Il quarto elemento

Eddie Jones di nuovo in squadra con Shaq. Sarà  il terzo violino degli Heat che vogliono l'anello

La Florida è una regione geograficamente esposta a cicloni e strazi metereologici di ogni tipo, ma il ciclone che ha sconvolto (in senso positivo) maggiormente la regione nell'ultimo anno, per una volta non ha il nome di una donna, ma di un uomo, si è abbattuto su di essa il 14 di luglio, data cruciale per ora solo per la storia dei Francesi, è tale ciclone è stato ovviamente l'arrivo di Shaquille O'Neal.

L'arrivo di Shaq è stato uno scambio che però non aveva messo tutti d'accordo perchè lo Shaq visto nell'ultimo biennio a Los Angeles non era fisicamente al top, e perchè il prezzo da pagare in termini di talento è stato salato, infatti sia Lamar Odom, reduce da una seconda parte di stagione da quintetto All Star che Caron Butler erano due giocatori giovani su cui puntare per il futuro, ma anche perchè proprio relativamente all'età  le primavere di Shaq ormai sono 32. Insomma non era uno scambio palesemente a favore di una delle due, ma uno scambio in cui entrambe avevano da gioire e da piangere.

Ho detto AVEVANO però, perchè poi Shaq a fine agosto è stato visto enormemente dimagrito, pieno di motivazioni come non è mai stato prima, e con una voglia di dimostrare al mondo, che chi tra lui e Kobe ha scelto il secondo ha fatto il più grande sbaglio della sua vita.

Il resto lo ha fatto lui con la sua indole da giocherellone, mai serio, che però ha fatto breccia nei suoi nuovi compagni al punto che a detta di molti lo spogliatoi dei Miami Heat è ad oggi come una setta segreta, completamente unita alle spalle del suo Capo spirituale. Nonostante tutto però Miami nei pronostici di molti era vista come una realtà  semiseria con poche chance vere di titolo, tutti a dire che c'era ma che Pistons e Pacers relativamente all'est erano di un'altra pasta.

In tutte queste considerazioni evidentemente non era contemplato il rendimento di Dwayne Wade, che ha iniziato la stagione a mille, facendo suo il primo premio di giocatore della settimana, ma soprattutto dando la certezza a tutti che a Miami un'alternativa vera e concreta a Shaq esiste eccome.

Le cifre di Wade parlano da sole, 25 punti 7 assist e 6 rimbalzi che in una parola significa una cosa sola MVP, e se per ora la parola Combo nessuno ha il coraggio di tirarla fuori, in molti nella propria testa iniziano a fare paragoni tra quella Losangelina del passato con Kobe e quella con l'ex Marquette del presente. Wade è il classico giocatore che è arrivato nella lega nel momento sbagliato, e questa paradossalmente è stata la sua fortuna.

Infatti mentre tutti gli occhi nella scorsa stagione erano puntati sul duello a distanza Melo – LeBron, a Miami Wade ha affrontato la sua stagione da rookie senza tanta pressione addosso, dando poi ai playoff la dimostrazione che con quella determinazione e quel carattere, a poco da invidiare a James e Anthony. Lui che da dimostrare aveva ben poco, perchè già  nel mondo del college era uscito alla stragrande portando Marquette alle Final Four, e mettendo a segno addirittura una tripla doppia nel torneo NCAA, cosa epocale.

Ma l'attenzione di questo pezzo non è puntata su Wade o su Shaq, ma sul resto. Facciamo un passo indietrio, a Los Angeles nel passato lustro le componenti principali della ricetta che ha portato a tre anelli erano quattro : Shaq, Kobe, una personalità  che dominava lo spogliatoio, ossia quella di Phil Jackson e il cosiddetto Supporting Cast.

Torniamo a Miami, dunque Shaq c'è, Kobe ovviamente no, ma per assurdo c'è uno come Wade che nel complesso della coppia con Shaq potrebbe addirittura dare di più in termini di unità  e di squadra, non c'è Phil Jackson, ma c'è l'altro santone del basket degli ultimi 30 anni come Riley, che non è in panchina ma dietro la scrivania, ma che in termini di presenza può tranquillamente essere accostato a coach Zen, resta da definire dunque il quarto elemento ossia il Supporting Cast.

Torniamo dunque a Los Angeles, per vedere quale erano i giocatori chiave del supporting cast che hanno fruttato tre anelli in cinque stagioni, i giocatori chiave sono stati sei, ossia Derek Fisher, Rick Fox e , Robert Horry presenti a pieno ritmo in tutti e tre i trionfi, Ron Harper Brian Shaw e Devean George che hanno avuto momenti di alti e bassi in questo periodo. La prima cosa che salta agli occhi è che durante questo periodo fatta eccezione per l'ultima stagione quando sono arrivati Payton e Malone, i ruoli di play ma soprattutto quello di ala grande non hanno avuto un un padrone ben preciso.

