Nuovi orizzonti sulla baia

Mullin indossa i panni da dirigente per i Golden State Warriors

Chi è il primo giocatore della storia di Golden State per partite giocate?
Chi è il quarto giocatore della storia di Golden State per punti segnati?
Chi è il quarto giocatore della storia di Golden State per assist?

La risposta a tutte queste domande è sempre la stessa: Chris Mullin, uno dei grandi dell'NBA a cavallo degli anni '80 e '90, membro del Dream Team originale, quello di Barcellona 1992, che ha speso tredici delle sue sedici stagioni NBA a Golden State, diventando uno dei simboli della franchigia di San Francisco.

Due anni fa Mullin entrava nello staff tecnico degli Warriors some "special assistent" per collaborare alla valutazione ed allo sviluppo tecnico dei giocatori della squadra.

Il 22 Aprile 2004 Mullin viene nominato vice presidente esecutivo per le "basketball operation", acquisisce cioè pieni poteri per la gestione tecnica del roster di Golden State, contestualmente vengono tolti compiti decisionali al general manager Garry St.Jean, sul cui operato meglio sorvolare, che dopo sette anni di lavoro sulla baia si dimette.

Golden State conclude la stagione per il decimo anno consecutivo fuori dai play off, la Western Confernce è davvero molto competitiva, però la franchigia di San Francisco ci ha messo molto del suo: Webber, Huges, Boykins, Jamison, Arenas, Smith e Dampier sono tutti giocatori passati da San Francisco senza riuscire a lasciare il segno, per una ragione o per l'altra.

Mullin si è subito reso conto di aver davanti una off season impegnativa e si è subito rimboccato le mani: ha scambiato Van Exel con Dale Davis, entrambi con contratto in scadenza nel 2005, ha "rifirmato" Foyle con un contratto di cinque anni per 41 milioni di dollari, ha firmato Derek Fisher sul mercato dei free-agent per 6 anni a circa 37milioni di dollari.

Dampier in scadenza di contratto è diventato uno dei free-agent più ambiti della lega ma erano poche le squadre con lo spazio salariale o la contropartita tecnica necessaria per allestire una trade con gli Warriors, alla fine Dampier è andato a Dallas, con Eschmeyer e Logan, per Najera, Lattener i rookies Luis Flores e Sekularac, due prime scelte e una seconda scelta.

Non è stato possibile trattenere il beniamino dei tifosi della baia Brian Cardinal "The Custodian" accasatosi ai Grizziles.

"Ambito free-agent", "Najera e Leattner" " non sembra che Mullin abbia fatto l'affare del secolo orchestrando questa "sign 'n' trade" con Dallas, probabilmente il VP di Golden State ha deciso che Dampier non è un giocatore franchigia, nel suo "contract-year" quando di solito si gioca al massimo per spuntare un buon contratto Dampier ha avuto 12 punti e 12 rimbalzi di media a partita, buone cifre ma non certo indice di dominanza delle aree NBA.

Mullin non ha voluto bloccare il monte salariale per le prossime stagioni quando scadranno i contratti di McGrady, Yao Ming, Ray Allen e altre stelle di prima grandezza del firmamento NBA, e quando ci saranno da discutere i rinnovi di Troy Murphy e di Jason Richardson, il giocatore simbolo della squadra.

Alla chiamata n°11 del Draft è stato scelto Andris Biedrins, diciottenne lettone di 210 cm per 109 Kg, sicuramente un prospetto intrigante ma difficilmente potrà  essere già  un fattore per Golden State alla sua prima stagione NBA.

Le scelte di Mullin sembrano aver impoverito tecnicamente, almeno nell'immediato, il roster di Golden State, ormai però nella NBA del 2000 si ragiona oltre che sul talento, sullo spazio salariale disponibile, sulla durata dei contratti, sulla flessibilità  della franchigia nel tempo; questo perché oggi sono molti i giocatori NBA che chiedono il "max" il massimo salariale possibile ma sono davvero in pochi a poterlo effettivamente ottenere: Bryant, O'Neal, Duncan, Garnett e pochi altri.

