Albert Pujols (St.Louis Cardinals), MVP della National League nel 2005
MVP, un acronimo cui ormai anche l'orecchio italiano è piuttosto avvezzo, sta per MOST VALUABLE PLAYER, ovvero il giocatore di maggior valore, colui che ha dato il maggior apporto al successo della propria squadra.
Un Po' di Storia
Nelle Majors il titolo di MVP, fin dall'inizio conferito ad un giocatore per ogni lega, venne assegnato dal 1911 al 1914 come Chalmers Award. Fu ideato da Hugh Chalmers, massimo dirigente della Chalmers Motor Company. Il regolamento prevedeva però che nessun giocatore potesse ricevere il premio per più di una volta: per questo motivo, il Chalmers Award perse interesse e nel 1914 terminò la sua esistenza.
Nel 1922, l'American League istituì un nuovo MVP Award, mentre la National League aspettò il 1924 per premiare il proprio miglior giocatore. Questi riconoscimenti attualmente noti come League Award durarono pochi anni: l'ultimo AL MVP Award risale al 1928, mentre l'ultimo NL MVP Award risale al 1929.
Sia il Chalmers Award, che il League Award, pur organizzati da enti differenti e per un breve periodo di tempo, sono considerati ufficialmente alla stregua degli odierni MVP Awards. Nel 1930, The Sporting News, la Associated Press e la Baseball Writers Association of America (BBWAA) organizzarono alcune votazioni per premiare i migliori giocatori di ciascuna lega. Questi ultimi premi non sono però riconosciuti ufficialmente come MVP Awards.
Nella 1931, la sola BBWAA istituì ufficialmente il proprio MVP Award, che ancora oggi è il trofeo che viene assegnato al miglior giocatore della stagione.
Moltissimi sono i grandi del batti e corri ad essersi aggiudicati il titolo nel corso degli anni: si va da Ty Cobb ad Alex Rodriguez, passando per Babe Ruth, Lou Gehrig, Joe DiMaggio, Stan Musial, Mickey Mantle e Pete Rose. In anni recenti colpiscono i 7 riconoscimenti conseguiti dal chiacchieratissimo Barry Bonds, mentre i titoli del 2005 sono andati rispettivamente ad Alex Rodriguez (New York Yankees) per l'American League e ad Albert Pujols (St. Louis Cardinals) per la National League, entrambi candidati serissimi a ripetersi, insidiati dai soliti David Ortiz (Boston Red Sox), Vladimir Guerrero (Los Angeles Angels), Andruw Jones (Atlanta Braves) e Morgan Ensberg (Houston Astros).
Se si scorre il lungo elenco dei vincitori, non si può non notare la netta prevalenza dei giocatori di posizione rispetto ai lanciatori, nonostante il regolamento non preveda l'esclusione di questi ultimi, a causa di due principali fattori: sono in molti a ritenere che un lanciatore non possa "pesare" sui risultati della squadra quanto un "everyday player", ed inoltre i pitchers hanno dal 1956 un premio a loro espressamente dedicato, il Cy Young Award, inizialmente assegnato come premio unico al miglior lanciatore delle Majors, e dal 1967 al migliore di ciascuna lega.
Dall'istituzione di questo premio, è diminuito ulteriormente il numero di pitchers in grado di aggiudicarsi l'MVP. Dal 1956 in poi, infatti, ci sono riusciti solo Don Newcombe (National League) nel 1956, Sandy Koufax (NL) nel 1963, Denny McLain (American League) e Bob Gibson (NL) nel 1968, Vida Blue (AL) nel 1971, Rollie Fingers (AL) nel 1981, Willie Hernandez (AL) nel 1984, il leggendario Roger Clemens (AL) nel 1986, ed infine il fantastico closer Dennis Eckersley (AL), nel 1992.
Obiettivi e Metodologia
In questa rubrica mensile cercheremo di confrontare i giocatori segnalati nei resoconti settimanali delle singole divisions, con l'aggiunta di qualche outsider, per stabilire il nostro personalissimo MVP degli ultimi 30 giorni. Per farlo cercheremo di andare oltre i soliti metodi di confronto basati su Runs Scored, Runs Batted In, Homeruns e Batting Average, introducendo così uno dei discorsi più trattati in assoluto dagli studiosi del national pastime: confrontare i giocatori sulla base di dati oggettivi, estrapolandoli dal contesto di squadra e creando un metodo di raffronto che sintetizzi in un solo numero il valore di ogni giocatore.
Se osserviamo le statistiche riportate sopra, le più comuni in assoluto per un battitore, possiamo facilmente notare come il numero di punti segnati (R) dipenda strettamente dalla bravura, o dalla fortuna, di chi segue nell'ordine di battuta il giocatore preso in considerazione. Stesso discorso vale per i punti battuti a casa (RBI), legati indissolubilmente alla qualità del lineup che precede il giocatore in esame. La media battuta (AVG), calcolata come Valide su At Bats (H/AB), è invece un indicatore solo parziale della bravura del giocatore, in quanto non tiene conto del fatto che allo scopo di segnare dei punti sia anche importante arrivare in base, in qualsiasi modo, e come dice il coach:
A walk is as good as a hit
Per conferma chiedere al solito signor Bonds, 232 (!) BB nel 2004. Discorso a parte merita il conteggio degli homeruns, statistica in auge, forse la più considerata, sin dall'esplosione di Babe Ruth negli anni '20. Il fuoricampo è il modo più spettacolare di segnare dei punti ma non è certo l'unico e sicuramente non è il più semplice, come dimostrato ampiamente dal recente torneo World Baseball Classic, dominato da squadre improntate su un gioco tutt'altro che orientato alla ricerca della battuta lunga.
Tra le formule per valutare in modo immediato le qualità offensive di un giocatore, e per ora ci fermeremo proprio alla fase di attacco, ci sono sicuramente On Base Plus Slugging (OPS) e Runs Created (RC), che sintetizzano alla perfezione il principio per cui per vincere bisogna fare punti e per farli c'è essenzialmente di due cose: arrivare in base e far avanzare i corridori in base.
La prima statistica, molto comune e riportata ormai un po' dappertutto, si ottiene sommando On Base Percentage e Slugging Average. Consente tramite un velocissimo calcolo di farsi un'idea anche abbastanza precisa della consistenza del giocatore. I migliori in questa stagione appena cominciata sono Chris Shelton (Detroit Tigers) con 1.628, Albert Pujols (St.Louis Cardinals) con 1.536 e Morgan Ensberg (Houston Astros) con 1.480. I migliori professionisti si collocano di solito, nell'arco di una stagione, poco al di sopra della soglia di 1.000.
La seconda statistica, che vedremo per ora nella sua prima e più semplice formulazione, è stata creata da Bill James e si prefigge di calcolare l'apporto del singolo giocatore in termini di "punti creati". La formula è [(H+BB) x TB]/(AB+BB). Anche qui i migliori sono sempre loro: Chris Shelton (Detroit Tigers) con 29,8 RC, Albert Pujols (St.Louis Cardinals) con 24,8 RC e Morgan Ensberg (Houston Astros) con 24,5 RC.
Per le definizioni delle sigle utilizzate nelle formule fate riferimento al Glossario di Playit USA.
Dalla prossima volta cominceremo a confrontare in modo un po' più approfondito un gruppo di giocatori, stay tuned!