Celtics pre-season report

LaFrentz sarà  effettivamente pronto per l'inizio del campionato e potrà  contribuire fin da subito?

Siamo rimasti alla sconfitta per 4 a 0 per mano degli Indiana Pacers agli scorsi play-off, dopo una rocambolesca qualificazione. Quando nessuno avrebbe scommesso il classico soldo bucato vedendo i Celtics in netta difficoltà , la squadra biancoverde ha messo in mostra un'inaspettata forza (inaspettata a chi non li conosce bene, noi invece ce lo aspettavamo) ed è riuscita a raggiungere la qualificazione.

Durante la rimonta alcune voci si sono levate chiedendo di non dannarsi troppo per l'agognata qualificazione, accompagnate anche da un'infelice (nei modi, no di certo nel merito) uscita del general manager Danny Ainge che si chiedeva se giocare i play-off sarebbe stato conveniente, invece di perdere qualche partita di più e scegliere meglio al successivo draft.

La squadra invece, punta nell'orgoglio, ha mostrato evidenti segnali di "pride", il famoso e sempre vivo orgoglio bostoniano e, con Pierce in testa a guidare le truppe, raggiunge l'attesa qualificazione. Purtroppo di più non ci si può aspettare in quella stagione e la fine è stata ingloriosa, ma nient'affatto inaspettata.

Noi su queste righe, nonostante fossimo da un lato d'accordo nel merito dell'uscita di Ainge, dall'altro avevamo sottolineato come fosse molto più pericolosa un'assuefazione alla sconfitta che sarebbe stata molto difficile da debellare. Alla fine quindi abbiamo preso le difese di Pierce e della sua volontà  di vincere tutto quello che era possibile vincere. I giocatori vanno e vengono, ma una mentalità  vincente non la trovi facilmente, e quando ce l'hai non devi perderla.

Il problema sarebbe nato dopo: questa qualificazione ha causato danni per il successivo draft? Chiunque avrebbe detto di si e noi non ne siamo stati da meno. Il bello di tutta questa faccenda è che ora praticamente la totalità  dei commentatori ha cambiato opinione, e noi con loro.

Per quei pochissimi tifosi biancoverdi che non sanno che al draft dello scorso giugno col pick numero 15 è stato scelto Al Jefferson, probabilmente non sanno che esattamente un minuto dopo il termine della cerimonia del draft le 14 squadre che avevano scelto prima di Boston si sono seriamente chieste se non avevano sbagliato la loro scelta. Il dubbio è cresciuto nei giorni successivi con i primi seri allenamenti, per alcune è diventato dramma quando si è visto come Jefferson sia nettamente migliore delle più rosee previsioni.

Certamente a chi aveva già  delle eccellenti ali forti scegliere Jefferson non sarebbe stato sensato, quindi hanno preferito scegliere in altri ruoli; ritorneremo presto su questo argomento. Questa situazione non vi ricorda qualcosa? Se la risposta è negativa, ricordo solo che qualche anno fa la stessa identica situazione la si è vista quando col pick numero 10 i Celtics hanno chiamato un certo Pierce, Paul.

Risulta chiaro come una limpida giornata di sole estivo mediterraneo che i tifosi biancoverdi sperino tanto che la situazione sia esattamente la stessa anche durante la stagione regolare. Il problema è che questo non è automatico, molto spesso speranze che rasentavano la certezza si sono rivelate bufale colossali, quindi bisogna andarci coi piedi di piombo, ma in attesa della tanto agognata conferma dal prossimo novembre, vediamo cosa ha fatto il buon Al dal draft ad oggi.

Nettamente il migliore nelle leghe estive, e questo è il minimo. Capacità  di segnare immutata dal liceo da cui proviene, e qui cade uno dei maggiori timori. Oltre 40 punti di media al liceo possono dire tutto o nulla, ma se 20-30 li possono fare in molti, oltre 40 sono decisamente tanti, anche se il livello è molto basso. Non sorprende per nulla quindi che Al Jefferson quest'estate sia stato sempre ed agevolmente in doppia cifra di punti. Peccato che prima del draft pochi abbiano evidenziato questa caratteristica.

