Una Combo per Van Gundy

Il solito sorriso sornione di Tracy McGrady…

Di tutti gli scambi di questa calda, caldissima estate NBA 2004, due sono quelli che rischiano davvero di spostare gli equilibri nella Lega: Shaq a Miami, di cui non si smette più di parlare, e McGrady a Houston, di cui nessuno pare ricordarsi più.

Lo scambio a sette prevedeva in arrivo a Orlando Steve “the Franchise” Francis, Kelvin Cato e Cuttino Mobley in cambio del transfuga Tracy Mc Grady, di Reece Gaines, di Juwan Howard e di Tyronn Lue, che approdano alla corte di Jeff Van Gundy in quel di Houston.

Nella conferenza stampa di presentazione, avvenuta in Texas il 30 giugno, T-Mac si è detto felice di questa transazione, che lo ha portato finalmente a poter competere per qualcosa di più che uno dei peggiori bilanci della Atlantic.

E ci mancherebbe altro, visto che l’ala da Mount Zion Christian Academy, con una serie di dichiarazioni aveva fatto da tempo comprendere al front office dei Magic che considerava conclusa la propria esperienza da loro e si era detto desideroso di giocare in una grande franchigia come Houston o magari accanto ad un centro dominante come Shaquille O’Neal, di cui non considerava un affronto essere la “spalla”.

Data per scontata la quasi impossibilità  di vedere i due nello stesso team, principalmente a causa di contratti troppo onerosi, Houston è sempre stata la destinazione più accreditata dagli esperti, oltre che preferita dall’ex numero 1 dei Magic, anche per la possibilità  di muovere giocatori e danaro che altre franchigie desiderose di avere il giocatore non avevano. Non ha destato più di tanto scalpore, pertanto, che alla fine il ragazzo sia finito proprio ai Rockets.

Gli interrogativi semmai riguardano altri temi, come per esempio se sia valsa la pena di depauperare il quintetto cedendo The Franchise, Kato e Mobley per avere praticamente il solo McGrady, con Gaines e Lue, le cui statistiche non dicono nulla di significativo, come sovrappiù; Howard poi è la classica variabile impazzita; proprio lui dopo la brillante carriera universitaria coi “Fab Five” a Michigan e dopo dieci stagioni nella NBA può essere considerato una delusione, specialmente per l’atteggiamento spesso morbido, svagato, sicuramente non in linea con il clima che regna nei playoffs NBA.

Per questa ragione dopo sei anni nella capitale, che lo aveva scelto ed eletto a proprio beniamino, ha vestito diverse maglie, tra cui quella di Dallas, Denver e proprio Orlando, senza riuscire a incidere più di tanto sui destini della squadra, pur accumulando statistiche rispettabili ( 17,8 punti di media a partita, conditi da 7,4 rimbalzi e 3 assist) ma nettamente al di sotto di quelle che un giocatore come lui potrebbe produrre. A Van Gundy il compito di rimotivarlo e farne un perno della propria formazione, che altrimenti vedrebbe la sola Combo Ming-T-Mac a dover affrontare gli avversari.

Eh si perché a parte i due “magici” e il cinesone, a Houston è rimasto ben poco dopo la megatrade : a parte l’ala titolare Jim Jackson, che ha viaggiato a 15,8 punti, 4,9 rimbalzi e 3,4 assist a partita e ha mostrato di conoscere la pallacanestro, e il sesto uomo Maurice Taylor, ala da 12,7 punti e 5 rimbalzi per serata, a disposizione dei Rockets vi sono la guardia Eric Piatkowski, comunque destinata ad un ruolo di rincalzo o a venir scambiato, e gli altri due Magic, di cui il solo Tyronn Lue potrebbe venir eventualmente utilizzato come cambio per la point guard titolare, che va ricercata tra i free agents, con disponibilità  economiche a questo punto limitate dal contrattone di McGrady, che oggi dice 14.487.000 bigliettoni verdi ma che il prossimo anno andrà  rinnovato e non certo in difetto.

Situazione intricata, dunque, che tiene anche conto del fatto che Houston non potrà  contare su una scelta dal Draft, visto che l’unico arrivo, da Dallas, il greco Vassilis Spanoullis, che milita nel non quotatissimo Maroussi, in Grecia, difficilmente tenterà  la carta NBA, in un anno dove starà  cercando di sicuro di entrare a far parte della squadra nazionale greca, che difende i colori di casa nella prossima Olimpiade.

