Il meglio e il peggio dell’NBA

Volano gli Heat, ma soprattutto vola Dwayne Wade.

Promossi

Dwayne Wade
Gli Heat sono partiti 4-0, la miglior striscia iniziale della loro storia, e il motivo principale non pesa 150 kg bensì una novantina. Il sophomore sta viaggiando a 27 punti + 8 assists + 6 rimbalzi di media, ed è secondo per tiri liberi tentati. Certo, la presenza del Babau a centro area aiuta, però questo gioca e domina allo stesso modo anche con il Babau seduto in panca: c'è poco da fare, un rendimento del genere è da MVP stagionale.

Jerry Sloan
Tutti aspettavano al varco Sloan e i Jazz: una cosa è essere la squadra-rivelazione, ben altra cosa è fare quell'ulteriore salto di qualità  che separa le buone squadre dalle squadre da titolo. Il tutto sembrava ulteriormente complicato da una off-season durante il quale la frontline è stata rivoluzionata, senza dimenticare gli infortuni ad Arroyo e Raul Lopez, che hanno costretto la squadra che un tempo fu del Dio Fatto Playmaker ad affidare le redini al carneade McLeod… beh, qualcuno dovrebbe spiegarglielo a 'sti benedetti mormoni che con queste premesse è impossibile, irreale che giochino in questo modo!!!

103 punti segnati (terzi assoluti) col 52% dal campo (primi), 82.8 punti subiti (secondi) e 37% concesso agli avversari (secondi), 26 assist a partita (primi), 9 stoppate (primi), +7 di differenziale a rimbalzo (terzi)… senza dimenticare Boozer che viaggia a 24 e 12, Kirilenko che rifila 7 (dicesi SETTE) stoppate a partita, i due playmakers McLeod e Eisley (non proprio due fenomeni) che sminestrano complessivamente 12.5 assists a fronte di 2.5 palle perse in 48 minuti tondi tondi.

Come è possibile giocare a basket meglio di così?

Kevin Garnett
Lo chiamavano “The Revolution”, perchè quando arrivò in questa lega era un tipo di giocatore mai visto prima, il simbolo vivente di una nuova generazione di “ballers”… ora non ha più niente di rivoluzionario, perchè al momento lui E' questa lega, ne rappresenta il miglior uomo-copertina possibile.
Ogni anno conclude la stagione con cifre strabilianti, ogni anno all'inizio della stagione successiva ci chiediamo se, magari, quest'anno non inizierà  la stagione a ritmi più blandi, come fanno tutti. Niente da fare, anche per quest'anno ha deciso di monopolizzare le classifiche di rendimento dal primo minuto della prima partita!

E' nei primi 15 della lega per punti (6° con 26), rimbalzi (1°, 15), stoppate (13°, 2.2) assists (15°, 6.5; l'unico altro settepiedi presente nei primi 50 è Brad Miller, 48° con poco più di 3 apg). Peccato che i suoi compagni non lo stiano supportando al meglio, e di conseguenza i suoi Wolves non hanno fatto sfracelli.

Alonzo Mourning e Grant Hill
Le cifre (che comunque sono notevoli) in questo caso contano poco, anzi nulla. Due immensi campioni, martoriati nelle ultime stagioni da gravi (gravissimi, nel caso di Zo) problemi fisici, si stanno battendo come leoni per dimostrare che l'ennesimo tentativo di rientro è quello buono, che hanno “fame” di palla a spicchi come nessun altro, che lo scatto breve e l'elevazione non saranno più quelle di una volta, ma il talento non arrugginisce.

'Zo ringhia, e chiede di giocare in una squadra da titolo. Grant impreca durante le interviste (col sorriso sulle labbra, ovviamente) lasciando di stucco i suoi intervistatori mentre gli racconta quanto è bello sudare, non avere fiato, perdere malamente una partita e tornare a casa inviperiti perchè si è giocato male… ma non per colpa di quella benedetta caviglia.

Mike D'Antoni
I Jazz sono paradisiaci, ma vogliamo parlare dei Suns? In preseason quasi tutti gli analisti, indicando il quintetto titolare, alla posizione 5 segnavano Voskuhl, Hunter o qualcosa del genere, ma ben pochi ci credevano. Infatti, dal primo minuto del prima partita D'antoni si è affidato alla small ball: 'Mare libero di sfogare la sua grinta belluina sotto i tabelloni, Marion da 4, Nash-QRich-JJ sugli esterni, e via andare!