Nei rimbalzi è sempre stato tra i primissimi e ha mostrato una inaspettata mobilità  non solo verticale. Inoltre la capacità  di segnare con movimenti da lungo in post basso e dalla lunetta hanno fatto capire che se il draft si rifacesse adesso sarebbe un delitto non chiamarlo nelle prime 5 posizioni. Andando oltre nelle previsioni, i book-maker lo indicano come papabile del titolo di rookie of the year. Si, sappiamo bene che loro non conoscono il segreto della pietra filosofale, ma fermo restando che nessuno è perfetto, se i book-maker sbagliano ci rimettono di loro tasca, quindi se sono ancora in attività  qualche previsione devono averla azzeccata. Speriamo che questa sia una di quelle.

I più arditi, ma qui noi ci fermiamo e lasciamo andare avanti altri, dicono che Jefferson possa essere un giocatore franchigia, uno di quelli attorno a cui puoi costruire una squadra per puntare al titolo. È logico che affermazioni del genere siano rischiose da dire in questo momento, ma noi le mettiamo nel cassetto e, se del caso, le tireremo fuori al momento opportuno, altrimenti possono rimanere nel cassetto che non disturbano nessuno.

Una cosa è certa: nessuno deve aspettarsi il messia. Quello ce lo abbiamo già  in casa e facciamo bene a tenercelo stretto, quindi non bisogna pensare che qualunque cosa sotto i 20 punti e 10 rimbalzi a partita sia una delusione. Non fa male ricordarsi sempre che è un liceale, quindi giovane e con necessità  di fare esperienza e carattere, nonché completare il fisico che, già  ora, è buono. Inoltre deve migliorare nella difesa, quindi di lavoro ce n'è.

Fin qui i tifosi di BeanTown ne avrebbero d'essere speranzosi nel futuro, ma le buone notizie non sono finite. Ainge aveva a disposizione altre due scelte, la 24 e la 25. La quasi totalità  dei commentatori si aspettava la chiamata di almeno un altro lungo per rinforzare un reparto obiettivamente carente se non contiamo Jefferson, ma purtroppo per loro e per fortuna nostra, Ainge non è dello stesso parere: molto meglio scegliere per talento e non per ruolo.

Questo errore è stato pagato carissimo dai Portland Trail Blazers che nel famosissimo draft di qualche decennio fa hanno preferito scegliere col pick numero due Sam Bowie, un lungo che serviva molto alla loro squadra in quel momento, e lasciare ai Chicago Bulls un certo Michael Jordan. Portland ha così buttato alle ortiche vari titoli molto probabili.

Alcuni commentatori hanno avuto il coraggio di criticare Ainge per non aver scelto un lungo. Purtroppo per loro hanno perso una buona occasione per stare zitti perché è evidente che paga molto di più scegliere per talento e non per ruolo, ma agli osservatori non molto attenti oppure non molto competenti questa differenza sfugge, quindi se qualcuno vuole verificare chi è competente e chi no consigliamo di andarsi a rileggere chi ha criticato Ainge per non aver scelto un lungo alla 24 od alla 25. Meno colpa ha chi lo ha criticato perché non sapeva chi erano Allen e West, questi commentatori hanno solo sbagliato mestiere.

Chi invece non credeva che le due chiamate fossero positive a prescindere da tutto può ancora avere ragione perché il giudizio definitivo lo dà  solo il campo ed il giudice in questione non ha ancora decretato. Una cosa però è certa: di tutto si può dire di Ainge, ma non che non sia un buon scopritore di talenti. Nell'ultimo draft sembra proprio che abbia superato sé stesso (sempre col beneficio di verificarlo sul campo, ovviamente). Quindi assieme a Jefferson sono approdati a Boston anche Delonte West e Tony Allen. Dei due il più famoso è il primo: guardia che dovrà  adattarsi al ruolo di play, dalla prime uscite sembra già  più forte di Banks. Detto tutto.

Del secondo invece non si sapeva molto. Tutti indistintamente i mock lo davano al secondo giro, ma Ainge se ne è fregato e lo ha chiamato. Le Summer Leagues hanno fatto capire perché la sua chiamata al primo giro non è stata sprecata. Atletismo smisurato, salta ad altezze mostruose e ha un buon tiro dalla media, sembra quasi che abbia già  prenotato la sua partecipazione alla gara delle schiacciate. Si dice che già  duelli ad armi pari in allenamento con Ricky Davis. Se son rose"

Di Allen si è interessato nientemeno che His Airness Michael Jordan. C'è da dire che Jordan si interessa di tutti quelli che sono cresciuti a Chicago, ma se si scomoda qualcosa vorrà  pur dire. Si è allenato con lui quest'estate e ha ricevuto numerosi consigli. Il migliore che ha avuto è di migliorare al tiro. "Nessuno tira oltre il 50% nella lega (tra le guardie, n.d.r.) se ce la fai avrai ottenuto un ottimo risultato".

