Toronto, buone le prime

Chris Bosh, dopo il buon anno da rookie sembra pronto ad esplodere definitivamente

Sono in tutto 5 le partite di regular season disputate fin qui dai Toronto Raptors in questo 2004, e sono 4 le vittorie ottenute dalla formazione canadese.

Un inizio molto positivo dunque, che in pre-season forse in pochi avrebbero previsto.

In pochi perché la squadra non si è rinnovata particolarmente in estate ed i soliti infortuni hanno privato il nuovo coach Sam Mitchell di uomini importanti (Alvin Williams su tutti).

Il record di 2-5 in quelle che noi chiameremmo “partite amichevoli” non lasciava molto spazio all'ottimismo, soprattutto se si considera che una delle due vittorie era arrivata contro la Benetton Treviso e per giunta sul filo di lana (86-83).

La prima scelta del draft, il centro Rafael Araujo, non aveva convinto tanto che il nuovo allenatore lo aveva relegato in panchina preferendogli in quintetto il free-agent Loren Woods.

Con l'inizio della stagione regolare però “the Canada's team” ha trovato equilibri e schemi imponendosi come una delle formazioni più in forma del momento.

La vittoria nell'opening game contro gli Houston Rockets della premiata ditta McGrady-Yao Ming è arrivata di fronte al pubblico di Toronto quasi sorpreso dalla convinzione con cui i ragazzi di Mitchell sono scesi in campo.

La nota più lieta però per i tifosi dell'Air Canada Centre è stata l'armonia di gioco messa in mostra dai Dynos, finalmente equilibrati nelle scelte offensive ed assolutamente mai disfunzionali come nelle precedenti gestioni.

Gli isolamenti per Vince Carter si sono ridotti e vengono chiamati solo nei momenti di maggiore difficoltà  di punteggio o nei finali di quarto, e le opzioni per l'attacco sono sicuramente più varie.

Con l'infortunio di Alvin Williams, che sarà  costretto a stare lontano dai campi per mesi, tutto il peso della regia è sulle spalle di Rafer Alston, il nuovo Rafer Alston.

Nuovo perché dopo l'esperienza dell'anno scorso con Stan Van Gundy l'approccio alla partita di “Skip” è diventato molto meno “circense” e quindi più efficace e concreto.

Questo non vuol dire affatto che le giocate spettacolari del playmaker newyorchese si siano smaterializzate, ma piuttosto che la fantasia e l'estro di Alston si sono messe a servizio dei compagni, rendendo l'idolo dei playground della Grande Mela un vero regista NBA.

Anche le percentuali dal campo sono migliorate, soprattutto dall'arco dei tre punti, e la presenza in campo di Skip è ormai fondamentale per l'attacco dei Raptors.

Attacco dei Raptors che si è diomostrato molto bilanciato anche nelle due successive uscite, le vittorie casalinghe contro Detroit Pistons e Portland TrailBlazers.

Se la formazione allenata da Maurice Cheeks può apparire ancora un cantiere visti i nuovi arrivi e l'eterna ricerca di identità  di alcune sue stelle, la corazzata campione del mondo in carica guidata da Larry Brown ha rappresentato un test sicuramente più attendibile per le ambizioni di classifica di Toronto.

Si sono quindi potute apprezzare le straordinarie doti atletiche e tecniche di Chris Bosh, un'ala con i centimetri di un numero 4, finalmente liberato da compiti da pivot ed autore di 18 punti con 8 rimbalzi, ma anche l'evoluzione di un giocatore poco conosciuto e forse sottovalutato come Loren Woods.

Lanciato da Mitchell in quintetto base l'ex T-Wolves ha risposto alla grande, soprattutto se si considera che si è trovato di fronte una delle batterie di lunghi più temibili della lega; i due Wallace ed Antonio McDyess non sono certo clienti facili a cui strappare 14 rimbalzi (ben 6 offensivi).

La grande serata di Woods non si è fermata però alla grande prestazione sotto i tabellni, ma è continuata con una strepitosa prova in attacco, ed i 17 punti con 8 su 12 non spiegano completamente l'impatto che il giovane centro ha avuto sulla partita.

La pericolosità  di un lungo inaspettato ed il prevedibile apporto che un uomo come Donyell Marshall può dare uscendo fresco dalla panchina si sono rivelati molto preziosi per le due principali opzioni offensive, Vince Carter e Jalen Rose.

I due talenti infatti hanno potuto amministrarsi e scegliere i tiri con grande lucidità , senza mai forzare né esagerare con le iniziative personali.

La mano di Sam Mitchell si è vista anche nella vittoria successiva contro Portland (oltre al game-shot di Carter), ma la sconfitta nella prima sfida esterna nell tana dei Sacramento Kings ha fatto storcere il naso ai più scettici, insinuando negli osservatori più esigenti l'ipotesi che il 3-0 fosse solo merito di un calendario non troppo severo.

Il lungo tour ad Ovest iniziato con la battuta d'arresto californiana poteva, e potrà , dire quanto questi Raptors saranno protagonisti in stagione, e la vittoria di ieri notte in casa degli imbattuti Utah Jazz è sicuramente degna di nota.

La formazione allenata da Jerry Sloan era indicata giustamente come una delle più in forma del momento, trascinata da uno sfavillante Andrei Kirilenko ben supportato dal nuovo arrivo Carlos Boozer.

La formazione canadese si è però dimostrata molto solida anche in trasferta, limitando AK-47 ad un insolito 3 su 11 dal campo e patendo solo la verve di Raja Bell (20 per lui uscendo dalla panchina).

L'assenza di Carlos Arroyo ha sicuramente facilitato gli uomini di Mitchell, ma l'ottima prova di Chris Bosh (20 e 7 con 10 su 14) ed il perfetto funzionamento della rotazione a 10 alla Hubie Brown hanno permesso a Toronto di rimanere in partita fino all'ultimo periodo dove le giocate di Vinsanity e la brillantezza di Morris Peterson e Milt Palacio hanno fatto la differenza.

Ora sono ancora 4 le trasferte che attendono i Dynos nei prossimi 6 giorni, quasi tutte ad Ovest, e la vetta provvisoria della Atlantic Division potrebbe vacillare. Oppure no?

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