Dalla prossima stagione, sentiremo parlare di Kobe solo per le sue prestazioni in campo…
Avete presente quando la peggiore delle cose vi sta per rovinare la vita distruggendo tutto quello che vi siete costruiti attorno in 26 anni? No? Allora non potete neanche immaginare come si senta oggi Kobe Bryant.
Un uomo felice certamente. Un uomo al quale hanno detto che la propria vita, sportiva e non, è salva. Niente sbarre. Niente pene pecuniarie. Solo un processo civile che probabilmente, di qui a qualche giorno, verrà annullato. Kobe Bryant. Un uomo consapevole dei suoi errori. Un campione che ha capito di aver fatto la scelta sbagliata.
Davanti alla stampa ha preferito non infierire sulla ragazza protagonista con lui di quella notte convulsa in Colorado. Ha elargito per lei parole di comprensione e ha fatto capire di essere maturato. Di essere un uomo migliore. Non condanniamolo per quello che di sicuro ha fatto. Non condanniamolo per aver tradito la moglie.
Molti di noi, semplici umani fatti di carne, sarebbero caduti facilmente nella trappola. Si sa, il potere e i soldi danno le allucinazioni. Si crede di essere la reincarnazione dell'onnipotente e spesso si fanno scelte che in condizioni “normali” non si farebbero mai.
Molti si chiederanno: "Ma Kobe era colpevole o no?"
Ed altri: "Ma l'avranno pagata la ragazza per ritirare le accuse?".
Di risposte certe non ce ne sono. Non sappiamo cosa sia accaduto realmente in quella stanza d'albergo. Forse non lo scopriremo mai. Rimarrà segreto tra KB8 e concubina. Non sappiamo se le parti in causa abbiano trovato un accordo (economico sia ben inteso), ma probabilmente si è trattato della PRESTAZIONE (consensuale o no) più pagata della storia.
Quello che conta però, è che si potrà tornare a parlare di crossover e schiacciate, schemi e sudore, fatica e cuore.
Basta commentare i post-quarantelli dell'otto in gialloviola, come reazione nervosa alla giornata passata nel tribunale di Eagle.
Basta dire che questo è un robot applicato alla pallacanestro. KB8 è un essere umano, che diventa marziano quando gioca, ma pur sempre terrestre nella vita di tutti i giorni. Ora la responsabilità è tutta sulle sue spalle e nelle sue mani.
Niente più aule giudiziarie, niente più pensieri, niente più notti in bianco o dita tagliate in un improbabile garage. Solo il campo. Solo i Lakers. Una squadra rivoluzionata in appena due mesi.
Senza più Phil Jackson, ma con Rudy Tomjanovich deciso a dimostrare di non essere bollito. Senza un centro degno di questo nome, visto che l'unico "Most Dominated Ever" è approdato in pompa magna a Miami, mentre Karl Malone ancora non ha rifirmato.
In cambio di Shaq è arrivato il trio Odom-Butler-Grant pronto a contribuire alla causa lakersiana con quantità e spettacolo. Una squadra che dovrà fare a meno dell'uomo dei quattro decimi, in arte Derek Fisher che ha preferito cambiare aria: destinazione Golden State. Ma soprattutto una Los Angeles che non sentirà più le stancanti lamentele e le irritanti sfuriate di Gary Payton, l'ex-the glove, ormai sull'orlo di una crisi di nervi. Lo ha scaricato Mitch (Kupchak).
Lo ha spedito a Boston insieme a Rick Fox. In cambio il GM dei lacustri si aspettava di vedere il trio Atkins, Mihm e Banks dare spettacolo allo Staples. Già si sfregava le mani per l'affare compiuto e per aver “fregato” ancora una volta il suo collega Danny Ainge.
Ma la variabile GP non era stata considerata: non si è presentato alle visite mediche e per non far decadere la trade si è trovato un accordo d'emergenza: Banks di nuovo a Boston, Jumaine Jones in California. Insomma in due mesi è cambiato molto, quasi tutto. Tranne Bryant. Lui c'è ancora e più motivato che mai.
Toccherà a Bryant prendere la palla, portarla oltre la metà campo e coinvolgere i suoi compagni. Toccherà a lui creare un gruppo, plasmare una squadra, renderla partecipe delle sue imprese. In una parola toccherà a Kobe diventare leader; dimostrare di saper vincere anche senza Shaq e di essere il migliore. Finalmente si riparla di Basket. Era ora.
NDR: Sul caso Kobe vi consiglio anche il 'blog from L.A.” del nostro amico Marco, direttamente dagli States.