L'inizio di stagione di Predrag Stojakovic non promette nulla di buono
Brad Miller è seduto, in spogliatoio con la borsa del ghiaccio sul collo. Poco più in là Chris Webber si sta occupando del suo ginocchio "fumante". E' un'immagine simbolo di una squadra che si lecca le ferite. La figura perplessa, quasi attonita, che Rick Adelman ha tenuto per tutta la partita di Houston è quella di un allenatore che stenta a riconoscere la sua squadra. Persino Pete Carril, il cui ruolo pare molto simile a quello dell'ultimo Tex Winter ai Lakers, fatica a vedere quello che per anni ha provato a insegnare.
Cominciare la stagione con tre trasferte in Texas, oggi significa andare in contro ai guai. Gli indicatori sono però eloquenti: 104 punti (con il supplementare di Houston) concessi con il 46.4% dal campo, il 39.7% al tiro, l'ultimo posto, su 29 squadre, nel differenziale a rimbalzo. Non serve essere dei geni dell'interpretazione delle statistiche per capire come siano venute le sconfitte.
Trascinati da un grande Mike Bibby, Sacramento si è giocata solo la gara con i Rockets, persa 104-101 al supplementare. In vantaggio, anche comodamente, per tutta la partita, i Kings hanno subito la rimonta, innescata da 3 bombe di Tracy Mc Grady nel terzo quarto, e completata con i 12 punti negli ultimi 7 minuti regolamentari di Yao Ming.
Webber ha avuto il pallone della vittoria, ma il suo tiro in corsa è finito sul ferro. Nel supplementare, ancora l'ex Michigan ha avuto l'occasione per rinviare il verdetto a un ulteriore prolungamento: il suo tiro dall'area in avvicinamento è stato disturbato da un prodigioso aiuto del centro cinese.
"Odio dire una cosa del genere - ha detto Webber alla fine - dopo una sconfitta. Ma penso che stiamo migliorando e che siamo sulla strada giusta." "Siamo riusciti a giocarcela fino in fondo - ha fatto eco Bibby, addirittura onnipotente contro Ward - avremmo meritato di vincere."
"Meglio non è abbastanza - ha commentato più realisticamente Rick Adelman - se è arrivata comunque una sconfitta. Qualche segnale positivo si è visto, non lo nego, ma è ancora troppo poco."
La strigliata vera e propria era venuta dopo la gara di San Antonio, persa 101-85, con la sua squadra sempre a rincorrere e imbarazzata a rimbalzo (54-36 il bilancio). "Nessuno è in grado di tenere il suo uomo dal palleggio, veniamo battuti troppe volte. Questo squilibra l'intera squadra con i risultati che vediamo sotto il canestro." Sinistra tendenza confermata in queste tre partite lo strapotere dei giocatori di riferimento nelle front line delle squadre avversarie.
A San Antonio Duncan è stato protagonista con 30 punti e 14 rimbalzi. Nowitzky nell'openin' game ne ha segnati 33 come Yao. Tutti grandi giocatori. Nondimeno il centro cinese nelle prime 3 gara viaggiava a 11 punti e spiccioli a gara.
Che la difesa sia da sempre il punto debole della squadra lo sappiamo. Rischia di diventarlo ancora di più se l'attacco non farà un deciso salto in avanti. A dire il vero finora non è sembrato di veder giocare la squadra che per anni ha incantato la lega. I giocatori sul campo occupano le medesime posizioni ma fanno cose diverse: il gomito ora è diventato il luogo dei tiri in sospensione di Webber.
L'azione base che dà inizio a ogni schema è il pick n roll fra Bibby e il lungo, di solito Miller. Con supremo scorno di Carril. La qualità dell'esecuzione non è altissima, come testimoniato dalla percentuale al tiro dal campo. La pericolosità in area limitata. Il solo Bibby si è dimostrato in grado di presentarsi stabilmente in lunetta.
"Stiamo ridisegnando il nostro gioco - ha commentato Doug Christie, fortemente limitato dal suo problema al piede - perché l'anno scorso la palla stava molto nelle mani di Vlade Divac. Quest'anno il gioco si deve sviluppare in modo diverso." Effettivamente il pick n roll era stato pesantemente introdotto nell'ultima edizione dei playoffs, con lo svaporare dei minuti del centro serbo.
Al di là della connection jugoslava, è facile notare come Predrag Stojakovic, in questo sistema stia tirando il 32% dal campo. Chris Webber che se n'è vagamente lamentata è sul 40%. Bobby Jackson sul 26% con un terribile 0-8 dalla lunga distanza condito da una serie di airball memorabili.
Oltretutto questo sistema d'attacco sembra aver perso la sua flessibilità : a San Antonio si è capito presto che Bibby aveva un certo vantaggio su Parker. L'ex Vancouver ha segnato 23 punti con 9-13 dal campo e non è stato cavalcato come avrebbe imposto in mismatch di quel tipo.
Dopo tre gare è difficile fare una diagnosi precisa di tutto questo malessere. Ancora più arduo indagare sulla effettiva unità di intenti del gruppo.
Un paio di tendenze si possono però notare: la Sacramento di quest'anno ha 6 giocatori su cui contare a occhi chiusi, il quintetto base e Bobby Jackson. Ostertag è un buon cambio per i lunghi, ha già fatto sentire il suo "peso" in termini di stoppate: sta in campo meno di 10 minuti. Per ora l'utilizzo è condizionato dalla frattura alla mano. Però l'ex Utah è uno di quei giocatori che ti prende in ostaggio: con lui l'attacco scende moltissimo come punti e come fosforo.
Matt Barnes ha realizzato il suo sogno: il rookie voleva fortissimamente giocare a casa, ha rifiutato offerte garantite e ha fatto la squadra ai Kings. I problemi di Christie gli hanno regalato 23 minuti. A Houston ha marcato Mc Grady. Songaila è il cambio di Webber, 12 minuti a gara, per alzare un po' l'intensità difensiva. La mobilità è buona, la statura in deficit.
La rotazione infinita di due anni fa solo un ricordo.
Un problema in più per un allenatore che in carriera ha dimostrato di essere bravissimo a seguire il corso del fiume. Risalirlo non è la sua specialità .