Brad Miller è pensieroso: l'inizio di stagione è stato interlocutorio
Signori e signore, il circo sta tornando in città ; affrettatevi perché potrebbe essere l'ultima apparizione. Ma come per tutti gli spettacoli che portano con loro quella vaga sensazione di "già visto", l'entusiasmo non è più alle stelle.
Non potrebbe essere che così dopo molte stagioni, altrettante brucianti sconfitte euna pre-season che è andata a un tiro di Bobby Jackson dallo 0-5. Al momento Rick Adelman ha le dita anchilosate, per quanto le ha incrociate.
La stagione si aprirà a Dallas, il viaggio nel profondo Texas continuerà con il classico swing: cinque trasferte e una sola gara casalinga nelle prime sei. Recentemente nel corso della sconfitta, 112-93, subita proprio sul campo dei Mavs, si è avuta la spiacevole sensazione di vedere uno starting-five, mancava solo Doug Christie, giocare con meno energia delle riserve.
D'accordo che siamo solo in pre-season: ma certi segnali si possono comunque riconoscere.
Chris Webber ha passato l'intera estate parlando della mentalità che i suoi compagni devono avere e del suo desiderio di portare la squadra al titolo. Nel corso dei China Games si è impegnato più come cameraman che come power forward. Sul campo abbiamo visto il solito Chris: mani stupende, qualche tiro in più dal post basso. Ma una mobilità ancora relativa e una sola stoppata nei primi 98 minuti. Non potrebbe essere altrimenti, dopo due mesi di scarso condizionamento e tanto riposo.
Dal lato esattamente opposto a quello di Webber, Stojakovic ha dato l'impressione di essere un separato in casa. "Penso che uno scambio – continua a dire il serbo – avrebbe fatto bene sia a loro, che hanno bisogno di sangue fresco, che a me. Sento che una nuova sfida mi darebbe maggiore energia." Più chiaro di così.
Appare chiaro che il grande punto di domanda stia proprio nel rapporto fra le due stelle: Chris e Predrag, sul campo e fuori. "Non credo che ci siano problemi particolari fra questi due giocatori - ha minimizzato Christie - di certo non rispetto a tanti altri problemi in altre squadre in giro per la lega."
Questo aspetto all'apparenza non preoccupa nemmeno il coach che ha problemi nell'immediato: proprio Doug Christie ha saltato l'intera prestagione, a causa di una fascite plantare. "Doug è un giocatore - ha detto Jerry Reynolds, responsabile del roster dei Kings - che noi abbiamo dato per scontato a lungo perché è sempre stato presente. Ora ci accorgiamo della sua importanza. Per l'età che ha e il modo in cui gioca è in uno stato fisico invidiabile."
E' quasi certo che l'ex Laker non aprirà la stagione a Dallas. La sua energia, unita alla capacità di cambiare passo, sono fondamentali in una squadra di "piedi lenti." In questo senso, solo il rientro alla piena efficienza di Bobby Jackson, tranquillizza la franchigia.
"Il piede - ha commentato il giocatore da Pepperdine University - sta facendo dei miglioramenti. Quando mi metto in movimento sento ancora un po' di dolore. Ma credo e spero che le cose andranno a posto in fretta." In realtà per la fascite plantare non ci sono mai tempi certi. Quest'infortunio costringe spesso i giocatori a abituarsi al dolore.
"In settimana - ha detto Adelman - ha fatto diversi esercizi con i compagni. In allenamento ci siamo preoccupati della nostra transizione difensiva e di altri aspetti del gioco nella nostra metà campo. In squadra quest'anno ci sono molti giocatori giovani che devono crescere nel livello di concentrazione."
L'annotazione del coach è arrivata nel corso di una conferenza stampa in cui i giornalisti lo avevano stimolato sulle insolite difficoltà offensive del suo gruppo che sta tirando col 38.8%, con il picco negativo del 38% contro gli Hawks. Solo i Bulls fanno peggio.
Alla prima stagionale mancherà anche Greg Ostertag, frattura alla mano che lo terrà fuori almeno un mese: l'ex Utah, per quel che può fare, è sembrato subito incisivo con 1.8 stoppate nei minuti in cui è stato sul campo. Quasi il doppio di quel che assicurava Divac.
Accorciata da tutti questi infortuni, sembra insolitamente "leggera" la panchina che fino a due anni fa straboccava di talento: Kevin Martin, il rookie, ha fatto vedere qualcosa, specie in Cina, difendendo su Tracy Mc Grady. Darius Songaila, che ha giocato di più, dopo l'infortunio di Ostertag, ha dato buon contributo. Per il resto niente. Blutenthal, reduce dai fasti di Eurolega, è un giocatore monodimensionale che può sparare qualche tiro ogni tanto: 30% dal campo e 18% da tre non depongono a suo favore. Nel roster sostituisce Gerald Wallace, lasciato andare ai Bobcats.
Come se non bastasse, fulmine a ciel sereno, in settimana è arrivata la stoccata di David Stern alle autorità cittadine. Nel corso di una conferenza stampa nazionale, il commisioner è stato chiaro: "Penso che, ogni volta che siamo costretti a trasferire una franchigia, sia un fallimento della lega. Lo è stato quando negli ultimi anni abbiamo spostato Vancouver e Charlotte. Siamo preoccupati per le situazioni di Orlando e Sacramento. Al momento non hanno Arene adatte agli standard della Nba."
Nello specifico: "In passato la comunità di Sacramento è stata molto generosa con la Nba. Ho grande rispetto per la passione della gente per la squadra. Ma la Arco Arena è davvero diventata vecchia." Per la cronaca: la Arco Arena aprì i battenti nel 1988. "Rimango comunque fiducioso che questi mercati - ha concluso Stern - capiranno le nostre esigenze."
Verrebbe da dire: per fortuna da martedì si gioca. Le partite vere serviranno a concentrarsi sul campo e non sulla negatività che aleggia attorno a questa squadra. E' difficile, leggendo i nomi del quintetto di partenza, non considerare i Kings, favoriti per la loro division e contenders. E' altrettanto dura però immaginare cosa potrebbe succedere se l'inizio non fosse positivo.
"Questo gruppo - conclude Adelman - in passato è riuscito ad andare oltre agli infortuni (Webber e Bibby ndr) vincendo molte partite. Non ho motivo di pensare che questa volta sia diverso."
Forse ha ragione lui. Siamo noi che, avendo sempre visto la stessa rappresentazione, ci siamo un po' stufati.