Appena iniziato il training camp il capo allenatore Doc Rivers ha già  le idee chiare sui quattro quinti del quintetto base. Scontatissimo il ruolo di guardia attribuito a Paul Pierce, ottima, anzi superlativa, guardia-ala che sta attendendo che Boston gli fornisca una squadra su cui appoggiarsi per puntare al titolo. Ainge ce la sta mettendo tutta per fornirgliela, vedremo se quest'anno si riusciranno a fare passi decisivi per avvicinarsi a quest'obiettivo.

Altresì scontato il ruolo di centro affidato a Mark Blount, reduce da una buona stagione e premiato con un contratto elevato, 38,5 milioni di dollari spalmato in 6 anni.

Obiettivamente l'ammontare del contratto non è indifferente, soprattutto per la durata, e temiamo che qui Ainge abbia decisamente esagerato. Purtroppo per la squadra non c'erano molte alternative perché di centri buoni ce ne sono pochi e se Blount se ne fosse andato il rischio d'avere un vuoto in quel ruolo era troppo elevato. Al termine della stagione le possibilità  che Blount rimanesse erano molto basse quindi il fatto che sia rimasto è già  positivo, anche se il prezzo è, lo ripetiamo, molto elevato.

Inoltre non dimentichiamo che è possibile, ma naturalmente non auspicabile, che Blount non ripeta la buona stagione scorsa, quindi un contratto del genere sarebbe difficilmente scambiabile. Giudizio quindi sostanzialmente negativo per l'entità  del contratto, ma volenti o nolenti l'alternativa sarebbe stata più negativa, quindi bisogna solo sperare che Blount riesca a ripetersi e, perché no, migliorare ulteriormente.

L'alternativa sarebbe stata un buco nello spot di centro per coprire il quale si sarebbe dovuto cercare un sostituto perché il secondo anno Kendrick Perkins non è ancora pronto per giocare da centro titolare. Sia chiaro che Perkins è un giovane con ottime prospettive, ha lavorato molto bene anche quest'estate e probabilmente lo vedremo come prima riserva di Blount, quindi vedrà  molto il campo rispetto all'anno scorso. Il problema è che è ancora giovane e deve acquisire esperienza. Il fatto che ora giocherà  come centro di riserva significa che la fiducia nei suoi confronti è aumentata.

Queste le parole di Pierce su di lui: "Kendrick Perkins mi ha veramente impressionato, ha lavorato duramente per esser in forma, penso che sia maturato quest'anno. Mi aspetto grandi cose da lui e può contribuire (in campo)".

Anche come ala grande Doc Rivers ha le idee chiare. Il titolare sarà  Raef LaFrentz, l'anno scorso infortunatosi quasi subito e quindi incapace di dare un effettivo contributo. Ha trascorso nove mesi tra riabilitazione e potenziamento del ginocchio.

"Nella mia mente sono convinto d'essere un buon veterano, ma ho qualcosa da dimostrare a me stesso nel senso che posso fare qualcosa di quello che generalmente facevo e mi sento di farle. È solo una questione di andare in campo e farle. Voglio contribuire ed essere parte del nostro successo". Giudica la situazione del suo ginocchio migliore di quello che si aspettasse, ma a nostro avviso la sua iniziale partenza in quintetto è esclusivamente legata al fatto che non si vuole che Jefferson abbia un brusco impatto coi professionisti. Non appena Jefferson si sarà  ambientato è facile che LaFrentz lasci il quintetto a lui.

L'ultimo ruolo per il quale Rivers ha già  stabilito chi partirà  titolare è il playmaker. A dispetto di tutte le aspettative estive, come play giocherà  Gary Payton. Si, proprio il giocatore arrivato nella discussa trade estiva dai Lakers. Si, proprio il giocatore che si è rifiutato di partecipare alle visite mediche obbligatorie successive allo scambio a causa del quale Ainge è riuscito a riprendersi Banks e rifilare ai Lakers Jumaine Jones.

Sembrava che Payton si rifiutasse di partecipare addirittura al training camp di Boston, ma ha stupito tutti e si è fatto trovare pronto. Ha avuto parole secche e decise su tutta la faccenda: "il maggior problema era la mia famiglia, è la mia priorità . Doc lo sapeva e pure Danny lo sapeva. Hanno lasciato che prendessi il tempo che mi serviva per le decisioni su quando venire qui (per trovare casa a Boston per la stagione, n.d.r.) e tutto il resto. Ma non mi avete mai sentito dire che non sarei venuto".

