Antonio Daniels sta giocando la miglior stagione della sua carriera…
Squadra povera di atletismo e fisicità . Indebolita dal mercato perché privata del suo capitano. Due sole stelle, qualche gregario e poi un miscuglio di sconosciuti e carneadi. Playoff lontani. E una previsione. Per i Seattle Sonics sarà un nuovo lungo inverno rigido, di delusioni e occasioni mancate perché troppo attaccati al tiro da fuori.
Nove vittorie di fila. Con una media di tredici punti di distacco. Miglior record (attuale) della Nba. Quaranta per cento di squadra al tiro da tre punti. Due giocatori oltre i venti punti di media. Gioco scintillante. Trenta punti di margine contro i Sacramento Kings. Diciannove contro gli Spurs. Dominio assoluto nella Northwest Division, quella per intenderci che ospita i T.Wolves di Garnett, i Nuggets di Anthony e i sorprendenti Jazz di coach Sloan.
Due profili diversi per una sola squadra. La più sorprendente di questo inizio stagione. E chi se lo aspettava? Seattle Sonics più sonics che mai"
Effettivamente gli addetti ai lavori non è che potessero scrivere a settembre "Seattle in rampa di lancio per una stagione supersonica (eh beh)". Insomma, parliamoci chiaro. Una squadra che ha Luke Ridnour in cabina di regia, Jerome James come centro e che accoglie l'arrivo del turco Kutluay come il Messia, non è che possa aspirare al titolo di Conference. Eppure è esattamente quello che sta accadendo.
Outsider. Questo era il ruolo più giusto da assegnare ad Allen e compagni. Clienti scomodi, fastidiosi per i tanti giocatori atipici e trepuntisti dalla mano che bollente è dir poco. Ecco. La chiave sembra essere questa. Rey Allen viaggia a un'impressionante media del 50% nel tiro da tre punti.
Percentuale di solito che appartiene agli specialisti, quelli che in campo stanno circa venti minuti giusto il tempo di piazzare due o tre triple al momento giusto. Alla Tim Legler, per dirla tutta. E invece no. Qui si parla di un giocatore che sta in campo quaranta minuti. Che tira più di tutti. Che a ogni azione può disporre del pallone come e quando vuole. E che viaggia a 25 punti di media con il 90 per cento dalla lunetta. Il premio Mvp dell'anno è (per ora) alla portata di Jesus, assolutamente.
Non solo. Anche Radmanovic e Lewis stanno tirando terribilmente bene dal perimetro. E si parla di giocatori alti due metri e dieci. Che teoricamente dovrebbero stare sotto i tabelloni a prendere botte e mazzate. Oh beh, non che Rashard non lo faccia. Sei rimbalzi di media e anche una stoppata a partita li porta sempre a casuccia.
Il fatto è che, a differenza della stagione passata, a lottare sotto, aspettando il recupero totale di Danny Fortson (che comunque produce 7 rimbalzi di media in 15 minuti di impiego: questo cosa vuol dire, che se ne gioca 45 ne cattura 21 a partita?), adesso c'è il signor Reggie Evans. Chi?
Mai scelto dalla Nba. Firmato nel 2002 da Seattle. Due stagioni da signor nessuno a raccattare le briciole dei titolari (non molte). Quest'anno però è diverso. Ha trovato posto non nel roster, ma addirittura in quintetto base. Difende con i denti e con le unghie (è alto solo 2.03), in attacco fa quello che può (pochino) ma sotto i tabelloni sta viaggiando a una media di oltre nove rimbalzi a partita, fra i più positivi dei Sonics e fra i più migliorati dell'intera lega.
E dire che la vita, là sotto, è dura, a sgomitare contro i vari Garnett, K.Mart, Boozer, Webber e Stoudamire. Ma ha costretto C-Web a un pessimo 2-13 dal campo e limitato un certo Tim Duncan a un disastroso 4-16. Certo, il suo compagno di reparto, Jerome James, è ben lontano dall'essere un centro e per ora l'unica cosa positiva che ha mostrato è una discreta qualità da stoppatore.
Ma va ribadito: Fortson deve tornare al 100%. Dall'inizio dell'anno gioca sopportando continui dolori alla schiena e alla gamba sinistra. Il suo impiego è limitato a 16 minuti di media e commette ancora troppi falli (cinque falli a partita!!!). McMillan dice che è tutto ok: siccome ha dei limiti fisici allora meglio impiegarlo poco e fargli spendere tutti i falli che ha a disposizione.