Facile immaginare due o tre acquisti di free agents o qualche trade, allo scopo di ottenere un play titolare affidabile, un cambio serio per Yao Ming, che per essere produttivo non potrà  avere un minutaggio elevatissimo, diciamo sui 30-35 a partita ; ci sarà  da sfoltire il reparto ali, verificando le situazioni dell’anziano “Baby Barkley”, Clarence Weatherspoon, quest’anno autore di 11,8 punti, 7,7 rimbalzi ed 1,5 assist a serata e che non è assolutamente detto che lasci i Rockets, specialmente in un momento come questo; allora potrebbe lasciare la franchigia l’ancora immatura promessa Boki Nachbar; lo sloveno non ha convinto, anche a fronte di un minutaggio non ridottissimo (10 minuti in cui ha prodotto 2,8 punti e 1,4 rimbalzi a partita).

Freschissima la notizia della firma di Bob Sura e Charlie Ward, entrambi agenti liberi. Il primo è reduce dalla miglior stagione della carriera, benchè realizzata giocando nei derelitti Hawks della passata stagione: guardia bianca capace di giocare 2-3 ruoli e dalle notevoli doti atletiche e balistiche, ha fatto scalpore nella scorsa primavera quando ha inanellato 2 triple doppie consecutive, e numerose prestazioni oltre i 20 punti.

Di sicuro, è un giocatore ancora giovane e integro, nonostante i numerosi anni di carriera, ed è forse arrivato alla stagione verità : se non esplode sfruttando gli spazi creatigli da Ming e McGrady, dove potrà  mai farlo?

Charlie Ward ha già  visto passare le sue stagioni migliori, trascorse tutte a New York: è un playmaker che può portare esperienza, buone doti di passato e di tiratore piazzato, ma poco altro.

La Combo che si è voluto creare in Texas, d’altro canto, appare come una scommessa vincente, come non è stata l’edizione Francis-Ming, arenatasi di fronte all’incapacità  del pur bravo Steve “Franchise” di essere uomo squadra piuttosto che splendido solista.

Il McGrady visto a Orlando però suscita più di un dubbio a questo proposito, visto che pur giocando in una situazione di squadra precaria, non ha mai accennato a volersi trascinare dietro i compagni con il suo esempio e con il suo entusiasmo, preferendo un atteggiamento più compassato, facendo il suo, nemmeno sempre, in attesa di tempi migliori e soprattutto di maggiori stimoli.

Sta ora a coach Van Gundy far capire al ragazzo da Mount Zion, che oltre a metterla dentro da tutte le parti, come peraltro ha dimostrato di poter fare agevolmente ad Orlando e prima ancora a Toronto, dovrà  anche lavorare per la squadra, stabilendo un buon feeling con il riservato Yao e con gli altri compagni, che dovrà  far sentire partecipi della squadra e non semplici comprimari, ricetta rivelatasi vincente in tantissime occasioni, ultima delle quali Detroit quest’anno.

Che poi il cinese, pur essendo un giocatore certamente emergente, non sia un mangiapalloni alla Shaq, che si fa sentire non appena il pallone non gli giunge per due azioni di seguito, pare quasi una tentazione per T-Mac di replicare anche a Houston gli atteggiamenti non certo altruistici mostrati ad Orlando e quindi questa stella è attesa prima di tutto ad una maturazione come uomo, che lo porti definitivamente nell’olimpo dei più grandi, dove l’attico è occupato da giocatori come Magic, Jordan e Bird, tanto per intenderci.

Concludendo, pur dando una opinione favorevole allo scambio nel suo complesso, non pare il caso di gridare all’arrivo dell’uomo “che riporterà  in alto i Rockets” ; va detto in confidenza che peraltro anche la franchigia della Florida, capitanata dall’uomo venuto dall’hockey, Weisbrod, trarrà  beneficio da questa megatrade, poiché potrà  contare su tre giocatori da quintetto da affiancare ai giovani Howard e Nelson e su alcuni altri buoni giocatori come Battie e così i Magic saranno liberi di ricostruire in pochi anni attorno a qualcuno meno deluso e indisposto di McGrady.

Storicamente i Boston Celtics sono l’unica franchigia in cui l’arrivo di un giocatore abbia cambiato le sorti in maniera radicale, portandoli in un anno da un record perdente di 29-53 al 61-21 dell’anno successivo.
Parliamo del 1979-80 e il giocatore era Larry Joe Bird, vedete voi… .

Permangono infatti forti i dubbi su quanto avanti potrà  andare Houston nella prossima stagione, anche se sembra presto per emettere giudizi definitivi, soprattutto in presenza di un organico da completare ; magari occorrerà  una seconda stagione di draft, trades ed esperienza di gioco insieme, per poter vincere ; certo non ci sono le premesse per vedere una seconda Detroit, dove i campioni sono al servizio della squadra, e non viceversa, e si pratica il verbo del decano Larry Brown da New York : PLAY THE RIGHT WAY.

Se sono rose…

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