Van Gundy, di 3/4, prova a marcare in post il suo nuovo centro
"Chi è quel play, col numero 3, Nick Van Exel?", chiede al suo vicino, un uomo con i baffi in terza fila. "No, è Dwayne Wade - è la risposta - il nuovo fenomeno degli Heat."
L'uomo con i baffi non è disattento. L'anno scorso, tramite l'azienda in cui lavora, avrebbe avuto diritto all'abbonamento per gli Heat. Ma nemmeno considerò l'ipotesi. Quest'anno, con Shaquille O'Neal in maglia nera, è diventato obbligatorio esserci.
Somiglianza fisica con l'ex play dei Lakers a parte, Wade ha davvero iniziato la stagione da fenomeno: 28.7 punti, quasi 8 assist e 6 rimbalzi gli hanno regalato il primo titolo di giocatore della settimana della Eastern Conference. Gli 86 punti segnati nelle prime tre gare sono il record di franchigia, condiviso con Alonzo Mourning. Gli Heat sono 3-0, mai erano partiti con 3 vittorie consecutive. E Shaq finora ha giochicchiato. Il calendario ha dato una mano.
Inutile nascondere che la grande attrazione della squadra è l'ex centro di Los Angeles. Shaq ha cominciato la stagione con un problema al bicipite femorale che lo ha costretto ad amministrarsi e limitare il suo utilizzo a 26.7 minuti. Contro New Jersey e contro Washington non c'è stato troppo bisogno.
"The Diesel" è più magro e tonico, ha una mobilità nemmeno comparabile con quella del giocatore che ha disputato l'ultima finale Nba. E il suo atteggiamento è il migliore possibile. I compagni, consapevoli di esser stati letteralmente benedetti dalla sorte se lo coccolano.
Nell'esordio casalingo con la nuova maglia, Shaq ha segnato 17 punti con 9 rimbalzi in 32 minuti. Cleveland, l'avversario di turno, è stato spazzato via fra terzo e quarto periodo, grazie alle conclusioni di Wade, 28 punti, il lavoro sotto canestro di Haslem, 15 punti e qualche tiro piazzato di Butler.
Lo schema base di Stan Van Gundy è molto semplice: palla in post per Shaq, che taglia longitudinalmente l'area. Seconda opzione il pick n roll alto, vero segreto di Pulcinella della nuova vena realizzativi di Wade. Shaq ha giocato a tratti. La ricetta è sempre la solita. Illgauskas è stato, a tratti, imbarazzato da movimenti di grande potenza e destrezza. In attacco il centro lituano ha segnato solo 8 punti, con conclusioni dai 5 metri. La solita storia.
O'Neal sta segnando 15.3 punti a partita. Senza la solita idiosincrasia ai liberi, 8 su 28, segnerebbe qualcosa in più. Bob Mc Adoo, incaricato di lavorare con Shaq ai liberi, in partita abbassa lo sguardo a ogni libero del centro ex LSU. Ha l'alibi: deve compilare lo scout.
Quando Shaq è in panchina, il ruolo di centro è affidato a Michael Doleac, che non sta tirando bene, ma consente di variare il tema tattico: sul gioco a 2 con Wade, o Damon Jones, l'ex allievo di Rick Majerus si apre per la conclusione dalla media distanza.
Dwayne Wade rimane il protagonista incontrastato delle 3 gare giocate: "Quando un giocatore - gli ha reso omaggio Shaq - è in grado di segnare 37 punti e, al tempo stesso, servire 12 assist, mi viene in mente quello che mi disse John Wooden: i grandi giocatori rendono migliori chi gioca loro accanto." "E' stato fantastico - ha fatto eco Van Gundy - ma noi sappiamo che può fare grandi cose. Non possiamo aspettarci 37 punti per ogni partita. Ma sappiamo di poter contare su di lui.”
Il giocatore al secondo anno, sembra fatto apposta per trascinare l'entusiasmo di un pubblico freddino come quello di Miami, con il suo atletismo e la sua pallacanestro sopra il livello del ferro.
Gli uomini attorno alla nuova "combo" saranno decisivi per i risultati dei nuovi Heat. Per ora non andiamo male: Eddie Jones, un ex stella degradata al ruolo di comprimario per "demeriti contrattuali", Rasual Butler e Hudonis Haslem si muovono con decisione e energia.
L'ala forte sta segnando 12 punti con il 63% del campo, beneficiando della scelta di molti avversari di raddoppiare Shaq "big-on-big", con il secondo lungo.
"Non sono preoccupato - dice il giocatore - di quello che dicono di noi: già l'anno scorso non ci davano credito. Ma il finale di stagione, con i playoffs, dovrebbe aver insegnato qualcosa. Non penso che la gente sappia realmente di cosa parla quando ci critica."
In precedenza, dopo la prima vittoria alle Meadowlands, aveva rincarato la dose: "Penso di aver sempre messo insieme bei numeri nella mia carriera. Evidentemente chi ha parlato male di me non ha pensato prima di farlo. Abbiamo buoni tiratori, gente che va sul campo per fare quello che serve per vincere. Il resto è una conseguenza."
Questo gruppo va testato. Puntuale arriva la partita all' SBC Center contro San Antonio. Una prova vera e significativa. Di sicuro non basterà quanto visto sinora. Shaquille O'Neal, che alle gare con gli Spurs tiene sempre in maniera particolare, dovrà inserire le marce alte.
La sera prima, l'impossibile calendario Nba propone la sfida casalinga con Dallas. Di sicuro ci sarà ambiente. Contro Cleveland, O'Neal ha trovato un ambiente simile a quello cui era abituato a Hollywood: non c'era Jack Nicholson, non c'era Dyan Cannon. Ma nelle prime file si potevano scorgere, oltre alla perfetta imitazione di Sly Stone, Alex Rodriguez e Mike Piazza degli Yankees, Boris Becker. Accanto alla panchina, con gentile consorte, Clarence Clemons, sassofonista della E Street Band di Springsteen. Segnali che qualcosa è cambiato: Shaq è in città , Miami sulla geografia cestistica della Nba.