In ala grande, Horry e sempre partito dalla panchina, giocando ovviamente i momenti chiave, risultando spesso decisivo, ma al momento della palla a due in campo c'erano AC Green, Horace Grant e Samaki Walker, giocatori che di sicuro non hanno cambiato di una virgola della storia gialloviola.

Discorso diverso per la cabina di regia, nell'anno del primo titolo c'era Ron Harper titolare, poi dalla stagione successiva è toccato a Fisher, ma il ruolo di play nel sistema di Winter non è mai stato fondamentale. Il nucleo vero del supporting cast è stato il trio Fisher Fox e Horry, che hanno avuto la loro forza nella lucidità  in cui sono andati in campo nei monenti che contavano, vedi canestro di Horry a fil di sirena nella finale di conference con Sacramento, e quello di Fisher negli scorsi playoff con San Antonio, ma soprattutto nella capacità  di dare la palla a Shaq esattamente dove la voleva lui, ossia quando era in post basso con un piede dentro e uno fuori dall'area, da li poi diveniva tutto semplice o Shaq andava dentro o riapriva all'uomo libero, ma comuqnue per i Lakers c'era un buon tiro.

In questo contesto va detto che il trio Fox Fisher Horry ha saputo rigenerarsi
alla grande dopo alcune esperienze non positive, Fox arrivò a Los Angeles con le ossa rotte dopo l'esperienza Bostoniana, dove forse si era puntato troppo su di lui a livello di produttività  offensiva, Horry dopo aver vinto da protagonista accanto a Olajuwon due anelli a Houston, era passato da un'esperienza molto negativa di un anno e mezzo ai Suns, Fisher era stato per i primi anni della sua carriera in panchina a “Gustarsi” le follie cestistiche di Van Exel, in un momento come quello della fine degli anni 90 dove di talento a roster per i Lakers ce ne era addirittura più di quando sono arrivati gli anelli (al tempo c'erano Elden Campell, Eddie Jones e Van Exel).

Nel momento chiave della loro carriera sono stati bravissimi a non affondare di fronte a personalità  così forti come Shaq e Kobe. Passiamo al resto dei giocatori, nell'anno del primo titolo la terza opzione era Glenn Rice, che giocò un'ottima stagione regolare, ma dei playoff così così, mai amato dal tifo Los Angelino, perchè aveva la colpa di sostituire Eddie Jones che ai tempi era un idolo dello Staples Center. Sempre nella stagione 99-00 diede un gran contributo Ron Harper, portato da coach Jackosn per impostare il tringolo che lui aveva così ben interpretato nel secondo Tree Peath dei Bulls.

Negli ultimi 3 anni un discreto ruolo se lo è ricavato Devean George, grande scommessa del'ex GM Jerry West, che pian pianino ha sostituito Fox. Tutti queti giocatori eccezione fatta proprio per George hanno avuto un punto in comune, ossia l'esperienza, tutti erano giocatori che si sono trovati a recitare quel ruolo nella seconda parte della loro carriera.

Torniamo a Miami, ripartendo proprio dall'ultimo punto, se il supporting cast dei Lakers era composto da giocatori esperti, in parte appagati, e consci del prorpio ruolo in quel sistema, il supporting cast che si profila a Miami è l'opposto, ossia gente giovanissima, inesperta totalmente di basket ad alto livello, affamata di successo ma anche di soldoni.

La frase che più mi ha colpito dall'arivo di Shaq a Miami è una sua dritta data ad alcuni compagni tra cui Udonis Haslem in un allenamento di preseason, con Shaq appostato sotto canesto, i “ragazzi” come li chiama lui a sei metri dal canestro, Shaq che spiegava come e in che posizione voleva ricevere la palla, commentando con la palla in mano “Quando io avrò la palla qui o andrò a canestro e per voi ci sarà  un assist, o vi ripasserò la palla sul perimetro quando sarete smarcati e per voi ci sarà  un canestro facile, così facendo firmerete dei buoni contratti”, …più chiaro di così!

Vediamo duqnue nel dettaglio quali sono i giocatori che faranno da aiutanti a Shaq e a Dwayne. Prima parlando dei Lakers ho accennato ad Eddie Jones, giocatore che fino al febbraio del 99 era un vero idolo delle tifoserie gialloviola, al tempo anche più di Kobe. Eddie non ha fatto parte delle vittorie del trienno 2000-02, in quanto era stato ceduto agli Hornets con Elden Campell in cambio di Glenn Rice.

