Nessuno ha la grinta di Ben Wallace a rimbalzo…
Nella guida turistica di Detroit (sempre che ne esista una") tra pochissimo verrà segnalato un nuovo monumento,che è possibile ammirare al Palace of Auburn Hills: Fort Wallace. Costruito nel febbraio 2004 dall'architetto Joe Dumars, è servito ai Pistons per rifugiarvisi nei momenti difficili della loro cavalcata al titolo. I custodi sono ovviamente coloro che gli hanno dato il nome: Rasheed e Ben Wallace.
Tanto diversi per talento offensivo, quanto determinati e determinanti in difesa, sono il muro contro cui vanno a sbattere gli avversari in cerca di punti nell'area rossoblu, impresa che si rivela a tratti disperata data la frequenza di abbattimento di Spalding in volo verso il canestro.
Arrivato da Orlando nell'estate del 2000 nell'ambito della trade che ha portato Grant Hill (sigh") in Florida, Big Ben era stato accolto come uno qualunque a Motown,come un centro troppo basso ma con una forza fisica e mentale fuori dal comune.
Gli stessi Pistons non credevano di aver fatto 13 (anche se ora sarebbe 14") con questa trade:avevano trovato quasi per caso il centro che cercavano da tempo.
Ciò che più piacque del meccanico tagliato a Reggio Calabria(avete capito bene") era la grande energia messa in campo per sopperire agli evidenti limiti tecnici,di cui però era conscio: sapeva che la sua sola missione in campo era quella di tirare giù quanti più palloni possibili a rimbalzo e dare quante più stoppate avesse potuto.
Sembrava quasi trattare come un oggetto misterioso il pallone a spicchi quando gli veniva affidato in situazioni offensive. Anche se sottodimensionato come centimetri (2,06 m sono pochini per un centro) ha messo la museruola più e più volte al lungo avversario più pericoloso trovando anche il tempo di diventare il miglior rimbalzista e stoppatore della lega. Insomma se cercate un cagnaccio aggressivo,che non fa storie perché non coinvolto nei giochi d'attacco,che porta camionate di testosterone e che soprattutto sia concreto a rimbalzo Big Ben è quello che fa per voi.
Ha dimostrato quanto possa essere fondamentale un lungo senza tecnica,con un tiro a dir poco rivedibile ma che in compenso è dotato di un cuore grande così. Anche i tifosi di Detroit lo vedono come l'uomo squadra per eccellenza,un po' quello che Gattuso rappresenta per il Milan, non esitando a copiare il suo stravagante look 'Fro con vistose parrucche"
Madre Natura aveva dotato invece 'Sheed di ben altri talenti:se fosse avuto la testa di Duncan o Garnett saremmo qui a parlare del miglior giocatore dell'NBA. Uscito da North Carolina e scelto da Washington(che tristezza pensare che per la Capitale è passata in quel ruolo gente come lui e Webber e ora i Maghi si ritrovano a far giocare come Power Forward Kwame Brown") dopo un paio di buone stagioni passa a Portland. Dove trova il suo ambiente ideale? Certo, ma per le sue malefatte.
Ma andiamo con ordine:nel 2000 sfiora il titolo in Oregon (è inutile ricapitolare cosa sia successo negli ultimi 5 minuti di Portland-Lakers Gara 7 delle Conference Finals") e da lì va incontro a una involuzione che coinvolge tutta la squadra.
Ma se le prestazioni in campo calano non così dicasi dei guai combinati fuori dalla premiata ditta Wallace, Wells, Stoudamire & soci: ci sarà un motivo se i Portland erano soprannominati Jail Blazers per la frequenza con cui i rossoneri finivano in commissariato per problemi con piantine dalla foglia a 7 punte o per essere coinvolti in risse.
Indimenticabile poi una sua intervista in cui per non incappare in una multa comminata in caso di silenzio stampa l'impareggiabile Rasheed rispose a qualsiasi domanda bofonchiando "le squadre hanno giocato duro""
E vogliamo spendere due parole sul suo a dir poco controverso rapporto con gli arbitri?Basta citare un dato: indovinate a chi appartiene il record di tecnici in una stagione? Naturalmente a lui!
Appena cambiata la proprietà a Portland però cambia anche la musica: non la testa di Rasheed,sia chiaro, ma la nuova dirigenza vuole dare un volto pulito alla franchigia dell'Oregon e così, complice anche l'esplosione di Zach Randolph,non esita ad effettuare una vera e propria epurazione mandando lui ad Atlanta e Wells a Memphis.
Ad Atlanta ci resta lo spazio di una partita prima di approdare a Detroit e trovare finalmente qualcuno capace di calmare i suoi bollenti spiriti: Larry Brown.
Di colpo la trasformazione: non un tecnico,non una protesta neanche in caso di panchina.
E stavolta il suo contributo è tangibile eccome: le percentuali in attacco non sono proprio da capogiro ma più di qualche volta è stato lui a caricarsi la squadra sulle spalle nei momenti topici (la serie con Indiana ne è un lampante esempio), con la sua difesa e la sua fantasia. Era lui il reagente necessario a Detroit per farne una squadra da titolo,che arriva puntuale a fine anno contro i mostri sacri dei Lakers.
Come si è potuto capire "the Walls" è probabilmente la coppia di lunghi meglio assortita della Lega: sono interscambiabili, difendono con un'intensità incredibile e sono fondamentali per la squadra.
L'ultima stagione potrebbe essere stata una caso? Vedremo ,ma secondo me si confermeranno a questi livelli. Anzi,se si pensa che Rasheed in attacco finora non ha sfruttato appieno il suo talento cristallino in attacco si può ragionevolmente pensare a un ulteriore salto di qualità .
Le corazzate dell'Ovest (e Miami,che da quando è sbarcato l'uomo che si è proclamato l'uomo più sexy del mondo ha come obiettivo dichiarato quello di puntare al bersaglio grosso) sono avvisate: "No fear, the Walls are still here!" (anche se originariamente questa frase era di un altro signore")