Tutto risolto quindi? Apparentemente no, perché Payton ha la giusta fama d'essere distruttivo per gli spogliatoi, quindi esiste il rischio che sia deleterio per i Celtics. Nonostante questo, Payton al camp è sembrato un'altra persona. In certi momenti è sembrato addirittura eccitato nel far parte di questa sua nuova realtà  ed entusiasta in tutto quello che può offrire ai Celtics, a partire dall'attitudine vincente e dall'utilizzo produttivo del talento in termini di velocità  che il roster dei Celtics fornisce.

Sperare che sia un Payton cambiato rispetto a solo qualche mese fa è ottimistico, forse troppo, e notare che non è stato in realtà  vincenti nella sua carriera è un dato di fatto, non un'opinione; ma godiamoci questo momento felice ed annotiamo che i due giovani play, Banks e West, già  pendono dalle sue labbra quando parla.

Come? Payton insegna ed i giovani ascoltano interessati? Fino a qualche mese fa sarebbe stato assurdo anche solo pensare a tale possibilità , ma sembra proprio che abbia preso i due giovani sotto la sua ala per insegnargli tutti i trucchi che conosce, e sono molti, questo è certo.

È già  successo che un veterano possa modificare il suo approccio alla NBA trasformandosi in mentore per i giovani che si ritrova in squadra, ma pensare che uno di questi possa essere Payton risulta difficile da immaginare anche al più ottimista dei tifosi biancoverdi. Eppure"

"Gary è stato impressionante" ha detto Doc Rivers "pensavo che venisse qui e facesse il duro nel campo pratica oggi. Lo ha fatto, ma in modo positivo e ne sono molto felice. Ha preso Marcus cinque o sei volte e gli ha insegnato il giusto modo di fare le cose. Gary è un professionista, è venuto con una grande forza mentale giocando duro".

Anche Pierce è ottimista "(Gary) può essere grande con noi, può solidificare il ruolo di playmaker, mostrare la sua leadership in quella posizione, qualcosa che non abbiamo da molto tempo". Il timore che poteva creare grattacapi fin dal training camp è scongiurato, ma con Payton non si può mai dire, quindi è necessario sempre stare all'erta. Inoltre bisogna tenere presente che rimane probabile uno scambio entro il prossimo febbraio.

"I miei rapporti con Doc e Danny sono buoni e migliorano ogni giorno, non vedo l'ora di giocare nel sistema di Doc e penso che si adatterà  a me" così ha detto Marcus Banks, al centro della discussa ed ormai famosa trade con i Lakers. Sembra quindi completamente ricomposta la spaccatura con la dirigenza Celtics dopo che è stato trattato come un pacco postale, prima era dei Lakers, poi le bizze di Payton hanno messo il g.m. della franchigia californiana alle spalle al muro così Ainge ha potuto rifilargli Jones e riportare a casa Banks.

Ha lavorato duro in palestra e crede che quest'anno sia quello dell'esplosione. Sarebbe una buona cosa per i Celtics alla luce del fatto che noi pensiamo che Payton verrà  scambiato entro febbraio, quindi il posto di titolare se lo giocheranno lui e West, a meno che al posto di Payton non arrivi un ottimo play che farebbe rimanere i due giovani in panca. Anche se Payton non verrà  scambiato, i due devono trovarsi pronti perché è sempre possibile che Gary vada fuori di testa ed in ogni caso fra un anno si giocano il posto di titolare.

La cosa che fa più scalpore è però un'altra. Sentiamo: "in soli tre giorni (di training camp, n.d.r.) ho imparato più di tutto l'anno scorso. È per il semplice fatto che ci sono più allenatori che ti spiegano e trascorrono molto tempo con te mostrandoti i tuoi punti deboli e su dove devi lavorare. I giocatori sono più aperti quest'anno per insegnare, parlano di più con i giocatori giovani. GP (Gary Payton) è stato un grande per me".

Queste dichiarazioni, avallate da altre di tenore simile, fanno facilmente capire come il clima sia nettamente migliorato dall'anno scorso. Gli assistenti allenatori scelti da Doc Rivers sembra che siano stati azzeccati ed i veterani (Payton e Gugliotta su tutti) possono dare un contributo in termini d'esperienza che l'anno scorso non c'erano.