I risultati sono stati finora al di sopra di ogni sospetto. I Soli splendono al primo posto per differenziale fra punti fatti/subiti e percentuale dal campo concessa agli avversari, e secondi per punti subiti. Guidati da uno straordinario Stoudemire (25+10, 56% dal campo) tutti i giocatori del quintetto titolare giocano non meno di 31.5 e non più di 33.8 minuti a partita; segnano tutti almeno 10 punti, corrono, vanno a rimbalzo, passano, difendono. Persino il pennellone Lampe ha mostrato stupefacenti lampi di grandezza, giocando qualche manciata di minuti dalla panca.

Va detto però che il calendario finora gli è stato amico (hanno affrontato solo squadre dell'Est) e quindi bisogna attendere ulteriori controprove: sarà  accettabile mantenere questo assetto tattico anche contro batterie di lunghi più impegnative di quelle di Hawks, Sixers o Nets?

Luol Deng
20 punti e 7 rimbalzi in 34' di media: cifre ottime per un veterano NBA, cifre eccezionali per un rookie, cifre strabilianti per un rookie che in fondo ha un solo anno di college sulle spalle. Lui e Duhon (miglior assistman fra i rookies, 6 a partita) si stanno dimostrando la migliore risposta alla “maledizione” che tradizionalmente attanaglia i graduati provenienti dai Blue Devils al loro passaggio fra i professionisti.

Assieme a Nocioni rappresentano sostanzialmente l'unico motivo di ottimismo per i tifosi di Chicago, per i quali la prospettiva di un Novembre totalmente a secco di vittorie è tutt'altro che remota, e che stanno iniziando a mostrare la loro disapprovazione in modo sempre più rumoroso: nel massacro subito ad opera dei Suns (in cui Amare ha calpestato senza pietà  quel poco di orgoglio rimasto in Curry e Chandler) i fischi e gli insulti sono piovuti copiosi, in particolare all'indirizzo di C&C.

Rimandati

Kobe e Shaq
Certo, Kobe sta giocando da MVP (per i soli parziali 29 ppg, 4.4 apg, 5.2 rpg, 1.4bpg), difende, attacca il canestro (poco meno di 15 tiri liberi tentati a partita – 74 in 5 gare – lo vedono saldamente al primo posto in questa categoria) ma al tempo stesso fa felici i compagni (Butler, Mihm e persino Jumaine Jones in gran spolvero). Però i Lakers hanno affrontato solodue squadre veramente forti, e per due volte sono stati malamente sculacciati.

Certo, gli Heat sono 4-0, molti compagni viaggiano su medie ben superiori ai propri career-highs (Wade, Haslem, Rasual Butler), e lui può permettersi di mettere i piedoni in campo solo per 27' a gara. Però il calendario fino ad ora è stato morbidissimo, e i discorsi sentiti per tutta l'estate (“è in forma come non mai, tornerà  quello di due anni fa”) sembrano non corrispondere a realtà : 16.5 ppg, 3.5 topg, 7.8 rpg, 55% dal campo, 31% ai liberi, . Sono tutti ampiamente career-lows, sono le cifre di uno Stromile Swift, non di Most Dominant Ever.

Dopo anni di faide, ed una estate di proclami e frecciate reciproche, tutti e due si professano entusiasti di come è iniziata la prima stagione da “single”… ma in verità  tutti e due hanno più di un motivo per guardare al futuro con una certa apprensione.

Kenyon Martin e Carmelo Anthony
Per i Nuggets questa dev'essere la stagione della definitiva affermazione, e non si può non notare che sono partiti col piede sbagliato (coach Bzdelik non è il primo indiziato al licenziamento in tronco solo perchè c'è Lenny Wilkens, che ha un margine di vantaggio incolmabile in questa speciale classifica).

Oltre al record di 1-4, basta guardare al rendimento dei loro due giocatori più rappresentativi, la pirotecnica acquisizione estiva e il giocatore-franchigia.
'Melo viaggia a 16 punti e 7 rimbalzi abbondanti, ma tira col 31% dal campo, il 21% da tre, e ogni due assist perde tre palloni. In più parla parecchio, si lamenta in continuazione, e più in generale sembra aver momentaneamente smarrito quell'aura di irresistibile simpatia, quel magico sorriso “MagicJohnsonesco” con cui l'anno scorso ha conquistato l'NBA.
Kenyon dice 14 punti, 7 rimbalzi, 1 stoppata e 51% dal campo… sono cifre francamente mediocri, che non ripagano i soldi (e le scelte) investiti su di lui da Vandeweghe.