Mullin si è reso conto che Dampier non era il giocatore su cui costruire una franchigia, o per cui bloccare le successive possibilità  di manovra della sua squadra, quando a disposizione ci saranno davvero dei in grado di cambiare davvero il destino di una franchigia NBA; probabilmente nessuna delle offerte di scambio arrivata a San Francisco permetteva agli Warriors di ottenere un giocatore importante, allora Mullin ha scelto di avere il massimo spazio salariale possibile per le stagioni a venire: il contratto di Leattner in scadenza, si è liberato del sempre infortunato Escmeyer, ha ottenuto dei giovani e delle scelte che potrebbero acquisire valore col passare del tempo.

Najera invece è l'uomo ideale per dare grinta, testosterone, a Golden State così da colmare il buco lasciato da Cardinal e dal suo gioco tutto grinta e sforzi.

Con la firma di Fisher e Foyle, Mullin ha voluto assicurarsi due giocatori di buon livello NBA, dal rendimento costante che possono garantire stabilità  e solidità  alla squadra della baia.

Foyle è ormai alla sua settima stagione a San Francisco, è un giocatore ottimamente inserito nella vita della comunità  e nello spogliatoio di Golden State, probabilmente non è un giocatore che sposta gli equilibri tecnici sul campo ma certamente è l'atleta ideale per legare la città  di San Francisco alla franchigia, esempio di tutto ciò è il suo sito personale, www.adonalfoyle.com, dove tra le altre iniziative promosse da Adonal c'è il suo club del libro.

Fisher, alla sua ottava stagione NBA, è riuscito a superare indenne la telenovela Kobe-Shaq-Jakcson, vincendo tre anelli di campione NBA, conquistandosi la fama di giocatore che lavora sodo, che conosce i suoi limiti e che porta sempre qualcosa di buona alla squadra, garantendo equilibrio allo spogliatoio con la sua maturità , ulteriormente sviluppata dai suoi trascorsi angelini.

Giocatori di sostanza, stabili nel rendimento, "bravi ragazzi" che potranno aiutare la crescita tecnica e mentale dei giovani degli Warriors; ulteriore "sintomo" di questa tendenza lo scambio di Van Exel, non propriamente un cittadino modello, con Dale Davis, veterano gran lavoratore con contratto in scadenza, la figura ideale da inserire in uno spogliatoio per stabilizzarlo, specie se va a rimpiazzare Nick "Cancun" Van Exel.

Cliff Robinson è un altro di questi veterani, con pochi lampi forse, ma di sostanza che garantiscono un buon rendimento per tutta una stagione NBA, con in più il vantaggio di avere il contratto in scadenza al termine di questa stagione.

Dunleavy Jr., figlio di un allenatore NBA di lungo corso, cresciuto cestisticamente alla scuola, vincente, di coach K. a Duke è certamente un altro allineato alla tipologia di giocatore che Mullin va inseguendo e inserendo nel roster di Golden State, in modo da circondare Jason Richrdson, il più talentuoso e "difficile" giocatore degli Warriors, di persone con la medesima attitudine e visone cestistico.

A completare questa prima fase di ricostruzione della franchigia operato da Mullin e dalla proprietà  c'è l'ingaggio di Mike Montgomery come capo allenatore.

Montgomery è una leggenda del college basketball, ha allenato per 18 anni Stanford (dal 1986 al 2004) rendendo vincente il programma sportivo di una delle migliori università  dal punto di vista accademico degli Stati Uniti; Montgomery è uno dei SEI, dicasi SEI, allenatori ad aver ricevuto il " John R. Wooden Legends of Coaching Lifetime Achivement Award" premio dato a chi ha insegnato, vincendo, pallacanestro nelle università  di tutta America, l'elenco comprende Dean Smith, Roy Williams, Lute Olson, Denny Crum, Mike Krzyzewski, davvero l'elite dell'intero movimento cestistico statunitense.

L'idea di Mullin è di appoggiarsi a dei veterani per facilitare il lavoro di coach Montgomery nell'insegnare pallacanestro ai giovani di talento a roster per Golden State; questa stagione dovrà  servire per gettare le basi per permettere alla squadra di San Francisco di uscire dalla mediocrità  in cui è sprofondata in questi ultimi anni.

La costruzione di un telaio giovane, allenato da un grande insegnante di pallacanestro è quanto ha voluto portare avanti Chris Mullin questa stagione, in modo da poter utilizzare lo spazio salariale conservato quest'estate per rifirmare Richardson e Murphy e per ottenere quel giocatore franchigia che possa portare Golden State ad essere competitiva nella Western Conference.

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