Ci sono vari motivi per essere ottimisti: giovani che crescono, nuovi giovani che sembrano bravi che entrano, veterani che si prestano ad insegnare, nuovo allenatore ed assistenti che sembrano migliori dell'anno scorso. Non meravigliatevi se quest'anno i Celtics faranno una buona stagione e non ascoltate chi cerca di denigrare la nostra squadra. Probabilmente sono solo gelosi o non ne capiscono molto di basket.

Sentiamo Ainge in proposito: "(quest'anno) c'è un po' più di normalità , l'anno scorso c'erano disfunzioni incredibili, molte più di quello che potessi immaginare, quest'anno il management, i proprietari, gli allenatori remano tutti dalla stessa parte. Va molto bene adesso, è molto funzionale".

Rimane il ruolo di ala piccola, per la quale Doc Rivers non ha ancora deciso chi schierare in quintetto base. I due papabili sono i soliti dell'anno scorso: Jiri Welsch e Ricky Davis. Sono due giocatori completamente all'opposto: il primo tira bene da fuori, il secondo preferisce penetrare, il primo privilegia la sostanza, il secondo la spettacolarità , il primo è già  tanto se schiaccia un paio di volte all'anno, il secondo fa notizia se non schiaccia in ogni partita. Un anno fa è stato preferito Welsch per la sua migliore difesa rispetto a Davis, quest'anno è tutto incerto.

I due sono apparentemente tranquilli, attendono il verdetto con relativa pacatezza. Tutti e due dicono che per loro l'importante non è chi inizia ma chi finisce le gare, segno che quando la gara entra nel vivo vogliono esserci. Rivers ha altresì apprezzato molto le doti di playmaking di Welsch, ma poiché Payton non sembra al momento dare problemi il suo utilizzo in cabina di regia sembra sia stato accantonato.

Interessante l'arrivo in biancoverde di Tom Gugliotta. Forse il bianco più duro della NBA, Googs svolgerà  il classico ruolo di veterano, sulla falsariga di quello che sta facendo Payton per i piccoli. Nessuno pretende da lui il classico 20+10 che fa da ideale linea di separazione tra un ottimo ed un discreto lungo, ma piuttosto di offrire ai giovani lunghi del roster tutta la sua esperienza di tanti anni nell'NBA e qualche trucchetto che è sempre utile conoscere quando si lotta sotto le plance.

Stesso compito dovrebbe averlo Walter McCarty, molto amato dai tifosi, i suoi 8 anni di esperienza nella NBA saranno molto utili e può essere un buon cambio per ben 3 tipi di spot, dall'ala piccola al centro.

Il quarto rookie, scelto al secondo giro, è Justin Reed, ala che farà  il classico panchinaro in attesa di avere un'occasione per mettersi in mostra.

Il roster sarebbe finito qua, ma c'è un giocatore che lotta per entrarci. Questi è Ernest Brown, chiamato alla fine della scorsa stagione dai Celtics ed ora in attesa di sapere se l'opzione di 620.000 dollari verrà  o meno attivata dalla dirigenza. Se Brown dimostrerà  di poter dare qualcosa entrerà  nel roster al posto di Michael Stewart, un dead-man-walking presente solo per attendere che il suo contratto scada alla fine di questa stagione.

Un altro giocatore che sicuramente non giocherà  è Rick Fox. Arrivato con la già  citata trade con i Lakers, ha concordato con i Celtics una buonuscita che comunque permetterà  ai Celtics di utilizzare il suo contratto negli scambi che eventualmente Ainge imbastirà  prima di febbraio, termine ultimo prima della corsa ai play-off.

Un commento di Ainge sul roster di quest'anno: "abbiamo accumulato talento, ne abbiamo di più sebbene non possa dire che siamo a posto. Lo scorso anno (al momento della sua assunzione, prima dell'inizio della scorsa stagione, n.d.r.) non c'era nessuno, non c'era interesse in nessuno dei nostri giocatori".

Sostanzialmente siamo d'accordo con lui, ora ci sono giocatori più giovani, più funzionali, con più prospettive di crescita, sarebbe interessante vedere se tutto questo talento si concretizzerà  in risultati sul campo. Alla fine conta solo quello.