Ma è innegabile che il ragazzo uscito nel '98 da Cincinnati non è che si stia comportando da perfetto boy-scout. Il suo rapporto con gli arbitri è pessimo. Ogni volta che gli fischiano fallo lui protesta come farebbe un bambino privato del suo trenino preferito. La sua fama di "bad boy" non lo lascia nemmeno un secondo.
E' stato sospeso per una partita a causa di una gomitata rifilata a Bosh. Ha avuto un diverbio anche con Alonzo Mourning. E un dato significativo lo inchioda: due volte Seattle ha superato i 100 punti. In entrambe le occasioni, Fortson non ha messo piede in campo. Il suo ruolo potrebbe essere quello del sesto uomo. Può diventare il Dennis Rodman dei Sonics con qualche punto in più nelle mani (ha l'86% dalla lunetta) ma anche una specie di Frank Brickowski versione Finale Nba contro Chicago nel '96.
Detto del reparto lunghi (è troppo presto per parlare del progetto Robert Swift e di Nick Collison) si passa a quello delle guardie.
Già detto di Ray Allen, semplicemente magnifico, una delle sorprese della stagione è Luke Ridnour. Altro signor nessuno, fino alla scorsa stagione. Discreto regista che ha tutto per diventare l'idolo del Puget Sound, quest'anno. Ha fantasia, numeri buoni, un discreto tiro da tre punti (pure lui), grande tecnica e ampi margini di miglioramento. Specie in difesa, dove per ora è un mezzo disastro.
Otto punti e quasi sei assist di media è il suo pedigree. Può diventare il Kirk Hinrich di Seattle con un po' di fantasia in più. Bravo, finora, a restare concentrato nonostante abbia costantemente sul collo il fiato di Antonio Daniels, primo cambio del reparto piccoli. Ma tutto sommato va benissimo anche così.
Daniels viaggia a una media di 14 punti a partita. Mai in carriera aveva segnato così tanto. Dal campo tira bene con oltre il 50 per cento, maluccio dall'arco, al di sotto del 30 per cento di media. Meglio, dunque, se impiegato non per forza come playmaker, più libero di pensare non per forza al passaggio, bensì anche e soprattutto al tiro, dato che il talento offensivo c'è e si sa. Tutto questo, aspettando il ritorno di Ronald Murray, perfetto nel sostituire Rey Allen l'anno passato, e il turco Kutluay, fermi entrambi per infortunio. Come Potapenko, che sottocanestro una manina può anche darla, specie in attacco. Assieme a Radmanovic, stabile sui 10-11 punti e i 4 rimbalzi di media. Non che la sua sia una stagione stellare, ma per ora tanto basta alla causa dei Sonics.
Ah, resta Rashard Lewis. E' rimasto per ultimo, ma forse meritava di essere citato per primo. Nel 2003 è stato il primo rimbalzista della squadra (è un'ala piccola) con 6,5 palloni a match. Quest'anno ne cattura altrettanti, ma con Evans e Fortson può dedicarsi meglio al gioco offensivo. Lo sta facendo, i 20 punti di media sono per lui un record. Resta un ottimo rubapalloni (più di un recupero a partita) e un difensore di quelli tosti. Se qualcuno aveva qualcosa da ridire sul fatto che Lewis fosse solo un buonissimo giocatore, ma non una stella, è stato accontentato.
La macchina Sonics procede a tavoletta così, con questi uomini che finora hanno tutti sorpreso. Mancano 70 partite. Può succedere ancora di tutto. Può succedere che Allen non duri all'infinito perché in fin dei conti è in scadenza di contratto. Che Fortson si perda tra i suoi problemi di falli, che le favole di Ridnour e Evans finiscano presto. La certezza è però una.
Se il tiro da fuori regge, i Sonics sono da playoff. E possono dare fastidio, tanto, ai pretendenti del titolo. Un dato su tutti: la partita persa contro i Celtics giocata domenica, ha visto Radmanovic fare 0-8 dal campo. Lewis ha sparato a salve con 0-6 dall'arco, mentre Allen ha bruciato la retina 2 volte su 5, buono per carità , ma al di sotto della sua stupefacente media.
Cosa si diceva? Ah sì, se il tiro da fuori regge"