Durante i cinque anni di Jackson in gialloviola più volte coach Zen ha affermato che senza quello scambio i Lakers sarebbero stati molto più forti, specificando che nella sua testa c'era un gioco alla Bulls senza playmaker puro con Jones e Kobe nei due ruoli di guardia, e soprattutto con un valido backup per Shaq con Campell.

A dire il vero però Jones una volta lasciata Los Angeles non ha lascato molti segni nell'NBA fatta eccezione per il faraonico contratto firmato nel 2000 con Miami. Da allora Jones che era stato preso al tempo per essere l'opzione numero 1 in attacco si è stabilizzato sui 17-18 punti a sera, rimando un solidissimo difensore, ma il problema è che lui non è quel tipo di giocatore che si prende la squadra sulle spalle e se la tira dietro.

Sarà  dunque molto interessante vedere come renderà  giocando di fatto da terzo violino, trovandosi addoso meno responsabilità , e magari con qualche spazio in più al momento del tiro.

L'inizo di stagione non è molto confortante, soprattutto per un misero 36 % dal campo più che per la media punti scesa vicino ai 10. Sarà  un uomo importante del futuro di Miami, e per lui forse la presenza di Shaq, in concomitanza con l'esplosioni di Wade, sarà  un ben diversivo per giocare a basket, senza pensare al contratto e soprattutto al fatto che prima ogni cinque minuti gli veniva ricordato, mentre adesso, le goliardate di Shaq e le cifre di Wade faranno con ogni probabilità  distogliere da lui e dal suo contratto molta attenzione da parte dei Media. Se si ritrova uno come lui come terzo violino a Los Angeles non c'è mai stato, anche perchè quelli che ci hanno provato come Mitch Richmond, Isiah Rider e Bryon Russell, tutta gente con un signor passato nella lega, hanno finito per non giocare nemmeno il garbage time. Un punto per Miami.

Passiamo al ruolo di ala grande, nei Lakers come detto gestito da Horry dalla panchina, con qualcun'altro a giocare quando non contava. Qui sostanzialmente i giocatori in ballo sono due, Udonis Haslem e Christian Leattner.

Il primo è uno dei beneficiati dell'arrivo del messia, le sue cifre parlano di 12,4 punti e 8,6 rimbalzi niente male per uno che ha il fisico da ala piccola essendo altto 2.03 e che la scorsa estate è stato ad un soffio dall'arrivo in Italia a Cantù, è rimasto nell'NBA perchè ci credeva davvero, rinunciando ai soldi di Cantù per andare a gicare la pre season a Miami, senza nessuna garanzia per il futuro, per di più con il rischio di perdere il treno buono per l'Europa.

Però come spesso succede non contano solo i centimetri e la tecnica, ma il cuore e la grinta fanno la loro parte. E il suo caso, salta come un ossesso, in allenamento ha lavorato tantissimo per migliorarsi e poi con Shaq accanto un metro di spazio e facile trovarlo. Quando Miami avrà  bisogno di energia ci sarà  lui, quando avrà  bisogno di gestire la palla ci sarà  Leattner. L'ex Duke per ora infortunato, è stato espressamente voluto da Shaquille, che anche in passato spesso si è mosso per averlo accanto.

Leattner è un giocatore che tecnicamente non ha nulla da invidiare a nessuno al mondo, passa la palla come pochi, ha un tiro che la stragrande maggioranza dei 2,10 americani nemmeno si sogna, ma poi c'è il resto, ossia gli manca tutto quello che ha fatto la fortuna di uno come Haslem, ossia grinta, decisione, ha troppa fiducia in se stesso, e oltrettutto ha un carattere difficile da integrare con il resto dello spogliatoi e questo alla fine è stato il suo grande limite nella sua carriera.

Coach K di Duke, recentemente intervistato sull'argomento ha detto che per lui è stato il giocatore di college più forte dopo Lew Alcindor, il che vuol dire il migliore degli ultimi 30-40 anni. In molti non riescono a dare una spiegazione su come mai Leattner nonostante molti cambi di squadra non sia mai riuscito a tirare fuori il meglio di se.

L'arrivo a Miami è con ogni probabilità  un'inaspettata ultima chanche di gloria e anelli per uno che poteva scrivere un'importante pagina di questo sport. Come detto Leattner comunque è un lungo che tratta bene la palla, caratteristica che Shaq apprezza non poco, e il suo ottimo tiro dalla media gli regalerà  senz'altro qualche buon tiro.

