Theo Epstein protagonista della vittoria dei Red Sox
Quando Theo Epstein nel 2002 fu nominato alla età di 28 anni general manager dei Boston Red Sox divenne il più giovane giemme della storia del Baseball professionistico e molto probabilmente il suo rapporto con le maledizioni ed i presagi si limitava soprattutto agli studi letterari fatti all'università di Yale.
Nato nel 1973 a New York, si proprio nell'impero del male, Theo viene da una famiglia di uomini di letteratura e non di business. Suo nonno Philip assieme al fratello gemello Julius fu l'autore della sceneggiatura del mitico film “Casablanca” con il quale vinse un Oscar e di altri successi come “Arsenico e vecchi merletti”, suo padre, cattedratico, invece ebbe una Rhodes Scholarship, borsa di studio legata all'Università di Oxford, un onore che poche centinaia di americani hanno avuto grazie alle loro capacità intellettuali.
All'età di cinque anni il piccolo Theo lasciava insieme alla famiglia la grande mela per trasferirsi a Brookline un sobborgo di Boston a pochi metri dal Fenway Park. Mantenendo fede alla tradizione di famiglia il futuro g.m. dei Red Sox ebbe un'ottima carriera scolastica e dopo aver terminato la high school nella stessa Brookline si iscrisse a Yale dove, grazie al sistema americano, cambiò diverse direzioni di studio passando da psicologia prima a scienze politiche poi, quindi a filosofia per decidere definitivamente per studi americani dei quali ottenne appunto la prestigiosa laurea dell'università di Yale.
Durante gli studi la passione per il Baseball e soprattutto quella per l'analisi delle sue statistiche lo portò a lavorare già all'età di 18 anni con l'organizzazione dei Baltimore Orioles e successivamente sempre seguendo Larry Lucchino, che alla fine del 1994 aveva comprato i San Diego Padres, si trasferì in California. Dopo aver lavorato nell'ufficio pubbliche relazioni della franchigia californiana Epstein fu nominato Director of Baseball Operations e nel frattempo approfittò della sua presenza a San Diego per frequentare la School of Law della locale università .
Già laureato a Yale e successivamente terminati anche gli studi di legge a San Diego rifiutò un importante impiego presso uno studio legale di Los Angeles che gli avrebbe garantito uno stipendio pari al doppio di quello che percepiva con la sua attività legata al Baseball, ma scelse di seguire la sua passione e non il denaro.
Nel 2002 John Henry, ex proprietario dei Florida Marlins e spregiudicato uomo di finanza, acquistò insieme a Tom Werner, socio di Lucchino a San Diego, i Boston Red Sox per la cifra di 700 milioni di dollari e decise di chiamare come presidente e CEO della società lo stesso Larry Lucchino che allettato dalla proposta economica ed entusiasta del progetto messo su da Henry accettò immediatamente la proposta.
Avendo preso la decisione di cambiare general manager, Lucchino decise di sostituire temporaneamente Mike Port con il giovane Epstein che lo seguì così da San Diego fino a Boston. Henry, Lucchino e Epstein non più tanto temporaneo nel suo ruolo di g.m., decisero di dare un impronta nuova all'organizzazione affidandosi meno al tradizionale sistema dello scouting fatto sul campo direttamente dalle persone, in genere ex giocatori o vecchi allenatori, integrandolo maggiormente con lo studio e l'analisi delle statistiche svolti informaticamente
Venne quindi chiamato a collaborare con l'ufficio del general manager, Bill James, detto anche Sultan of Stats, inventore del Win Share un sofisticato e complesso metodo di valutazione delle caratteristiche e potenzialità dei giocatori di Baseball e autentica guida del movimento legato alla disciplina chiamata sabermetrics, nome nato dall'acronimo SABR ovvero Society for American Baseball Research, un gruppo di autentici “folli” studiosi del gioco del Baseball attraverso complesse formule basate sulle differenti statistiche prodotte dal gioco.
Il ragazzo Epstein che da casa andava a piedi, come continua a fare ancora adesso anche da g.m., al Fenway Park per vedere all'opera i Red Sox si trovava così adesso alla guida delle operazioni di mercato ed in generale dell'organizzazione di quella stessa squadra. La sua passione per il Baseball che aveva anche giocato durante gli anni della high school lo aveva portato in poco tempo a ricoprire un ruolo centrale di una delle franchigie più storiche del MLB.
Billy Beane, fu il primo a concretizzare le teorie ed il metodo di lavoro di Bill James con la vittoria nelle World Series degli Oakland Athletics di cui è tuttora general manager, impresa che portò Michael Lewis a scrivere il famoso libro Moneyball, ed ha sempre sostenuto che Epstein potrebbe essere tranquillamente, per le sue capacità di management fuori dal comune, alla guida di qualsiasi delle più grandi aziende americane.
Theo Epstein ha completamente rivoluzionato anche a livello di immagine il ruolo del general manager, sempre vestito in maniera informale e con l'inseparabile Blackberry in mano sembra a volte, vedendolo sugli spalti del Fenway Park, un comune tifoso. Il suo volto pulito, da buono e bello, ha dato origine a tanti fans club fondati dalle sue ammiratrici.
La costruzione dei Red Sox che dopo 86 anni hanno scacciato l'assillante “the curse of the bambino” con la conquista delle World Series 2004 ha decisamente la sua impronta. L'anno scorso quando venne tentato l'assalto a A-Rod, cercò, senza alcuna remora, di sbarazzarsi di Garciaparra autentica star del Fenway Park, cedendolo a Chicago, mentre questi all'insaputa di tutto si trovava in viaggio di nozze. Poi tutto fallì e lo shortstop non la prese tanto bene. Il giovane Epstein si trovò così a gestire una situazione abbastanza difficile in casa con uno dei leader della squadra che non nascondeva il desiderio di volersene andare via al più presto.
Durante il mercato di luglio di questa stagione Epstein risolse la situazione trasferendo questa volta senza alcun intoppo Garciaparra ai Cubs e rinforzando la difesa con l'arrivo di Cabrera e di Mientkiewicz. La trattativa creò abbastanza scompiglio perchè Garciaparra rappresentava molto per la Red Sox Nation ma alla fine è stato Epstein ad aver ragione.
In precedenza Epstein era stato fondamentale nel convincere Curt Schilling ad accettare il passaggio ai Red Sox, convincendolo con un mucchio di fogli pieni di numeri, oltre che ad un bel assegno pieno di zeri, che il Fenway Park era il ballpark ideale per i suoi lanci. Risultato finale 11 – 1 per Schilling nelle partite da lui giocate a Boston.
Quando il modo di gestire l'uso del bullpen e soprattutto del closer da utilizzare si era rivelato nel 2003 un fallimento Epstein provvise a cambiare l'impostazione facendo arrivare a Boston un vero closer ovvero Keith Foulke proveniente dagli Oakland A's. Nel dicembre 2003 chiuse anche le trattative per avere Pokey Reese e Mark Bellhorn. La scelta di Reese fu azzeccata perchè con Garciaparra assente ad inizio di stagione a causa di un infortunio il suo impiego come shortstop si rivelò fondamentale.
Ogni affare concluso da Theo Epstein è stato quindi un tassello nella costruzione della squadra capace di vincere il titolo ed allo stesso tempo ha fatto emergere definitivamente il giovane general manager come uno dei migliori dirigenti attualmente in ccircolazione nel MLB.