Pac-10 Preview – 2a parte

Manase Hopoi è l'unico lineman di esperienza su cui può contare Washington

Dopo aver presentato le squadre favorite per la vittoria del titolo di conference diamo ora uno sguardo a quelli che nelle previsioni estive dovrebbero essere i programmi di secondo piano.

Possiamo dividere le sei università  in tre gruppi distinti: quelle che aspirano ad entrare nel gruppo delle favorite (Arizona State e Washington State), quelle che interpreteranno il ruolo di guastafeste (UCLA e Washington) ed infine Arizona e Stanford che hanno troppi problemi da risolvere per poter impensierire le altre.

Anche all'inizio dell'anno scorso Arizona State era considerata una delle migliori università  della nazione ma sette sconfitte nelle ultime dieci partite hanno fatto tramontare ogni speranza di gloria e per la seconda volta in tre anni i Sun Devils hanno dovuto fare i conti con un record negativo. Per tornare ai fasti di due anni fa (terzi nella Pac-10) coach Dirk Koetter ha sottoposto i suoi ad allenamenti più rigidi durante l'off-season ed ha apportato diverse modifiche agli schemi di gioco.

La più importante in attacco è l'abbandono del fullback a causa della partenza di Mike Karney e l'uso del doppio tight end. Almeno uno dei due dovrà  spianare la strada per le corse del tailback Loren Wade che quest'anno dovrebbe veder aumentare parecchio il numero di corse.

Koetter, infatti, ha dichiarato di voler usare maggiormente le corse per evitare di caricare di responsabilità  il quarterback Andrew Walter che ha deciso di non ascoltare le sirene della NFL per cercare di vincere finalmente qualcosa con ASU.

Walter dovrà  farlo affidandosi soprattutto al wide receiver Derek Hagan (non ci sono al momento altri prospetti di valore) e sperando che gli infortuni che hanno colpito in primavera quella linea che l'anno scorso era stata il miglior reparto di ASU non lascino conseguenze in autunno.

Anche in difesa ci sono stati dei cambi ed il più evidente è la rinuncia allo schema 4-2-5 per tornare ad uno più convenzionale che prevede tre linebacker e due safety. La vecchia soluzione che affidava troppi compiti alle tre safety era spesso causa di incomprensione fra i giocatori stessi ed è stata una delle ragioni (anche se certamente non l'unica) che ha permesso agli avversari dei Sun Devils di guadagnare più di 400 yard a partita nel 2003.

Da segnalare inoltre la risoluzione (almeno per quanto visto nel camp) dei problemi della linea difensiva che può finalmente contare su elementi di talento e su una buona qualità  anche nelle riserve. Uno dei giocatori più attesi è l'end Kyle Caldwell che dovrebbe finalmente essere in grado di dimostrare che i commenti entusiastici rilasciati dagli addetti ai lavori al momento della sua iscrizione al college non erano poi così esagerati.

Così com'era successo già  la passata stagione anche quest'anno Washington State non parte con i favori del pronostico nonostante i buoni risultati ottenuti negli ultimi anni. Nel 2003 i Cougars hanno vinto per la terza volta consecutiva dieci partite sconfessando i pronostici che per via dei numerosi cambi sia nello staff tecnico che in campo avvenuti nei mesi precedenti li avevano relegati nella parte inferiore della classifica.

Le similitudini con il 2003 non sono finite perché anche stavolta i Cougars dovranno fare a meno di parecchi titolari dell'anno scorso (ben 16). La differenza sta però nell'esperienza di chi dovrà  rimpiazzare i partenti.

Nella sua stagione d'esordio da head coach Bill Doba ha sapientemente usato a fondo il roster facendo giocare spesso anche le riserve e garantendosi così per la stagione 2004 un team esperto che già  conosce schemi e avversari.

Il giocatore che meglio rappresenta i risultati che questa strategia ha portato è il quarterback Josh Swogger. Il sophomore proprio in virtù dell'esperienza accumulata come riserva di Matt Kegel è stato scelto come capitano (è il secondo underclassman nella storia dei Cougars a ricevere un simile onore) e nel camp è già  parso completamente a suo agio nel guidare l'attacco.

Sia il quarterback che i tailback (da sottolineare il ritorno di Allen Thompson dopo due anni alle prese con vari infortuni) potranno godere della protezione di una linea che ha perso un solo giocatore di spicco e dovrebbe essere ancora più forte dello scorso anno quando è stato il miglior reparto di WSU.

La difesa ritorna un solo titolare ma i sostituti hanno abbastanza esperienza e talento da ripetere quanto di buono fatto vedere lo scorso anno dal reparto (sesti nella nazione contro le corse).

Volendo segnalare un paio di nomi in prospettiva NFL raccomandiamo il true freshman Ropati Pitoitua (tackle) che nel camp ha stupito tutti ed ha addirittura guadagnato un posto da titolare ed il cornerback Karl Paymah che dovrebbe continuare la tradizione di back dei Cougars scelti nel draft (cinque in tre anni).

L'esatto contrario di quanto accaduto ai Cougars è successo a Washington. Il programma la passata stagione aspirava al titolo ma si è dovuto accontentare di una stagione anonima. Gli Huskies disponevano infatti di una delle migliori combinazioni quarterback-wide receiver della nazione ma non sono riusciti a sfruttare il loro enorme potenziale anche per il cambio di allenatore ad inizio stagione dopo l'allontanamento di Rick Neuheisel.

Il nuovo allenatore Keith Gilbertson nonostante le critiche per il record di 6 vinte e 6 perse che da queste parti è visto come un mezzo fallimento è stato giustamente riconfermato dall'università . Inoltre gli è stata concessa l'opportunità  di modificare a suo piacimento lo staff tecnico e Gilbertson ne ha subito approfittato richiamando diversi allenatori che da queste parti hanno lasciato ottimi ricordi.

