Tina Thompson al tiro
Finalmente della buona pallacanestro giocata da “Team USA” … Leslie, Thompson, Swoops…
Ma Iverson?, Duncan? Lebron James? Dove sono finiti?
“Team USA” esce dalle olimpiadi di Atene imbattuto e con la medaglia d'oro al collo, basket si, ma al femminile, dove le americane hanno sconfitto le australiane in una finale combattuta, intensa e ben giocata dalle sue squadre.
L'Australia è una squadra con giocatrici di talento, che sono in grado di non subire fisicamente le americane, molte delle giocatrici astraliane giocano nella WNBA, o in Europa, le loro stelle sono Lauren Jackson delle Seattle Storm, capace di guidare la classifica marcatori della WNBA con una media di oltre 22 punti a partita e Penny Taylor delle Poehnix Mercury.
La partita è stata equilibrata sin dall'inizio con le americana a giocare sia per il tiro da fuori della Taurasi e della Johnson, che per i movimenti in post basso della Leslie e della Thompson, un attacco molto variato, sempre in controllo nella metà campo offensiva.
Le australiane hanno puntato su uno stile di gioco molto aggressivo in attacco con continue penetrazioni che portavano o al canestro immediato, o muovevano comunque la difesa americana permettendo così alle australiane di avere la superiorità a rimbalzo d'attacco; tutto ciò a portato avanti la partita in equilibrio con continui cambi di leadership nei primi tre quarti che si sono chiusi sul 52 a 50 per le americane.
Nel quarto periodo Team USA stringe ancora le maglie della difesa non concedendo più penetrazioni pulite alle australiane che si aggrappano a Lauren Jackson per restare in partita, la giocatrice delle Strom dopo un primo tempo con basse percentuali al tiro a messo alcuni canestri importanti per la sua nazionale e sopratutto ha alzato ancora l'intensità difensiva e a rimbalzo, difatti la Jackson ha chiuso la partita con 12 punti e 14 rimbalzi.
L'allenatore delle americane, e delle Houston Comets, Van Chancellor, che ha un record di 38-0 come allenatore di USA Basketball, toglie Lisa Leslie all'inizio del quarto per responsabilizzare le altre giocatrici, dalla panchina è entrata a dare il suo contributo Shannon Johnson che ha realizzato quasi tutti i suoi dodici punti nell'ultimo periodo di gioco; poi è entrata in scena Tina Thompson che ha letteralmente portato a scuola di post basso le australiane con tre canestri praticamente consecutivi, ognuno realizzato con un movimento diverso, immarcabile per le sue avversarie.
Team Usa ha così creato un primo divario nel punteggio con le australiane che si sono ritrovate a dover forzare qualche tiro, ad accelerare i tempi del loro gioco, al rientro in campo Lisa Leslie ha mostrato lampi della sua classe abbagliante in difesa ed in attacco con una stoppata e subito un canestro all'altra parte del campo.
Nel finale di partita è stata la volta del playmaker Dawn Staley, un paio di penetrazioni, un tiro da fuori e difesa aggressiva sul perimetro, così il rientro delle australiane è stato contenuto, anzi il divario a favore di Team USA è salito fino al 74 a 63 finale.
Partita combattuta, equilibrata e sopratutto ben giocate da ambedue le formazioni, le australiane non sono “andate sotto” fisicamente con le americane, hanno retto bene l'urto di Leslie, Thompson e Swoops, hanno ribattuto colpo su colpo, canestro su canestro alla nazionale USA, Taylor, Fellon e Jackson hanno dimostrato di essere molto vicine per dimensione fisica e per talento alle loro più celebrate avversarie; nell'ultimo quarto però a prevalso la maggior organizzazione di squadra e il maggior talento complessivo delle statunitensi che hanno lavorato ai fianchi le australiane per tre quarti ed hanno avuto l'energia per assestare il parziale vincente
nell'ultimo periodo.
Gli americani posso guardare con orgoglio alla loro squadra femminile, non tanto perché vincitrice del torneo olimpico, quanto per come lo ha vinto: tecnica individuale, organizzazione di squadra, voglia di soffrire e di sacrificarsi hanno fatto emergere la nazionale USA in questo torneo ed in questa finale olimpica.
Un record di 38 a 0 dall'arrivo di coach Van Chancellor, due titoli olimpici consecutivi e la possibilità di conquistare il terzo ad Atene, le giocatrici più famose e forti del mondo, che giocano nel campionato più competitivo del mondo, i favori del pronostico erano tutti per le americane sin dall'inizio del torneo olimpico e non è stato semplice confermare le previsioni e vincere la medaglia d'oro.
Quando si parla di basket a stelle e strisce si pensa sempre alla squadra(?) maschile, ad Atene invece il vero Team USA è stato quello al femminile: difesa di squadra, altruismo e disponibilità al sacrificio sono evidenti nel gioco delle campionesse olimpiche; inoltre l'impossibilità di giocare sopra il ferro ha “costretto” le giocatrici a sviluppare una quantità incredibile, per i loro colleghi maschi, di movimenti fronte e spalle a canestro; ad esempio Tina Thompson ha segnato 18 punti con 8 su 14 dal campo, di cui 2 su 4 da tre punti, con marcature dal lato sinistro e dal lato destro del canestro, partenze incrociate, passi d'incrocio, finta di tiro, entrate a canestro,
jump-shot dai 4 metri, insomma un campionario completo dei modi in cui è possibile segnare su un campo da basket.
Lisa Leslie non è stata dominante come in altre occasioni, ha però capito di non essere in una grande serata offensiva, pur segnando 13 punti con 6 su 11 al tiro, ed ha intensificato i suoi sforzi nella metà campo difensiva, liberando spazi in attacco per le sue compagne; la Leslie non si è però dimenticata di segnare due canestri con ricezioni in movimento di un eleganza maestosa che sono serviti a suggellare la vittoria americana.
Basket di squadra, difesa di squadra quello delle americane con i tagli, i cambi difensivi chiamati da tutte le giocatrici, movimenti difensivi non lasciati all'iniziativi individuale ma frutto dell' organizzazione, dell'abitudine a giocare assieme, della voglia di giocare assieme, che hanno permesso al Team USA di contenere il ritorno delle australiane, anzi proprio con la difesa hanno costruito il vantaggio finale.
Una bella finale olimpica dove ha prevalso il gioco si squadra, dove si sono visti grandi fondamentali, playmaker che si fermano alla linea del tiro libero durante la conduzione di un contropiede, tiri in sospensione dai tre metri, partenze incrociate, passo e tiro, la ricerca del passaggio supplementare per un buon tiro, poche forzature, la componente fisco-atletica subordinata alle esigenze tecniche e tattiche del gioco, per una gara maschile si parlerebbe di basket “old school” la pallacanestro in bianco e nero dei filmati storici dell'NBA, la componente fisica e spettacolare manca indubbiamente alla pallacanestro al femminile, questo però porta ad emergere la tecnica individuale e di squadra, vedere ogni tanto partite giocate su questo piano riconcilia con il basket in genere, specialmente qui ad Atene, dopo le esibizioni svogliate di quello che una volta veniva chiamato “Dream Team”.