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