I primi sussulti dall’NBA

Wade grazie a Shaq e all'entusiasmo che ha portato a Miami è il Giocatore della Settimana ad Est

Il campionato è ormai partito da una settimana, troppo presto per dare qualsiasi tipo di giudizio sia positivo che negativo sulle protagoniste del campionato più bello del mondo, ma non si possono certo trascurare le emozioni date dalle singole partite, perché come sempre ad inizio stagione non c'è nulla da dare per scontato anche quando ci si trova di fronte a due squadre teoricamente con valori molto distanti tra loro.

La prima settimana di gare ha infatti proposto molte gare ad alto contenuto spettacolare, con risultati a volte difficili da capire. L'esempio più palese di tutto ciò sono i Seattle Sonics, già  pronosticata nel ranking di playitusa.com come una potenziale mina vagante in grado di vincere con chiunque e di perdere con chiunque.

Il loro inizio è stato infatti la conferma di questo, partono con un bel trentello subito dai Clippers, passano poi ad una vittoria agevole nei confronti di Atlanta e alla terza si trovano davanti la corazzata San Antonio reduce da due convincentissime vittorie, dove sono addirittura scollinati entrambi le volte sopra i cento punti, dunque gli indizi davano tutti per scontata una vittoria di San Antonio, anche perché i Sonics sono una squadra strana con due giocatori fortissimi nei ruoli di ala piccola e guardia e un reparto lunghi, che teoricamente è di gran lunga il peggiore dell'ovest con due titolari come Reggie Ewans e Sexy James, un lottatore reduce da un lustro di delusioni come Fortson, un'ala piccola adattata al ruolo di ala grande solo per la sua altezza come Radmanovic e due rookie come Collison e Swift.

Però come spesso succede le gare nell' NBA si vincono a volte con meno tecnica e con tanto cuore. E la conferma è venuta nella gara successiva quando Seattle in teoria doveva salire a Denver appagata a fare da sparring partner ai rampanti Nuggets e invece ne è uscita con una convincente vittoria di 20 punti.

Gli Spurs soccombono senza tante scuse 113 a 94, in una partita in cui la differenza l'ha fatta l'asfissiante gabbia difensiva costruita da McMillian intorno a Duncan fermato ad un 4/16 dal campo che per gli Spurs vuol dire sconfitta matematica a prescindere da quello che fa il resto della squadra.

Ma più che analizzare una sconfitta di San Antonio, mi piace sottolineare i meriti dei Sonics, in questa partita, ossia la perfetta sincronia nata tra Ray Allen e Rashard Lewis nel gestire la manovra offensiva, proprio la gestione della manovra offensiva era il grande dubbio dell'anno per i Sonics, dopo la partenza di Barry infatti la cabina di regia è stata affidata al talentuoso Ridnour, mani dorate, gran visione di gioco, per ora però con qualche difficoltà  a gestire l'azione quando il gioco ristagna a metà  campo, tutti particolari che magari con il tempo potrebbero essere risolti, se però Allen e Lewis riescono nella coo-gestione della squadra, esperimento fallito spesso e volentieri in altre squadre, i Sonics dati da tutti fuori dalla lotta per i playoff, potrebbero tranquillamente rientrare in gioco .

Un'altra gara molto interessante è stata la sfida tra i Jazz e i Lakers tenutasi a Salt Lake City, nella seconda notte di gare. I Lakers erano infatti reduci da una bella vittoria nell'Opening Night contro i Nuggets, vittoria che forse aveva illuso troppa gente che la mancanza di Shaq non fosse poi così impossibile da affrontare.

Infatti un monumentale Mimh da 23 punti e 12 rimbalzi, aveva permesso a Kobe e compagnia di vincere contro una delle squadre più attese della lega. La notte dopo forse i Lakers si sono presentati a Utah con troppa stima di se stessi, dall'altra parte l'energia che Andrei Kirilenko mette in campo contagia tutti quanti e i Lakers vedono il rovescio della medaglia, con il solo Kobe a tirare il carro, carro che però non si muove.

L'eroe della serata è Carlos Boozer che dal basso dei sui due metri demolisce il reparto sotto dei Lakers, ma però non si può non notare che Andrei Kirilenko stoppa tutto e di più, alla fine per lui 8 tiri stoppati (ne ha 7 di media dopo 3 gare), si prende la metà  dei tiri che prenderebbe ogni stella del suo calibro e dedica alla squadra ogni sua goccia di sudore, senza mai pensare a se stesso, insomma il sogno di ogni allenatore, se poi l'allenatore in questione è con ogni probabilità  il migliore del mondo, il sogno con ogni probabilità  prevede prima o poi un lieto fine.