Ovviamente la stagione è appena iniziata, si tratta di giocatori di spessore e quindi le premesse per una loro reazione d'orgoglio in tempi anche brevi ci sono tutte… però il confronto diretto con la coppia Boozer-Kirilenko è stato imbarazzante, anzi umiliante: non c'è stata mai partita, e i due di Utah sono sembrati non semplicemente più forti, ma proprio di un'altra categoria.
Si aspettano avidamente delle smentite sul campo.

Memo Okur
I Jazz ridono, l'unico che on ha molti motivi per essere soddisfatto è il turco dal capello alla Big-Jim: è stato pagato fior di soldoni per essere il centro dominante che i Jazz non hanno mai avuto, e invece ha pensato bene di affrontare la preseason senza la minima grinta, senza mordente, insomma senza le uniche caratteristiche che Sloan pretende anche dal magazziniere e dal parcheggiatore. Di conseguenza Memo è riuscito nell'ardua impresa di sostituire in un batter d'occhio Greggone Ostertag nel ruolo di “lungagnone bianco relegato nella doghouse del coach”. Si sa che quando Sloan ti prende in antipatia tendenzialmente si fa fatica a rientrare nel suo “cerchio della fiducia” (per dirla con Robert De Niro in “ti presento i miei”), e per il momento ne ha approfittato Jarron Collins, partito sempre in quintetto al posto di Memo.

Emeka Okafor
Intendiamoci, il suo esordio nella lega che conta è stato più che buono: 15+12 nelle prime due uscite, prima W per i Bobcats alla seconda gara della loro storia, e in più anche una lezione di basket inflitta al pupone Howard.
Però da Charlotte arrivano notizie poco confortanti sulla sua schiena, si dice che si stia già  iniziando ad esentarlo dagli allenamenti più intensi… non proprio le migliori notizie per iniziare una carriera nel basket professionistico.

Bocciati

Jason Williams
L'anno JDub iniziò malissimo la stagione, ma grazie ad un sorprendente feeling con Hubie Brownmise su una annata strepitosa.
Quest'anno ha iniziato male (7 ppg, 4 apg, 2.5 topg e 32% dal campo, mentre l'anno scorso viaggiava rispettivamente a 11, 7, 1.8 e 40%), e ha continuato peggio: in occasione della sconfitta contro i Mavs, dopo essere stato sostituito ha fatto una scenata vistosa nei confronti del suo allenatore, che ha risposto con una immediata ed inevitabile panca punitiva per il resto della partita.

Proprio quando sembrava che White Chocolate avesse smesso con le bizze, ci ritroviamo ad attendere con ansia l'evolversi della situazione: Hubie è un coach vecchio stampo, fa molto in fretta a depennare qualcuno dalla lista dei suoi pupilli, e oltretutto ha anche un solidissimo backup in Earl Watson, pronto a raccogliere l'eredità  di Jasone.

Jeff Van Gundy
Esiste qualcuno in grado di limitare una coppia TMac-Yao? Forse si, e il suo nome è Jeff Van Gundy. Che fosse un “catenacciaro” lo si sapeva, che il suo gioco macchinoso e cervellotico non fosse l'ideale per esaltare le folle era altrettanto risaputo, ma qui si sta un po' esagerando. L'attacco di Houston è lento e prevedibile, la palla non gira in modo fluido (penultimi negli assist); gli attaccanti non vengono quasi mai messi in ritmo, nelle condizioni ideali per segnare, e questo non può che produrre come ovvia conseguenza percentuali disarmanti per giocatori di talento non eccelso (Jim Jackson 36% dal campo, Lue 33%, Howard 40%, Ward 42%), e mette in difficoltà  anche i campioni.

Yao, anzichè proseguire nella sua prevedibile parabola ascendente, rispetto all'anno scorso segna meno, tira peggio, fornisce meno assists e perde più palloni.
TMac tira leggermente meglio rispetto alle ultime stagioni, ma passa peggio, prende meno rimbalzi, non ha mai perso così tanti palloni; quel che è peggio è che, dopo essere stato nelle ultime due stagioni il miglior marcatore della lega con 28 e 32 punti a serata, al momento viaggia su livelli per lui insufficienti: 20 punti a partita, non segnava così poco dal suo terzo anno.