Rimane da vedere come si inserirà  in uno spogliatoio molto unito. Se riuscisse ad esternare il suo talento e se fisicamente starà  bene, potrebbe senz'altro essere il giocatore più adatto a giocare accanto a O'Neal che lui ha mai avuto. Il paragone le ali grandi dei Lakersperò rimane a favore loro, soprattutto per l'incisività  che Horry ha dato nei momenti chiave delle gare che contavano.

Il ruolo di ala piccola nei Lakers che applicavano alla lettera il credo del triangolo era il ruolo chiave per far arrivare palla a Shaq e colpire sui raddoppi su Kobe, a Miami invece da quello che si vede per ora invece, non andandosi ad invischiare nel triangolo, rimane un ruolo di puro attacco. Rasual Butler, al terzo anno si sta ricavando un discreto spazio, anche se per ora le percentuali non sono eccellenti, non è sicuramente un uomo da lasciare con metri di spazio, inoltre in difesa con tanta grinta fa il suo onesto lavoro, se prendessimo i numeri di Rasual e li paragonassimo a quelli di Fox, verrebbe da pensare che lui è più determinante di Ricky, ma l'importanza di Fox nel sistema di LA non era data dai numeri. duello senza dubbio a favori dei Lakers, 2 a 1 per loro.

Il backup dei ruoli di guardia e play a Miami sono affidati al trio Wesley Person, Damon Jones e Keyon Dooling, con l'aggiunta del neo
arrivato Shandon Anderson.

Ai Lakers una rotazione di sei uomini non c'è mai stata, si sono alternati molti giocatori con il tiro da tre, ma in stagione
regolare soprattutto spesso il solo Shaw doveva arrangiarsi, con qualche minuto da parte di Harper fino a che c'è stato, con i vari Crispin e Penberthy a prendersi i minuti che non contavano e George a dare un po di respiro a Kobe. Certo l'efficacia di Shaw e Harper in quel sistema, magari tutti questi non la hanno, però a Miami c'è molto materiale su cui lavorare, Damon Jones ha un tiro pestifero fatto apposta per gli scarichi del Diesel, sa fare il play benissimo, meno adatto forse Dooling, il cui tiro è tutto da verificare, Wesley Person è li per giocare pochi minuti di qualità , e soprattutto per far pagare i raddoppi dall'arco dei tre punti. Se guardiamo alla qualità  dei singoli non c'è molta differenza, sull'efficacia per ora la bilancia pende dalla parte dei Lakers, ma molto dipenderà  dal lavoro fatto in stagione regolare, soprattutto se Damon Jones si confermerà  a questi livelli in cabina di regia e coach Van Gundy si potrà  permettere un quintetto con lui in cabina di regia, Wade da guardia e Eddie Jones in ala piccola.

Bilancia leggermente a favore di Los Angeles, soprattutto per l'efficacia, ma la quantità  e in parte la qualità  degli esterni di panchina di Miami potrebbe cambiare molto in questa stagione.

Finiamo con il backup di Shaquille, cosa da non trascurare per nulla, perchè ovviamente Shaq ha 32 anni, e predisposto a piccoli infortuni muscolari, e quindi andrà  gestito con parsimonia nelle 82 partite, per non ritrovarsleo fuori palla a maggio quando conta. A Miami c'è per questo lavoro Michael Doleac, centro vero onesto che 15-20 minuti di campo li tiene bene davvero, nell'ultimo lustro passato a Los Angeles, Shaq ha sempre dovuto fare gli straordinari perchè quelli che gli davano il cambio o non erano centri, ma giocatore adattati a giocarci come Grant, Samaki Walker e Medvedenko, oppure centri non degni di giocare nell'NBA come il curioso Samake o Travis Knight. Dunque qui siamo nettamente a favore di Miami.

Bilancio finale: in molti sostengono che gli Heat senza Shaq Wade e Eddie faticherebbero a vincere 10 partite, e molto probabilmente è verissimo, ma cosa avrebbero fatto a Los Angeles senza Shaq e Kobe. Al momento dunque sappiamo che il contorno che c'era a LA era composto di giocatori adattissimi a giocare con la combo, con il triangolo, ma che senza quel sistema di gioco tali giocatore valevano poco o nulla, domandare a Horry che a San Antonio fatica da matti, o a Fisher che annaspa nel caos di Golden State.

Il problema di quelli di Miami non è tanto realizzarsi a livello singolo, ma nell'insieme come gruppo, con la consapevolezza che per ora Wade non è ancora ai livelli di Kobe, che Shaq non sarà  più quello dei playoff del 2000, ma anche del fatto che si gioca ad est, insomma nei prossimi due anni perlomeno il lavoro duro potrebbe portare a qualsiasi risultato, nessuno precluso.

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