Il caso Boozer ha tenuto banco per buona parte dell'estate…
Quando nell’ultimo anno hai scelto il maggior prospetto del paese per di più figlio del tuo stato, hai cominciato a vendere magliette al ritmo dei Bulls pigliatutto di MJ, hai sfiorato i playoff dopo anni di anonimato e i tuoi due giocatori simbolo sono stati selezionati per andare alle Olimpiadi è difficile non pensare di aver svoltato l’angolo, di aver finalmente davanti qualche anno di soddisfazioni.
Difficile ovunque tranne che a Cleveland, Ohio.
No, King James non è scappato dall’Ohio perchè stanco di non poter andare in giro con la sua (ex) Hammer in quanto sempre riconosciuto. The choosen one è ancora uno dei Cavs, ma qualche pessimista si sta chiedendo ancora per quanto (estate 2008…) visto che l’altro buono, l’altro che ha tentato di vincere un oro ad Atene (sui risultati meglio lasciar stare), Carlos Boozer, dall’anno prossimo sarà a Utah, in mezzo ai mormoni, una delle poche franchigie che attraggono i free agent meno di Cleaveland
The Mistake on the lake
Il gm Paxson e Boozer si erano accordati: i Cavs non avrebbero esercitato l’opzione sul giocatore presente sul contratto che avrebbe dato a Boozer solo una piccola percentuale (700 mila dollari) di quello a cui poteva ambire viste le sue due prime stagioni e Carlos avrebbe firmato la loro offerta ( un pluriennale da 7 milioni a stagione) senza far scatenare la prevedibile asta che sarebbe scattata l’estate successiva quando sarebbe stato un unrestricted free agent. Un accordo illegale per i regolamenti NBA, ma Minnesota qualche anno fa pagò per tutti col caso Joe Smith e da allora queste pratiche sono tornate abbastanza comuni. Ragazzo d’oro questo Boozer che sacrifica qualche dollaro per costruire qualcosa di importante col suo grande amico LBJ…
Poi però cambia qualcosa: Utah mette sul piatto 68 milioni di dollari in 6 anni, 11 milioni e spiccioli all’anno, ovvero una montagna di soldi per una seconda scelta di due anni fa che ha i chili ma non i centimetri per dominare nella NBA. L’ex Duke e il suo agente fanno i loro conti ( non molto difficili: 4 milioni abbondanti in più all’anno) e decidono di prendere la strada che porta alla città su un altro lago, quello salato, con tanti saluti a LeBron e alla parola data a Jim Paxson. Un tradimento che non potrà mai essere reso noto da nessuno visto che quell’accordo era formalmente illegale…
E così Boozer può dichiarare: “Mi rincresce il modo in cui certa gente ha reagito a questa situazione, in quanto sono fiero di me stesso, della mia integrità e del mio onore. Voglio che la gente mi consideri un uomo di parola e di grande integrità ” . Parole che stonano leggermente col fatto che l’agenzia di Boozer, la SFX, si sia ufficialmente dissociata dalla scelta dal giocatore e abbia allontanato l’agente che segue Boozer, tale Rob Belinka. Se l’operazione messa in piede da Boozer non è piaciuta nemmeno a una società di agenti, che solitamente non mettono l’etica al primo posto, qualcosa vorrà pur dire.
“Credevo in Carlos” , queste le parole del proprietario dei Cavs, Gordon Gund, dopo la vicenda. Difficile che i tifosi dei Cavs vadano così per il leggero, quindi è doveroso segnarsi sul calendario il 15 marzo 2005, giorno in cui “Boo-zer” tornerà a Cleveland: i preparativi per il benvenuto sono già cominciati…
I sostituti
Paxson una volta perso la sua ala forte titolare si è dovuto buttare sul mercato. Il primo rimpiazzo trovato è stato Drew Gooden, arrivato dai Magic assieme a Hunter ( già tagliato) e ai diritti su Varejao, il brasiliano del Barcellona, in cambio di Tony Battie e due seconde scelte future.
La speranza di Paxson è che queste due stagioni NBA siano state delle anomalie e i valori di Boozer e Gooden tornino a essere quelli del draft 2002 in cui furono scelti, con Gooden a essere lungo da altissima lotteria dopo aver incantato a Kansas e Boozer il solito giocatore sopravvalutato di Duke che si perde sistematicamente in fondo ai pini NBA se non è chiamato trai primi 5 al draft.
Difficile che il desiderio dell’executive dei Cavs si avveri, anche se le potenzialità di Gooden sono ancora intatte, gli anni sono solo 22 nonostante sia già alla sua terza squadra NBA, e in attacco può essere un fattore importante grazie alla velocità di piedi inusuale per un lungo. Il problema di Gooden in questi primi due anni sono stati dall’altra parte del campo: troppo morbido, troppo facile da spostare, al contrario del suo predecessore.
Per coprire la mancanza di peso i Cavs sono andati sul sicuro con una vecchia conoscenza: Robert “Tractor” Traylor. Paxson aveva scambiato il trattore nel 2001 dopo nemmeno 70 partite ma secondo il general manager “ora è un giocatore più maturo e in migliori condizioni fisiche” . Traylor sostiene di avere qualche possibilità di partire titolare, Silas lo ha già allenato a Charlotte, ma più che Gooden il rivale principale per il quintetto, a meno di incredibili inversioni culinarie, sarà sempre la bilancia…
“Non penso che potesse bastare un solo giocatore per sostituire il ruolo di Boozer. Volevo dare a coach Silas più opzioni per ogni sera” . Opzione, un vocabolo che ormai sarà indigesto a Paxson, suo malgrado protagonista di questa estate nell’Ohio che doveva essere la prima di una nuova era e che invece ha visto riaffiorare pericolosi fantasmi del passato…