Affidarsi solo ed esclusivamente alla difesa va bene, se il talento è scarso. Se invece hai a tua disposizione la combo guardia-centro più talentuosa degli ultimi 20 anni dopo Kobe-Shaq, si pretende qualcosa di più, anzi parecchio di più.
Ovviamente valgono le attenuanti del caso: la stagione appena iniziata, la necessità  di trovare l'amalgama, il calendario non favorevole e quant'altro… ma ad Ovest parecchie squadre sembrano già  in grandissima forma, e nessuno può permettersi di concedere troppo vantaggio agli altri contendenti per un posto ai playoffs.

Sacramento Kings
Erano anni che non iniziavano così male una stagione, e gli alibi che portano a loro discolpa sembrano reggere solo fino ad un certo punto: è vero, il calendario è stato terribile (partite molto ravvicinate e contro squadre di livello altissimo); è vero, molti giocatori hanno avuto fastidiosi problemi o problemucci fisici; è vero, in fondo anche nelle sconfitte non sono mai stati massacrati, nel “Texas Swing” contro Dallas, San Antonio e Houston sono sempre rimasti in partita e avrebbero forse potuto portare a casa una vittoria.

Tutto vero, tutto comprensibile… ma la realtà  è un'altra. La realtà  è che questa squadra come talento non è seconda a nessuno, nonostante tutto. Ma appare vecchia, logora e soprattutto svogliata. Ad esempio, i Kings sono rimasti in partita contro i Mavericks fino alla fine… ma difficilmente in una partita NBA fra due squadre di alto livello si vede un così ampio divario quanto a motivazioni, grinta, entusiasmo: i Mavs erano drogati di adrenalina, aggredivano il pallone e chiaramente non vedevano l'ora di iniziare la stagione. I Kings erano svogliati, pigri; giochicchiavano, facevano girare la palla, provavano anche a difendere e a correre in contropiede ma senza mordente, senza “fame”, senza mostrare una vera e propria passione per il gioco.

Con queste premesse si preannuncia una ennesima stagione mediocre per i neroviola, perchè se manca la voglia di vincere e di divertirsi il talento da solo non può bastare.

Latrell Spreewell e Sam Cassell
Non ci siamo, non ci siamo proprio. Se i Timberwolves avranno mai nella loro vita una occasione per vincere davvero questo benedetto titolo, quel momento è arrivato. Questa è la stagione della verità , questo è il punto di non ritorno: Lakers e Mavericks hanno rivoluzionato i propri rosters, e puntano più al futuro che al presente; i Kings sembrano aver definitivamente perso il treno; Jazz e Suns sono squadre giovani e con grandi prospettive, ma non sembrano ancora pronte per il titolo, per non parlare di Nuggets, Sonics e Grizzlies che sono ancora lontane dall'anello. Restano solo gli Spurs, e i Wolves sembrano la squadra ideale per affrontarli: KG è l'unico al mondo che può battersi ad armi pari con T-Robot, e il gioco offensivo fluido e collaudatissimo dei Lupi sembra l'ideale per non farsi strangolare dalla tremenda difesa dei texani.

Insomma, sembrano esserci tutti gli elementi per tentare l'assalto all'agognato anello… e questi due cialtroni cosa pensano bene di fare? Si mettono a protestare per il contratto troppo basso, troppo corto o entrambe le cose. Spree guadagna 14 milioni, a fine anno è FA, e si è sentito “insultato” dall'offerta dei Wolves per il rinnovo; gli hanno proposto una estensione nell'ordine dei 7/8 milioni per tre anni, lui ha risposto affermando che “ha una famiglia da nutrire”.
Sam I Am guadagnerà  12 milioni e passa in due stagioni, ha quasi 35 anni e fisicamente è tenuto insieme con il Vinavil, eppure pretende una estensione (ha persino minacciato di scioperare).

I due giocano in modo che si potrebbe definire pietoso (in particolare Cassell, che ha iniziato con 12 punti e 6 assists di media col 37%, ben lontano dai 20, 7 e 49% dell'anno scorso), i Wolves hanno un record attorno al 50% nonostante un calendario morbidissimo (nettamente il più agevole fra tutte le squadre da playoffs dell'Ovest, assieme a quello dei Suns), mentre altre squadre sembrano volare.

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