A fine gara se i Jazz escono con il sorriso sulla bocca e tanta umiltà  come è nel credo del loro coach, le certezze dei Lakers escono a pezzi e la consapevolezza che senza Shaq sarà  dura si impossessa di loro, infatti la stampa USA è molto scettica nei loro confronti al punto che la loro qualificazione alla post season non è data per scontata.

Altra gara molto interessante è stato lo scontro tra i Kings e i Rockets visto anche in Italia in TV. I Kings per nulla aiutati dal calendario, prima sono stati spediti in Cina, sempre con i Rockets e poi hanno iniziato la stagione con in Texas Tour affrontando nell'ordine Dallas, San Antonio e Houston nelle prime tre gare di stagione regolare. La partita con Houston dei Kings ha solo evidenziato che i Kings sono ormai diventati una squadra molto perimetrale, che ormai vive di tiro da tre e di troppi ricordi. L'impressione un po' di tutti è che i giorni migliori dei Kings siano ormai alle spalle, della splendida panchina di due anni fa che faceva veramente la differenza non è rimasto che un Bobby Jackson per ora molto in confusione, ma soprattutto che la partenza di Vlade Divac autentico leader dello spogliatoio ha avuto l'effetto che tutte le varie personalità  entrassero in contrasto tra loro, il tutto sotto gli occhi di coach Adelman, notoriamente il meno adatto del mondo a gestire questo tipo di problemi.

Nel dettaglio si parla di un Peja Stojakovic ormai separato dal mondo, poco aiutato dalla squadra ad eseguire i giochi per lui, e con una mano che trema tremendamente al momento di tirare, nemmeno fossimo ai playoff periodo dell'anno in cui le sue percentuali al tiro notoriamente vanno a picco. Peja
ormai ha chiesto il trasferimento a chiare lettere, arrivando al punto di accettare qualsiasi destinazione, ma la dirigenza dei Kings per ora non ci sente.

Webber è partito bene, i numeri ci sono, ma l'impressione è che Chris si stia allontanando troppo dal canestro, finendo per perdere molta di quella pericolosità  che è stata alla base delle tante vittorie delle passate stagioni. Al momento la squadra è nelle mani di Mike Bibby che da solo fa si che la nave non affondi sui primi scogli, Brad Miller eroe del inizio di stagione dello scorso anno per ora va a corrente alternata e Christie pare vicino al tramonto. Lo stesso Adelman ha ammesso che per forza di cose quest'anno si dovrà  ricorrere maggiormente alla difesa in quanto offensivamente il potenziale di due anni fa non c'è più.

La gara con i Rockets è stato lo specchio di tutto ciò. ossia i Kings che fanno il tiro a segno per due quarti con i Rockets che giocano a rilento, poi nel terzo quarto una fiammata di TMac con tutti i difensori dei Kings impotenti riporta i Rockets in partita, infine Yao nel finale prima e poi nel supplementare vince una gara, che i Kings di due anni fa non avrebbero mai perso. Sono bastati dunque una squadra in completo rodaggio come i Rockets che deve trovare tutti i suoi automatismi a dare per chiuso un ciclo che non si è mai aperto ?

Chiudiamo con la sfida tra Indiana e Minnesota finita 102 a 101, che ci mette di fronte alla squadra con più cuore grinta e attributi di questo inizio di stagione. Infatti Indiana si è presentata al nastro di partenza di questa nuova stagione con una situazione infortuni allarmante, con Reggie Miller con una mano rotta, Foster fuori, Jermaine O'Neal e Jonathan Bender alle prese con mille problemi.

Nessuno avrebbe fatto un processo ai ragazzi di Carlisle se nelle prima gare sarebbero arrivate alcune sconfitte, ma il problema non si è posto, infatti dopo una settimana di gare il record parla di un 4-0 ottenuto in quattro gare combattutissime e vinte grazie più agli attributi che alla tecnica. Hanno iniziato contro i Lebron Boys dove ci sono voluti ben due supplementari per averne ragione, poi una gara vinta contro i Celtics mai domi fino alla fine, una vittoria abbastanza tranquilla contro i Bulls per arrivare alla sfida di altissimo livello, una possibile finale NBA, con Garnett e soci dove alla fine l'hanno spuntata di un solo punto, nonostante le assenze impreviste di Bender e di Artest con Fred Jones chiamato in quintetto. I Pistons sono avvertiti quest'anno il carattere di Indiana non sarà  facile da domare.