Uno scorcio dal punto di vista salariale mostra che non c'è nessuna speranza di poter scendere sotto il tetto salariale. Già  con i contratti di Pierce (ampiamente meritato) e di LaFrentz (non molto meritato) riuscire a scendere sotto il cap sarebbe stato estremamente difficoltoso, il colpo di grazia a queste speranze l'ha dato l'entità  del contratto di Blount e l'accordo con Baker. Ora chi spera di poter attirare free agents di un certo peso può anche dimenticarli e farsene una ragione perché per vari anni il salary cap dei Celtics è completamente bloccato. Le soluzioni per sperare in un rafforzamento però non sono finite: ci sono gli scambi, le firme per le eccezioni salariali e di contratti al minimo.

Se per i contratti al minimo salariale è facile intuire che arriveranno soltanto giovani acerbi e veterani che cercano l'ultima chance della carriera (Gugliotta), per le firme di eccezioni potranno solo arrivare giocatori di complemento, decisamente non ottimi giocatori.

Rimangono gli scambi, ma per poter far arrivare a Boston ottimi giocatori bisogna avere una valida contropartita. Semplificando al massimo, ci sono solo due contropartite appetibili alle altre squadre a seconda della loro situazione salariale: buoni giocatori con contratti non elevati rispetto al loro rendimento e giocatori con contratti in scadenza.

Se per la prima contropartita quasi tutte le squadre potrebbero essere interessate, per la seconda in genere sono molto meno. Quasi tutte sono squadre che vogliono scaricare contratti lunghi e pesanti perché hanno deciso di ricostruire, poi ci possono essere squadre di un certo livello che devono fare spazio a futuri elevati contratti di giocatori che già  possiedono e che ritengono sia giusto pagarli di più.

Con gli arrivi di Payton e Fox ora Boston ha ben 15 milioni di contratti in scadenza scambiabili a chi ha deciso che non vale più la pena di continuare ad insistere col proprio roster e decide di fare piazza pulita ricominciando dal draft. Fino a febbraio Ainge avrà  la possibilità  di offrire questo pacchetto di giocatori al miglior offerente. Questa è l'unica vera possibilità  per Boston di rinforzarsi e sarebbe auspicabile che questa occasione non venga sprecata. Se invece non si riuscirà  a trovare una giusta contropartita anche il giudizio sullo scambio estivo con i Lakers dovrebbe essere rivisto in modo più negativo, ma per il momento Boston ha un'ottima arma in mano e sarebbe un delitto sprecarla.

Il 3 novembre quindi inizierà  una nuova stagione e Boston, come tutte le altre franchigie, dovrà  abituarsi alle nuove Division. Ora sono 3 per Conference e nella Atlantic oltre ai Celtics ci sono anche Toronto, New York, New Jersey e Philadelphia. Le tre vincenti delle rispettive Division hanno di diritto i primi tre posti in griglia play-off ed un rapido sguardo alle altre squadre fa notare che nessuna delle avversarie dirette è nettamente più forte di Boston.

I giudizi degli analisti sono orientati a dare a New York il primato della Division, noi invece crediamo che Boston sia la più forte. Questo nostro giudizio è fortemente legato al fatto che i rookies, in particolare Jefferson, possano essere in grado di offrire un valido contributo fin da subito. In caso contrario (ipotesi altamente improbabile in questo momento) la leadership della Division da parte di Boston sarà  fortemente compromessa.

Le altre squadre non dovrebbero dare problemi: New Jersey ha smantellato tre quinti della squadra, ma Kidd non l'ha presa bene e si crede che possa essere scambiato. Toronto sta accumulando giovani ma è ancora molto acerba e ha il suo leader Vince Carter sempre con la valigia pronta. Philadelphia non ha un eccellente roster, ma ha un eccellente leader in Allen Iverson; peccato che sia da solo.

È importante riuscire ad arrivare primi della propria Division perché si potrà  avere la possibilità  di giocare almeno il primo turno col campo a favore, anche se l'avversaria avrà  avuto durante la stagione un record migliore.

La scorsa stagione era di passaggio ed il raggiungimento dei play-off come ottavi poteva dirsi un buon obiettivo. Quest'anno invece le cose cambiano ed un risultato del genere sarebbe deludente, ci si aspetta una maturazione complessiva del roster e risultati migliori. L'obiettivo minimo è la vittoria della propria Division ed il superamento del primo turno di play-off, poi riuscire ad arrivare in finale di Conference sarebbe un buon risultato. Riteniamo prematura la finale NBA quest'anno, ma una volta in finale di Conference bisogna perlomeno provarci. Fortemente negativo e sicuramente deleterio per tutto l'ambiente bostoniano il mancato raggiungimento dei play-off.

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