Ci saranno quindi cambiamenti anche nel playbook. Ora che il quarterback Cody Pickett non c'è più, non si vedono all'orizzonte passatori in grado di rimpiazzarlo ed il gruppo dei wide receiver è troppo debole Washington sarà  costretta ad affidarsi maggiormente alle corse del quarterback e del tailback. Il maggiore ostacolo è la scarsità  di uomini nella linea offensiva che costringerà , come già  successo nel camp, Gilbertson a schierare giocatori fuori ruolo in caso di infortuni.

In difesa ritornano sei titolari (la secondaria al completo) ma anche in questo reparto l'head coach dovrà  affidarsi a parecchi giocatori inesperti. La linea in primavera ha perso diversi giocatori che sono stati chiamati a dare una mano in attacco e potrà  contare su un solo senior (l'end Manase Hopoi).

L'anno scorso la linea non ha messo molta pressione addosso all'attacco avversario e data la sua inesperienza ci si attende molto in questo senso dal gruppo dei linebacker che ritorna intatto e dovrà  sopperire con la sua velocità  alle mancanze dei quattro giocatori davanti.

Anche UCLA è reduce da una stagione mediocre (solo sei vittorie su 13 partite e cinque sconfitte consecutive nelle ultime cinque partite) ma stando a quanto visto nel camp primaverile ci sono motivi per essere ottimisti. Inoltre coach Karl Dorrell dovrebbe aver superato il primo duro impatto con le responsabilità  di capo allenatore in un programma impostante come UCLA ed ha assemblato per quest'anno un ottimo staff tecnico.

L'acquisto più importante in questo senso è l'offensive coordinator Tom Cable che rimpiazza Steve Axman che per sua stessa ammissione conosceva poco o niente della West Coast che Dorrell intende utilizzare. Lo scorso anno i Bruins hanno segnato soltanto 19 punti a partita, sono arrivati 114esimi su 117 per yard corse ed hanno fatto poco meglio con i lanci.

La priorità  di Cable nel camp è stata quella di rimettere in sesto la linea e per quanto visto sembra esserci riuscito in pieno. Questo dovrebbe permettere al quarterback Drew Olson di non doversi più preoccupare per la sua incolumità  fisica e dedicarsi soltanto alla ricerca di un giocatore libero cui passare il pallone.

Inoltre la presenza di un nuovo allenatore dei quarterback sembra aver aiutato parecchio Olson che nel camp ha fatto veramente una buona impressione ed ha mostrato un ottimo affiatamento con il wide receiver Craig Bragg che nonostante i continui cambi nel playbook continua ad essere uno dei migliori dell'intera nazione.

La difesa nel 2003 ha tenuto in partita UCLA in più di un occasione ed è un peccato non poter rivedere in azione l'unità  dell'anno scorso ora che l'attacco sembra aver fatto molti passi in avanti. La possibilità  di giocare senza l'assillo di dover segnare punti o cercare a tutti i costi la grande giocata avrebbe probabilmente ulteriormente migliorato l'unità .

Dorrell invece deve fare i conti con la partenza di sei titolari (quattro di loro erano All-American) ed arriva all'inizio della stagione con molti dubbi e pochissime certezze. La linea è il reparto più colpito e l'infortunio patito nel camp dall'end Kevin Harbour ha ulteriormente peggiorato la situazione.

Le cose negli altri reparti non vanno molto meglio e c'è il serio rischio che quest'anno si ripeta a ruoli invertiti quanto accaduto la passata stagione: l'attacco dovrà  cercare di sopperire alle mancanze della difesa correndo troppi rischi e condannando i Bruins ad un'altra stagione anonima.

Chiudono la conference Arizona e Stanford. La prima ha chiamato uno Stoops (Mike) per rimettere in sesto il programma dopo i disastri combinati dal precedente allenatore che ha dovuto fare i conti anche con un ammutinamento nello spogliatoio. Punti fermi da cui partire ce ne sono ben pochi ma è anche vero che fare peggio dello scorso anno è quasi impossibile (record di 2-10 e peggior attacco e difesa della Pac-10).

Stoops ad Oklahoma ricopriva il ruolo di defensive coordinator ed è quindi naturale che la prima cosa cui ha pensato è stata rimettere in piedi il reparto cambiando schemi e dove possibile mentalità .

Giocatori di talento purtroppo non ce ne sono perché le matricole piuttosto che andare in Arizona preferivano scegliere un altro college a caso sulla cartina ma la reputazione di cui gode Stoops dovrebbe migliorare il recruiting già  da quest'anno.

Per un programma che cerca di ripartire da zero per arrivare in alto ce n'è un altro che due anni fa ha fatto la stessa scelta ma ha nel frattempo raccolto poco o nulla (sei vittorie in due stagioni). Stiamo parlando ovviamente di Stanford che dopo aver perso coach Tyrone Willingham (andato a Notre Dame) non è più riuscita a recitare il ruolo di protagonista cui erano abituati i tifosi dei Cardinal.

Buddy Teevens non è ancora riuscito a ripetere le gesta del suo predecessore e potrebbe addirittura rischiare il posto se nel 2004 le cose non dovessero migliorare. Il punto di forza è sicuramente la difesa che ritorna quasi intatta rispetto a dodici mesi fa e può contare su leader del calibro del nose tackle Babatunde Oshinowo e del safety Trevor Hooper.

In attacco le premesse non sono invece così buone perché Stanford dovrà  ancora una volta affidarsi a giocatori senza esperienza e sperare che il quarterback Trent Edwards non ripeta gli errori di gioventù commessi nelle ultime quattro partite della stagione.

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