Passiamo un attimo ai singoli giocatori, perché di grandi prestazioni individuali nella prima settimana se ne sono viste molte. Nonostante quando si parla di centri si parla solo di Shaq e Yao, ad oggi il centro con le statistiche più rilevanti della lega è Amare Stoudmire attestatosi dopo quattro gare su 25 punti e 11 rimbalzi di media.

Ovviamente la cosa è suona un po' strana, ma alla fine D'Antoni ha risolto il cronico problema del centro a Phoenix, ascoltando tutti quelli che invocavano uno spostamento di Amare in mezzo. il ruolo naturale di Amare rimane ovviamente quello di ala grande, ma a livello pratico in mezzo ci sta eccome, e siccome in ala grande un giocatore che renda ce lo trovi in mille modi ecco fatto.

L'atipicità  dei Suns con ogni probabilità  fa si che le cifre di Stoudmire siano gonfiate (secondo me no), rimane il fatto che Amare a soli 21 anni, è un giocatore dominante in mezzo all'area, e forse qualcuno è l'ora che cominci a rivedere le valutazioni di questo ragazzo nei confronti di Yao Ming, scelto nello stesso draft, sbandierato a più non posso, ma che da due anni ha un rendimento nel complesso inferiore a quello di Amare, anche se il bagaglio tecnico del cinese non può essere ovviamente trascurato.

Un giocatore le cui azioni sono andate alle stelle è Steve Francis che con ogni probabilità  aveva bisogno di stimoli supplementari per dare il meglio di se. Grazie a lui e ad un Dwight Howard meglio di ogni più rosea previsioni i Magic sono sul 3-1 dopo 4 gare, Francis ci mette un'energia spesso dimenticata ad Houston dall'arrivo del cinese. A deciso la prima gara da solo, ma forse durante un'estate di critiche feroci ha capito che forse l'amore eccessivo per le proprie statistiche alla fine diventa il problema più grande da gestire per un talento naturale come il suo.

Altro giocatore in rampa di lancio pare essere finalmente l'ex Maryland Chris Wilkox, ala grande spostata per esigenze nel ruolo di centro da dove produce 20 punti e quasi 8 rimbalzi a sera, ma soprattutto è un giocatore con una mobilità  fuori dal comune sotto le plance, I Clippers sicuramente si aspettano molto da lui, sempre che come hanno fatto altri ex colleghi non preferisca emigrare altrove prima possibile.

Chiudiamo con il giocatore dell'est della prima settimana di gioco ossia Dwayne Wade, il principale beneficiario del mare di entusiasmo che Shaq a portato in Florida. Miami vola, dopo 4 gare è ancora imbattuta, nonostante uno Shaq che gioca con il freno a mano tirato a causa di alcuni problemini muscolari.

Nessun problema per una combo che si è sciolta, una si è già  formata, solo che almeno strutturalmente questa è più completa e meno propensa a fratture di quella che ha portato i Lakers a tre anelli, infatti a Miami nessuno mette in discussione la leadership di Shaq, però poi i miracoli per ora li ha fatti Wade, che per assurdo gioca in una posizione in cui per Shaq e per la squadra potrebbe essere più determinante di Kobe (che ad oggi è ovviamente superiore a Dwayne), come quella di play, e poi Shaquille è ormai considerato un vero e proprio Re Mida del basket, ossia quello che tocca diventa oro, e in molti sono concordi nel sostenere che alla fine il supporting cast di Miami più forte di quello dei Lakers dei tre anelli vinti, e questo pare ovvio, un Eddie Jones come terzo violino ai Lakers negli anni degli anelli non c'era (era stato ceduto l'anno prima), nonostante il suo enorme salario e i suoi problemi offensivi in rapporto al contratto, e poi Rashar Butler che ha già  fatto dimenticare il suo omonimo Caron, Udominator Haslem, ala grande undersize che però ci mette quell'energia che ai Lakers nel ruolo di ala grande non ci ha messo mai nessuno, i soliti tiratori che ci vogliono nella squadra con Shaq ossia Wesley Person, Damon Jones, un backup nella posizione di centro come Michael Doleac, che Shaq non ha mai avuto nella sua esperienza gialloviola, in attesa di Leattner del rookie Wright e forse anche di Karl Malone a cui Shaq telefona una volta al giorno per sincerarsi delle condizioni di salute…

Se solo Shaq avesse un paio di anni di meno…

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