RJ, il nuovo leader dei Nets
Miami L 77 – 100 0-1
@ Chicago W 111 – 106 2OT 1-1
Phoenix L 80 – 112 1-2
Portland W 64 – 60 2-2
@ Philadelphia L 100 – 108 OT 2-3
Dallas L 78 – 94 2-4
Dopo le bizzarre mosse di mercato estive, nessuno si aspettava dai Nets, orfani anche dell'infortunato capitano, una brillante partenza, ma nemmeno una così deludente. Due vittorie e quattro sconfitte nei primi quindici giorni di campionato sono lo specchio di una squadra che non riesce ancora a trovare la quadratura del cerchio.
La causa principale è relativa alle assenze e defezioni con le quali i Nets devono fare i conti ormai da diverso tempo. Il rientro di Kidd era previsto per il tardo mese di dicembre, ed infatti il suo programma di riabilitazione sembra proprio confermare questa tempistica. Il cuore pulsante di New Jersey ha ricevuto in questi giorni il benestare per iniziare finalmente la sua preparazione sul parquet: gli allenamenti saranno sicuramente blandi, se non altro Kidd potrà di nuovo prendere confidenza con la palla ed il canestro.
Il ginocchio sinistro ha invece dovuto fermare almeno per un mese il nuovo arrivato Ron Mercer, il cui posto all'interno del roster è stato occupato, purtroppo, non da un campione ma da quella vecchia conoscenza di Brandon Armstrong, abituato ad orbitare attorno a questa squadra fin dal 2001, senza peraltro essere mai incisivo sul campo.
Siccome parlare male di quelli che non ci sono, di solito è sintomo di maleducazione, noi ci mettiamo qui a tesserne le lodi. Ma gli assenti in questione non sono quelli che occupano l'infermeria, sono coloro che hanno preso altre strade, o meglio, che sono stati mandati altrove: Kenyon Martin e Kerry Kittles. Perché tirare ancora in ballo queste due più che chiacchierate cessioni?
Perché i problemi dei Nets di questo avvio di stagione si sono verificati soprattutto in difesa. Una media di circa 97 punti subiti (abbassata solo grazie ai 60 punti realizzati da Portland durante una imbarazzante partita) sono veramente troppi per una squadra che dovrebbe essere conscia del proprio limitato potenziale offensivo. Ed ecco che entrano in gioco i due grandi assenti che (insieme con il capitano) quando si tratta di difendere posso senz'altro dire la loro, Martin in particolare.
Gran Kenyon poteva e può difendere indifferentemente sia sulle ali piccole che sui numeri "quattro", ed ovviamente è un duro dal quale molti attaccanti preferirebbero stare alla larga. E' stato il miglior intimidatore e stoppatore dei Nets e c'è anche dell'altro. Questa è la testimonianza di un tifoso raccolta fuori della Continental Airline Arena: "Aveva anche grandi doti carismatiche. Quei suoi modi "tribali" di esultare ed incitarsi erano fantastici. Caricava i compagni e coinvolgeva il pubblico, ci faceva quasi sentire parte della squadra""".
Martin però è a Denver e a L.A. ci sono le lunghe Braccia di Kittles, quelle con le quali Double K si intrometteva perfettamente sulle linee di passaggio o andava a dar fastidio ai portatori di palla. Lawrence Frank deve per forza di cose ripartire da quello che la dirigenza gli ha portato a casa durante l'estate. Il rimpiazzo di Ron Mercer (a sua volta rimpiazzo di Kittles) è Jacque Vaughn e l'unica cosa degna di essere evidenziata a riguardo è che in sei partite non ha ancora tentato un tiro da tre punti. Il playmaker titolare è Zoran Planinic che dovrebbe, grazie anche alle ultime prestazioni, aver definitivamente vinto il ballottaggio con un Travis Best ancora in forma precaria e non ancora in sintonia con il resto della squadra.
Il rimpiazzo di K-Mart è Eric Williams (di Scalabrine o Aaron Williams in quintetto, per ora Frank non vuole nemmeno sentirne parlare). Il suo contributo è di circa 8 punti per partita tanta grinta e coraggio; ma come la mettiamo quando si passa alla fase difensiva? La risposta ci viene fornita ad hoc in occasione dell'ultima sconfitta contro i Mavs. Nel pre-partita The Prince of Newark si era definito pronto per difendere su Nowitzki, ma i fatti l'hanno prontamente smentito. Il tedesco ha chiuso la gara con 31 punti e 10 su 18 dal campo. Decisamente non ci siamo.
Lo spot di centro è ancora di Jason Collins (fresco di rinnovo contrattuale) nonostante il rientro prepotente di Alonzo Mourning che ha subito approfittato di un lieve infortunio alla caviglia del “gemello”, per partire in quintetto contro Phila, giocando 40 minuti con un più che dignitoso score di 16 punti e 9 rimbalzi. Zo è tornato? Forse il suo corpo, ma non la sua testa. L'ex centro degli Heat sta conducendo una battaglia personale con la dirigenza nella speranza di poter uscire in anticipo dal suo contratto.
In poche parole Mourning non vuole più essere della partita. Quest'uomo torna dall'infortunio e sceglie i Nets perché favoriti ad est per la corsa alla finale. Viene bloccato dai medici, si sottopone al trapianto di un rene, lotta e torna in una realtà che farà fatica a guadagnarsi uno posto nella griglia dei play-off. Oltretutto deve fare i conti anche con un Kidd letteralmente stufo e menefreghista che non fa nulla per zittire i brusii che lo vedrebbero in continua ricerca di una nuova destinazione.
A qualcuno potrebbe sembrare un comportamento poco professionale, e per certi versi lo è, ma Mourning ha sempre dichiarato di volere un team competitivo e i Nets di oggi non lo sono. Continuerà da grande uomo di basket quale è a fare il suo lavoro nel New Jersey, ma è chiaro che ormai la testa è da un'altra parte.
Ufficialmente poco professionale sta invece diventando l'atteggiamento di Kidd, che sta andando oltre il semplice gesto di far circolare voci di ipotetici ma sempre meno probabili scambi. Durante il training camp è stato multato a causa di una assenza ad una sessione serale, per la quale si è giustificato dicendo che la sua presenza in quella circostanza era del tutto inutile e che avrebbe preferito occupare il tempo pensando alla sua riabilitazione.
Stuzzicato di recente sulle prestazioni dei Nets se ne esce con commenti di questo tipo: "Non sono molto coinvolto ed interessato a quello che succede sul campo. Io sono infortunato e non posso farci niente. Spetta ai ragazzi che scendono sul parquet affrontare e superare i problemi quotidiani""".
Tanto altruista sul campo quanto egoista fuori. In poche parole si sta rendendo antipatico e non è di nessun conforto né per i vecchi compagni, né per i nuovi arrivati.
Forse è solo frustrazione o un autentico senso di impotenza, in ogni caso la corda è ben tirata e si sta spezzando sempre di più.
Od oggi, quindi, l'unica certezza dei Nets è Richard Jefferson, il solo leader tecnico e carismatico di questa squadra sempre più rattoppata. Jefferson si sta prendendo tutte le responsabilità , forse anche quelle che non sono sue, ma con l'assenza forzata di Mercer, l'unico ad avere punti nelle mani è lui. Per la precisione sono 23 per partita con contorno di quasi 10 rimbalzi, quest'ultima media è lievitata grazie alla super prestazione da 21 contro Chicago che RJ ha commentato con la solita arroganza: "Non sono sorpreso di avere preso così tanti rimbalzi"al liceo ero abituato, giocavo sempre contro ragazzi bianchi più bassi di me".".
Le percentuali al tiro sono leggermente peggiorate, ma vanno considerate le forzature che gli toccano quando nessun altro vuole prendersi la briga di tirare. Nella presentazione della stagione dei Nets avevo affermato che il peso della squadra sarebbe stato tutto sulle sue spalle; c'era solo qualche piccolo dubbio a proposito dei risultati, prontamente risolto in queste prime uscite, soprattutto dopo l'exploit di Philadelphia, con uno score di 33 punti e 10 rimbalzi.
Queste sono le armi di Lawrence Frank, alle quali si potrebbe aggiungere una migliore gestione della panchina, con particolare riferimento a Krstic e Aaron Williams. Il primo praticamente non ha mai messo piede in campo, il secondo è stato ridotto ad un minutaggio vicino ai minimi di carriera.
Ma Frank è convinto che questa squadra può fare sicuramente meglio. In effetti fare di peggio è veramente difficile"